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Chiesto il diritto di voto per gli animali

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.

 

Gli animali dovrebbero avere il diritto di voto? Sì, secondo l’avvocato e filosofo britannico Ioan-Radu Motoarcă. In un articolo su Analysis, una rivista ospitata dalla Oxford University Press, e in un post sul blog della OUP , Motoarcă sostiene che il voto potrebbe essere un modo migliore della legislazione per promuovere il benessere degli animali.

 

Non sorprende che il commentatore di bioetica Wesley J. Smith sia esploso sulla National Review:

 

«Senti, so che sembra folle, proprio perché lo è. Ma da quando l’irrazionalità ferma i radicali? In effetti, il fatto che uno dei più importanti editori accademici del mondo abbia concesso a un ideologo dei diritti degli animali lo spazio per proporre un’idea così ridicola dimostra seriamente quanto profondamente l’ambiente intellettuale sia stato infettato dal virus dell’eccezionalismo antiumano».

 

Motoarcă deve affrontare una dura battaglia per convincere il pubblico ad accettare la sua proposta. Il primo ostacolo è che eminenti filosofi dei diritti degli animali, tra cui Peter Singer e Gary Francione, lo hanno liquidato come «ovviamente assurdo».

 

E costituzionalmente sarebbe irto di difficoltà. Come voterebbero?

 

Motoarcă tenta di dissipare le obiezioni dei suoi lettori rispondendo a tre obiezioni.

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In primo luogo, gli animali potrebbero votare solo su questioni relative ai propri interessi. In secondo luogo, sarebbe più efficace nel tutelare i loro interessi rispetto alla legislazione. E in terzo luogo, gli animali vengono trattati così male che occorre fare qualcosa. «Data l’indifferenza quasi universale verso la sofferenza degli animali e le dimensioni dell’industria alimentare di origine animale, un sistema di voto sugli animali sarebbe meglio di niente», scrive.

 

L’obiezione più pesante è che gli animali non sono competenti a votare. Ma anche molti esseri umani non sono competenti, risponde Motoarcă.

 

«Sarebbe estremamente ottimistico aspettarsi che tutti gli adulti votanti siano in grado di distinguere tra i vari partiti e le politiche in gioco. Di conseguenza, un’applicazione coerente di questo criterio richiederebbe l’implementazione di una sorta di test di competenza, con conseguente esclusione di molte persone dall’affiliazione. Da un punto di vista democratico, questa è una conseguenza sgradita».

 

Dalla proposta di Motoarcă non risulta chiaro come verrebbero scelti i rappresentanti umani degli animali. Presumibilmente sarebbero attivisti per i diritti degli animali – confermando così il timore di Smith secondo cui «gli ideologi dei diritti degli animali voterebbero per conto di coloro che – non chi – non possono votare per se stessi, e sempre contro l’uso umano degli animali».

 

Michael Cook

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Animali

Milioni di quadrupedi potrebbero invadere Seoul per la protesta degli allevatori di carne di cane

