Oligarcato
Ente di beneficenza legato al principe britannico Enrico affronta accuse di stupro e tortura
L’associazione benefica African Parks ha dichiarato di aver avviato un’indagine sulle accuse di stupro e tortura commesse dalle sue guardie nella Repubblica del Congo, tra le crescenti richieste al duca di Sussex, il principe Enrico, di dimettersi da membro del consiglio. Lo riporta il Daily Mail.
Secondo le accuse riportate per la prima volta dal Mail on Sunday, le guardie gestite e pagate dall’organizzazione di beneficenza si erano occupate di percosse, stupri e torture di indigeni nelle foreste pluviali della Repubblica del Congo.
In una dichiarazione rilasciata sabato, l’organizzazione ha affermato di essere venuta a conoscenza delle «gravi» accuse di violazioni dei diritti umani da parte delle sue eco-guardie contro gli abitanti locali che vivono vicino al Parco Nazionale Odzala-Kokoua nella nazione centrafricana.
Secondo quanto riferito, tutto sarebbe partito l’anno scorso da una segnalazione via e-mail dal gruppo per i diritti umani Survival International. Il Parco Nazionale Odzala-Kokoua è uno degli oltre 20 parchi gestiti dall’organizzazione no-profit, con sede nella città sudafricana di Johannesburg, diffusa in 12 stati africani.
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«Abbiamo immediatamente avviato un’indagine tramite uno studio legale esterno sulla base delle informazioni che avevamo a disposizione, esortando allo stesso tempo Survival International a fornire tutti i fatti in loro possesso», ha affermato.
L’organizzazione benefica, tuttavia, ha accusato Survival International – la ONG con sede a Londra che si batte per i diritti delle popolazioni indigene – di rifiutarsi di collaborare con l’indagine «nonostante le ripetute richieste».
«Si tratta di un’indagine attiva e in corso che è la nostra massima priorità come organizzazione e incoraggiamo chiunque sia a conoscenza di eventuali abusi a segnalarli a noi o alle autorità di contrasto congolesi», ha aggiunto African Parks.
L’organizzazione benefica per la conservazione, fondata nel 2000 per proteggere i parchi nazionali africani e promuovere la conservazione della fauna selvatica, gestisce attualmente oltre 20 milioni di ettari di aree protette. Il principe Enrico è stato presidente dell’organizzazione per sei anni prima di entrare nel consiglio di amministrazione l’anno scorso.
Survival International ha criticato African Parks per aver causato con le loro attività «distruzione» anziché «conservazione».
In risposta all’accusa di essersi rifiutato di ottemperare alle indagini, Fiore Longo, capo della campagna di conservazione di Survival International, ha dichiarato all’agenzia di stampa PA che African Parks «aveva i soldi per condurre le proprie indagini».
«Non spetta a noi fornire loro i dettagli. È loro responsabilità, quando solleviamo un problema, andare lì e indagare», ha detto Longo.
Il gruppo per i diritti umani ha lanciato una petizione chiedendo al principe Enrico di dimettersi dalla carica di direttore di African Parks e ai finanziatori di interrompere i rapporti con l’organizzazione benefica. Ciò deriva dalle denunce di atrocità da parte dei suoi ranger armati contro le tribù indigene di tutta l’Africa, in particolare il popolo Baka in Congo.
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Secondo la ONG, i Baka e altri cacciatori-raccoglitori che hanno vissuto nella foresta pluviale del Congo, ora Parco Nazionale Odzala-Kokoua, sotto la gestione di African Parks dal 2010, hanno visto rubare gran parte della loro terra e gli è stato vietato di entrare nell’area.
«Vogliamo che i donatori, come l’UE, ritirino il sostegno finché ai Baka non sarà permesso di tornare nel parco con il riconoscimento dei diritti di proprietà della terra», ha detto Longo in un’altra dichiarazione pubblicata domenica dal Daily Mail.
Un portavoce della fondazione del principe Enrico, Archewell, ha affermato che il duca aveva sottoposto le «gravi accuse» alla leadership di African Parks per ulteriori azioni.
