Economia
Lo yuan sostituisce il dollaro come principale valuta estera in Russia

Lo yuan, detto anche renminbi – la valuta della Repubblica Popolare cinese – è ora la moneta straniera più diffusa in Russia, soppiantando il dollaro.
Citando un’analisi di Bloomberg del 3 aprile, la testata russa Izvestia ha riferito ieri che il dollaro USA non è più la valuta estera più scambiata in Russia dal mese scorso.
Nel febbraio 2023, lo yuan cinese ha superato per la prima volta il dollaro in termini di volume di scambi mensili sulla Borsa di Mosca, come diretta conseguenza delle sanzioni anti-russe.
È probabile che la valuta cinese supererà anche i volumi di scambio totali combinati del dollaro e dell’euro prima della fine dell’anno, ha detto a Izvestia Artyom Tuzov, direttore esecutivo del dipartimento dei mercati dei capitali di Iva Partners.
«Più banche russe saranno sanzionate dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti, più transazioni riguarderanno lo yuan anziché il dollaro e l’euro. Detto questo, un aumento del ruolo dello yuan nell’economia russa è diventato inevitabile nel momento in cui i conti in dollari ed euro di un certo numero di grandi banche russe sono stati bloccati nel febbraio 2022», ha spiegato Tuzov.
Negli ultimi anni, il ruolo della Cina nell’economia mondiale è cresciuto abbastanza che ogni paese del mondo ha imparato a condurre transazioni in yuan.
Il ruolo del dollaro e dell’euro diminuirà a causa del passaggio della Russia alle esportazioni pagate in rubli (già realizzate verso una serie di Paesi, compresi alcuni europei), come è stato fatto con successo con le esportazioni di gas verso Paesi ostili a Mosca.
Secondo le previsioni di Tuzov, entro la fine del 2023, i volumi mensili degli scambi per lo yuan dovrebbero superare i dati combinati per il dollaro e l’euro. A poco a poco, i cittadini si abitueranno al fatto che lo yuan è diventato la principale valuta estera per la Russia, ha osservato.
L’uso dello yuan è infatti in aumento, insieme al ruolo della Cina come principale partner commerciale della Russia, ha sottolineato Sergey Khestanov, professore associato presso l’Accademia presidenziale russa di economia nazionale e pubblica amministrazione
A suo avviso, lo yuan è l’alternativa più probabile al dollaro per l’uso all’interno della Russia. Tuttavia, non esclude la possibilità che le valute di altri Paesi amici fungano da alternative in alcune regioni del paese.
Anche se lo yuan è ancora qualcosa di esotico per le persone nella parte europea della Russia, nel prossimo futuro si svilupperà un mercato dei cambi per lo yuan proprio come ha fatto in passato per il dollaro e l’euro, ha detto Khestanov.
La de-dollarizzazione avanza senza esclusione di colpi in ogni parte del mondo.
Ieri è stata la volta della Malesia, il cui premier Anwar Ibrahim ha dichiarato l’uscita dal dollaro.
Iraq e Birmania, e Arabia Saudita hanno già iniziato a utilizzare la valuta cinese negli scambi con Pechino. Negli ultimi mesi un numero di Banche Centrali (comprese quelle di alleati USA come Israele) hanno aumentato le riserve di yuan. La Francia ha appena comprato 65 mila tonnellate di gas cinese pagando nella moneta della Repubblica Popolare.
Come riportato da Renovatio 21, il Brasile ora commercerà con Pechino in renminbi. C’è poi il caso macroscopico della Francia, che, primo Paese UE a farlo, ha acquistato 65 mila tonnellate di gas dalla Cina pagando sempre in yuan.
Il vicegovernatore della Reserve Bank of India (RBI), la Banca Centrale indiana, ha dichiarato lo scorso giugno che Nuova Delhi e Mosca stanno cercando di elaborare un meccanismo per facilitare il commercio tra le due nazioni in base alle rispettive valute nazionali, rupie e rubli.
Durante il 2022, dopo una significativa crescita del suo valore, il rublo è divenuto la valuta per le transazioni all’interno dell’Unione Economica Eurasiatica.
Al Summit BRICS di agosto pare sarà avanzata la proposta di una nuova moneta da utilizzare nel commercio internazionale che sarà alternativa al dollaro.
In Russia inoltre si comincia a parlare di un ritorno dell’economia basata sul valore dell’oro, con il lancio di una sorta di «rublo d’oro 3.0».
«Preparatevi ad un mondo di valute multipolari» scriveva un articolo del Financial Times di qualche giorno fa.
Economia
Crollo dei prezzi nel mercato immobiliare tedesco

