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Immigrazione

I verdi tedeschi non vogliono più la parola «Germania» nel manifesto del partito

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300 delegati del Partito dei Verdi tedeschi – partito destinato per alcuni ad andare al potere a breve – o chiedono che la parola «Germania» venga rimossa dal proprio manifesto.

 

Il titolo del manifesto del partito per le elezioni federali di settembre, per cui i sondaggi mostrano che sono attualmente i favoriti, è «Germania. C’è tutto dentro!». Ciò ha suscitato polemiche tra molti membri del partito, che vogliono la parola cancellata del tutto.

 

«La politica verde dovrebbe essere basata sulla dignità umana e sulla libertà in un mondo globalizzato. E non sulla Germania»

«La politica verde dovrebbe essere basata sulla dignità umana e sulla libertà in un mondo globalizzato. E non sulla Germania», si legge in una mozione sostenuta dai delegati.

 

Il politico della CDU Gordon Hoffmann ha suggerito che un partito che evidentemente detesta a tal punto il proprio Paese non dovrebbe essere in alcun tipo di posizione per prenderne il controllo.

 

«Se i Verdi si vergognano così tanto della Germania, perché vogliono governare la Germania?».

 

«Una cosa del genere te la potevi inventare», ha detto Paul Ziemiak, segretario generale della CDU di Angela Merkel.

 

«Se i Verdi si vergognano così tanto della Germania, perché vogliono governare la Germania?»

Tuttavia, come ricorda Summit News, ciò che il Cancelliere Merkel ha fatto alla Germania è molto peggio della rimozione di una parola da un manifesto.

 

Nonostante Merkel una volta abbia dichiarato che il multiculturalismo è un fallimento, nel 2015 ha aperto i confini della Germania a oltre un milione di «rifugiati» con conseguenze disastrose per la Germania e per l’Europa tutta, che a volte non si rivela altro che la dépendance di Berlino.

 

In Germania, come ovunque dopo l’ondata migratoria abbattutasi con il fatale 2011, i crimini violenti e stupri sono aumentati, mentre la minaccia jihadista ha sfruttato l’ondata di rifugiati per infiltrarsi in Europa e compiere atrocità terroristiche che hanno costato vite umane. Di tedeschi, di stranieri – magari anche di elettori dei Verdi.

 

 

 

 

 

Immagine di Arbeitskreis Vorratsdatenspeicherung via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported (CC BY 3.0)

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Immigrazione

La Grande sostituzione elettorale continua: sinistra tedesca al 70% se avessero votato solo i musulmani

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Uno studio ufficiale condotto dopo le elezioni tedesche ha dimostrato che la comunità musulmana del Paese (che rappresenta il 6,6% della popolazione tedesca) sostiene in modo schiacciante i partiti di sinistra, in particolare l’estrema sinistra Die Linke e la socialdemocratica SPD, principalmente a causa delle loro politiche sull’immigrazione e della posizione filo-Palestina. Lo riporta lo European Conservative.

 

I partiti di sinistra avrebbero ottenuto quasi il 70% dei voti se alle elezioni federali della scorsa settimana avessero partecipato solo i musulmani, il che prospetta un futuro piuttosto fosco per la politica di destra in Germania, a meno che non si invertano le attuali tendenze in materia di immigrazione e demografia.

 

Secondo lo studio condotto dal gruppo di ricerca Wahlen per la televisione statale ZDF, il partito più filo-palestinese Die Linke è stato sostenuto dal 29% dei musulmani con cittadinanza tedesca, oltre tre volte in più rispetto al risultato nazionale (8,8%). Il partito socialista SPD è al secondo posto con il 28% tra i musulmani, nonostante abbia subito la più grande sconfitta elettorale della sua storia con solo il 16,4% a livello nazionale.

