Economia
Le famiglie tedesche dovranno pagare fino a 3.000 euro in bollette energetiche
L’ ideologo del partito tedesco Die Grünen (i verdi ) e capo dell’Agenzia federale delle reti Klaus Müller in un’intervista alla rivista Focus ha dichiarato che le famiglie tedesche devono prepararsi a un aumento delle bollette del riscaldamento fino a 3.000 all’anno
Il Müller presentato l’iperinflazione tedesca dei prezzi dell’energia come inarrestabile, scesa sulla terra per atto divino: NAnche se non entriamo in un’emergenza del gas, il gas rimarrà costoso», ha detto Müller.
«Le conseguenze dell’attuale carenza di gas non hanno ancora raggiunto i consumatori in termini di prezzo. Per una famiglia, questo può significare rapidamente un onere aggiuntivo di 2.000-3.000 euro all’anno».
«Ciò significa spesso che la prossima vacanza o la nuova lavatrice non sono più possibili», afferma Müller, certificando la decrescita e l’abbattimento dei consumi famigliari, che credevamo egli dovesse difendere essendo stato dal 1 maggio 2014 al febbraio 2022o amministratore delegato e rappresentante della Verbraucherzentrale, la Federazione delle organizzazioni dei consumatori.
Come riportato da Renovatio 21, la Germania, devastata dalla prospettiva di rimanere senza gas russo (che copriva oltre il 40% del fabbisogno nazionale) sta riaprendo le centrali a carbone.
Mosse del governo di Berlino come il taglio del costo della benzina si sono rivelate grottescamente inutili.
In un inquietante notizia apparsa in questi giorni, le autorità tedesche starebbero approntando dei «luoghi di riscaldamento» in palazzetti dello sport e simili per gli «sfollati energetici», cioè coloro che non riusciranno ad avere il riscaldamento il prossimo autunno nemmeno nonostante il razionamento energetico.
Il Partito dei Grünen l’anno scorso ha fatto notizia perché volevano cancellare la parola «Germania» dal manifesto del partito.
Come notato da Renovatio 21, a volte parrebbe che i Verdi tedeschi usino le sanzioni antirusse e le loro conseguenze devastanti per la Germania per imporre un regime di carestia funzionale all’agenda verde di deindustrializzazione, decrescita, deumanizzazione della Terra.
Il partito sa che la decrescita sarà dolorosa per la popolazione, che chiaramente non può accettarla, ma tira dritto: lo comprendiamo sentendo ripetere al presidente del partito dei Verdi, il vicecancelliere Robert Habeck, che ha annunciato varie volte come vi potranno essere rivolte di popolo in autunno contro i dissesti causati dalla crisi energetica.
Quindi, il governo dei verdi cosa vorrà fare in quel caso? Reprimere con la violenza, come hanno fatto contro la dissidenza pandemica in questi due anni?
Cina
La ristorazione smentisce il PIL cinese in crescita: 459 mila chiusure nel primo trimestre 2024
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Piccoli ristoranti ma anche nuovi ambiziosi brand costretti a gettare la spugna dal calo dei consumi: le cessazioni delle attività sono aumentate del 232% rispetto a dodici mesi fa. Le riaperture dopo la politica Zero Covid si sono scontrate con l’aumento dei prezzi e la minore disponibilità economica delle famiglie.
Secondo gli ultimi dati dell’Ufficio nazionale di statistica, in Cina nel primo trimestre di quest’anno sono state cancellate o soppresse 459mila imprese di ristorazione, con un aumento di circa il 232% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Di questi ristoranti 180mila hanno chiuso nel solo mese di marzo, quando l’anno scorso furono 140mila nell’intero primo trimestre.
Si tratta di un indicatore «dal basso» che mostra un panorama decisamente diverso rispetto all’ottimismo «ufficiale» sull’economia cinese, che appena pochi giorni fa sbandierava per lo stesso arco di tempo una crescita del Prodotto interno lordo del 5,3%, addirittura superiore agli obiettivi fissati per il 2024.
Al dato sulla chiusura delle imprese della ristorazione ha dedicato un approfondimento Radio Free Asia, che ha raccolto alcune voci di operatori locali secondo cui il mercato dei consumi in Cina non si è affatto ripreso dopo la fine della politica Zero COVID. «Alti costi di affitto, alti costi di manodopera, aumento dei prezzi e diminuzione dei consumi dei clienti», ha riassunto il quadro della situazione un ristoratore di Wuhan. «Ci sono ancora alcune attività di catering che vanno molto bene, ma gli affari dei ristoranti più grandi no». All’inizio di quest’anno anche brand considerati in ascesa nella pasticceria cinese come ad esempio Hutou sono stati costretti a gettare la spugna.
La signora Yao, residente a Jingdezhen, nella provincia di Jiangxi, ha raccontato all’emittente che molti dei suoi amici che gestivano ristoranti hanno chiuso e faticano ad arrivare alla fine del mese: «I residenti non hanno più soldi, è difficile portare avanti qualsiasi attività».
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Economia
Amazon abbandona il sistema senza casse nei negozi: si è scoperto che la sua IA era alimentata da 1.000 lavoratori umani
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Economia
FMI e Banca Mondiale si incontrano a Washington «all’ombra della guerra»
I capi delle due più grandi istituzioni finanziarie mondialiste, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale si starebbero incontrando a Washington in queste ore per discutere il rischio sistemico che comporta la guerra in corso. Lo riporta il giornalista britannico Martin Wolf, che serve come principale commentatore economico del Financial Times.
L’articolo si intitola oscuramente «L’ombra della guerra si allunga sull’economia globale».
L’editorialista britannico afferma che «i politici stanno camminando sulle uova» per una serie di ragioni, incluso il fatto che «un quinto della fornitura mondiale di petrolio è passata attraverso lo Stretto di Hormuz, in fondo al Golfo, nel 2018. Questo è il punto di strozzatura della fornitura di energia globale».
«Una guerra tra Iran e Israele, che includa forse gli Stati Uniti, potrebbe essere devastante» avverte l’Economist. «I politici responsabili dell’economia mondiale riuniti a Washington questa settimana per le riunioni primaverili del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale sono spettatori: possono solo sperare che i saggi consigli prevalgano in Medio Oriente».
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«Se il disastro fosse davvero evitato, come potrebbe essere l’economia mondiale?» si chiede la pubblicazione britannica.
Come riportato da Renovatio 21, lo scorso dicembre il FMI pubblicò un rapporto i cui dati suggerivano come il dollaro stesse perdendo il suo dominio sull’economia mondiale.
Durante le usuali incontri primaverili tra FMI e Banca Mondiale dell’anno passato si era discusso, invece, delle valute digitali di Stato – le famigerate CBDC.
Il progetto di una CBDC globale, una valuta digitale sintetica globale controllata dalle banche centrali, ha lunga storia. Nel 2019, prima di pandemia, dedollarizzazione, superinflazione e crash bancari che stiamo vedendo, l’allora governatore della Banca d’Inghilterra Mark Carney ne aveva parlato all’annuale incontro dei banchieri centrali di Jackson Hole, nel Wyoming nel 2019.
Come riportato da Renovatio 21, l’euro digitale sembra in piattaforma di lancio, e la presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde sembra aver ammesso che sarà usato per la sorveglianza dei cittadini.
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Immagine di World Bank Photo Collection via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic
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