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Ambiente

Le difficoltà della Siemens paralizzano la strategia del governo tedesco per l’energia eolica

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Il principale produttore tedesco di impianti eolici, Siemens Energy, è in gravi difficoltà a causa soprattutto di guasti tecnici presso la sua controllata Siemens Gamesa, i cui effetti scatenanti richiedono adeguamenti delle turbine giganti di moderna generazione nell’ordine dei 5 miliardi di euro.

 

La crisi dell’affiliata dell’energia eolica si ripercuote sull’intero gruppo: Siemens Energy necessita di ingenti risorse finanziarie per le sue operazioni commerciali in corso, e il settore energetico è considerato ad alta intensità di capitale. Recentemente, il contesto di tassi di interesse in aumento avrebbe reso sempre più difficile per Siemens Energy ottenere finanziamenti esterni.

 

La situazione è ormai così grave che Siemens Energy sta cercando l’assistenza del governo. Secondo Siemens Energy, sono attualmente in corso «colloqui preliminari» con le banche e il governo «per garantire l’accesso a un volume crescente di garanzie».

 

I giornali tedeschi parlano di garanzie statali fino a 15 miliardi di euro, una cifra enorme legata al fatto che Siemens Energy è il presunto fulcro della strategia eolica della Repubblica Federale, che conta su ingenti volumi di elettricità eolica per piani troppo ambiziosi per la produzione di «idrogeno verde».

 

Il mercato azionario ha reagito nervosamente all’annuncio e il corso delle azioni Siemens Energy è sceso a tratti anche del 40%.

 

L’esperto del mercato dei capitali Christian W. Röhl è pessimista. Non crede che le sue azioni si riprenderanno rapidamente. Considera Siemens Energy «un pozzo senza fondo»; con l’acquisizione del produttore spagnolo di turbine eoliche Gamesa, l’azienda ha «esagerato». Le banche non vorrebbero più sopportare da sole il rischio che la malata «divisione vento infetti l’intero gruppo», dice Röhl.

 

Anche la deputata del Bundestag Gitta Connemann, dei cristiano-democratici all’opposizione e presidente dell’Unione delle piccole e medie imprese e dell’economia, considera la dimensione politica del crollo di Siemens Energy: «Miracolo economico verde? Sbagliato. L’azienda tedesca chiave per la svolta energetica sta inviando un SOS».

 

A settembre il quotidiano economico tedesco Handelsblatt aveva pubblicato un articolo secondo cui la divisione di energia eolica di Siemens Energy, Siemens Gamesa, che è uno dei maggiori produttori mondiali di turbine eoliche per parchi offshore, avrebbe smesso di venderle e di accettarne ordini.

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Come riportato da Renovatio 21, i problemi alle turbine eoliche prodotte da Siemens hanno causato il crollo delle azioni di Siemens Energy negli ultimi mesi.

 

Come riportato da Renovatio 21, la Germania ha rinunciato catastroficamente al nucleare nell’era Merkel, affidandosi alle rinnovabili che non solo hanno disatteso le aspettative, ma hanno addirittura fatto riaprire le centrali a carbone.

 

Nella società tedesca, tuttavia, affioravano segni di pentimento ancora prima della distruzione del gasdotto Nord Stream: scienziatinormali cittadini e pure qualche ministro rivogliono l’atomo inibito dalla cancelliera, fautrice dei multiplo disastri ora slatentizzatisi in Europa.

 

Come riportato da Renovatio 21, gli anni di politiche folli della Germania merkeliana hanno prodotto disastri grotteschi: non c’è abbastanza vento per le pale eoliche ed è tornata ad far funzionare centrali a carbone, una risorsa che la Germania, alla pari del gas, importava dalla Russia.

 

La regressione tedesca è stata tale che ad un certo punto, scrisse un’analisi Deutsche Bank, si era cominciato a parlare nel Paese della fornitura di legna da ardere per passare l’inverno.

 

Le pale eoliche, che oltre che parte dell’agenda climatica costituiscono per alcuni amministrazioni un vero e proprio culto, hanno dato problemi anche in Texas, Paese che di conseguenza ha subito negli anni scorsi blackout e morti per il freddo.

