Geopolitica
I nuovi accordi tra Putin e Xi: recap
Nel tanto atteso incontro di questa settimana, il presidente russo Vladimir Putin e il presidente della Repubblica Popolare Xi Jinping hanno firmato più di una dozzina di documenti su una maggiore cooperazione in campi che vanno dal commercio e dall’industria alla scienza e all’esercito. I due leader hanno anche accennato alle prospettive di pace in Ucraina.
Putin ha citato I Ching, «Il libro dei mutamenti» della tradizione cinese, per dire che il popolo russo e quello cinese hanno «un’anima comune» e possono superare qualsiasi ostacolo con la loro forza congiunta.
Come riporta il sito russo RT, parlando ai giornalisti dopo i colloqui, Putin ha affermato che le relazioni tra Cina e Russia sono «al loro punto più alto della storia» e che la cooperazione commerciale ed economica è la priorità di entrambi i governi.
Commercio e de-dollarizzazione
Putin ha approvato l’uso dello yuan negli accordi commerciali con altri Paesi in Asia, Africa e America Latina. Si tratta di un passo avanti vero la de-dollarizzazione dell’economia mondiale, oramai divenuta inevitabile a causa delle sanzioni per il conflitto ucraino. Il commercio della Cina con la Russia ha raggiunto un livello record nel 2022, crescendo del 30% mentre l’Occidente cercava di bloccare Mosca. Il commercio bilaterale è sulla buona strada per superare i 200 miliardi di dollari quest’anno, anche se due terzi di esso sono stati denominati in yuan e rubli, poiché entrambi i paesi si stanno allontanando dal dollaro.
Partnership industriale logistica
Xi e Putin hanno anche discusso di aumentare la portata del commercio, sviluppare ulteriormente la logistica e le infrastrutture transfrontaliere, espandere la cooperazione agricola per garantire la sicurezza alimentare per entrambi i paesi e migliorare la cooperazione nello scambio di energia, minerali, metalli e prodotti chimici. Cina e Russia si sono impegnate ad espandere la cooperazione nei settori della tecnologia, dell’informatica e dell’intelligenza artificiale.
«Unendo il nostro ricco potenziale scientifico e le nostre capacità produttive, Russia e Cina possono diventare leader mondiali nei settori della tecnologia dell’informazione, della sicurezza delle reti e dell’intelligenza artificiale», ha detto Putin ai giornalisti.
Partnership militare
Putin ha descritto le relazioni tra Russia e Cina come diverse dalle alleanze politico-militari che si sono sviluppate durante la Guerra Fredda, affermando che sono «superiori a quella forma di cooperazione interstatale e non sono di natura conflittuale».
Mosca e Pechino hanno concordato di «condurre regolarmente pattugliamenti marittimi e aerei congiunti ed esercitazioni congiunte», sviluppare scambi e cooperazione militari utilizzando tutti i meccanismi bilaterali disponibili e aumentare la fiducia reciproca tra le loro forze armate.
Promuovere le relazioni con la Russia è «una scelta strategica che la Cina ha fatto sulla base dei propri interessi fondamentali e delle tendenze prevalenti del mondo», ha detto Xi lunedì dopo il primo round di incontri, spiegando che le due nazioni hanno condiviso un impegno a costruire un mondo multipolare.
La proposta di pace per l’Ucraina
Il presidente russo ha elogiato la roadmap di pace proposta dalla Cina il mese scorso, affermando che molti dei suoi elementi «possono essere presi come fondamento per una soluzione pacifica quando saranno pronti per essa in Occidente e a Kiev».
Tuttavia, ha sottolineato Putin, né l’Ucraina né i suoi sostenitori in Occidente sono attualmente disposti a discutere di pace. I rappresentanti della Casa Bianca e del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti si sono espressi questa settimana in opposizione a qualsiasi cessate il fuoco in Ucraina, contraddicendo la loro precedente insistenza sul fatto che sosterrebbero Kiev in qualunque cosa decida.
«Siamo sempre per la pace e il dialogo, e siamo fermamente dalla parte giusta della storia», ha detto Xi.
Altri accordi
Xi è arrivato a Mosca lunedì per una visita di tre giorni. Martedì sera, il vertice aveva prodotto un totale di 14 dichiarazioni, protocolli, memorandum e accordi.