Il principe Enrico fa parte di una famiglia, gli Windsor (vero nome Sassonia Coburgo-Gotha), che possiamo definire come un «casato della morte». Lui stesso ne ha dato prova con un discorso all’ONU in cui attaccava velatamente la decisione della Corte Suprema USA di togliere all’aborto lo status di diritto federale.
La volontà di riduzione delle popolazione terrestre è stata messa nero su bianco da più generazioni: suo nonno, il principe Filippo, disse di volersi reincarnare in un virus per uccidere quanta più popolazione possibile; il padre Re Carlo, è noto per le sue posizioni «ambientaliste», cioè antiumane: il fratello, il principe Guglielmo, pure fa pubblici discorsi per spingere la denatalità, anche mentre la consorte borghese continua a sfornargli eredi.
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Immagine di GovernmentZA via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NoDerivs 2.0 Generic
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Soros finanzia le proteste universitarie filopalestinesi in America
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Prime Minister Netanyahu's son posts anti-Semitic Soros meme on his Facebook page. pic.twitter.com/1rtzNATdg0
— Yashar Ali 🐘 (@yashar) September 9, 2017
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«Epstein rap»: Puff Daddy avrebbe segreti su «politici» e «principi»
L’icona dell’hip-hop Sean «Diddy» Combs è stata accusata in un tribunale federale degli Stati Uniti dall’ex fidanzata Casandra Ventura di numerosi casi di stupro e traffico sessuale in quella che secondo lei è stata una campagna decennale di abusi e violenze contro di lei.
La causa, depositata giovedì presso il tribunale distrettuale federale di Manhattan, sostiene che l’artista rap e produttore ha ripetutamente violentato e abusato fisicamente di Ventura – una cantante che si esibiva sotto il nome di Cassie – per un periodo di dieci anni a partire da quando lei aveva 19 anni e lui aveva 37 anni. Ha aggiunto che Combs ha controllato ogni aspetto della sua vita sotto una costante minaccia di violenza fino alla fine della loro relazione nel 2018.
In una dichiarazione pubblicata giovedì dal New York Times, la Ventura ha affermato di essere «finalmente pronta a raccontare la mia storia e a parlare a nome mio e a beneficio di altre donne che affrontano violenza e abusi nelle loro relazioni».
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La causa descrive Combs come un «aggressore domestico seriale» che, a suo dire, avrebbe spesso abusato fisicamente di Ventura «lasciando occhi neri, lividi e sangue». Si sostiene inoltre che Combs «ha tormentato la vulnerabile signora Ventura» con droghe e alcol al punto che le sostanze «controllavano la sua vita».
Tra le varie altre accuse descritte nella causa, si aggiunge che Combs ha costretto Ventura a fare sesso con prostituti maschi mentre filmava gli incontri e che, nel 2018, è entrato con la forza nella sua casa e l’ha violentata. In un altro incidente, l’accusa dice che Combs ha fatto penzolare un socio di Ventura dal balcone di un grattacielo.
Le magioni del Combs in Florida e California sarebbero quindi state oggetto di un raid da parte del Dipartimento per la Sicurezza Nazionale, durante i quali gli agenti federali hanno sequestrato computer e altri dispositivi elettronici. Notizie per cui l’uomo sarebbe scappato all’estero con il suo jet privato si sono rivelate infondate. Il 54enne è stato visto in pubblico giovedì mentre andava in bicicletta a Miami e sembrava indifferente. Non è stato accusato di alcun crimine.
Quello che sta emergendo, tuttavia, è un quadro diverso rispetto ad un brutto conflitto legale tra due ex amanti. Secondo quanto pare emergere, Puff Dady avrebbe istituito una sorta di sistema à la Epstein dove avrebbe segretamente videoregistrato tanti personaggi di calibro che frequentavano i suoi party.
A sostenere questa tesi è l’ex guardia del corpo del Combs, il quale afferma che il magnate della musica aveva registrazioni di ricatti di politici, principi e altri personaggi importanti coinvolti nelle sue feste a sfondo sessuale.
Combs, che è stato colpito da una raffica di accuse di abusi fisici, stupri e traffico sessuale, il mese scorso ha subito un’irruzione nelle sue case di Miami e Los Angeles da parte del Dipartimento per la Sicurezza Nazionale.