 

A sua volta, la CDU di centro-destra ha ricevuto solo il 12%, mentre l’AfD ha ottenuto il 6%, ovvero molto meno della metà dei loro risultati effettivi messi insieme, ed entrambi sarebbero stati esclusi dal governo se avessero votato solo i musulmani.

 

D’altro canto, i Verdi hanno ottenuto risultati disastrosi, con solo il 4% tra i musulmani, dimostrando che il clima non è un problema rilevante per la comunità, mentre il partito populista di sinistra BSW, nonostante sia anch’esso contrario all’immigrazione, sarebbe entrato nel Bundestag con oltre il 6%.

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Sebbene non tutti gli stranieri in Germania siano musulmani, questi dati sono comunque i più vicini che possiamo ottenere al momento per mappare le tendenze politiche tra gli immigrati. Le implicazioni future potrebbero significare un disastro per la politica di destra, poiché si prevede che la base di elettori musulmani crescerà molto più rapidamente rispetto ad altri gruppi.

 

«La ragione di ciò è triplice» scrive The European Conservative. «Una è la continua migrazione di massa dei lavoratori, che la coalizione CDU-SPD in arrivo difficilmente allenterà. La seconda è il tasso di natalità molto più alto nella comunità (1,9 figli per donna) rispetto ai non musulmani (1,4 figli). Infine, solo circa la metà della popolazione musulmana tedesca ha la cittadinanza e al momento può votare, ma molti dei restanti tre milioni diventeranno gradualmente naturalizzati, aumentando ulteriormente come una delle basi elettorali più fedeli della sinistra».

 

«Forse non sorprende che i partiti di sinistra siano molto più consapevoli di questo effetto. Poco prima delle elezioni, l’ex segretario di stato socialista Sawsan Chebli ha pubblicato un articolo sulle tendenze demografiche tedesche e ha affermato che la crescente popolazione musulmana era uno dei principali “punti di forza” dell’SPD». La Chebli, politica immigrata palestinese di seconda generazione, ha chiesto ai suoi connazionali musulmani che stavano pensando di lasciare il paese di restare e votare, perché col tempo «la demografia creerà fatti».

 

Bene, uno di questi fatti è che la causa pro-Palestina (o, piuttosto, anti-Israele) è stata uno dei maggiori fattori di mobilitazione tra i musulmani in queste elezioni. Questo è il motivo per cui il più rumoroso critico di Israele, Die Linke, ha avuto così tanto successo tra la comunità e parte del motivo per cui il partito ha vinto sei circoscrizioni in modo netto, tra cui una a Berlino Ovest per la prima volta nella sua storia.

 

Come riportato da Renovatio 21, il fenomeno è già stato osservato in Isvezia, dove, su 10 milioni di abitanti, gli immigranti che possono votare sono oramai oltre un milione.

 

E così si impare una volta di più che la grande sostituzione etnica, negata perfino dai post-fascisti al governo, è anche e soprattutto una grande sostituzione elettorale.

 

La questione della «Grande sostituzione elettorale» è stata discussa recentemente anche negli Stati Uniti, con la stampa che ha ammesso come l’amministrazione Biden abbia accelerato l’immigrazione per «rimodellare l’elettorato».

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Immigrazione

L’ambasciatore russo in Italia parla del conte Kalergi

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Durante un’intervista con il canale YouTube Visione TV l’ambasciatore della Federazione Russa in Italia Aleksej Paramonov ha parlato espressamente del conte Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi, indicandolo come uno dei teorici dell’attuale assetto politico dell’Europa.   «Bisogna sempre avere in mente il fatto storico ben conosciuto da tutti che quelle ideologie politiche deleterie proprio pericolose, anche abbastanza innovative (…) che hanno causato in fin dei conti milioni di vittime in tutto il mondo, sono nate praticamente tutte sul continente europeo» dice l’ambasciatore russo in un italiano pressoché perfetto.   «Una variante di queste ideologie era un’idea di un’Europa come un opposto della Russia, cioè creare un Europa unita unita in contrapposizione con la Russia. Questa idea tra l’altro è attribuibile al ideologo dell’europeismo moderno, non di quest’epoca ma di un’epoca precedente di cui nome è conte Coudenhove-Kalergi, un austriaco»…    