In due dichiarazioni congiunte, Russia e Cina si sono impegnate ad «approfondire le relazioni di partenariato globale e interazione strategica entrando in una nuova era» e creare un piano di sviluppo per le aree chiave della cooperazione economica entro il 2030.
I ministeri della scienza hanno firmato un protocollo sul rafforzamento della cooperazione nel campo della “ricerca scientifica fondamentale”, mentre un altro protocollo ha stabilito un meccanismo per riunioni presidenziali periodiche in futuro.
I governi di Mosca e Pechino hanno concordato di collaborare alla produzione di programmi televisivi congiunti, con la firma di un memorandum di cooperazione da parte dell’emittente pubblica russa VGTRK e del China Media Group. Anche le agenzie di stampa statali Tass e Xinhua hanno accettato di scambiarsi informazioni.
Sei ulteriori memorandum d’intesa hanno toccato il commercio, la silvicoltura, l’agricoltura, la protezione dei consumatori e le infrastrutture nell’Estremo Oriente russo. Rosatom e l’agenzia cinese per l’energia atomica hanno concordato «un programma completo di cooperazione a lungo termine nel campo dei reattori a neutroni veloci e la chiusura del ciclo del combustibile nucleare».
Come riporta RT, prima del viaggio di Xi, lui e Putin hanno pubblicato articoli di opinione sui rispettivi giornali di punta dei rispettivi Paesi. Il presidente cinese ha anche invitato Putin a visitare Pechino entro la fine dell’anno, per il terzo Belt and Road Forum per la cooperazione internazionale.
Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
Geopolitica
La Casa Bianca si oppone allo Stato palestinese: documenti trapelati
Il governo degli Stati Uniti sta esercitando pressioni sui paesi del Consiglio di Sicurezza dell’ONU affinché respingano la richiesta di adesione a pieno titolo dell’Autorità Palestinese. Lo riporta il sito di giornalismo investigativo The Intercept, citando dispacci diplomatici trapelati.
La testata statunitense ha riferito mercoledì di aver ottenuto copie di cablogrammi non classificati del Dipartimento di Stato americano che contraddicono l’impegno dell’amministrazione Biden di sostenere pienamente una soluzione a due Stati.
Secondo quanto riferito, il Consiglio di Sicurezza formato da 15 membri dovrebbe votare venerdì su un progetto di risoluzione che raccomanda all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, composta da 193 membri, che «lo Stato di Palestina sia ammesso come membro delle Nazioni Unite», il che equivarrebbe al riconoscimento della statualità palestinese, a cui il potere israeliano si oppone da sempre.
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Gli Stati Uniti insistono sul fatto che la creazione di uno stato palestinese indipendente dovrebbe avvenire attraverso negoziati diretti tra Israele e Palestina, e non alle Nazioni Unite. Il presidente Joe Biden ha precedentemente affermato categoricamente che Washington sostiene una soluzione a due Stati e sta lavorando per metterla in atto il prima possibile.
Secondo quanto riferito da Intercept, i dispacci descrivono dettagliatamente le pressioni esercitate sui membri del Consiglio di Sicurezza. Secondo il rapporto, in particolare all’Ecuador viene chiesto di fare pressione su Malta, presidente di turno del Consiglio questo mese, e su altre nazioni, tra cui la Francia, affinché si oppongano al riconoscimento dell’Autorità Palestinese da parte delle Nazioni Unite.
Secondo quanto riportato, il Dipartimento di Stato USA avrebbe sottolineato che la normalizzazione delle relazioni tra Israele e gli Stati arabi è il modo più rapido ed efficace per raggiungere uno stato duraturo e produttivo.
Un dispaccio diplomatico, datato 12 aprile, spiegava l’opposizione degli Stati Uniti al voto, citando il rischio di infiammare le tensioni, reazioni politiche e un potenziale taglio dei finanziamenti delle Nazioni Unite da parte del Congresso americano.
«Vi esortiamo pertanto a non sostenere alcuna potenziale risoluzione del Consiglio di Sicurezza che raccomandi l’ammissione della “Palestina” come Stato membro delle Nazioni Unite, qualora tale risoluzione fosse presentata al Consiglio di Sicurezza per una decisione nei prossimi giorni e settimane», si legge nel dispaccio trapelato.