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Gli allevatori sudcoreani di carne di cane hanno minacciato di rilasciare 2 milioni di cani nelle strade mentre continua la controversia sui piani per vietare il consumo nel Paese. Lo riporta l’agenzia Reuters.   I partiti di tutto lo spettro politico stanno lavorando insieme per mettere al bando la carne di cane come parte di un disegno di legge sostenuto dalla first lady del Paese, Kim Keong-hee, moglie del presidente gaffeur Yoon Suk-yeol.   Gli allevatori di cani e i proprietari di ristoranti che servono carne canina hanno organizzato proteste davanti al parlamento, chiedendo al governo di non approvare un divieto quest’anno, scrive Reuters.   Joo Young-bong, capo dell’Associazione allevatori carne di cane, ha definito «folle» l’idea di mettere fuori legge la carne canina. Il Joo ha detto che i membri dell’organizzazione stanno discutendo del potenziale rilascio di 2 milioni di cani vicino ai principali edifici governativi di Seoul e alle case dei legislatori che hanno promosso la legge.   A luglio, circa 200 membri dell’organizzazione hanno organizzato una campagna contro le attività degli attivisti per i diritti degli animali mangiando pubblicamente carne di cane nel centro di Seoul e offrendola ai passanti. All’epoca Joo disse al quotidiano Korea Herald che mangiare carne canina era un diritto che non può essere violato, insistendo sul fatto che il divieto è una forma di discriminazione.   La First Lady sudcoreana Kim ha fatto una visita a sorpresa ad una conferenza stampa organizzata da gruppi civici in agosto, promettendo di porre fine alla controversa cultura della carne di cane. Secondo il Korea Times, la Kim ha dichiarato che «gli esseri umani e gli animali dovrebbero coesistere» e che «le attività illegali legate alla carne di cane dovrebbero essere poste fine».   Il South China Morning Post ha riferito che il Partito del Potere Popolare, che è una formazione conservatrice, propone una pena massima di cinque anni di carcere o una multa di 50 milioni di won (35.000 euro) per il commercio di carne di cane. Il Partito Democratico di Corea, di tendenza liberale, chiede tre anni di carcere e una multa fino a 30 milioni di won (21.000 euro).   Se approvate dal governo, le misure entreranno in vigore nel 2027, con un sostegno finanziario per le imprese che subiscono perdite a causa del divieto.   Uno studio di settembre condotto da Nielsen Korea e commissionato dalla Humane Society International (HSI) in Corea ha rilevato che l’86% degli intervistati non ha intenzione di mangiare carne di cane e che la maggioranza è a favore di un divieto.

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Secondo Sangkyung Lee, responsabile della campagna sulla carne di cane per HSI/Corea, «i politici di tutti i partiti stanno mostrando sostegno per il divieto dell’industria della carne di cane», citando «crudeltà» e «condizioni antigeniche» come ragioni principali della mossa.   Il cane è una pietanza servita anche in Cina, dove è considerato soprattutto per persone meno abbienti che vogliono nutrirsi secondo la tradizione alimentare olistica cinese del jinbu (letteralmente: «colmare il vuoto»).   Per tale tradizione medico-culinaria antica, è preferibile mangiarsi «un cane che è stato inseguito prima di essere macellato, perché alcune persone credono che si ottengano più benefici jinbu dal mangiare un animale il cui sangue ed energia sono aumentati», ha scritto in un articolo del 2020 sul New York Times Yi-Zheng Lian, docente universitario e opinionista.   Acerrimo nemico del consumo della carne di cane era stato il defunto politico e magistrato italiano Franco Frattini (1957-2022).   A fine 2020 vi fu un caso internazionale quando la Corte suprema svizzera annullò una sentenza Tribunale di Arbitrato Sportivo internazionale TAS di Losanna, presieduto dallo stesso Frattini, accogliendo un ricorso dei difensori del nuotatore cinese Sun Yang, squalificato per doping che «ricusavano l’operato del presidente italiano del TAS» scriveva il Corriere della Sera. Frattini aveva scritto su Twitter «inferno perenne per i sadici bastardi cinesi che uccidono brutalmente cani e gatti nello Yulin, con la complicità delle autorità cinesi». In altri post sulla questione dei cani in Cina avrebbe usato un insulto pesante: «musi gialli».   «Post ostili sui social (Twitter) da parte del presidente del panel Franco Frattini – ha scritto la Gazzetta dello Sport – hanno convinto il tribunale federale che il giudice italiano non avrebbe dovuto decidere sulla sentenza. I giudici federali a dicembre hanno rinviato il caso per un nuovo processo al TAS. Frattini, ex ministro degli Esteri italiano, è stato escluso dal nuovo processo». Quindi, «i dubbi sull’imparzialità dell’arbitro erano oggettivamente giustificati».   «Nei suoi tweet, l’arbitro [Frattini, ndr] denuncia una pratica cinese di macellazione di cani e denuncia il consumo di questa carne in una festa locale in Cina – ha scritto il tribunale svizzero in una nota riportata dalla Gazza – Alcune espressioni si riferiscono al colore della pelle di alcuni cinesi che prende di mira».   La questione della cinofilia alimentare sembra scaldare ancora gli animi e la politica in tutto il mondo.

