Economia
Il WTO avverte che l’economia globale potrebbe perdere il 5% del PIL
L’economia globale sta mostrando segni di frammentazione, che potrebbe essere «molto costosa» per tutti, ha avvertito il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), Ngozi Okonjo-Iweala.
Domenica, in un’intervista alla testata economica giapponese Nikkei, il capo dell’WO ha espresso preoccupazione per l’escalation del conflitto Israele-Hamas e il suo potenziale impatto sulla crescita globale se si estendesse al Medio Oriente più ampio.
«Questa è una delle regioni da cui proviene gran parte del petrolio e del gas mondiale», ha sottolineato Okonjo-Iweala. «Quindi inevitabilmente questo avrà un impatto».
Secondo il WTO, le prospettive per il 2024 sono ancora relativamente ottimistiche, con una crescita prevista intorno al 3,3%, «ma i rischi sono fortemente al ribasso».
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Il WTO ha stimato che se il mondo si dividesse in due blocchi commerciali, il PIL globale diminuirebbe del 5% nel lungo termine. Sarebbe una «perdita enorme», ha avvertito Okonjo-Iweala, equiparandola alla perdita dell’intera economia del Giappone.
Tuttavia, il WTO non vede «grandi segnali di una più ampia de-globalizzazione», secondo il suo capo, che ha affermato che il volume degli scambi di beni e servizi è «ancora piuttosto consistente», pari a circa 31 trilioni di dollari.
All’inizio di questo mese, il WTO ha tagliato le sue previsioni per il 2023 sulla crescita del commercio globale allo 0,8% rispetto all’1,7% precedentemente stimato, citando un crescente rallentamento del settore manifatturiero.
Come riportato da Renovatio 21, è stato calcolato che l’industria globale avrà bisogno di 7 mila miliardi di dollari di investimenti per garantire sufficienti forniture di gas naturale ed evitare crisi fino al 2050. Secondo un rapporto dell’Istituto giapponese di economia energetica (IEEJ) i finanziamenti saranno necessari per costruire nuovi impianti di gas naturale liquefatto (GNL) ed espandere gli impianti esistenti, nonché per sviluppare nuovi depositi di gas man mano che i Paesi passano dal carbone ad altre fonti energetiche.
Il mercato petrolifero globale è scioccato dal conflitto israelo-palestinese, che va ad aggiungersi ad un forte aumento del prezzo del petrolio registrato nel terzo trimestre.
L’economia globale, secondo studi dell’Institute of International Finance (IIF), si baserebbe su un debito che avrebbe raggiunto il livello di 307 trilioni di dollari.
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Economia
La Turchia sospende ogni commercio con Israele
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Come riportato da Renovatio 21 il leader turco ha effettuato in questi mesi molteplici attacchi con «reductio ad Hitlerum» dei vertici israeliani, paragonando più volte il primo ministro Beniamino Netanyahu ad Adolfo Hitler e ha condannato l’operazione militare a Gaza, arrivando a dichiarare che Israele è uno «Stato terrorista» che sta commettendo un «genocidio» a Gaza, apostrofando il Netanyahu come «il macellaio di Gaza». Il presidente lo scorso novembre aveva accusato lo Stato Ebraico di «crimini di guerra» per poi attaccare l’intero mondo Occidentale (di cui Erdogan sarebbe di fatto parte, essendo la Turchia aderente alla NATO e aspirante alla UE) a Gaza «ha fallito ancora una volta la prova dell’umanità». Un ulteriore nodo arrivato al pettine di Erdogan è quello relativo alle bombe atomiche dello Stato Ebraico. Parlando ai giornalisti durante il suo volo di ritorno dalla Germania, il vertice dello Stato turco ha osservato che Israele è tra i pochi Paesi che non hanno aderito al Trattato di non proliferazione delle armi nucleari del 1968. Il mese scorso Erdogan ha accusato lo Stato Ebraico di aver superato il leader nazista uccidendo 14.000 bambini a Gaza. Israele, nel frattempo, ha affermato che il presidente turco è tra i peggiori antisemiti della storia, a causa della sua posizione sul conflitto e del suo sostegno a Hamas..@RTErdogan is breaking agreements by blocking ports for Israeli imports and exports. This is how a dictator behaves, disregarding the interests of the Turkish people and businessmen, and ignoring international trade agreements. I have instructed the Director General of the…
— ישראל כ”ץ Israel Katz (@Israel_katz) May 2, 2024
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Economia
La Republic First Bank fallisce: la crisi bancaria USA non è finita
La Republic First Bank (RFB), una piccola banca regionale con sede a Filadelfia, che aveva un patrimonio di 6 miliardi di dollari, è fallita il 26 aprile. Loriporta EIRN.
