Internet
Facebook censura la Via Crucis del Venerdì Santo di Radio Maria: «immagini di nudo»
Meta censura la Via Crucis del Venerdì Santo a Roma. Lo ha riportato Radio Maria, che la stava trasmettendo sulla sua pagina Facebook. La notizia ha fatto il giro di tutti i notiziari italiani.
Durante la serata del Venerdì Santo, mentre si svolgeva la Via Crucis al Colosseo, la trasmissione in diretta sulla pagina Facebook di Radio Maria è stata rimossa dal social network per «possibile condivisione di immagini di nudo o atti sessuali».
Radio Maria ha comunicato questo avvenimento tramite un altro post sulla propria pagina, scusandosi con i fedeli che stavano seguendo l’evento.
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L’emittente cattolica ha espresso la propria sorpresa per la decisione di Facebook, sottolineando che il Cristo durante la Passione fu spogliato delle vesti ma le parti intime erano coperte con panni, garantendo che riattiverà la diretta ogni volta e ha chiesto scusa agli spettatori per l’interruzione dell’evento religioso.
«Chiediamo scusa a tutti gli amici che seguivano la prima parte della Via Crucis in adorazione del Signore in Croce» scrive la pagina di Radio Maria. «Facebook ha eliminato il post per £contenuto immagini nudo. E ha ristretto i parametri di visualizzazione. Forse Facebook non sa che il Cristo fu spogliato delle vesti ma le parti intime coperte con panni. E pensare che è morto in croce anche per loro. Naturalmente riattiveremo la diretta ogni volta».
Come riportato da Renovatio 21, dopo aver censurato il dibattito scientifico, audizioni in Senato (in Texas, ad esempio, qualcuno dice anche nelle aule italiane), i dati dello stesso ente sanitario CDC, Facebook arrivò a censurare anche le cipolle perché «troppo sexy».
Avevano ragione i talebani, quando, appena tornati al potere nel 2021 grazie a Joe Biden che li armò pure di tutto punto, ai giornalisti occidentali che li incalzavano sulla censura che stavano per imporre all’Afghanistan, risposero con sicumera «guardate alla censura di Facebook».
Tuttavia, mentre sorridiamo di questi accadimenti, dobbiamo pure tenere a mente delle accuse mosse a Meta riguardo la presenza di network pedofili sui suoi social, senza parlare di quelle riguardo ai cartelli e alle loro pubblicità del traffico di esseri umani.
Sta emergendo sempre più chiaramente come i social siano parte di un sistema statale-industriale di censura globale le cui radice arriverebbero sin dentro la NATO, un progetto che capovolge la democrazia grazie alla tecnologia per installare nel mondo occidentale quello che sembra a tutti gli effetti un regime militare.
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Come riportato da Renovatio 21, l’ex presidente statunitense Donaldo Trump due settimane fa ha definito Facebook come «nemico del popolo». Mosca ha invece inserito direttamente il portavoce di Meta Andy Stone in una lista di ricercati in Russia.
Amnesty International ha accusato Facebook di diffondere l’odio in Etiopia. Problemi con Facebook li ha avuti anche il premier cambogiano, mentre l’anno scorso è emerso che Facebook avrebbe rimosso i post sul COVID su pressione della Casa Bianca.
Secondo alcune indiscrezioni, il grande gruppo informatico starebbe sviluppando segretamente una nuova, potentissima Intelligenza Artificiale, che immaginiamo sia nutrita con i dati che tutti noi abbiamo assicurato alla piattaforma in questi decenni.
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Immagine screenshot da YouTube
Alimentazione
Lo scrittore Camillo Langone espulso da Instagram. È stato il gelato al finocchio?
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I social mi hanno censurato molti quadri ma coi tabarri si sono sempre mostrati tolleranti. Fino a oggi. Ah, le liberaldemocrazie… pic.twitter.com/PXvG69G5AJ
— Camillo Langone (@CamilloLangone) January 30, 2023
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Internet
Il Kazakistan vieta la pornografia via webcam
Il Kazakistan ha modificato il suo codice penale, vietando le esibizioni sessuali tramite webcam, che ora sono legalmente equiparate ad attività legate alla prostituzione. I media regionali hanno recentemente lanciato l’allarme per l’ascesa dell’industria in Asia centrale.
La pratica dei live-stream di contenuti espliciti in cambio di denaro si è diffusa in molte parti del mondo negli ultimi decenni. Alcune piattaforme pubblicizzano anche servizi sessuali fisici.
In Kazakistan la prostituzione in sé è legale, ma gli atti che la facilitano, tra cui la coercizione e la gestione di bordelli, sono considerati reato.