L’Autorità Palestinese ha presentato domanda di adesione nel 2011, ma la richiesta non è mai stata presentata al Consiglio di Sicurezza. All’epoca, gli Stati Uniti – essendo uno dei cinque membri permanenti del Consiglio – dissero che avrebbero esercitato il loro potere di veto in caso di voto positivo.
L’anno successivo, l’ONU ha elevato lo status dello Stato di Palestina da «entità osservatore non membro» a «Stato osservatore non membro», uno status detenuto solo dallo Stato di Palestina e dalla Città Stato del Vaticano.
Gli sforzi di lobbying da parte degli Stati Uniti indicano che la Casa Bianca spera di evitare un palese «veto» sulla richiesta di adesione dei palestinesi, ha suggerito The Intercept.
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Come riportato da Renovatio 21, secondo quanto emerso nelle scorse settimane la Casa Bianca ritiene che Netanyahu stia deliberatamente «provocando» gli Stati Uniti, tuttavia questo non ferma il favore di Washington nei confronti dell’esecutivo dello Stato Ebraico, il più di destra e religiosamente estremista della storia. A inizio anno il presidente Biden aveva dichiarato solennemente «sono un sionista».
Il Washington Post il mese scorso aveva rivelato che Biden sapeva che Israele stava bombardando indiscriminatamente.
La questione non riguarda solo l’attuale amministrazione Democratica USA: ad un incontro pubblico il genero ed ex consigliere senior per la politica estera di Donald Trump Jared Kushner ha dichiarato che è «un peccato» che l’Europa non accolga più rifugiati palestinesi, suggerendo che la «ripulitura» dei palestinesi dalla Striscia di Gaza dovrebbe essere accelerata.
Come riportato da Renovatio 21, Kushner, che proviene da una famiglia di palazzinari ebrei sostenitori del Partito Democratico e pure tra i primi finanziatori di Netanyahu, avrebbe poi fatto un’agghiacciante dichiarazione sul futuro del mercato immobiliare a Gaza: «Le proprietà immobiliari sul lungomare di Gaza potrebbero essere molto preziose… se le persone si concentrassero sulla creazione di mezzi di sussistenza»
I lanci di aiuti USA nel frattempo, oltre ad aver danneggiato i pannelli solari di un complesso ospedaliero, hanno ucciso almeno cinque palestinesi a Gaza.
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Immagine di Stephen Melkisethian via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic
Geopolitica
Israele attacca l’Iran
Un altro video circolante in rete mostrerebbe una base militare a Isfahan in situazione di calma e normalità.BREAKING: 🚨🇮🇷🇮🇱 The IRANIAN Revolutionary Guard Corps uploaded this video intercepting ISRAELI missiles above Iran. pic.twitter.com/wrQA3NGmWd
— Vladimir Putin (parody) (@Brics_Dollar) April 19, 2024
L’esercito israeliano ha detto all’AFP che «non abbiamo commenti in questo momento» quando gli è stato chiesto delle notizie di esplosioni e attacchi in Iran e Siria. L’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu ha rifiutato di confermare al Times of Israel che Israele è responsabile delle esplosioni udite a Isfahan. L’attacco è avvenuto, coincidenza, nel giorno dell’85° compleanno dell’ayatollah Khamenei. Secondo il Jerusalem Post, vi sarebbero stati attacchi anche in Siria – dove sarebbero stati colpiti siti dell’esercito siriano nei governatorati di Suwayda e Daraa – ed in Iraq, dove sarebbero state colpite le aree di Baghdad ed il governatorato di Babil. Il 1° aprile, Israele ha colpito un edificio del consolato iraniano a Damasco, in Siria, uccidendo sette alti ufficiali della Forza Quds del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC). L’Iran ha risposto lanciando droni e missili kamikaze contro Israele il 13 aprile. Le forze di difesa israeliane (IDF) hanno affermato che la maggior parte dei colpi è stata intercettata con successo e ha riportato solo lievi danni a terra. Il costo della difesa per Israele ammonterebbe a circa un miliardo di dollari. Come riportato da Renovatio 21, è emerso che alcuni droni iraniani sono stati intercettati dalla contraerea saudita. Gli attacchi all’Iran, che mirano con evidenza ad un’escalation – visto che Teheran aveva specificato in varie sedi che dopo la sua rappresaglia considerava il caso chiuso – potrebbero avere per il gruppo al comando in Israele anche un preciso fine di politica interna. Secondo il politologo John Mearsheimer «gli israeliani vorrebbero portarci in una guerra con l’Iran… con Hezbollah… Penso che il punto di vista israeliano, nel profondo, sia che quanto più grande è la guerra, tanto maggiore è la possibilità di una pulizia etnica».BREAKING: Footage near military base in Isfahan, Iran, suggests that the purported Israeli air strikes may be a “wag the dog” scenario. pic.twitter.com/aJqaa70EDq
— The General (@GeneralMCNews) April 19, 2024
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Geopolitica
Putin ha parlato con il presidente iraniano
Il presidente russo Vladimir Vladimirovich Putin ha parlato con il suo omologo iraniano, Ebrahim Raisi, in seguito all’attacco di droni e missili di Teheran contro Israele. Lo riporta RT, che cita l’apparato comunicativo del Cremlino.
