Bioetica
L’uomo secondo la medicina moderna: homunculus o clone?
Nel 1672 il poeta inglese Samuele Butler scrisse Erewhon, libro su un paese immaginario dove, in seguito ad una notevole evoluzione tecnologica, si era verificata una grande rivoluzione che aveva portato le macchine ad essere forme superiori.
Durante il suo soggiorno in quel paese, il protagonista del libro apprende delle conoscenze per certi versi profetiche: tra le altre il trapianto d’arti e la loro sostituzione con protesi meccaniche. Le suggestive profezie di Butler oggi non sono assolutamente fantascientifiche, come dimostrano i recenti traguardi raggiunti dalle biotecnologie, dalla genetica e dalla chirurgia.
Il desiderio dell’uomo di creare un proprio simile, o di sostituirne dei pezzi, ricostruirlo e modificarlo come una qualunque macchina, parte da molto lontano, poiché esso costituisce la più alta, insolente ed empia espressione del principiale spirito anticristico
Il desiderio dell’uomo di creare un proprio simile, o di sostituirne dei pezzi, ricostruirlo e modificarlo come una qualunque macchina, parte da molto lontano, poiché esso costituisce la più alta, insolente ed empia espressione del principiale spirito anticristico. (1)
Ed in verità la lunga storia del tentativo di costruire artificialmente la vita, dalle alchimie di Paracelso a oggi, è la storia stessa della gnosi in marcia verso la sua era matura, in cui la tecnica antropocentrica ha ormai reso concretamente attuabile la suprema rivolta di antiche radici ed il suo impulso prometeico. (2)
Filippo Bombast di Hohenheim, in arte Paracelso (1493-1541), filosofo-medico svizzero allievo dell’abate Johann Trithèmius (prete modernista ante litteram iniziato alla cabala e all’occultismo), tra le sue tante idee innovative ipotizzò la creazione dell’Homunculus.
Per la realizzazione della creatura, Paracelso proponeva di lasciare a «putrificare» del seme maschile in un ventre equino e quindi seguirne la maturazione con tutte le cure del caso. Fino a quando «ne nascerà un vero e vivo fanciullo umano provvisto di tutte le membra come un qualsiasi neonato generato da donna».
La lunga storia del tentativo di costruire artificialmente la vita, dalle alchimie di Paracelso a oggi, è la storia stessa della gnosi in marcia verso la sua era matura, in cui la tecnica antropocentrica ha ormai reso concretamente attuabile la suprema rivolta di antiche radici ed il suo impulso prometeico
Un’altra figura che dichiara l’ambizione antropocentrica di dare la vita è il Golem. Nella tradizione giudaico-cabalista, il Golem è una sorta di creatura fatta dall’uomo secondo il metodo adottato da Dio per dare vita ad Adamo: esso risulta un essere ambiguo, forgiato con il potere della magia.
Ma anche la finzione letteraria può dirci molte cose sull’atteggiamento mentale antropocentrico nei confronti dell’essere creato. L’uomo artificiale moderno trova la propria apoteosi con il Frankenstein di Mary Shelley (1817), seguace del mesmerismo illuminista allora in voga, i cui legami con la psicoanalisi da un lato e con lo spiritismo dall’altro sono ben noti.
Anche il notissimo Pinocchio di Collodi (1881) è in effetti una metafora della creazione della vita: la paternità negata si esplica, dicono gli psicoanalisti, attraverso la realizzazione di un burattino di legno che si anima, fino a trasformarsi, dopo una sorta di itinerario iniziatico, in bambino.
Con frequenza però la realtà supera la fantasia. Alcuni anni fa uno scienziato italiano propose di inseminare artificialmente una scimmia con seme umano, alfine di «produrre esseri subumani da destinare a mansioni di lavoro ripetitive o sgradevoli o come serbatoi di organi da trapianto»…
Il notissimo Pinocchio di Collodi (1881) è in effetti una metafora della creazione della vita
Con la successiva possibilità della clonazione, se da un certo punto di vista questa prospettiva celebra l’onnipotenza dell’uomo, dall’altro ne riduce ulteriormente il valore, ponendo l’essere evoluto a un piano di riproducibilità e alienandone i valori umani.
Dall’intervento sulla struttura molecolare alla manipolazione del DNA, fino alla possibilità di ridimensionare il ruolo dei genitori, la scienza oggi pare in grado di creare «un vero fanciullo, provvisto di tutte le membra, come qualsiasi neonato generato da una donna». Il «ventre equino» è stato sostituito dalla provetta e il sogno alchimistico di Paracelso pretende di diventare realtà.
Dottor Luca Poli
Medico
NOTE
(1) È interessante notare, a questo proposito, come il quotidiano della CEI Avvenire –con ecumenica quanto indebita generalizzazione – assuma, legittimandola, la connotazione anticristica e prometeica della «ambiziosa speranza di riuscire a creare la vita»; tale speranza costituirebbe infatti, secondo il quotidiano dei Vescovi della nuova chiesa conciliare, «un leitmotiv così forte da essere rintracciabile in tutte le culture e in ogni tempo» (Avvenire, sabato 21 agosto 1999).
(2) Che si tratti invero di null’altro che dell’attività della «simia Dei» sembra insospettabilmente sancito dalla rivista Scientific American nel 1991: «la formazione casuale di un batterio ha la stessa probabilità dell’assemblaggio di un transatlantico provocato da un tornado che soffia su un deposto di rottami» … malgrado ciò, l’uomo ha continuato, tra scienza e fantascienza, nella sua corsa alla creazione!