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Animali

Misteriosa malattia si diffonde tra i cani americani

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Una misteriosa malattia respiratoria che colpisce i cani negli Stati Uniti si è diffusa in più stati, sollevando timori su una potenziale pandemia canina mentre i veterinari lottano per identificare la malattia e rintracciarne l’origine.

 

La malattia, chiamata malattia respiratoria infettiva canina atipica (aCIRD), ha infettato centinaia di cani solo nell’Oregon. I primi casi in California sono venuti alla luce martedì, quando il dipartimento di sanità pubblica della contea di Los Angeles ha riferito che almeno dieci cani erano stati contagiati dalla malattia.

 

Secondo quanto riferito, i cani in almeno altri sette Stati dell’Unione – dal New Hampshire all’Illinois, dal Colorado a Washington – sono stati colpiti e, in rari casi, la malattia può essere fatale. I sintomi tipici includono tosse, letargia, secrezione nasale e perdita di appetito. I cani affetti sono risultati negativi al test per le comuni malattie respiratorie che causano sintomi simili.

 

I casi della malattia risalgono almeno allo scorso agosto. La malattia è resistente ai trattamenti standard per i disturbi respiratori canini e i ricercatori stanno lavorando per identificare segmenti comuni di DNA in campioni raccolti da cliniche veterinarie in più stati. Alcuni cani hanno sofferto di malattie prolungate con sintomi simili alla polmonite.

 

Martedì l’American Veterinary Medical Association (AVMA) ha avvertito che i casi di malattie respiratorie nei cani sono in aumento in tutti gli Stati Uniti. Il gruppo ha raccomandato di prendere diverse precauzioni, tra cui mantenere aggiornate le vaccinazioni degli animali domestici ed evitare inutili raduni di cani, come portarli nei parchi per cani. «Si sa poco della malattia e di come si diffonde», ha affermato l’AVMA .

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Il Dipartimento di sanità pubblica della contea di Los Angeles ha raccomandato che i cani malati siano tenuti a casa e isolati per almeno 28 giorni, mentre i cani che sono stati esposti a loro dovrebbero essere messi in quarantena a casa per 14 giorni.

 

Alcuni dei cani californiani colpiti si sono ammalati dall’inizio di ottobre e un cane è morto a causa della malattia, ha detto il dipartimento al Los Angeles Times.

 

Il biennio pandemico portò vari casi inquietanti riguardo a cani e COVID. Dapprima si disse che potevano ammalarsi, poi dissero che no, non si poteva trasmettere dagli uomini ai quadrupedi e viceversa.

 

Tuttavia, ricordiamo bene come le autorità cinesi avessero cominciato ad uccidere anche pubblicamente cani e gatti dei positivi al COVID durante il grande lockdown di Shanghai della primavera 2022. Parimenti, Renovatio 21 aveva registrato la soppressione massiva di un canile dell’Australia con la scusa di «proteggere i suoi dipendenti».

 

L’episodio epidemico più rivoltante si ebbe a Parigi, quando un anno fa, nel pieno dell’emergenza per il vaiolo delle scimmie, il cane di una coppia di gay parigini fu trovato infettato dalla malattia che si temeva potesse diffondersi con gli eventi LGBT.

 

Come riportato da Renovatio 21, anche altre malattie inusuali, e terrificanti, si sono registrate negli USA in questi anni, come nel caso delle ripetute segnalazioni riguardo ai cervi-zombie.

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Accusano Bolsonaro di aver molestato una balena. E i cetacei che molestano gli esseri umani?

