Controllo delle nascite
«La verginità è un costrutto sociale patriarcale»: nuova pubblicità di Planned Parenthood

La multinazionale dell’aborto Planned Parenthood ha twittato la settimana scorsa un’immagine di uno dei suoi cartelloni pubblicitari con recante un messaggio preciso: «La verginità è un costrutto sociale».
Nella didascalia, è aggiunto che la verginità è un’idea «patriarcale», dannosa per tutti.
«L’idea della verginità deriva da modi di pensare obsoleti – diciamoci la verità, patriarcali – che fanno male a tutti», ha twittato giovedì il più grande fornitore di aborti del pianeta.
The idea of virginity comes from outdated — let's be real, patriarchal— ways of thinking that hurts everyone. ???? pic.twitter.com/QYmNbEZzbw
— Planned Parenthood (@PPFA) June 29, 2023
Alcuni commentatori hanno suggerito che Planned Parenthood considera nel loro migliore interesse commerciale promuovere la perdita della verginità – ossia il sesso precoce – per poi procedere agli aborti che sono il suo core business. Si tratterebbe, quindi, di un’astuta strategia di marketing a lungo termine.
«Sappiamo che hai bisogno della promiscuità per fare soldi. È disgustoso», ha commentato la giornalista Jessica O’Donnell.
«Strano come un’organizzazione chiamata “genitorialità pianificata” (presumibilmente per sostenere che le persone diventino genitori solo quando lo pianificano) twitti qualcosa che sembra suggerire che l’astensione dal sesso derivi da un modo di pensare patriarcale che ferisce tutti», ha osservato Matt Antar, presidente finanziario del New York Young Republican Club.
La promiscuità sessuale, favorita dalla catastrofica introduzione della pillola e del libero aborto, ha demolito il fondamento della società occidentale – la famiglia.
Proponendosi come liberazione, la cosiddetta rivoluzione sessuale ha invece creato schiavi infelici, in ambo i sessi.
La meccanica sociale del disastro ha più livelli. La ragazza che non arriva vergine al matrimonio (perché bisogna divertirsi, semmai poi farlo solo se si trova «quello giusto») è portata a generare un attaccamento emotivo per tipi di uomini che hanno magari capacità di attrazione, ma che non hanno intenzione di impegnarsi, come invece, ad un certo punto, spesso vuole fare la donna.
Tale tipo di uomo, cresciuto in un mondo in cui è naturale non sposarsi, prendono il rapporto giocosamente, finendo quindi per trattare la donna come un oggetto, e di qui ai maltrattamenti.
Il risultato è uno sconquasso senza fine, e una serie infinita di donne senza figli che hanno fatto collassare il tasso di natalità.
Le donne che hanno concepito con questo tipo di uomo, diseducato alla cavalleria dalla disponibilità della donna, e che decidono di non gettare il bambino nella fornace dell’aborto, si trovano quindi a crescere, spesse volte, il figlio da sole, perché l’uomo (come aveva fatto magari suo padre…) sparisce, non si rivela un compagno affidabile, un padre solido per il bambino.
La mancanza di figura paterna e la superpresenza di quella materna, secondo alcune teorie psicologiche, può generare, portare, quindi, il bambino all’omosessualità.
Vedete quale filiera di immane devastazione sociale si apre de-nobiltando la verginità, invertendo – satanicamente – la virtù con il vizio….
Nicholas Wolfinger, un sociologo dell’Università dello Utah, ha scoperto che negli USA coloro «hanno sempre e solo dormito con i loro coniugi hanno maggiori probabilità di riferire di essere in un matrimonio “molto felice”». La percentuale di coloro che riportano la stessa cosa diminuisce significativamente per un solo partner sessuale in più, e gradualmente si riduce complessivamente con l’aumentare del numero di partner.
Wolfinger ha anche «scoperto che anche le donne con zero o un precedente partner sessuale prima del matrimonio avevano meno probabilità di divorziare, mentre quelle con 10 o più erano divorziavano con più probabilità».