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Bioetica
La Bioetica riflette sulla cooperazione dei dottori con il male
Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.
Il bioeticista Carl Elliott sembra apprezzare la provocazione dei colleghi bioeticisti e della professione medica. Nel suo ultimo libro, The Occasional Human Sacrifice: Medical Experimentation and the Price of Saying No, esamina il ruolo degli informatori nello scoprire gli scandali medici.
Lo sa per esperienza. Ha lottato per anni affinché la sua stessa istituzione, l’Università del Minnesota, riconoscesse il suo ruolo nel suicidio di un uomo in uno studio clinico finanziato dall’industria sui farmaci antipsicotici.
Il New York Times ha recentemente pubblicato un breve estratto dal suo libro in cui si chiede perché i medici finiscono per partecipare ad atrocità come i processi sulla sifilide di Tuskegee [studio condotto tra il 1932 e il 1972 dal Servizio sanitario pubblico degli Stati Uniti (PHS) e dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) su un gruppo di quasi 400 uomini afroamericani affetti da sifilide con lo scopo dello studio di osservare gli effetti della malattia quando non veniva trattata, anche se alla fine dello studio i progressi della medicina la resero completamente curabile, con i soggetti uomini non informati della natura dell’esperimento; di conseguenza morirono più di 100 persone, ndt] o lo studio sull’epatite di Willowbrook [uno studio in un’istituzione per bambini disabili mentali dove si arrivò a somministrare virus vivi dell’epatite prelevati da altri campioni di feci a sessanta bambini sani, ndt].
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Elliott è feroce. Dice che studenti e medici possono essere socializzati affinché accettino situazioni moralmente indifendibili. Gli informatori coraggiosi sono essenziali per rompere la bolla di competenza sicura di sé.
«Le tradizioni mediche sono notoriamente difficili da sradicare e la medicina accademica non tollera facilmente il dissenso etico. Dubito che si possa avere fiducia che la professione medica possa riformarsi».
«Intraprendere la carriera medica è come trasferirsi in un Paese straniero di cui non si comprendono gli usi, i rituali, le buone maniere o la lingua. La tua principale preoccupazione all’arrivo è come integrarti ed evitare di offendere. Questo è vero anche se le usanze locali sembrano arretrate o crudeli. Inoltre, questo particolare Paese ha un governo autoritario e una rigida gerarchia di status in cui il dissenso non è solo scoraggiato ma anche punito. Per vivere felicemente in questo paese devi convincerti che qualunque disagio provi deriva dalla tua ignoranza e mancanza di esperienza. Col tempo impari ad assimilare. Potresti anche arrivare a ridere di quanto eri ingenuo quando sei arrivato».
«Uno dei grandi misteri del comportamento umano è il modo in cui le istituzioni creano mondi sociali in cui pratiche impensabili arrivano a sembrare normali. Questo vale tanto per i centri medici accademici quanto per le carceri e le unità militari. Quando ci viene detto di un terribile scandalo della ricerca medica, presumiamo che lo vedremmo proprio come l’informatore Peter Buxtun vide lo studio sulla sifilide di Tuskegee: un abuso così scioccante che solo un sociopatico potrebbe non percepirlo».
«Eppure raramente accade in questo modo. Buxtun ha impiegato sette anni per convincere gli altri a vedere gli abusi per quello che erano. Ad altri informatori ci è voluto ancora più tempo. Anche quando il mondo esterno condanna una pratica, le istituzioni mediche in genere insistono sul fatto che gli esterni non la capiscono veramente».
Michael Cook
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Immagine dello studio sulla sifilide Tuskegee di pubblico dominio CC0 via Wikimedia.
Bioetica
Proprietario di sito web di castrazione riconosciuto colpevole di lesioni personali gravi
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Bioetica
I medici abortiscono il bambino sbagliato
Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.
Una futura mamma ha perso il suo bambino dopo un terribile errore in un ospedale della Repubblica Ceca.
Una donna straniera incinta di quattro mesi si è recata all’ospedale universitario Bulovka, un importante ospedale universitario di Praga, per un controllo di routine. È stata scambiata per un’altra donna straniera e sottoposta ad anestesia generale. Il suo bambino è stato quindi abortito.
Nessuno dei soggetti coinvolti nella procedura – infermieri, medici, un ginecologo e un anestesista – si è accorto dell’errore. Entrambe le donne erano di origine asiatica, secondo i media locali.
L’incidente è attribuito a una mancanza di comunicazione aggravata da una grave negligenza da parte del personale. Nessuna delle donne parlava ceco. «Una paziente di lingua ceca probabilmente si opporrebbe attivamente al fatto di sottoporsi ad un intervento che non capisce», ha detto il ginecologo Jan Přáda, dell’Ordine dei medici ceco.
Přáda ha detto ai media che i medici dovrebbero sempre confermare il nome di un paziente, controllare il braccialetto e il numero dell’ospedale e consultarlo più volte su una procedura. Ma a quanto pare nessuna di queste donne riusciva a comunicare con il personale. Non si sa in quale lingua il personale parlasse alle donne.
«Il Ministero della Salute esprime il suo profondo rammarico al paziente e all’intera famiglia», ha detto un portavoce. «C’è stato un errore umano imperdonabile e i responsabili sono stati messi fuori servizio».
Michael Cook
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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