I prezzi delle case tedesche sono diminuiti del 9,9% nel periodo aprile-giugno di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2022, segnando il calo più marcato da quando sono iniziate le registrazioni nel 2000, come hanno mostrato i dati ufficiali venerdì.
Secondo Destatis, l’Ufficio federale di statistica, i prezzi degli immobili in Germania hanno raggiunto un livello record nel secondo trimestre del 2022. «Da allora, i prezzi degli immobili residenziali sono diminuiti trimestre dopo trimestre», ha affermato l’ente, sottolineando che il calo è stato particolarmente pronunciato nelle città più grandi della Germania.
Rispetto ai tre mesi precedenti i prezzi sarebbero diminuiti dell’1,5%, meno che nei due trimestri precedenti. Nel periodo da gennaio a marzo 2023 i prezzi degli immobili hanno registrato un calo del 2,9% su base trimestrale. Nell’ultimo trimestre del 2022 il calo è stato pari al 5,1%.
Il settore edile del Paese è stato gravemente colpito da una campagna di stretta monetaria senza precedenti lanciata dalla Banca Centrale Europea in risposta all’inflazione furiosa e dall’incertezza sulle nuove normative energetiche.
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All’inizio di questo mese, la multinazionale immobiliare tedesca Vonovia aveva avvertito che il settore edile del Paese, cruciale per la più grande economia dell’UE, era sull’orlo del collasso, mettendo a repentaglio l’intera economia.
Il settore, che ha goduto di un boom prolungato nell’era dei costi di finanziamento estremamente bassi, costituisce il 12% del PIL tedesco e impiega un milione di lavoratori.
Ad aprile, Destatis ha pubblicato previsioni cupe per il settore edile, affermando che il numero di permessi di costruzione era in costante calo da maggio 2022 ed è diminuito del 10% ogni mese da ottobre 2022.
In Germania la produzione è diminuita per la prima volta da gennaio, guidata da un forte calo della produzione industriale.
Come riportato da Renovatio 21, l’industria chimica tedesca, per fare un esempio, è letteralmente in caduta libera. Lo stesso dicasi per il settore automotive, un tempo fiore all’occhiello dell’industria del continente.
Solo pochi mesi fa la Germania ancora parlava di razionamento dell’energia, mentre il governo Scholz spenge gli ultimi reattori nucleari.
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Immagine di duesentrieb via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic (CC BY-NC-ND 2.0)
Economia
Il debito globale raggiunge il livello record di 307 trilioni di dollari

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Economia
La Siemens non venderà più turbine eoliche?

Il quotidiano economico tedesco Handelsblatt ha pubblicato il 17 settembre un articolo secondo cui la divisione di energia eolica di Siemens Energy, Siemens Gamesa, che è uno dei maggiori produttori mondiali di turbine eoliche per parchi offshore, avrebbe smesso di venderle e di accettarne ordini.
Siemens Energy ha smentito l’articolo in una dichiarazione al sito web Recharge, affermando che «la nostra priorità assoluta è rivedere [sistemare] i sistemi interessati nei progetti esistenti dei clienti».
Come riportato da Renovatio 21, i problemi alle turbine eoliche prodotte da Siemens hanno causato il crollo delle azioni di Siemens Energy negli ultimi mesi.
Come riportato da Renovatio 21, la Germania ha rinunciato catastroficamente al nucleare nell’era Merkel, affidandosi alle rinnovabili che non solo hanno disatteso le aspettative, ma hanno addirittura fatto riaprire le centrali a carbone.
Nella società tedesca, tuttavia, affioravano segni di pentimento ancora prima della distruzione del gasdotto Nord Stream: scienziati, normali cittadini e pure qualche ministro rivogliono l’atomo inibito dalla cancelliera, fautrice dei multiplo disastri ora slatentizzatisi in Europa.
Come riportato da Renovatio 21, gli anni di politiche folli della Germania merkeliana hanno prodotto disastri grotteschi: non c’è abbastanza vento per le pale eoliche ed è tornata ad far funzionare centrali a carbone, una risorsa che la Germania, alla pari del gas, importava dalla Russia.
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La regressione tedesca è stata tale che ad un certo punto, scrisse un’analisi Deutsche Bank, si era cominciato a parlare nel Paese della fornitura di legna da ardere per passare l’inverno.
Le pale eoliche, che oltre che parte dell’agenda climatica costituiscono per alcuni amministrazioni un vero e proprio culto, hanno dato problemi anche in Texas, Paese che di conseguenza ha subito negli anni scorsi blackout e morti per il freddo.
Secondo un documento recentemente pubblicato da Wade Allison, matematico e fisico dell’Università di Oxford, ricercatore al CERN e membro del Keble College professore emerito, l’eolico «fallisce su ogni aspetto».
Sull’origine della transizione ecologica la parlamentare di Alternative fuer Deutschland Beatrix von Storch ha dato interessanti ragguagli al Bundestag, spiegando bene «il business delle pompe di calore».
«L’azienda statunitense Carrier Global acquista il produttore tedesco di WP Viessmann per 12 miliardi di dollari. Chi possiede Carrier Global? L’86% è detenuto da investitori istituzionali. Ciò significa l’industria finanziaria statunitense, BlackRock, Vanguard, American Star e Capital Group» ha rivelato la deputata di AfD.
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