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Geopolitica

Medvedev twitta, Trump risponde schierando due sottomarini nucleari

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato di aver ordinato a due sottomarini nucleari di avvicinarsi alla Russia, citando i commenti sui social media dell’ex presidente russo Demetrio Medvedev.

 

Trump ha annunciato la decisione sulla sua piattaforma Truth Social, condannando le dichiarazioni «altamente provocatorie» di Medvedev e affermando che «le parole sono molto importanti e spesso possono portare a conseguenze indesiderate».

 

«Ho ordinato che due sottomarini nucleari vengano posizionati nelle regioni appropriate, nel caso in cui queste dichiarazioni sciocche e provocatorie siano più di questo», ha scritto il presidente degli Stati Uniti.

 

Trump è stato recentemente impegnato in un’aspra guerra verbale sui social media con Medvedev, attualmente vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo. Sebbene il presidente degli Stati Uniti non abbia fornito ulteriori dettagli, il suo annuncio di una risposta militare sembra essere collegato a un post pubblicato dal politico russo giovedì.

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Medvedev aveva precedentemente respinto le richieste di Trump a Mosca di porre fine rapidamente alla sua campagna militare contro l’Ucraina, definendo le minacce di sanzioni secondarie contro i clienti energetici russi «teatrali» e inefficaci. Medvedev ha insistito sul fatto che tali ultimatum non impediranno alla Russia di perseguire i suoi obiettivi di sicurezza nazionale e non faranno altro che far apparire Trump simile al suo predecessore, Joe Biden.

 

Trump aveva già criticato il gruppo di nazioni BRICS, che comprende Brasile, Russia, India, Cina e diversi altri stati impegnati a creare un nuovo ordine mondiale multipolare. Il presidente degli Stati Uniti ha affermato che i dazi proposti sui paesi che fanno affari con i membri BRICS potrebbero paralizzare l’organizzazione.

 

La dichiarazione di Trump sull’India e su Medvedev è arrivata dopo il rifiuto di Nuova Delhi di accogliere le richieste degli Stati Uniti in materia commerciale.

 

Medvedev stava rispondendo a un post di Trump su Truth Social poche ore prima, in cui il presidente americano lo aveva definito un ex leader «fallito» e lo aveva avvertito di «fare attenzione alle parole». L’ex capo di Stato russo ha deriso la reazione «nervosa» mostrata da Trump, suggerendo che ciò dimostrasse solo che «la Russia sta facendo tutto nel modo giusto e continuerà a procedere per la sua strada».

 

«E riguardo alle “economie morte” di India e Russia e al loro “ingresso in un territorio molto pericoloso”, beh, lasciate che si ricordi dei suoi film preferiti tipo The Walking Dead e di quanto possa essere pericolosa la leggendaria! Mano Morta”», ha scritto Medvedev.

 

Quest’ultima osservazione si riferiva al leggendario sistema «Perimetr», risalente all’era sovietica e presumibilmente ancora esistente in Russia. Si ritiene che il sistema autonomo sia un apocalittico «interruttore» in grado di attivare immediatamente l’arsenale nucleare superstite in uno scenario in cui il Paese fosse colpito da un devastante primo attacco che ne eliminasse la leadership e interrompesse la catena di comando responsabile dell’ordine di rappresaglia.

 

Medvedev non è nuovo a performance iperboliche sui social. Il mese scorso ha accusato il segretario NATO Mark Rutte di essersi «abbuffato di funghi allucinogeni»; ha definito Bruxelles come un coacervo di «stronze abbaianti» che costituiscono «una minaccia diretta alla Russia»; ha mostrato una mappa dell’Ucraina resa «zona cuscinetto» in cui la totalità quasi assoluta del territorio del Paese è occupato dalla Russia; ha minacciato una fabbrica militare tedesca in Ucraina («fuochi d’artificio»); ha pubblicato una lista dei nemici della Russia e dichiarato la repressione della Chiesa Ortodossa Ucraina come «satanismo a tutti gli effetti».

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Come riportato da Renovatio 21, due anni fa minacciò di mandare la Gran Bretagna, da lui definito «nemico eterno» della Russia, negli «abissi del mare», un’altra allusione a sistemi d’arma nucleare russi, in particolare al recente drone nucleare Poseidon, che sarebbe in grado di scatenare tsunami tali da inondare l’arcipelago britannico.

