Economia
Israele compra yuan. Dollaro al capolinea

La banca centrale israeliana ha apportato i maggiori cambiamenti alla sua allocazione delle riserve in oltre un decennio, aggiungendo lo yuan cinese insieme ad altre tre valute a una riserva che l’anno scorso ha superato i 200 miliardi di dollari. Lo riporta Bloomberg.
A partire da quest’anno, il mix di valute del Tesoro israeliano si espanderà dal trio del dollaro USA, l’euro e la sterlina britannica per includere i dollari canadesi e australiani, nonché lo yen e lo yuan ciese, noto anche come renminbi.
Tale inedito cambiamento segue nuove «linee guida e nella filosofia di investimento complete»della Banca d’Israele, ha affermato in un’intervista il vice governatore Andrew Abir.
Secondo il nuovo approccio, la proporzione dello yuan è fissata al 2% per il 2022, secondo il rapporto annuale della banca centrale israeliana pubblicato alla fine del mese scorso. La quota dell’euro scenderà al 20%, la più bassa in almeno un decennio, da poco più del 30%, mentre il dollaro rappresenterà il 61%, in calo dal 66,5%.
Per quanto si tratti ancora di percentuali basse, Israele sta quindi riducendo la sua esposizione al dollaro e all’euro per aumentare l’esposizione al renminbi.
In una parola: la de-dollarizzazione si diffonde ovunque, perfino nei Paesi considerati alleati di ferro degli USA.
È molto probabile, a questo punto, che altri Paesi seguiranno. Il Brasile, nel 2021, ha incrementato le riserve di yuan. La stessa ex presidente Dilma Roussef, avversaria di Bolsonaro, ha dichiarato in pubblico che le sanzioni alla Russia porranno fine all’egemonia del dollaro.
Ciò che sta avvenendo sotto i nostri occhi, coperto dalle macerie di Mariupol’, è lo sconvolgimento del panorama monetario internazionale in un mondo che si avvia alla de-dollarizzazione, cioè alla fine del dollaro come moneta di riserva globale.
Come riportato da Renovatio 21, la Cina sta già facendo prove tecniche per usare negli scambi commerciali singole valute nazionali invece che il dollaro.
Lo stesso ministro degli Esteri della Federazione Russa Sergej Lavrov, di fronte alla de-dollarizzazione montante e all’ostinazione degli USA nel conflitto ucraino, si è chiesto se i diplomatici USA non abbiano perso la testa. Il rublo, nel frattempo, non può che salire, anche a fronte della proposta di Putin di pagare solo in rubli.
Il colpo di grazia, tuttavia, sarebbe in arrivo da Casa Saud, alleata di Washington con patti vecchi quasi un secolo: voi vendete il petrolio in dollari, noi proteggiamo la vostra famiglia… ebbene, come riportato da Renovatio 21, il mese scorso è emerso come i sauditi fossero pronti a farsi pagare in yuan cinesi.
Un terremoto geoeconomico in piena regola. Une vento che può significare davvero la fine del secolo americano, del dominio USA sul mondo.
Resta da capire come reagiranno gli USA una volta compreso materialmente il vicolo cieco in cui li ha ficcati Biden. Potrebbero reagire con la violenza internazionale, di cui sono capacissimi, per cui sono attrezzatissimi.
Oppure, potrebbero reagire con una guerra civile.
Questa storia è appena iniziata.
Economia
Gli Stati Uniti rischiano il default entro agosto, afferma il capo del Tesoro