In particolare, le spose vergini avevano una possibilità di divorzio molto inferiore rispetto alle altre: «solo il 6% dei loro matrimoni si è sciolto entro cinque anni, rispetto al 20% per la maggior parte delle persone».
Non è un caso, insomma, se la cultura occidentale – anche al di fuori del Cristianesimo, va detto – ha sempre riverito la figura della vergine.
Immagine da Twitter
Controllo delle nascite
Crollo demografico in Francia

«La storia è la demografia. È lei che lo dà alla luce. Ed è spietata quando ridistribuisce le carte. Perché è anche ciò che controlla tutte le dinamiche del potere e talvolta traccia una linea di demarcazione tra le persone che non vogliono più vivere, perché non hanno più la forza di perpetuarsi».
Inutile dire che queste poche righe scritte da Philippe de Villiers in Domani suoneranno ancora le campane? (Albin Michel, 2016) risuonano tristemente poiché l’INSEE ha appena pubblicato il suo ultimo rapporto sul tasso di natalità in Francia.
L’istituto di sondaggi stima la popolazione francese al 1° gennaio 2025 in 68,6 milioni di abitanti, di cui 2,3 milioni all’estero: una cifra gonfiata anche dalle naturalizzazioni che rappresentano ufficialmente più di 100.000 persone all’anno.
Pertanto, nel 2024, il saldo naturale è appena positivo: è stimato a +17.000, il livello più basso dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Diminuisce tra il 2023 e il 2024 sotto l’effetto combinato di un calo delle nascite e di un aumento dei decessi.
Il numero delle nascite in Francia è stimato a 663.000 nel 2024, in calo del 2,2% rispetto al 2023: siamo ancora lontani dal famoso «riarmo demografico» auspicato da Emmanuel Macron nella sua conferenza stampa del 17 gennaio 2024, anche se il calo osservato è di entità molto inferiore a quella registrata tra il 2022 e il 2023 e che all’epoca rappresentava il -6,6%.
Un risultato negativo a cui fa eco, come specchiata, l’indice di fecondità totale (TFR) che continua anch’esso a scendere attestandosi nel 2024 a 1,62 figli per donna mentre già stagnava a 1,66 nel 2023.
Pur sapendo che occorre attendere un indice di 2,1 figli per donna per poter contare su un ricambio generazionale: aritmeticamente parlando, la Francia è ben avviata verso un declino inesorabile. E il declassamento che l’accompagna.
Da notare che le donne francesi diventano madri sempre più tardi: nel 2024, l’età media al parto continua la sua tendenza al rialzo e ammonta a 31,1 anni, contro i 29,5 anni di vent’anni fa…
Cécilia Creuzet, specialista in questioni perinatali intervistata da Le Figaro, ritiene che questi dati catastrofici illustrano la «difficoltà che le famiglie, e soprattutto le donne, hanno nel conciliare vita professionale e vita personale». A ciò si aggiunge il problema della «mancanza di posti negli asili nido e di soluzioni per l’infanzia». E sottolineare «il crescente individualismo che vediamo nella nostra società, che è contraddittorio con l’idea di formare una famiglia».
Una spiegazione che dimentica di ricordare che questo individualismo è il frutto di una società secolarizzata, privata di ogni trascendenza, e dove l’antropologia ereditata da due millenni di cristianesimo è stata sistematicamente decostruita dai paladini del wokismo.
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Nel 2024, invece, la speranza di vita si stabilizza su un livello storicamente elevato: è pari a 85,6 anni per le donne e esattamente a 80 anni per gli uomini. Un dato superiore alla media europea e che evidenzia ulteriormente l’invecchiamento della società francese: in Francia, una persona su cinque ha attualmente almeno 65 anni.