 

In un pazzesco post di inizio 2023 contenente «previsioni» sull’anno a venire, Medvedev aveva preconizzato una guerra civile USA con come conseguenza Elon Musk presidente USA.

 

Trump e Medvedev si erano scontrati il mese scorso anche riguardo le armi nucleari all’Iran, con il presidente americano a lamentare la «noncuranza» delle parole dell’ex presidente russo, che l’anno scorso aveva pure ipotizzato che Trump se eletto poteva fare la fine di JFK.

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Geopolitica

Orban insiste: il prestito dell’UE all’Ucraina spinge il blocco in guerra con la Russia

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I Paesi dell’Unione Europea hanno un interesse diretto a prolungare e persino intensificare il conflitto tra Ucraina e Russia, dal momento che il rimborso del prestito di 90 miliardi di euro concesso a Kiev è di fatto subordinato a una vittoria militare ucraina, ha dichiarato il primo ministro ungherese Viktor Orban.   Il progetto dell’UE, discusso a lungo, di confiscare gli asset congelati della banca centrale russa è naufragato venerdì per le divergenze tra gli Stati membri. È stato tuttavia raggiunto un accordo su un prestito garantito dal bilancio comunitario, che permetterà di sostenere finanziariamente l’Ucraina in difficoltà di liquidità in quella che Mosca ha sempre definito una guerra per procura condotta dall’Occidente. Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca hanno ottenuto l’esenzione dall’erogazione del prestito.   «Chiunque presti denaro lo vuole indietro. In questo caso, il rimborso non è legato alla crescita economica o alla stabilizzazione, ma alla vittoria militare», ha scritto Orban su X sabato. «Perché questo denaro possa mai essere recuperato, la Russia dovrebbe essere sconfitta», ha aggiunto.   «Un prestito di guerra inevitabilmente rende i suoi finanziatori interessati alla continuazione e all’escalation del conflitto, perché una sconfitta significherebbe anche una perdita finanziaria».

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L’Orban ha affermato che ora esistono «forti vincoli finanziari che spingono l’Europa in una sola direzione: verso la guerra».   Ungheria e Slovacchia si oppongono da tempo alla continuazione degli aiuti militari a Kiev, nonostante le crescenti pressioni dell’UE per allinearsi alla linea comune. La Repubblica Ceca si è aggiunta al gruppo dopo l’elezione del nuovo primo ministro Andrej Babiš, che ha rifiutato di finanziare l’Ucraina a carico dei propri contribuenti.   Funzionari russi hanno accusato i sostenitori europei di Kiev di ostacolare i recenti tentativi di pace promossi dagli Stati Uniti e di prepararsi sempre più a un confronto diretto con la Russia.   Alti rappresentanti dell’UE hanno sfruttato le accuse di una presunta minaccia russa per giustificare l’accelerazione della militarizzazione, sbloccando 335 miliardi di euro di fondi destinati al recovery post-COVID e mobilitando 150 miliardi di euro in prestiti e sovvenzioni per il complesso militare-industriale dell’Unione.   Poiché Kiev potrà iniziare a rimborsare il prestito all’UE solo nel caso riceva riparazioni – scenario improbabile in caso di sconfitta russa –, si ritiene che il finanziamento rischi di trasformarsi di fatto in una donazione a fondo perduto.  

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Geopolitica

Gli USA sequestrano un’altra petroliera al largo del Venezuela

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Gli Stati Uniti hanno intercettato e sequestrato un’altra petroliera al largo delle coste venezuelane, intensificando la pressione su Caracas a pochi giorni dall’annuncio del presidente Donald Trump di un blocco «totale e completo» sulle spedizioni di petrolio soggette a sanzioni unilaterali.

 

Il segretario per la Sicurezza interna degli Stati Uniti, Kristi Noem, ha confermato l’operazione sabato, spiegando che la Guardia costiera americana, con l’appoggio del Dipartimento della Difesa, ha fermato una petroliera che aveva recentemente fatto scalo in Venezuela.

 

La Noem ha condiviso su X un video dell’intervento, sostenendo che l’azione, condotta prima dell’alba, mirava a contrastare il «movimento illecito di petrolio sanzionato» presumibilmente destinato a finanziare il «narcoterrorismo» nella regione.