Il bodyguard Gene Deal, che era presente la notte in cui Notorious B.I.G. è stato ucciso a colpi di arma da fuoco nel 1997, ha fatto i commenti sensazionali durante un’intervista per un canale YouTube.
NEW: Diddy’s former bodyguard Gene Deal suggests that Diddy may have tapes of politicians, princes and even preachers which could now be in the hands of the feds.
“I don’t think it’s only celebrities gonna be shook. He had politicians in there, he had princes in there. He also… pic.twitter.com/hheJPwrKMe
— Collin Rugg (@CollinRugg) April 5, 2024
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«Non penso che solo le celebrità saranno colpite. Lì c’erano dei politici, c’erano dei principi. C’erano anche un paio di predicatori lì», ha detto il Deal. «Puoi immaginare, aveva messo delle microspie in ogni stanza».
Quando gli è stato chiesto perché il dipartimento dei media di Combs fosse rimasto in silenzio sulle accuse contro di lui, Deal ha risposto: «o hanno preso parte ad alcune delle cose che sono accadute, o hanno paura che ciò possa rovinare il loro marchio».
Il conduttore di Fox News Jesse Watters ha ipotizzato che i nastri, se esistono, sono ora nelle mani dei federali e «questo equivale un sacco di ricatti».
I commenti del Deal fanno eco a quelli del rapper Rodney «Lil Rod» Jones, che affermava che Combs aveva telecamere nascoste in tutta la sua casa per registrare video porno che coinvolgevano celebrità durante le sue feste «fuori di testa».
Il Jones ha affermato che il Combs aveva «centinaia di telecamere» nelle sue case di Los Angeles, New York e Miami, che usava per registrare «celebrità, dirigenti di etichette musicali, politici e atleti» in atti sessuali con prostitute minorenni drogate.
Le affermazioni hanno alimentato paragoni con il defunto finanziere Jeffrey Epstein, caduto in disgrazia, che tendeva anche a intrattenere politici, magnati e celebrità nelle sue proprietà – con donne minorenni vittime di tratta, come si è scoperto. Epstein è stato trovato morto in una prigione di Nuova York nell’agosto 2019 e la spiegazione ufficiale del governo secondo cui si sarebbe suicidato è stata oggetto di alcune controversie.
Combs ha negato tutte le accuse contro di lui e non è stato ancora colpito da alcuna accusa penale.
La storia di questo incredibile «Epstein rap» si è infittita ulteriormente con le dichiarazioni dell’ex rivale di Puff Daddy, Marion «Suge» Knight, in un podcast fatto in prigione.
Il Knight, già fondatore della Death Row Records, ha inviato un avvertimento a Combs negli scorsi giorni. «Ti dico una cosa, Puffy, la tua vita è in pericolo perché conosci i segreti, chi è coinvolto in quella piccola stanza segreta a cui voi ragazzi state partecipando», ha detto Knight nel suo podcasto «Collect Call», registrato al telefono mentre è detenuto in un carcere californiano, dove sconta una pena di 28 anni per omicidio colposo.
«È un brutto giorno per l’hip-hop, per la cultura, per i neri, perché quando uno sembra brutto, sembriamo tutti cattivi», ha detto Knight nel podcasto. «Non c’è sicuramente niente di cui rallegrarsi».
Il Combs era conosciuto come «Puffy» e «Puff Daddy» durante la sua ascesa all’Olimpo dell’hip-hoppo negli anni ’90, quando fondò la Bad Boy Records e lavorò con artisti del calibro di Notorious BIG, Mary J. Blige e Lil’ Kim. Il soprannome artistico fu in seguito per qualche ragione abbreviato in «P. Diddy».
Il rapperro neoeboraceno aveva incuriosito molti per il fatto che mentre i suoi colleghi morivano in sparatorie (i casi Notorius B.I.G. e Tupac) o finivano nel dimenticatoio, lui era sempre riuscito a mantenersi sulla cresta dell’onda, e per decenni.
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Immagine di Daniel Incandela via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial 2.0 Generic
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