 

Secondo un documento recentemente pubblicato da Wade Allison, matematico e fisico dell’Università di Oxford, ricercatore al CERN e membro del Keble College professore emerito, l’eolico «fallisce su ogni aspetto».

 

Sull’origine della transizione ecologica la parlamentare di Alternative fuer Deutschland Beatrix von Storch ha dato interessanti ragguagli al Bundestag, spiegando bene «il business delle pompe di calore».

 

«L’azienda statunitense Carrier Global acquista il produttore tedesco di WP Viessmann per 12 miliardi di dollari. Chi possiede Carrier Global? L’86% è detenuto da investitori istituzionali. Ciò significa l’industria finanziaria statunitense, BlackRock, Vanguard, American Star e Capital Group» ha rivelato la deputata di AfD.

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Immagine di Bodoklecksel via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported

 

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Trump ritira gli USA dall’accordo di Parigi sul clima e dall’OMS

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Il presidente Donald Trump ha ritirato gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul clima e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).   Dopo il suo insediamento come 47° presidente degli Stati Uniti, Trump ha firmato una serie di ordini esecutivi, tra cui il ritiro da due delle principali istituzioni globaliste.   «Mi ritiro immediatamente dall’ingiusta e unilaterale truffa dell’Accordo di Parigi sul clima», ha detto Trump prima di firmare l’ordine esecutivo. «Gli Stati Uniti non saboteranno le nostre industrie mentre la Cina inquina impunemente».

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L’Accordo di Parigi sul clima (PCA), come tutti gli inventi dell’ambientalismo istituzionale, è noto per promuovere indirettamente il controllo della popolazione con mezzi come aborto e contraccezione al fine di limitare il numero di esseri umani sul pianeta così da per presumibilmente combattere il «cambiamento climatico».   Trump aveva già annunciato un ritiro dal PCA durante il suo primo mandato. Tuttavia, il processo ha richiesto anni ed è stato immediatamente invertito quando Joe Biden è entrato in carica nel 2021. Questa volta, il processo potrebbe essere molto più rapido, poiché gli Stati Uniti non sono vincolati dall’impegno iniziale di tre anni dell’accordo. Gli Stati Uniti devono notificare ufficialmente l’ONU e affinché il ritiro abbia effetto un anno dopo.     Trump firmando la l’atto ha spiegato che la Cina con um miliardo e mezzo di persone paga 40 milioni di dollari all’OMS, mentre gli USA ne pagavano 500, una proporzione che il nuovo presidente definisce ingiusta. Quando precedentemente aveva spinto gli USA fuori dall’organizzazione, questa aveva supplicato di tornare, anche per 39 milioni, ma lui aveva negato. Il presidente Trump ha anche firmato un ordine per ritirare gli Stati Uniti dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), citando la cattiva gestione della crisi del COVID, affermando che l’OMS non ha risposto in modo adeguato all’«inappropriata influenza politica degli stati membri dell’OMS» e ha chiesto «pagamenti ingiustamente onerosi» agli Stati Uniti rispetto ad altri paesi come la Cina.   «L’Organizzazione Mondiale della Sanità ci ha truffati, tutti truffano gli Stati Uniti. Non succederà più», ha annunciato Trump prima di firmare l’ordine il giorno dell’insediamento.

