Spirito
Il grido silenzioso dei cattolici bosniaci
In Bosnia-Erzegovina, nonostante la firma degli accordi di pace di Dayton nel 1995, la situazione della minoranza cattolica è peggiorata, mentre viene stretta tra ortodossi e musulmani, senza che né la Comunità internazionale né l’Europa muovano un dito.
In un’intervista ad Aiuto alla Chiesa in Difficoltà (AED), mons. Franjo Komarica, vescovo di Banja Luka, fa il punto sulla situazione del suo Paese, che non è cambiata dalla fine della guerra in Bosnia, nel 1995.
Il vescovo ha recentemente definito il suo Paese un «Absurdistan» ovvero uno Stato impossibile. Spiega: «non è colpa degli autoctoni, che non vivono insieme qui da tempo. La comunità internazionale, e in particolare gli europei, hanno permesso che qui si svolgesse una guerra per procura dal 1992 al 1995. Dalla fine della guerra, la Bosnia-Erzegovina è ancora un Paese provvisorio e vi regna l’immobilismo».
Il vescovo ha recentemente definito il suo Paese un «Absurdistan» ovvero uno Stato impossibile
Dagli accordi di pace di Dayton, che avrebbero dovuto porre fine alla guerra e stabilire una pacifica convivenza tra i diversi gruppi etnici della regione, un Alto Rappresentante internazionale detiene il più alto potere politico in Bosnia-Erzegovina, spiega il presule. «Ma sebbene, dal 1995, questa funzione sia occupata dal suo ottavo titolare, non ha trasformato il Paese in uno Stato di diritto», si lamenta.
Va ricordato che la Bosnia-Erzegovina è oggi uno Stato federale multietnico con tre popoli costituenti, ovvero serbi, bosniaci e croati, e due entità: la Repubblica Serba di Bosnia e la Federazione di Bosnia ed Erzegovina.
Tuttavia, la Repubblica Serba di Bosnia è sotto l’influenza della Russia ortodossa, mentre la Federazione è sotto l’influenza della Turchia e quindi del mondo islamico.
Un Alto Rappresentante internazionale detiene il più alto potere politico in Bosnia-Erzegovina, spiega il presule. «Ma sebbene, dal 1995, questa funzione sia occupata dal suo ottavo titolare, non ha trasformato il Paese in uno Stato di diritto»
I croati a maggioranza cattolica, intanto, si stanno «estinguendo», avverte il vescovo di Banja Luka.
I cattolici sono perseguitati a tutti i livelli, sottolinea il presule:
«Politicamente, socialmente ed anche economicamente. Spesso i cattolici incontrano problemi perché hanno un nome croato. È anche difficile per loro trovare lavoro. C’è ancora una parte del Paese, l’Erzegovina occidentale, dove possono più o meno vivere. Ma anche lì i cattolici preferiscono emigrare».
Ancora una volta, i cattolici sembrano aver pagato il prezzo degli accordi di pace del 1995
Certo è che nella Bosnia orientale, dove l’Islam regna sovrano, la convivenza non è più possibile…
Ancora una volta, i cattolici sembrano aver pagato il prezzo degli accordi di pace del 1995:
«L’accordo prevedeva che la Bosnia-Erzegovina e la Comunità internazionale fornissero sostegno politico, giuridico e materiale a coloro che desideravano tornare nel loro Paese. Non è stato il caso per i croati», ha affermato Mons. Komarica, documenti alla mano.
Non c’è quindi bisogno di andare in Medio Oriente per trovare cattolici perseguitati, perché sono già alle nostre porte:
Non c’è quindi bisogno di andare in Medio Oriente per trovare cattolici perseguitati, perché sono già alle nostre porte
«Se c’è una Chiesa in Europa in difficoltà, quella è la nostra. Nel mio vescovado di Banja Luka, il 95% degli edifici ecclesiastici è stato distrutto o gravemente danneggiato durante la guerra», si rassegna il prelato, concludendo l’intervista.
Una situazione tanto più angosciante che nel contempo la Comunità Europea, accecata, sta promuove l’agenda LGBT, quando non si lascia sedurre dalle sirene di una modernità islamizzata, affermando con il Consiglio d’Europa che “«a bellezza è nella diversità come la libertà è nell’hijab»…
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
Spirito
50 anni delle Suore della Fraternità San Pio X
Sabato 13 aprile 2024, don David Pagliarani, Superiore Generale della Fraternità San Pio X, ha celebrato presso il Seminario di Econe una messa di ringraziamento per il cinquantesimo anniversario della fondazione delle Suore della Fraternità. Quasi tutte le suore erano presenti a questo evento storico.
Nella sua omelia, don Pagliarani evoca la grandezza dell’eccezionale vocazione di Suora della Fraternità San Pio
Le Suore rendono omaggio a turno alla tomba di S.E. Mons. Lefebvre, cofondatore della loro Congregazione.
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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Immagini da FSSPX.News
Geopolitica
Armenia, Pasqua di tensioni tra la Chiesa e il primo ministro
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Spirito
Sinodo 2024, grandi manovre in favore dell’ordinazione delle donne
La seconda sessione del sinodo sulla sinodalità si svolgerà dal 2 al 27 ottobre 2024, e il blog italiano Messa in latino del 19 febbraio, riprendono le informazioni fornite sul suo account X da Diane Montagna del sito LifeSiteNews, secondo cui Francesco ha nominato diversi consultori, tra cui tre donne chiaramente orientate.
Otto mesi prima del sinodo, queste nomine non sono aneddotiche. Giudichiamo dai precedenti di servizio queste tre donne:
Una suora tedesca, suor Birgit Weiler, docente di teologia in Perù, che nell’aprile 2023 disse: «penso che le donne che si sentono chiamate a farlo dovrebbero poter essere ammesse al sacerdozio».
Un’insegnante brasiliana, Maria Clara Lucchetti Bingemer, sostenitrice della «teologia femminista», si è espressa anche a favore dell’ordinazione delle donne al sacerdozio.
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Una sociologa americana, Tricia C. Bruce, autrice nel 2021 di un rapporto per il diaconato femminile dal titolo: Called to Contribute: Findings from an In-Depth Interview Study of US Catholic Women & the Diaconate [Chiamate a partecipare: risultati di uno studio approfondito sulle donne cattoliche americane e il diaconato].
In Belgio, come annunciato da FSSPX.Attualità del 22 febbraio: «l’episcopato belga ha pubblicato una bozza delle priorità di discussione per la seconda sessione della 16a assemblea generale del sinodo dei vescovi – ottobre 2024».
Tra le priorità contenute in questo documento di meno di cinque pagine troviamo «il posto della donna nella Chiesa». Basandosi su quanto «insegna la nostra società: l’uguaglianza di genere, l’importanza delle pari opportunità tra uomini e donne», il testo chiede «il via libera affinché le conferenze episcopali possano adottare alcune misure».
E chiarisce: «l’attribuzione di una crescente responsabilità pastorale alle donne e l’ordinazione diaconale delle donne non dovrebbero essere universalmente obbligatorie o proibite».
I vescovi belgi chiedono inoltre «che ciascuna conferenza episcopale o assemblea episcopale continentale possa adottare alcune misure in vista dell’ordinazione sacerdotale dei viri probati [uomini sposati con una certa esperienza dovuta alla loro età]. L’ordinazione sacerdotale dei viri probati non dovrebbe essere universalmente obbligatoria o vietata».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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