La Federal Deposit Insurance Corporation, che aveva rilevato la Republic First Bank (da Republic Bank), ha venduto la banca alla Fulton Bank con sede a Lancaster, Pennsylvania.
La Fulton Bank ha acquisito 4 miliardi di dollari di depositi della Republic First Bank e 2,9 miliardi di dollari di prestiti. Come parte dei termini della transazione, la FDIC fornirà 1 miliardo di dollari alla Fulton Bank, il che significa che la FDIC, di fatto una filiale del governo statunitense, assorbirà una parte di 1 miliardo di dollari delle perdite, una buona quota.
La Fulton Bank ora si vanta di essere una banca con un patrimonio di 32,8 miliardi di dollari. Ciò che non dice è che ora il 43% dei suoi prestiti – ovvero 14,1 miliardi di dollari – sono prestiti al mercato immobiliare commerciale statunitense da 23mila miliardi di dollari, che sta crollando di mese in mese.
Non si tratta di un caso isolato.
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A marzo, la New York Community Bank (NYCB) con un patrimonio di 114 miliardi di dollari, è fallita, anche se non è stato definito un fallimento, dal momento che un gruppo di investimento guidato dal segretario al Tesoro dell’ex presidente Trump Steve Mnuchin, ha acquistato la NYCB, con importanti finanziamenti governativi. assistenza. L’acquisizione della Republic Bank da parte della Fulton Bank e la acquisizione della NYCB da parte del gruppo Mnuchin dimostrano che la crisi bancaria statunitense è in atto e che i problemi vengono semplicemente riciclati, non risolti.
Secondo quanto riportato, Republic First Bancorp è una delle banche che è stata sotto crescente pressione a causa di tassi di interesse persistentemente elevati e di valori in rapida diminuzione sui prestiti immobiliari commerciali. PNC Financial (l’ottava più grande d’America) e M&T Bank (la 21ª più grande d’America) hanno recentemente riportato cali di profitto a due cifre nei primi tre mesi di quest’anno poiché i tassi di interesse più alti intaccano i loro profitti.
«Il collasso della banca regionale degli Stati Uniti solleva bandiera rossa per grandi shock» gongola il quotidiano del Partito Comunista Cinese in lingua inglese Global Times. I cinesi riportano, a differenza di tanti giornali occidentali, la notizia di questa ulteriore crepa del sistema bancario e immobiliare USA – tuttavia, come noto, anche il Dragone ha i suoi problemi con palazzi e banche.
Come riportato da Renovatio 21, la crisi bancaria, che non è ancora manifestata nella sua vera forma, può avere come fine l’introduzione definitiva della moneta virtuale da Banca Centrale, cioè il bitcoin di Stato, che non tollererà come concorrente né il contante né le criptovalute, e che renderà obsolete ed inutili le banche: ogni transazione, ogni danaro del sistema apparterrà ad una piattaforma di Stato (o, nel caso dell’euro digitale, Super-Stato) che verrà usata anche per controllarvi, sorvegliando ed impedendo i vostri acquisti nelle modalità previste dal danaro programmabile (limitazioni di tempo, spazio, qualità dell’oggetto acquistato, etc.).
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Economia
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