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A causa della decisione, gli USA lasceranno l’OMS dopo un periodo di preavviso obbligatorio di un anno. I contributi finanziari degli USA, che comprendono circa il 18% del budget totale dell’OMS, cesseranno dopo questo periodo di attesa. Gli USA sono attualmente il maggiore contributore dell’OMS, con la fondazione Bill & Melinda Gates al secondo posto.   Secondo l’ordine esecutivo di Trump, la sua amministrazione cesserà qualsiasi negoziazione sul Trattato pandemico dell’OMS durante il processo di recesso.   Trump aveva avviato l’uscita degli Stati Uniti dall’OMS nelle ultime fasi del suo primo mandato, ma il processo è stato interrotto quando Biden è entrato in carica nel gennaio 2021.   L’OMS, guidata dall’etiope Tedros, ha risposto con un comunicato in cui chiede agli USA di ripensarsi, non senza piazzare quella che sembra una minaccia velata riguardo alla protezione degli americani.   «L’OMS svolge un ruolo cruciale nella protezione della salute e della sicurezza delle persone nel mondo, compresi gli americani, affrontando le cause profonde delle malattie, costruendo sistemi sanitari più forti e rilevando, prevenendo e rispondendo alle emergenze sanitarie, comprese le epidemie, spesso in luoghi pericolosi dove altri non possono andare» scrive la nota dell’OMS.   «Gli Stati Uniti sono stati un membro fondatore dell’OMS nel 1948 e hanno partecipato alla definizione e al governo del lavoro dell’OMS da allora, insieme ad altri 193 Stati membri, anche attraverso la loro partecipazione attiva all’Assemblea mondiale della sanità e al Consiglio esecutivo. Per oltre sette decenni, l’OMS e gli USA hanno salvato innumerevoli vite e protetto gli americani e tutte le persone dalle minacce per la salute».   «Insieme, abbiamo posto fine al vaiolo e insieme abbiamo portato la poliomielite sull’orlo dell’eradicazione. Le istituzioni americane hanno contribuito e beneficiato dell’appartenenza all’OMS».   «Ci auguriamo che gli Stati Uniti ci ripensino e non vediamo l’ora di avviare un dialogo costruttivo per mantenere la partnership tra gli USA e l’OMS, a vantaggio della salute e del benessere di milioni di persone in tutto il mondo» conclude l’ente sanitario transnazionale.   L’uscita di Washington dall’OMS è stata salutata da Elon Musk con un emoji del bacio.   Anche in Italia si muove qualcosa. Il senatore Claudio Borghi esorta l’Italia a fare lo stesso.   Alla faccia dei menagrami di professione, stiamo vedendo atti concreti e subitanei di Trump contro la Necrocultura globale.  

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Il vescovo si oppone agli impianti geotermici nell’isola indonesiana a maggioranza cattolica

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Forte presa di posizione dell’arcivescovo mons. Paulus Budi Kleven a difesa di territori incontaminati che il governo di Jakarta vuole trasformare in un polo per nuovi «progetti di sviluppo» di rilevanza nazionale sull’isola a maggioranza cattolica. Le preoccupazioni degli agricoltori locali.

 

Mons. Paulus Budi Kleven, arcivescovo di Ende a Flores, l’isola a maggioranza cattolica dell’Indonesia, nella provincia di Nusa Tenggara orientale, ha espresso pubblicamente la sua contrarietà ai progetti per la realizzazione di centrali geotermiche a Mataloko e in altre località del territorio sua diocesi. Un intervento che sta suscitando grande attenzione da parte dei gruppi che si battono per la tutela dell’ambiente.

 

Quella dell’arcivescovo Kleven è infatti la prima voce esplicita dei leader della Chiesa indonesiana contro progetti potenzialmente dannosi per l’ecosistema e la vita sociale delle comunità locali.

 

«Dopo aver ascoltato le voci preoccupate della gente e di altri attori coinvolti, mi sento moralmente tenuto a esprimere il mio forte rifiuto contro qualsiasi progetto di sito geotermico in alcune località all’interno del nostro territorio pastorale di Ende», ha dichiarato Il presule (nominato da papa Francesco pochi mesi fa, dopo essere stato superiore generale dei Verbiti) in un videomessaggio pubblicato la scorsa settimana.

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«Avendo ascoltato decine di persone sul posto da Sokoria a Mataloko e il clero locale, non ho alcun dubbio nel dichiarare come guida di questa Chiesa la mia opinione», ha aggiunto l’arcivescovo con un gesto che si inserisce in quell’attenzione al tema dell’ambiente sollecitato da papa Francesco con l’enciclica Laudato Sì.

 

Dal 2017 l’isola di Flores è stata ufficialmente dichiarata da Jakarta come potenziale sede per l’esplorazione di siti adatti agli impianti geotermici. Si parla di 17 progetti tra i quali alcuni sono stati già attribuiti alle località di Daratei e Mataloko nell’area di Ngada. Un’ondata di azioni sono state compiute in questi anni da investitori e altre parti per spingere i capi locali e gli stessi leader della Chiesa a sostenere i cosiddetti progetti strategici nazionali.

 

Quelli interessati sono territori montuosi che rappresentano veri e propri paradisi naturali, ma dove già stanno aumentando le forme di degrado in nome dello «sviluppo» economico. Gli abitanti denunciano minacce alla salute pubblica, ma anche fenomeni come il deterioramento delle condizioni delle case a causa di materiali indesiderati e la diminuzione della fertilità dei terreni agricoli.

