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Lipsia, ancora immagini della violenza della polizia: movimento ondulatorio germanico in azione

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Ancora immagini dalla «demo» (termine che i tedeschi usano per «manifestazione») di Lipsia, dove pare essere tornata la repressione violenta della Polizia vista nei mesi scorsi a Berlino.

 

Sui Querdenker (come chiamano in Germania coloro che si oppongono alla politica pandemica) una pioggia di  spintoni, spray, manette, atterraggi, polizia a cavallo.

 

 

Durante i momenti più concitati si leva il canto del popolo «Wir sind das volk!»: «noi siamo il popolo!»

 

Inquietanti triangoli e croci dietro a caschi e pettorine della Polizei, che paiono i simboli delle truppe di miliziani senza volto di Squid Game.

 

 

Qui sotto è possibile vedere, durante l’arresto di un manifestante, qualche classico pugno «ondulatorio» degli agenti in tenuti antisommossa contro un uomo a terra (minuto 2:24)

 

 

Pugnazzo ondulatorio (minuto 0:37) anche contro questo massiccio cittadino che parrebbe volesse solo attraversare la strada, ma viene trattenuto da una quantità di agenti. Con determinazione e immane, ursina forza anti-ondulatoria, egli riesce a divincolarsi e a rifluire nello spazio dei manifestanti.

 

 

In questo video sotto invece è possibile bene la signora anziana con il cappotto rosso in bicicletta, che verrà colpita agli occhi con lo spray, per poi urlare dolorante e disperata innanzi alle telecamere.

 

 

Il coronavirus avvicina davvero tutte le nazioni: ecco i camion-idranti in piazza a Lipsia, pronti per essere usati come a Trieste

 

La folla pare eterogenea e pacifica come nelle piazze italiane, tra bandiere internazionali e pure arcobalenate.

 

Lipsia è una città che fino alla riunificazione era parte della DDR.

 

Oggi il Corriere della Sera intervista uno dei più celebri epidemiologi tedeschi, Alexander Kekulé, titolando, sulla versione cartacea: «Il virologo: “ai vaccinati si è data troppa libertà. Disinformati Est e Baviera, ora servono più argini».

 

 

Ci si stropiccia gli occhi con pizzicotto sulle guance incluso per capire se abbiamo letto male, perché quasi percepiamo una punta di pregiudizio nei confronti dei cittadini ex-tedesco orientali, giù accusati di votare troppo a destra. Dentro l’articolo, il corrispondente italiano chiede se nei Laender dell’Est sia «grave l’alta percentuale dei non vaccinati», la virostar teutonica risponde che «succede anche in alcune zone della Baviera o in Baden-Wuettenberg (….) Ha a che fare con la mentalità, si tratta di regioni agricole con popolazioni male informate».

 

Non è compreso nel testo l’effetto sonoro «puah!», ma ce lo mette la nostra immaginazione.

 

Stando a quanto si dice, le immagini che vedete qui sopra sono quelle di una rivolta contadina. Interessante.

 

Guardate bene: il discorso dei grandi viroligi sui grandi giornali non fa una grinza. Come sempre.

 

 

 

 

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Condannato a 3 mesi di domiciliari il leader dei camionisti canadesi anti restrizioni COVID

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Una delle figure più in vista delle proteste dei camionisti canadesi contro le restrizioni dovute al COVID-19 nel 2022 è stata condannata mercoledì a tre mesi di arresti domiciliari.

 

Pat King, 47 anni, è stato dichiarato colpevole a novembre di cinque accuse penali, tra cui danneggiamento e disobbedienza a un ordine del tribunale. Rischiava fino a 10 anni di prigione.

 

In una sentenza di febbraio, un giudice della Corte superiore dell’Ontario ha concesso al King nove mesi di credito per il tempo già trascorso in custodia prima e durante il processo. Oltre agli arresti domiciliari, dovrà completare 100 ore di servizio alla comunità presso una banca alimentare o un rifugio per uomini.

 

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Altri due organizzatori, Tamara Lich e Chris Barber, stanno aspettando l’esito dei loro processi. Le proteste del febbraio 2022, soprannominate Freedom Convoy, sono state scatenate da un obbligo vaccinale del governo canadese per gli autotrasportatori che attraversano il confine tra Stati Uniti e Canada.

 

Il premier Trudeau in quei giorni fuggì dalla capitale ed emise video-comunicati in cui insultava i camionisti come nazisti – per uno strano rivolgimento storico, mesi dopo avrebbe portato in Parlamento, e applaudito sonoramente, un vero veterano ucraino nazista.

 

Politici di Ottawa invocarono lo stato di emergenza definendo i camionisti come «terroristi» e la protesta come una «insurrezione». La rivolta terminò con molestie da parte della polizia e arresti di massa.

 

Come riportato da Renovatio 21, a suo tempo il governo Trudeau dichiarò una «guerra finanziaria totale» contro i camionisti anti-obbligo vaccinale, arrivando a congelare il loro conti personali in banca e a fermare perfino le transazioni in criptovalute a favore della protesta, germe dell’attività di debancarizzazione vista contro la dissidenza in Brasile, in Gran Bretagna (dove è stato colpito il membro del Parlamento Nigel Farage) e nel resto del mondo, con qualche caso anche in Italia.

 

In uno sviluppo inquietante, ai tempi della protesta canadese non solo furono proibite le donazioni nei siti dedicati principali, ma la piattaforma di crowdfunding GiveSendGo, usata per sostenere i camionisti, fu hackerata così da permettere il doxxing contro i donatori.

