Economia
Iperinflazione: prezzi alla produzione tedeschi in aumento del 31%; Repubblica Ceca +13%
L’ufficio statistico tedesco ha pubblicato l’indice dei prezzi alla produzione per marzo 2022: in crescita del 30,9% in media su base annua.
La componente più importante è l’energia con un aumento dell’83,8%: il gas naturale è più costoso del 144,8% rispetto a marzo 2021, l’elettricità è aumentata dell’85,1% e il gasolio è aumentato del 130,8%.
Tutti questi costi saranno presto trasferiti sui prezzi al consumo, che hanno già colpito la maggior parte dei beni: l’olio vegetale è aumentato del 72,3%, il burro è aumentato del 56% rispetto a marzo 2021.
La situazione nella Repubblica Ceca è simile. L’inflazione annua a marzo si è attestata al 12,7% su base annua, rispetto all’11,1% di febbraio, la più alta dal 1998, che era del 13%.
A marzo i prezzi del carburante sono aumentati del 50% rispetto allo stesso mese del 2021. I prezzi dell’elettricità sono aumentati del 24,7% e il gas naturale del 37,7%
Anche i prezzi dei generi alimentari sono aumentati notevolmente: farina 30,3%, latte in polvere 20,1%, burro 31,9% e patate 21,4%.
La Germania è, con l’Italia, il Paese europeo più dipendente dal gas russo. Il taglio autoinflitto per le sanzioni russe candida Berlino ad un salto nel buio sempre più spaventoso, visto che di recente è stato annunciato che anche il carbone russo a partire dall’estate non sarà più importato, mentre la transizione ecologica verso le rinnovabile ha di fatto fallito.
La Germania paga la pressione sul Nord Stream 2, il gasdotto russo tedesco sul Baltico che era pronto ad essere inaugurato ma che ora è bloccato. Gli USA da sempre vedono il Nord Stream 2 come fumo negli occhi; il disastro ucraino li ha aiutato a «convincere» i tedeschi a rinunciarvi dopo miliardi e miliardi investiti.
Come riportato da Renovatio 21, due settimane fa l’associazione dei rivenditori tedeschi (HDE) ha annunciato che i prezzi potranno salire dal 20% al 50%.
In Spagna nei supermercati è partito il razionamento alimentare.
In Germania ora lo Stato dirama anche consigli su come lavarsi per far risparmiare alla Nazione preziosa energia derussificata.
Molte aziende, anche di grandi dimensioni, si oppongono totalmente all’abbandono del gas russo. Il ministro delle Finanze di Berlino Robert Habeck è arrivato ad ipotizzare rivolte popolari se il gas russo venisse a mancare troppo presto.
Cina
La Cina supera il trilione di dollari di surplus commerciale
Per la prima volta, il surplus commerciale della Cina ha superato i mille miliardi di dollari nei primi 11 mesi del 2025. Mentre le esportazioni verso gli Stati Uniti sono diminuite di circa un terzo a causa dei dazi, le esportazioni verso Europa, Australia e Sud-est asiatico sono aumentate.
Gran parte di questa impennata è stata trainata dalla forte crescita dei beni high-tech, che ha superato del 5,4% l’aumento delle esportazioni complessive. Le esportazioni di automobili hanno registrato un boom, sostituendo Giappone e Germania in termini di quota di mercato. Le esportazioni di semiconduttori sono aumentate del 24,7% nello stesso periodo e le esportazioni di cantieristica navale sono aumentate del 26,8%.
Il canale all-news cinese CGTN ha pubblicato un articolo che attacca le narrative occidentali di «sovracapacità» o «dumping» come spiegazioni del boom delle esportazioni cinesi.
«Per i politici e i leader dell’industria occidentali, la questione non è come presentare la Cina come un rivale, ma come riconoscere le realtà strutturali che rappresenta. Comprendendo il surplus come parte del panorama economico globale, si apre l’opportunità di adattare le strategie, esplorare le complementarietà, promuovere la collaborazione e ricercare miglioramenti dell’efficienza che vadano a vantaggio di entrambe le parti».
Vari allarmi sulla tenuta dell’economia cinese erano stati lanciati negli ultimi anni.
Come riportato da Renovatio 21, la Cina, dopo la guerra dei dazi di Trump, è ancora impegnata in un conflitto con gli USA e i satelliti occidentali per i chip.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Economia
Hollywood al capolinea: Netflix vuole comprare Warner Bros
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Economia
L’ex proprietario di Pornhub vuole acquistare le attività del gigante petrolifero russo
Bernd Bergmair, l’ex proprietario di Pornhub, starebbe valutando l’acquisto delle attività internazionali del gigante petrolifero russo sanzionato Lukoil. Lo riporta l’agenzia Reuters, citando fonti riservate.
A ottobre, gli Stati Uniti hanno colpito Lukoil con sanzioni che hanno costretto la compagnia a dismettere le proprie partecipazioni estere, stimate in circa 22 miliardi di dollari. Lukoil aveva inizialmente accettato un’offerta del trader energetico Gunvor per l’intera controllata estera, ma l’operazione è saltata dopo che il Tesoro americano ha accusato Gunvor di legami con il Cremlino.
Secondo Reuters, Bergmair avrebbe già sondato il dipartimento del Tesoro statunitense per una possibile acquisizione. Interpellato tramite un legale, ha né confermato né smentito, limitandosi a dichiarare: «Lukoil International GmbH rappresenterebbe ovviamente un investimento eccellente; chiunque sarebbe fortunato a possedere asset del genere», senza precisare quali porzioni gli interessino o se abbia già contattato l’azienda. Un portavoce del Tesoro ha declinato ogni commento.
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Il finanziere austriaco è l’ex azionista di maggioranza di MindGeek, la casa madre di Pornhub, la cui identità è emersa solo nel 2021 dopo anni di strutture offshore. Il Bergmair ha ceduto la propria partecipazione nel 2023, quando la società è stata rilevata da un fondo canadese di private equity chiamato «Ethic Capital», nella cui compagine spicca un rabbino. Il patrimonio dell’uomo è stimato intorno a 1,4 miliardi di euro, investiti principalmente in immobili, terreni agricoli e altre operazioni private.
Il mese scorso, il Tesoro statunitense ha autorizzato le parti interessate a intavolare negoziati per gli asset esteri di Lukoil; l’approvazione è indispensabile poiché, senza licenza, ogni transazione resterebbe congelata. La finestra concessa scade il 13 dicembre.
Fonti giornalistiche indicano che diversi player, tra cui Exxon Mobil e Chevron, avrebbero manifestato interesse, ma Lukoil preferirebbe cedere il pacchetto in blocco, complicando le trattative per chi punta su singoli asset. L’azienda ha reso noto di essere in contatto con più potenziali acquirenti.
Mosca continua a condannare le sanzioni occidentali come «politiche e illegittime», avvertendo che finiranno per danneggiare chi le ha imposte». Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha definito il caso Lukoil la prova che le «restrizioni commerciali illegali» americane sono «inaccettabili e ledono il commercio globale».
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Immagine di Marco Verch via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)
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