 


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L’iniziativa si inserisce nel potenziamento della presenza militare statunitense intorno al Venezuela e segue l’ordine impartito da Trump all’inizio della settimana di bloccare tutte le petroliere sanzionate in entrata o in uscita dal Paese. A differenza però della nave sequestrata all’inizio del mese, quella intercettata nel fine settimana non figurava tra quelle sanzionate dagli USA e trasportava greggio venezuelano destinato all’Asia, secondo quanto riportato dalla CNN. Il sequestro è avvenuto in acque internazionali e rappresenta la seconda operazione del genere nelle ultime settimane.

 

Dall’interdizione precedente, diverse imbarcazioni sarebbero rimaste ancorate in acque venezuelane per evitare rischi simili, causando un drastico calo delle esportazioni di petrolio greggio del Paese. All’inizio della settimana, Trump ha accusato il Venezuela di «rubare» beni e investimenti petroliferi americani, minacciando che Washington «li vuole indietro» e che, in caso contrario, Caracas affronterà la collera della «più grande armata mai assemblata nella storia del Sud America».

 

La campagna di pressione statunitense, avviata a settembre, ha compreso schieramenti navali, sequestri di navi e decine di operazioni contro imbarcazioni sospettate di traffico di droga nei pressi del Venezuela, che secondo le autorità americane hanno provocato la morte di oltre 100 presunti membri di cartelli.

 

Caracas ha sempre negato qualsiasi coinvolgimento nel narcotraffico e ha condannato i sequestri e il blocco come atti illegali di pirateria, promettendo di difendere la propria sovranità. Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha accusato Washington di perseguire un cambio di regime per appropriarsi delle ingenti riserve petrolifere del Paese.

 

Gli Stati Uniti non hanno escluso ulteriori misure: Trump ha recentemente ribadito che operazioni di terra contro il Venezuela restano un’opzione sul tavolo.

 

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Geopolitica

Macron: l’UE dovrebbe essere pronta a interagire con la Russia

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Il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato che l’Unione Europea dovrebbe mostrarsi aperta a riprendere i colloqui con il presidente russo Vladimir Putin, dal momento che la diplomazia sul conflitto ucraino sta acquistando nuovo slancio. Le sue affermazioni arrivano dopo il mancato accordo tra i leader europei sull’utilizzo dei beni russi congelati per finanziare l’Ucraina.   Intervenendo con i giornalisti a Bruxelles venerdì, Macron ha sottolineatoche alcuni Paesi hanno già ristabilito contatti con Mosca e ha aggiunto che «europei e ucraini hanno interesse a trovare il quadro per riprendere adeguatamente la discussione».   «Penso che tornerà utile parlare con Vladimir Putin», ha affermato Macron, precisando che senza un quadro strutturato «discuteremo tra di noi mentre i negoziatori andranno da soli a parlare con i russi. Non è la soluzione ottimale».   Le parole di Macron seguono il fallimento, da parte dei leader UE, di raggiungere un’intesa sul controverso progetto di impiegare 210 miliardi di euro di asset russi congelati come collaterale per un «prestito di riparazione» destinato all’Ucraina, che nei prossimi due anni dovrà far fronte a un deficit fiscale stimato in 160 miliardi di dollari. Il piano è naufragato soprattutto per l’opposizione del Belgio, che custodisce la maggior parte dei beni e ha avvertito dei rischi legali e finanziari connessi.

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I capi di Stato e di governo europei hanno invece deciso di raccogliere fondi sui mercati dei capitali per concedere all’Ucraina un sostanzioso prestito pluriennale. Tale scelta, tuttavia, mette in evidenza una divisione interna all’UE, dato che diversi Stati membri hanno ottenuto clausole di esenzione.   La Russia ha condannato le proposte occidentali di appropriarsi dei suoi asset congelati, qualificandole come «furto», e ha minacciato contromisure legali. Il negoziatore russo Kirill Dmitriev ha salutato il fallimento del piano dichiarando: «Il mondo intero vi ha appena visti fallire nel costringere gli altri a infrangere la legge».   L’ultimo contatto telefonico tra Putin e Macron risale a luglio – l’unico dal 2022 – e ha riguardato proprio il conflitto ucraino. Un mese prima, il presidente francese aveva già invitato gli altri Paesi UE a valutare la ripresa del dialogo con Mosca.   Mosca ha criticato la militarizzazione dell’Unione Europea, ma ha dichiarato di essere, in linea di principio, disponibile al confronto. Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha però osservato che la partecipazione europea ai negoziati sul conflitto ucraino «non sarebbe di buon auspicio».

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