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Nonostante abbia un premio europeo di altissimo livello a lui dedicato – vinto ogni anno da personaggi del calibro di Angela Merkel, Herman Van Rompuy, etc. – il nome del conte Kalergi è sempre più divenuto tabù, al punto che il ministro dell’Agricoltura italiano Lollobrigida, che pure proviene in teoria da destra, ha detto di non conoscere la «teoria complottista» del «piano Kalergi».   «Quindi (…) opporsi alla Russia non non è una novità» dichiara il diplomatico russo. «Queste idee non sono proprio nate oggi, hanno una loro storia, una loro anche tradizione in alcuni circoli dell’establishment europee. Naturalmente queste ideologie sono del tutto infondate sono ideologie divisorie, ideologie sbagliate. Come la linea dell’attuale dirigenza europea della tedesca Urs Ursula Von der Leyen, che propone adesso a tutti i Paesi europei dell’Unione Europea di trasformare l’Unione Europea moderna in una entità aggressiva e militarizzata, la cui ragion d’essere sarebbe contenere o distruggere la Russia. Quindi niente nuovo sotto il sole».   L’ambasciatore – il quale, attenzione, non cita il Kalergi in merito al tema dell’immigrazione, ma come ideologo fondatore dell’europeismo – ha continuato citando la proposta del presidente russo Vladimir Putin di un «grande partenariato eurasiatico che includerebbe anche l’Europa occidentale».   «Quindi è sempre dall’Oriente, dalla Russia, che arrivano le idee inclusive e, in un certo senso, pacificanti».   Come scritto da Renovatio 21, il Kalergi (si preferisce scriverlo con la K perché era mezzo austriaco, ma la famiglia è greco-veneziana, è quella del palazzo del Casinò sul Canal Grande dove morì Wagner) sognava la riformulazione biologica dell’Europa.   Per questo, teorizzava tra deliri e luoghi comuni insopportabili, si deve procedere con l’immigrazione extraeuropea, africana e in particolare asiatica (dovete capire che il nobiluomo, figlio di ambasciatore, aveva la mamma giapponese: la cosa non sembra averla mai digerita del tutto) al fine di creare una nuova razza con cui riempire il continente.   Gli abitanti dei futuri Stati Uniti d’Europa, scriveva il conte nel suo testo-manifesto Praktische Idealismus («Idealismo pratico»), «non saranno i popoli originali del Vecchio continente, bensì una sorta di subumanità resa bestiale dalla mescolanza razziale (…) È necessario incrociare i popoli europei con razze asiatiche e di colore, per creare un gregge multietnico senza qualità e facilmente dominabile dall’élite al potere. L’uomo del futuro sarà di sangue misto. La razza futura eurasiatica-negroide, estremamente simile agli antichi egiziani, sostituirà la molteplicità dei popoli, con una molteplicità di personalità»   Questa nuova razza ibrida – il famoso «meticciato» ora tanto decantato dal Bergoglio e dai suoi leccapiedi consacrati – andava creata per essere più docile ad un progetto politico ulteriore.