Sabato l’Iran ha lanciato decine di droni e missili contro Israele, come «punizione» per il bombardamento del consolato iraniano a Damasco, in Siria, che all’inizio del mese ha ucciso sette ufficiali di alto rango della Forza Quds del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC), cioè i pasdaran.
Raisi ha telefonato a Putin martedì pomeriggio per discutere della «situazione aggravata» nella regione e delle «misure di ritorsione» adottate da Teheran, secondo la lettura della chiamata.
Putin «ha espresso la speranza che tutte le parti mostrino ragionevole moderazione e non permettano un nuovo round di scontro, carico di conseguenze catastrofiche per l’intera regione», ha affermato il Cremlino.
Raisi «ha osservato che le azioni dell’Iran sono state forzate e di natura limitata», aggiungendo che Teheran «non era interessata a un’ulteriore escalation delle tensioni».
Entrambi i presidenti hanno convenuto che la causa principale dell’attuale conflitto è il conflitto israelo-palestinese irrisolto, chiedendo un «cessate il fuoco immediato» a Gaza, la fornitura di aiuti umanitari e la creazione di condizioni per una soluzione politica e diplomatica.
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Israele ha promesso di fornire una risposta «chiara e decisiva» all’attacco iraniano, che secondo il governo dello Stato Ebraico è stato in gran parte intercettato. Tuttavia, secondo quanto riferito, l’esercito israeliano sta lavorando a un piano che sarebbe accettabile per gli Stati Uniti.
Nel frattempo, l’esercito iraniano ha descritto l’attacco come un grande successo. L’«Operazione Vera Promessa» ha dimostrato che le difese israeliane erano «più fragili di una ragnatela», ha detto martedì in una conferenza stampa il generale di brigata Kioumars Heydari, comandante delle forze di terra iraniane.
«Le forze armate iraniane hanno infranto il tabù sulle capacità del regime israeliano, hanno dimostrato la loro potenza, hanno chiarito che l’era del mordi e fuggi è finita e hanno definito nuove regole per la regione», ha detto lo Heydari, secondo l’agenzia iraniana Tasnim News.
Subito dopo l’attacco iraniano erano circolate su vari gruppi Telegram italiani affermazioni totalmente false secondo cui Putin avrebbe dichiarato subito di appoggiare totalmente l’Iran. Si trattava di una fake news vera e propria mandata in giro tranquillamente da canali e influencer della «dissidenza» rispetto a NATO, vaccini, etc.
Chiediamo ai lettori di non frequentare i propalatori di bufale (come quella, di qualche settimana fa, che annunziava solennemente che il re britannico era morto, o quella, circolata l’altro ieri, per cui a spirare stavolta sarebbe stato invece il Klaus Schwab) e concentrarsi su Renovatio 21, vera fonte limpida, veritiera ed approfondita che vuole restare anni luce distante dai drogati di dopamina schermica e dalle panzane stupidi irresponsabili.
Se Renovatio 21 è stata bandita dai principali social atlantici un motivo ci sarà – e già dovrebbe fungere, agli occhi degli accorti, da grande bollino di qualità.
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Immagine di Kremlin.ru via Wikimedia pubblicata su licenza e Creative Commons Attribution 4.0 International.
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