 

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Scontri tra manifestanti e polizia a Costantinopoli

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Domenica sera la polizia ha preso a calci e pugni i manifestanti a Costantinopoli, detta anche Istanbul, mentre cercavano di disperdere una manifestazione a sostegno del sindaco arrestato, Ekrem Imamoglu.   Le dimostrazioni su larga scala sono continuate per il quinto giorno, nonostante il divieto di raduni nel territorio costantinopolitano, la città più grande della Turchia. Mentre alcuni raduni erano pacifici, altri sono degenerati in scontri con la polizia.   Gli ufficiali in tenuta antisommossa hanno placcato e scaraventato a terra le persone fuori dal municipio. Alcuni sono stati filmati mentre prendevano a calci i dimostranti e li colpivano con i manganelli.

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Lo Imamoglu è stato arrestato mercoledì con l’accusa di corruzione e legami con il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), che è elencato come gruppo terroristico in Turchia. Domenica, un tribunale costantinopolitano ha approvato il suo arresto, dopo di che Imamoglu è stato sospeso dall’incarico. Ha negato qualsiasi illecito e ha affermato che l’accusa era motivata politicamente.   Imamoglu si è candidato alla vicepresidenza alle elezioni presidenziali del 2023 ed è considerato il candidato principale del Partito Popolare Repubblicano (CHP) per la presidenza nel 2028.   In un post su X di domenica, il ministro degli Interni Ali Yerlikaya ha scritto che alcuni ufficiali di polizia sono stati aggrediti per strada. «Non permetteremo mai vandalismo o minacce alla pace e alla sicurezza della nostra nazione», ha avvertito.   Il leader del CHP Ozgur Ozel ha negato che il partito abbia fatto alcun appello alla violenza. In una risposta a Yerlikaya, ha scritto: «Rispetterai la reazione democratica che è il diritto costituzionale della nazione. Qualsiasi ordine dato contro di essa sarà illegale».

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Protesta

Decine di migliaia in piazza a favore di Georgescu

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Decine di migliaia di dimostranti si sono radunati a Bucarest sabato per chiedere che si tenga il secondo turno delle elezioni presidenziali rumene annullate anziché un nuovo voto. Le proteste sono avvenute dopo che a dicembre la Corte costituzionale rumena ha annullato i risultati del primo turno, che ha visto il candidato di destra Calin Georgescu vincere con il 23% dei voti.

 

A gennaio, la coalizione al governo in Romania aveva approvato una ripetizione delle elezioni presidenziali, il cui primo turno è previsto per il 4 maggio. Se nessun candidato otterrà più del 50% dei voti, si terrà un ballottaggio il 18 maggio.

 

Le autorità rumene hanno citato presunte «irregolarità» nella campagna di Georgescu, sostenendo senza prove che la Russia lo aveva segretamente sostenuto. Il politico è noto per essere un critico della NATO e dell’UE e un fermo oppositore degli aiuti all’Ucraina.

 

 

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La manifestazione di sabato, organizzata dal partito Alleanza per l’Unione dei Romeni (AUR), ha attirato partecipanti da tutto il paese nella Victory Square di Bucarest. Erano presenti il ​​leader dell’AUR George Simion e Georgescu. Gli organizzatori hanno affermato che si sono presentate quasi un milione di persone, anche se diversi organi di informazione hanno riportato cifre inferiori.

 

I dimostranti di fronte alla sede del governo hanno scandito «Abbasso il governo», con cartelli che chiedevano le dimissioni del primo ministro Marcel Ciolacu. Secondo quanto riportato dalla stampa romena, ci sono stati diversi alterchi isolati tra i dimostranti e la polizia, che aveva una grande presenza nella capitale rumena.

 

 

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Simon ha dichiarato che la protesta di sabato perseguiva gli obiettivi di »ritorno alla democrazia, sostegno a elezioni libere ed espressione di protesta contro il governo», avvertendo che altre manifestazioni simili si sarebbero tenute finché le autorità non avessero prestato attenzione al malcontento di ampie fasce della popolazione rumena.

 

Georgescu ha dichiarato che «i rumeni sono stufi della corruzione e delle forze di sicurezza dello Stato», esortando i dimostranti a «riprendere possesso del nostro Paese».

 

Mercoledì scorso la polizia ha trattenuto brevemente il politico e ha condotto decine di raid sui suoi sostenitori. Dopo essere stato interrogato dall’ufficio del Procuratore generale, Georgescu è stato rilasciato, ma gli è stato impedito di lasciare il Paese, pubblicare post sui social media o apparire in TV. Deve affrontare un totale di sei accuse, tra cui «atti anticostituzionali» e falsa dichiarazione finanziaria, hanno affermato le autorità in una dichiarazione.

 

Il politico sostiene di essere caduto preda dello «Stato profondo» rumeno.

 

Come riportato da Renovatio 21, all’inizio di questa settimana, ha chiesto al presidente degli Stati Uniti Donald Trump di aiutarlo contro quella che ha descritto come una campagna di persecuzione politica nei suoi confronti.

 

L’arresto di Georgescu ha suscitato la condanna di Elon Musk, il responsabile dell’efficienza del governo nominato da Trump, che ha descritto le azioni del governo rumeno come «un pasticcio». Anche il vicepresidente statunitense J.D. Vance si era rivolto in modo analogo riguardo al governo di Bucarest, intervenendo alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera a febbraio.

 

Il Patto Atlantico sta costruendo un’enorme base militare in Romania. A maggio è prevista in Romania un’esercitazione militare con migliaia di soldati francesi, una simulazione di combattimento contro la Russia.

 

Come riportato da Renovatio 21, il Georgescu tre settimane fa ha definito il presidente ucraino Zelens’kyj un «semi-dittatore» e dichiarato in un podcast americano che la NATO usa la Romania come «porta della guerra».

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