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Secondo l’agenzia di stampa Tengrinews.kz, gli emendamenti sono stati introdotti ai sensi di una legge kazaka sulla «lotta al traffico di esseri umani» entrata in vigore a luglio. Un nuovo termine, «altri servizi di natura sessuale», è stato aggiunto al codice penale.
«Per altri servizi di natura sessuale si intende la commissione di atti volti a soddisfare i bisogni sessuali di un altro individuo, anche a distanza e in tempo reale con l’ausilio della tecnologia delle telecomunicazioni, tra cui Internet, allo scopo di ottenere un profitto», afferma l’emendamento, come citato dall’organo di stampa.
La nuova definizione è stata aggiunta a diversi articoli del codice penale che riguardano la prostituzione, la gestione di bordelli e il coinvolgimento di minori in tali attività illegali.
L’anno scorso, le autorità kazake hanno riferito di aver smantellato un gruppo criminale altamente organizzato specializzato in servizi webcam illegali. La rete avrebbe attirato giovani donne con la promessa di alti salari e le avrebbe trattenute tramite ricatto.
A fine giugno, il presidente kirghiso Sadyr Japarov ha firmato le modifiche al codice penale del Paese, che hanno messo al bando «la facilitazione e l’istigazione alla prostituzione e alla dissolutezza tramite Internet (studi di webcam)». Gli emendamenti prevedevano anche sanzioni per le lavoratrici del sesso coinvolte in tali attività.
Gli individui ritenuti colpevoli di aver organizzato live-stream espliciti potrebbero affrontare fino a sette anni dietro le sbarre, o fino a 15 se sono coinvolti minori. Gli individui sorpresi a fornire tali servizi potrebbero essere multati per la cifra di circa un centinaio di euro.
I cambiamenti sono stati avviati da diversi legislatori che sostenevano che il fenomeno aveva raggiunto proporzioni preoccupanti nella regione.
Commentando il divieto di pornografia tramite webcam in Kirghizistan a fine luglio, la parlamentare russa Nina Ostanina, che presiede la commissione per la famiglia nel parlamento russo, ha dichiarato all’agenzia di stampa RTVI che «non c’era bisogno di ulteriori misure regolamentari» che prendessero di mira tali servizi in Russia, riconoscendo che alcune giovani donne in Russia si dedicano a tali pratiche «a causa della mancanza di istruzione», ma ha affermato che non sono necessarie restrizioni speciali.
Come riportato da Renovatio 21, un’altra ex repubblica sovietica, l’Ucraina, sta invece muovendosi in direzione opposta, con proposte da parte di parlamentari della Verkhovna Rada (il Parlamento unicamerale di Kiev) di legalizzare la produzione di materiale pornografico, e l’attività delle ragazze con la webcam potrebbe ascriversi proprio in questa categoria.
L’anno passato lo sponsor principale del disegno di legge, Yaroslav Zheleznyak, ha sostenuto che le leggi attuali incoraggiano la corruzione e che la legalizzazione della pornografia potrebbe aiutare a raccogliere fondi per i militari.
La misura 9623 modificherebbe l’articolo 301 del codice penale ucraino, che Zheleznyak ha definito «niente meno che stupidità». Non cambia nulla che riguarda la pornografia infantile, il traffico di esseri umani o la prostituzione.
«Non stiamo nemmeno parlando di OnlyFans, ma del consumo di questi contenuti in generale», ha detto al Kiev Post, aggiungendo che mandare qualcuno in prigione fino a otto anni per aver inviato o ricevuto immagine di nudo è un’eredità sovietica.
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Migliaia di ucraini sarebbero attivamente impiegati nella produzione di materiale pornografico. Secondo Zheleznyak, lo Stato ha ricevuto oltre 34 milioni di grivna (circa 840.000 euro) di tasse nella prima metà del 2023 da siti come OnlyFans, il cui proprietario di maggioranza è l’uomo d’affari ucraino-americano Leonid Radvinsky.
Anche un ente di beneficenza che utilizza i nudi per raccogliere fondi per l’esercito ucraino ha contribuito all’iniziativa. Chiamato «Teronlyfans», il gruppo premia coloro che fanno donazioni alle forze armate o ai rifugiati con foto per adulti.
Il deputato Zheleznyak ha anche sostenuto che la polizia ucraina ha cose migliori da fare che dare la caccia alle ragazze delle webcam, citando statistiche che mostrano che 85.500 ore-uomo sono state dedicate a casi di pornografia nel 2021, che secondo lui equivaleva a un anno di lavoro quotidiano, senza ferie, per 41 investigatori.
Come riportato da Renovatio 21, in Ucraina sono state organizzate eventi con pornostar che posano in servizi fotografici di beneficenza con veterani del fronte mutilati di guerra.
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Immagine generata artificialmente
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