Cina
Arresti per le frodi on line: la Birmania estrada in Cina 31 mila persone
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Il bilancio provvisorio dall’inizio della collaborazione a settembre fra forze dell’ordine dei due Paesi contro le truffe nelle telecomunicazioni. Al centro dell’inchiesta 63 presunti «finanziatori» e capi criminali che avrebbero truffato cittadini cinesi per «somme ingenti» di denaro. La guerra fra militari golpisti e milizie ribelli nella ex-Birmania alimenta il fenomeno.
Le autorità del Myanmar hanno consegnato alla Cina 31mila sospetti arrestati per frode nel settore delle telecomunicazioni da quando, nel settembre scorso settembre, le forze dell’ordine di entrambi i Paesi hanno avviato un giro di vite sulle truffe online.
Secondo quanto riferisce in una nota il ministero della Pubblica sicurezza, che ha rilanciato oggi la notizia, fra le persone finite al centro dell’inchiesta vi sono 63 presunti «finanziatori» e capi di organizzazioni criminali che avrebbero truffato cittadini cinesi per «somme ingenti» di denaro. «La repressione – ha proseguito la dichiarazione ministeriale – ha ottenuto risultati significativi nella lotta».
Secondo i media statali di Pechino ogni giorno più di 100mila persone sono coinvolte in frodi nel settore delle telecomunicazioni in almeno mille centri votati alla truffa in Myanmar, nell’area confinante con il sud-ovest della Cina, che ha alimentato il fenomeno degli «schiavi del web».
Un traffico di enorme portata già denunciato a più riprese in passato e che può contare anche sulla situazione di tensione che si è creata nella zona di frontiera fra i due Paesi, a causa del conflitto in atto fra esercito legato al regime golpista birmano e gruppi ribelli.
La polizia cinese ha iniziato a reprimere le frodi a settembre, lanciando quelli che ha definito «attacchi rapidi» alle bande criminali in Myanmar. La settimana scorsa il capo di una banda criminale in Myanmar si è suicidato mentre era in fuga dalle autorità del Paese e tre membri della sua banda sono stati consegnati in un secondo momento alle autorità.
A causa dell’aumento delle truffe nel settore delle telecomunicazioni in Myanmar ai danni di cittadini cinesi, il vice-ministro degli Esteri Nong Rong ha visitato il Paese a novembre, sottolineando l’asse fra Pechino e Naypyidaw nel combattere la criminalità transfrontaliera.
Nel mirino vi sono non solo le truffe, ma pure il gioco d’azzardo on-line. L’alto funzionario cinese ribadisce il sostegno al Myanmar nel tentativo di mantenere stabili i confini, a fronte di una escalation militare nella ex-Birmania vista con preoccupazione da diverse nazioni nell’area.
L’esercito al potere in Myanmar sta affrontando attacchi su più fronti nelle terre al confine, mentre un’alleanza di gruppi di insorti appartenenti a minoranze etniche si combina con i combattenti pro-democrazia per sfidare il governo emanazione della giunta miliare.
Al riguardo, il ministero cinese degli Esteri sottolinea il ruolo «costruttivo» di Pechino nel «promuovere i colloqui di pace e sollecitare le parti interessate a mettere al primo posto gli interessi del popolo, al cessate il fuoco e a porre fine alla guerra il prima possibile».
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Cina
Litio, gli USA accusano la Cina di concorrenza sleale
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Cina
App cattolica rimossa dall’AppStore cinese
Hallow, una delle applicazioni di preghiera più popolari sull’AppStore, non può più essere scaricata in Cina, dopo che i suoi contenuti sono stati dichiarati «illegali» dai Mandarini Rossi. Una decisione che indica un certo nervosismo del regime cinese di fronte alla crescita del cristianesimo spesso visto come una minaccia per il regime in carica.
Hallow rappresenta, secondo il suo ideatore Alex Jones, 18 milioni di download in più di 150 Paesi, 500 milioni di preghiere, 200.000 recensioni a «cinque stelle». Questo strumento dedicato alla trasmissione delle preghiere cattoliche è addirittura diventato l’applicazione numero uno nell’AppStore sei anni dopo il suo lancio nel 2018, e finora tollerato dalle autorità cinesi.
Ma la storia si complica nel primo trimestre del 2024, quando il saggista George Weigl viene avvicinato da Alex Jones che gli chiede di poter trasmettere alcuni passaggi della sua biografia su Papa Giovanni Paolo II, con l’aiuto di Jim Caviezel, attore e regista divenuto un’icona del cattolicesimo in America.
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Così verrà trasmessa nell’estate del 2024 la serie Giovanni Paolo II Testimone della Speranza, arricchita dalle meditazioni guidate da mons. James Shea, presidente della Holy University-Marie de Bismarck (Nord Dakota, Stati Uniti).
Unico lato negativo, ma significativo per il regime comunista cinese: la serie evoca il ruolo del papa polacco nel crollo del comunismo nel suo Paese, con le conseguenze che conosciamo in Europa. Tanto da spaventare i censori fedeli al pensiero del Grande Timoniere, che si sono affrettati a dichiarare il contenuto «illecito» e si sono affrettati a bloccare l’applicazione a partire dal 15 luglio.
«Continueremo a cercare di servire i nostri fratelli e sorelle in Cristo Gesù che sono in Cina nel miglior modo possibile attraverso il nostro sito e i contenuti dei nostri social media, e soprattutto con le nostre preghiere», ha detto Alex Jones alla Catholic News Agency, astenendosi dal dire cautela dal commentare le ragioni del ritiro della sua domanda.
L’atteggiamento delle autorità cinesi rivela una certa eccitazione? È quanto sostiene George Weigl dalle colonne del National Catholic Register: «I controlli sociali sempre più invadenti del regime mostrano una popolazione più spaventata che entusiasta per il modello sociale promosso da Xi Jinping».
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«Il dinamismo della democrazia di Taiwan è un rimprovero vivente all’affermazione secondo cui i cinesi possono essere governati solo in modo autocratico. E nonostante la repressione e la persecuzione, il cristianesimo cinese continua a crescere, anche se il regime stringe la sua presa su di esso», sottolinea il saggista.
Per non parlare della depressione economica che regna in Cina, dove gli operatori economici esitano a investire, della crisi immobiliare che dura da tre anni, dell’innalzamento dell’età pensionabile: tanti temi che potrebbero mettere in discussione la legittimità e la governance del Partito Comunista Cinese.
Da parte di Santa Marta il tono è più ottimista. Sull’aereo che lo riportava da Singapore, il 12 settembre, il Papa ha dichiarato: «Sono soddisfatto del dialogo con la Cina. Il risultato è buono. (…) È un grande Paese, ammiro la Cina, la rispetto. È un Paese che ha una cultura antica, una capacità di dialogo per comprendere se stesso, che va oltre i diversi sistemi di governo che ha conosciuto». Ma anche in diplomazia il metodo Coué [autosuggestione terapeutica, ndt] ha i suoi limiti…
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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Immagine screenshot da YouTube
Cina
Taiwan annuncia che riconoscerà i matrimoni omosessuali che coinvolgono cittadini della Cina comunista
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