Il numero dei matrimoni è di nuovo in leggero aumento rispetto al 2023, ma in totale il numero dei matrimoni celebrati nel 2024 – 247.000 – è superiore del 10% rispetto al livello del 2019. Tale incremento va comunque ponderato precisando che il dato fornito dall’INSEE comprende i 7.000 «matrimoni» conclusi tra persone dello stesso sesso…
Una Francia che invecchia, in cerca di identità, priva di valori da trasmettere e stanca di esistere: questa la triste conclusione che emerge dalla lettura del rapporto INSEE. Tuttavia, la primogenita della Figlia della Chiesa non è ancora arrivata alla fine della sua storia: i bambini non cadono certo dal Cielo, ma se i francesi guardano un po’ di più verso di esso, non c’è dubbio che arriverà la primavera demografica.
Articolo previamente pubblicato su FSSPX.News
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Bioetica
Feticidi femminili in uno Stato indiano: 910 bambine ogni mille maschi nati, cresce di nuovo l’aborto selettivo

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Controllo delle nascite
Crolla la natalità in UE, ma la popolazione aumenta a causa dell’immigrazione

Il numero di bambini nati negli stati dell’UE è sceso a un minimo storico lo scorso anno, secondo gli ultimi dati dell’ufficio statistico del blocco (Eurostat). Nonostante ciò, la popolazione totale è in aumento a causa dell’immigrazione di massa.
Le nascite nei 27 stati membri dell’UE sono state pari a 3.665.000 nel 2023, un calo del 5,5% su base annua, secondo i dati di Eurostat. I tassi di natalità sono in calo costante in tutta l’UE dal 2008.
Lo scorso anno il numero di nascite è stato il più basso nei paesi dell’UE da quando sono stati raccolti per la prima volta dati comparabili nel 1961, e il calo annuale è il più grande mai registrato, riporta il Financial Times.
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I cali più marcati delle nascite nell’ultimo decennio sono stati registrati in Italia, Spagna, Grecia, Polonia, Finlandia e nei Paesi baltici.
Gli esperti demografici intervistati dal FT ritengono che la tendenza di lunga data degli europei ad avere meno figli possa essere stata esacerbata dalle preoccupazioni relative alle tensioni economiche e politiche a livello internazionale, alla peggiore impennata dell’inflazione in una generazione, al cambiamento climatico e alla pandemia di Covid-19.
Secondo un rapporto recente, il tasso di fecondità totale si è dimezzato, passando da 3,3 figli per donna nel 1960 a 1,5 nel 2022 nei 38 paesi membri dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), tra cui 22 stati membri dell’UE, più Australia, Canada, Giappone, Corea del Sud e altri.
Secondo Eurostat, tutte le regioni dell’UE hanno tassi di fecondità inferiori al livello di sostituzione di 2,1 nati vivi per donna.
Tuttavia, la popolazione dell’UE è in aumento nell’ultimo decennio, ad eccezione dell’anno pandemico del 2021. Il balzo più notevole è stato registrato nel 2023, secondo i dati Eurostat.
«Il cambiamento naturale negativo (più decessi che nascite) è stato superato numericamente dalla migrazione netta positiva», ha affermato l’agenzia in un comunicato di luglio.
Eurostat ha attribuito la crescita della popolazione all’aumento delle migrazioni dopo la pandemia e all’afflusso di immigrati dall’Ucraina che hanno ottenuto lo status di protezione temporanea nell’UE.
Come riportato da Renovatio 21, vari Paesi europei hanno registrato tassi di natalità ai minimi storici dalla Seconda Guerra Mondiale.
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Nel corso di questi anni, è stata avanzata la domanda se i vaccini mRNA COVID abbiano in qualche modo influenzato i tassi di natalità.
Nel 2022 uno studio del governo tedesco aveva trovato «forte associazioni» tra il programma di vaccinazione COVID e il calo della fertilità.
I vaccini mRNA hanno dato prova di poter avere effetti devastanti su maschi e femmine.
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