Satira
Cantante ex pornoattrice tedesca duramente multata per il saluto nazista. Perché non invoca il nonno partigiano come i giornalisti RAI?
Un tribunale tedesco ha inflitto una pesante multa alla cantante, pornoattrice e ed ex conduttrice televisiva Melanie Muller per aver fatto il saluto nazista durante un concerto e per possesso di droghe illegali, accuse da lei negate.
Venerdì scorso un tribunale distrettuale della città di Lipsia ha ordinato a Muller di pagare 80.000 euro per le violazioni. L’importo della multa è risultato oltre 14 volte superiore alla sanzione di 5.700 € richiesta dai procuratori.
Un giornalista del tabloid tedesco Bild ha riferito dall’aula del tribunale che la pop star è rimasta «scioccata» dal verdetto e che le è servito un po’ di tempo per riacquistare la calma.
Neues Video: „Am Dienstag gab die Sängerin #MelanieMüller an, einen Auftritt nach „Sieg-Heil-Rufen“ aus dem Publikum abgebrochen zu haben. Doch aktuelle Videos im Netz zeigen offenbar etwas anderes.“
— Nicola Sacco (@SchwarzePalmen) September 28, 2022
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Le accuse contro la cantante specializzata in musica schlager ed ex partecipante di trasmissioni TV come The Bachelor e Pool Champions, conosciuta nella sua breve carriera di attrice a luci rosse come Scarlet Young, derivano dal suo concerto del settembre 2022 a Lipsia, durante il quale era stata filmata mentre alzava ripetutamente il braccio destro in aria in un movimento che ricordava il saluto nazista. Il gesto è vietato in Germania insieme ad altri simboli relativi al partito nazionalsocialista di Adolf Hitler.
Gli avvocati della Muller hanno sostenuto che la loro cliente non ha simpatie o opinioni di destra e che stava solo agitando i pugni e scandendo slogan per rallegrare la folla.
Tuttavia, il giudice Lucas Findeisen ha respinto le argomentazioni della difesa e ha ritenuto il firmatario colpevole di «aver utilizzato simboli di organizzazioni incostituzionali o terroristiche».
Il giudice ha affermato che dal filmato era chiaro che Muller aveva sposato lo stato d’animo della folla di destra presente all’evento, facendo più volte un gesto illegale e urlando il saluto nazionalsocialista «Sieg, Heil» insieme agli spettatori del concerto.
Il giudice ha anche respinto l’affermazione della pop star secondo cui la cocaina e l’ecstasy trovate durante la perquisizione del suo appartamento appartenevano a un amico.
Durante il processo, gli avvocati della Muller si sono lamentati del fatto che la copertura negativa dei media avesse ostacolato la sua carriera e hanno espresso la speranza che un’assoluzione avrebbe permesso alla trentaseienne di «riprendere piede in Germania».
La cantante ha detto che si esibiva regolarmente in Germania, Austria e Svizzera, così come sull’isola spagnola di Maiorca (località invasa totalmente da turisti tedeschi di tutte le classi sociali). «Ora faccio concerti solo a Maiorca. Tutto il resto è sparito», si è lamentata la Muellerra.
La sentenza del tribunale di Lipsia non è definitiva e può essere impugnata.
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Quando Renovatio 21 riportò un anno fa dei problemi legali della Mueller, ci permettemmo di suggerire alla cantante una «difesa Azov»: non sono svastiche e rune, sono «antichi simboli europei», non sono nazisti, ma «patrioti». In caso possono contattare le testate giornalistiche italiane, e pure i grandi social media, oramai espertissimi nella pratica orwelliana (fino a pochi mesi fa impensabile, incredibile, irreale) del nazi-sciacquo in pubblica piazza.
Non sappiamo se ciò avrebbe potuto funzionare: del resto la Germania è il Paese nei Gay Pride viene cantato il nome del collaborazionista ucraina del nazismo Stepan Bandera, ma anche quello che ha cominciato a mandare via i soldati ucraini da addestrare per via delle inevitabili svastiche in mostrine e tatuaggi.
Tuttavia, oggi ci permettiamo di suggerire alla signora Mueller una tecnica ulteriore: la «difesa RAI».
Quando gli è stato contestato di aver intervistato un miliziano di Kiev non accorgendosi che costui esibiva un nazi-sibolo in bella vista (ma gli è scappato), il giornalista della TV pubblica italiana Ilario Piagnerelli ha risposto con l’ineffabile strumento, ben noto nel Bel Paese del dopoguerra, dell’albero genealogico resistenziale.
Sono cresciuto con un nonno partigiano, di quelli veri, che oggi non avrebbero dubbi nel distinguere tra invaso e invasore, tra chi resiste e chi occupa. Sono stato educato ai valori della Costituzione.
Mi rammarico profondamente di aver dato voce, anche se per pochi secondi, a… pic.twitter.com/lBhBTtlax6
— Ilario Piagnerelli (@ilario82) August 19, 2024
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«Sono cresciuto con un nonno partigiano, di quelli veri, che oggi non avrebbero dubbi nel distinguere tra invaso e invasore, tra chi resiste e chi occupa. Sono stato educato ai valori della Costituzione».