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La polizia federale e i pubblici ministeri del Brasile stanno indagando su un caso di «molestie» di una megattera da parte di un pilota di moto d’acqua che somiglia all’ex presidente Jair Bolsonaro, ha riferito sabato il giornale brasiliano Gazeta do Povo, citando documenti ufficiali.   L’incidente sarebbe avvenuto a giugno vicino alla città di Sao Sebastiao, ma l’indagine sarebbe stata avviata da un video virale sui social media che mostrava un uomo su uno scooter acquatico che si avvicinava al mammifero marino a una distanza ritenuta inappropriata.   Il video mostra che un pilota di moto d’acqua si trovava a circa 15 metri dalla balena e stava registrando un video sul suo telefono. La legge brasiliana vieta la «molestia deliberata di qualsiasi specie di cetacei», come balene e delfini, nelle acque giurisdizionali del paese.   Bolsonaro è stato presidente del Brasile dal 2019 al 2022 ed era accusato dagli oppositori, ora al potere dopo controverse elezioni, di politiche definite «anti-ambientali» dai critici a causa dello sfruttamento delle risorse naturali per rilanciare l’economia, guadagnandosi il soprannome di «Capitan Motosega». Secondo Human Rights Watch (HRW), la distruzione dell’Amazzonia ha subito un’accelerazione durante il suo governo a causa del disboscamento illegale e degli incendi boschivi.    

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Tuttavia, HRW ha anche affermato che «il problema della violenza da parte dei taglialegna in Amazzonia non è iniziato con Bolsonaro», citando dozzine di interviste con funzionari e membri di comunità indigene che concordano ampiamente sul fatto che il problema «è diffuso nella regione da anni».   Sabato Bolsonaro ha risposto alle accuse di molestie nei confronti del mammifero marino dicendo che «ogni giorno c’è qualcosa di brutto in me, quello di ieri era che stavo inseguendo le balene», aggiungendo che «l’unica balena a cui non piaccio sulla spianata è quella del ministero», riferendosi, secondo quanto riferito, al ministro della Giustizia brasiliano, il Flavio Dino.   Da quando ha lasciato la presidenza, Bolsonaro ha dovuto affrontare diverse indagini contro di lui, inclusa l’accusa di un «tentato colpo di Stato» per i moti del gennaio di quest’anno. A giugno gli è stato vietato di candidarsi alle elezioni fino al 2030.   Come riportato da Renovatio 21, ai sostenitori di Bolsonaro, a cui ad un certo punto avevano cominciato pure a sparare, ora il regime di Lula infligge l’esclusione dai social network e, in pieno stile maoista, un programma di «rieducazione alla democrazia».   La legge brasiliana difende le balene dalle molestie umane, tuttavia i casi di cronaca riportano più che altro situazioni in cui sono i mammiferi acquatici ad aggredire, con scherno e violenza, gli uomini.   Come riportato da Renovatio 21, continua il dramma della teppa di orche vandaliche che sta distruggendo imbarcazioni da diporto al largo di Gibilterra.     Poche settimane fa in Australia un surfista – o meglio, un praticante di wingfoiling – è stato brutalmente assaltato da una balenottera che, non paga di averlo buttato in acqua schiacciandolo col suo mastodontico peso, lo ha pure trascinato negli abissi dell’Oceano.     Altri casi, finiti in filmati che vi abbiamo mostrato, fanno vedere balene che con pachidermiche spanciate a seguito di guizzi fuor d’acqua distruggono imbarcazioni – con persone a bordo.     Vi è inoltre sempre da considerare, riguardo l’acredine del cetaceo verso l’uomo, la teoria secondo cui gli antichi avvistamenti di mostri marini non sarebbero da ricondurre ad altro se non i peni eretti delle balene, che a questo punto immaginiamo vengano oscenamente esposti alla vista degli umani come gesto di sfida.   C’è da augurarsi che il Bolsonaro, quando tornerà al potere, si affretti a abrogare la legge iniqua, magari stabilendo una legge che invece protegga gli esseri umani dalle continue molestie dei cetacei.

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Immagine di Agência Senado via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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