Gli Stati Uniti potrebbero non onorare i propri obblighi entro la fine dell’estate, ha avvertito il Segretario al Tesoro Scott Bessent. In una lettera al Congresso di venerdì, ha esortato i legislatori ad agire aumentando o sospendendo il tetto del debito pubblico – un limite massimo all’importo che il governo può prendere in prestito – per evitare di esaurire i fondi necessari a coprire le spese federali.
A gennaio, il Paese ha raggiunto l’attuale limite legale del debito pubblico di 36.100 miliardi di dollari. Una volta raggiunto il limite, il governo non potrà più indebitarsi per onorare i propri obblighi in modo completo e puntuale.
Ad oggi, il debito totale degli Stati Uniti è salito a 36.200 miliardi di dollari, secondo i dati ufficiali. Tuttavia, il Tesoro ha fatto ricorso a «misure straordinarie» – principalmente tattiche contabili come la sospensione dei versamenti ai fondi pensione del personale civile – per continuare a onorare i propri obblighi e ritardare il default.
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Secondo quanto riferito, i repubblicani stanno lavorando a un pacchetto legislativo che aumenterebbe il limite fino a 5.000 miliardi di dollari, in gran parte prorogando e ampliando i tagli fiscali del 2017 del presidente Donald Trump. Tuttavia, recenti rapporti suggeriscono che i negoziati stanno procedendo lentamente e potrebbero richiedere mesi.
Bessent ha affermato che esiste una «ragionevole probabilità» che le misure di emergenza del Tesoro si esauriscano entro agosto, quando il Congresso è in pausa. Ha invitato i legislatori a finalizzare il pacchetto entro metà luglio, avvertendo che il mancato rispetto della scadenza potrebbe lasciare il governo senza opzioni per evitare il default.
«Esorto rispettosamente il Congresso ad aumentare o sospendere il limite del debito entro la metà di luglio, prima della sua prevista interruzione, per proteggere la piena fiducia e il merito degli Stati Uniti», ha scritto Bessent in una lettera indirizzata al presidente della Camera Mike Johnson.
«La mancata sospensione o aumento del limite del debito causerebbe il caos nel nostro sistema finanziario e comprometterebbe la sicurezza e la posizione di leadership globale dell’America», ha aggiunto.
Bessent ha poi avvertito che «aspettare fino all’ultimo minuto per sospendere o aumentare il limite del debito» potrebbe avere «gravi conseguenze negative» per i mercati finanziari, le imprese e il governo federale, danneggiare la fiducia delle imprese e dei consumatori e aumentare i costi di prestito per i contribuenti statunitensi.
Il Congressional Budget Office ha stimato che le misure di emergenza si esauriranno ad agosto o settembre.
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Il tetto del debito pubblico è stato alzato tre volte sotto l’ex presidente Joe Biden. Trump ha sostenuto che il limite dovrebbe essere abolito del tutto, definendolo inutile se venisse alzato sistematicamente.
Bessent ha promesso che si eviterà il default. Intervenendo la scorsa settimana a un’audizione della Commissione Bilancio della Camera, ha dichiarato: «il governo degli Stati Uniti non andrà mai in default», assicurando ai legislatori che il Tesoro «farà in modo che il tetto del debito venga innalzato».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Economia
De-dollarizzazione ingrata: l’Ucraina vuole lasciare il dollaro come valuta di riferimento

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Economia
La fine della supremazia dello SWIFT

Il sistema di messaggistica finanziaria SWIFT (Society for Worldwide Interbank Financial Communication), originariamente concepito come mezzo tecnico e neutrale per facilitare la messaggistica sicura tra banche, negli ultimi 20 anni ha assunto sempre più una valenza politica, spingendo le nazioni di tutto il mondo a sviluppare alternative a SWIFT.
Un articolo apparso su The Cradle spiega che la prima grande sfida all’immagine di SWIFT come servizio neutrale si è verificata nel 2006, quando è stato rivelato che SWIFT forniva dati sulle transazioni bancarie alla CIA e al Dipartimento del Tesoro statunitense, una sorveglianza che continua ancora oggi.
Nel 2012, l’Iran è stato espulso da SWIFT, seguito dalla Corea del Nord nel 2017 e dalla Russia nel 2022.
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Queste azioni, e il problema generale di basare tutte le transazioni internazionali sulle disponibilità intermedie in dollari, hanno portato alla proliferazione di nuovi sistemi per la comunicazione bancaria: nel 2017, la Russia ha lanciato il suo Sistema per il Trasferimento di Messaggi Finanziari (SPFS), che ora include 177 istituti finanziari in una ventina di Paesi.
Nel 2015, la Cina ha lanciato il suo Sistema di Pagamento Interbancario Transfrontaliero (CIPS), che interagisce con SWIFT pur fornendo una propria capacità di messaggistica indipendente. Ora gestisce oltre 15 trilioni di dollari di transazioni in valuta cinese all’anno.
Nel 2018 è iniziata la discussione sullo sviluppo di BRICS Pay, che è stata oggetto di discussione al Summit BRICS di Kazan, in Russia, nell’ottobre 2024.
Nel 2022, l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN) ha lanciato l’iniziativa Regional Payment Connectivity (RPC), consentendo ai sistemi di pagamento in tempo reale, come le app per smartphone, di effettuare trasferimenti diretti tra conti nei diversi paesi, senza dover ricorrere a SWIFT.
Attraverso tariffe imprevedibili e sanzioni ampie e in continua espansione, gli Stati Uniti rappresentano forse il principale catalizzatore per lo sviluppo di alternative all’orbita finanziaria transatlantica.
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Come riportato da Renovatio 21, nel gennaio 2013 in Vaticano furono fermate carte e bancomat, sospendendo di fatto tutti i servizi di pagamento, allora gestiti tramite un sistema POS di Deutsche Bank Italia che non aveva l’autorizzazione del ministero delle Finanze italiano.
Secondo una storia molto circolata in rete, si trattava della minaccia di espulsione dello Stato Pontificio dal sistema SWIFT, o della sua effettiva realizzazione. La Chiesa sarebbe quindi tagliata fuori dal sistema bancario internazionale.
Poche settimane dopo, il 1 febbraio 2013, Benedetto XVI si dimise, un gesto ancora oggi misterioso, mai spiegato in modo convincente.
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