 

«Gli agricoltori di Mataloko hanno presentato le loro lamentele per il grave calo dei raccolti di caffè, cacao, mais, vaniglia, ortaggi, avocado e chiodi di garofano», si legge in un rapporto di alcune associazioni ambientaliste.

 

In questo contesto, il vescovo Kleden chiede con urgenza ai sacerdoti e ai leader locali di mitigare tutti i gravi effetti causati da questi progetti, invitando a una forte resistenza contro qualsiasi iniziativa mineraria che possa danneggiare l’ambiente e la vita comunitaria delle persone.

 

Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne.

Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Immagini dall’inferno di fuoco di Los Angeles: è un effetto della siccità artificiale?

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Ieri potenti incendi boschivi hanno continuato a divorare il ricco quartiere Pacific Palisades di Los Angeles, con le autorità in difficoltà nel contenere quello che è stato descritto come l’incendio più distruttivo nella storia della città.   Foto e video mostrano interi isolati completamente devastati dalle fiamme. Il reporter di ABC7 Josh Haskell, cresciuto nella zona, ha detto che «sembra che dal 50 al 75% di Pacific Palisades sia sparito».   Secondo Business Insider, Pacific Palisades, situata tra Santa Monica e Malibu, ospita alcuni degli immobili più costosi d’America, tra cui ville di proprietà di attori di Hollywood come Ben Affleck, Tom Hanks e Michael Keaton.

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Oltre 1.000 strutture sono andate a fuoco, ha detto il Dipartimento dei Vigili del Fuoco della California. Almeno cinque persone sono state uccise e altre 70.000 sono state costrette ad abbandonare le loro case.   I video, è stato giustamente notato, paiono essere stati ripresi all’inferno.      

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Il sindaco di Los Angeles Karen Bass è stato criticato online per aver intrapreso un viaggio in Africa nel weekend, mentre si parlava di una tempesta di vento in arrivo a casa. Anche i politici e gli sviluppatori l’hanno attaccata per aver tagliato il budget dei vigili del fuoco di 17,6 milioni di dollari l’anno scorso. Nel suo post di mercoledì su X, l’imprenditore tecnologico Elon Musk ha etichettato Bass come «totalmente incompetente».   Musk ha anche commentato come «vero» il commento del giornalista Alex Jones, che ritiene che in questo caso si possa parlare di «terrorismo amministrativo».   Le polemiche si stanno scatenando anche contro il capo dei pompieri di Los Angeles, di cui rimbalzano ora le immagini gioiose ai gay pride: si tratta, siamo informati, del primo capo dei pompieri losangelini donna e «LGBT», che immaginiamo che in questo caso significhi lesbica, ma non siamo sicuri.   I giornali stanno riportando la notizia che gli idranti – onnipresenti nelle città e cittadini americane – erano senza acqua. Un’idea che sta facendo disperare ed infuriare tanti cittadini.   In una delle immagini forse più impressionanti, pazienti in sedie rotelle sono evacuati in strada da un ospedale, tra il fumo che pervade le strade.  

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Nel frattempo, come era accaduto con gli incendi delle Hawaii di un anno fa (quando si disse che i proprietari delle case arse ricevettero subito proposte di acquisto da parte di grandi gruppi finanziari e immobiliari) volano le speculazioni in rete, con l’attore James Woods a confermare la voce che corre secondo cui le assicurazioni negli scorsi mesi avevano rimosso la protezione dagli incendi dalle loro polizze.     Come riportato da Renovatio 21, la California ha una lunga storia di siccità, secondo talune analisi indotta da sconsiderate (o… mirate?) politiche ecologiste dell’amministrazione. Il risultato sono sciacquoni del water con portata limitata, divieto di riempire le piscine o dar da bere all’orto in giardino – in pratica, lo Stato più ricco del Paese più potente della Terra vive come nel Terzo Mondo, con in più il controllo totalitario e l’eco-moralismo violento in cerca di capri espiatori.   Il lettore può leggere su Renovatio 21 l’articolo di William F. Engdahl «Un’agenda sinistra dietro la crisi idrica della California?», pubblicato già quattro anni fa.

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