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«Nei meticci si uniscono spesso mancanza di carattere, assenza di scrupoli, debolezza di volontà, instabilità, mancanza di rispetto, infedeltà con obiettività, versatilità e agilità mentale assenza di pregiudizi e ampiezza di orizzonti» scriveva Kalergi.   Il Piano Kalergi, basato sulla creazione del super-Stato europeo attraverso l’immigrazione di massa non solo si è realizzato per l’Europa, ma possiamo dire di averlo visto, negli anni di Biden, all’opera anche negli USA.   Come ripete Renovatio 21, l’immigrazione massiva e il meticciato euro-afro-asiatico programmato da Kalergi avranno come effetto, forse non temporaneo, l’instaurazione di una anarco-tirannia, dove l’élite vivrà tranquilla, ancora più forte ed arricchita di danari e di poteri sempre più tirannici, mentre la popolazione comune sarà intrappolata in un inferno anarcoide in cui gli immigrati imporranno violenza e degrado, come visibile nelle sempre più comuni rivolte etniche (Peschiera del Garda, Corvetto, etc.) così come nelle feste più comuni (Capodanno, i mondiali).   Riguardo al conte Coudenove-Kalergi e al suo programma politico, biologico e spirituale potete vedere la conferenza tenuta anni fa a Rimini al Convegno della Fraternità Sacerdotale San Pio X dal fondatore di Renovatio 21 Roberto Dal Bosco intitolata «Immigrazione, sostituzione religiosa e fine della Civiltà Cristiana».  

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia; modificata  
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Immigrazione

Ennesimo attacco con machete in stazione: oramai è un pattern

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Un nuovo episodio di violenza urbana a base di machete scuote l’Europa. È successo la settimana scorsa alla stazione ella metropolitana Bagatelle nella città di Tolosa, nel sud della Francia. Lo riporta Remix News.

 

Verso le 18:00, tre uomini hanno iniziato a combattere sulla banchina della stazione, sotto gli occhi sorpresi dei passanti. Uno degli uomini ha tirato fuori un machete e ha iniziato a colpire gli altri.

 

Le telecamere di sicurezza hanno ripreso la violenta colluttazione. Tuttavia, quando è arrivata la polizia, tutti e tre gli uomini erano già fuggiti. Gli ufficiali hanno recuperato il machete insanguinato sulla scena, così come una giacca lasciata da uno degli uomini alla stazione dell’Università di Tolosa.

 

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All’inizio non c’erano indizi. Meno di un’ora dopo la rissa, tuttavia, la polizia locale ha ricevuto una chiamata dall’ospedale di Purpan che li informava che erano appena stati ricoverati due uomini con ferite da coltello. Uno di loro era stato colpito alla testa, mentre l’altro era ferito a una mano.

 

Una delle vittime si è rifiutata di collaborare alle indagini, ma l’altra ha accettato di rilasciare una dichiarazione, dopo di che un sospettato è stato preso in custodia, ma infine rilasciato, tuttavia, poiché gli investigatori hanno escluso la sua partecipazione, secondo l’agenzia di stampa francese La Depeche.

 

Il movente della rissa, così come l’identità dell’aggressore armato di machete, restano sconosciuti al momento. Un’indagine è ancora in corso.

 

Accoltellamenti e aggressioni casuali nella metropolitana francese sono all’ordine del giorno. Proprio a gennaio, un sospettato ha accoltellato un altro uomo al collo dopo che era stato urtato accidentalmente vicino alle scale della stazione della metropolitana Guillotière nella città francese di Lione. Il sospettato è in fuga.

 

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Come riportato da Renovatio 21, nella stazione parigina della Gare De Lyon si era consumato l’anno scorso un episodio di accoltellamento massivo perpetrato da un immigrato africano che godeva di «protezione sussidiaria» in Italia.

 

Non è solo la Francia ad essere oggetto di attacchi con il machete da parte di immigrati, un sotto-pattern della tendenza emergente degli accoltellamenti casuali urbani operati da immigrati.

 

Come riportato da Renovatio 21, sei mesi fa un 29enne albanese fu arrestato a Linz am Rhein, in Germania, dopo essere entrato in una stazione della polizia brandendo un machete. Un massacro con il coltello con persone a caso colpite in strada si è consumato anche a Villaco, in Austria, lo scorso mese.

 

Nel 2015 a Milano un gruppo di adolescenti immigrati sudamericani aggredì con un machete un capotreno delle ferrovie Trenord amputandogli un braccio.

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