Possiamo suggerire alla cantante tedesca, alla quale pure certamente il nazismo «le è scappato», di cercare anche lei un parente partigiano, fenomeno forse più raro in Germania, ma non impossibile. E magari può dichiarare anche lei di essere stata cresciuta con la Grundgesetz, la Costituzione della Repubblica Federale Tedesca, certo considerando sempre che le carte costituzionali, in Germania, in Italia e ovunque, dopo il COVID sembrano valere, in ultima analisi, non troppissimo.
Aggiungiamo che se si impegnasse anche contro la strage di papere operata dai russi magari l’autorità democratica tedesca potrebbe avere clemenza.
Un monumentale #Piagnerelli su @RaiNews: “I russi uccidono le papere”. Perché dopo un po’ i bambini fanno acidità di stomaco. pic.twitter.com/Cy9jZXlXkL
— Arsenale Kappa Forum (@k_arsenale) August 21, 2024
No al nazismo. Sì alle papere martiri della democrazia, contro il bruto invasor. E nonni partigiani per tutti.
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Immagine di Sven Mandel Festivalsommer via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Animali
«Pigcasso», il maiale pittore, è morto. L’arte contemporanea può rinascere nei porcili?
In loving memory of Pigcasso who has sadly passed away.
— Compassion in World Farming (@ciwf) March 7, 2024
Rescued from a factory farm in South Africa, Pigcasso changed the hearts and minds of so many, encouraging them to reconsider how they saw farmed animals. She will leave a lasting legacy.
Video: Farm Sanctuary SA pic.twitter.com/DYL1U8HVVx
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Satira
Avviso ai lettori: padre Pizzarro non esiste. Ma potrebbero farlo papa
Un breve comunicato ai lettori di Renovatio 21, dovuto all’alta quantità di lettere arrivateci negli scorsi giorni, specie dopo l’ultima Newslettera.
In molti, dopo aver letto l’articolo intitolato «Padre Pizzarro risponde a Beppe Grillo» ci hanno scritto chiedendoci se il sacerdote, del quale avevamo accluso un denso video che spiegava le nostre ragioni, fosse un personaggio comico o un prete reale.
Rassicuriamo tutti dicendo subito che padre Florestano Pizzarro è, in teoria, solo un’invenzione di uno dei massimi artisti italiani, il comico Corrado Guzzanti. Cioè, padre Pizzarro non esiste – sempre in teoria.
Don Pizzarro, le cui apparizioni TV risalgono a quasi due decenni fa, è uno dei vari personaggi religiosi inventati da Guzzanti durante la sua carriera. Di certo, è forse il più memorabile, perché racconta, non si sa quanto volontariamente, la realtà di una chiesa che non crede più a nulla.
Con una certa insofferenza per chi la contesta – magari le presentatrici di sinistra nelle cui trasmissioni padre Pizzarro appariva – senza rendersi conto di come stanno le cose nel profondo, il personaggio spiegava, quasi infastidito, la fatica di mandare avanti la baracca vaticana, più simile ad una serie TV che ad un’istituzione sacra, sotto l’avvenuto disincantamento del mondo perpetrato dalla scienza.
«Ma te hai vista ‘a robba che c’è llàfori? Mijardi e mijardi de galassie, de stelle, de pianeti, buchi neri, quasar, oceani de materia oscura, de fasci de neutrini».
Padre Pizzarro era oltre il modernismo, oltre il democristianismo: era un personaggio che, con il suo cinismo e la sua saggezza, cerca di tirare avanti un’organizzazione religiosa alla quale non crede più nessuno, lamentandosi pure con una certa insolenza romana di coloro che ancora ci credono.
Stamo ar medioevo» diceva in uno sketch. «Ha ragione mi’ fijo. Stamo al medioevo».
Come abbiamo scritto in altre occasioni, per noi padre Pizzarro è un maestro: da lui possiamo imparare moltissimo, perché egli, oggi, in effetti non è più davvero un personaggio comico, cioè caricaturale, incredibile – nel momento in cui al Dicastero per la Dottrina della Fede ci sta il «cardinale Orgasmo», padre Pizzarro diviene un personaggio realistico. Lo era già all’epoca, in verità, per molti che capiscono delle dinamiche intestine del vaticano infestato da un secolo di modernismo e occupato verticalmente dai tempi dell’ultimo Concilio.
Le posizioni del Pizzarro, davvero, non sono in fondo tanto diverse da quelle della CEI degli ultimi cinquant’anni. Anzi, se possiamo permetterci, sono in alcuni casi più conservatrici: la proposta di levare i punti della patente a quelle che abortiscono l’episcopato italiano non l’ha mai fatta, anzi, come sappiamo, anche oggi come sempre – forte dell’opera di Giorgia Meloni e di figure neodemocristiane infilate nel suo governo – difende la legge 194, cioè il libero aborto a spese del contribuente che versa anche l’8 per mille.
Padre Pizzarro immagina una sanzione, anche solo cinicamente simbolica, per l’uccisione degli innocenti. La CEI non sfiora nemmeno l’idea di punire il male, anzi lasciando pure la società libera di considerare l’aborto non solo come un diritto, ma finanche come una virtù
Per cui, concludiamo dicendo che, rebus sic stantibus, non sarebbe fuori dal regno probabilità se il prossimo conclave, riempito di cardinali creati dal Bergoglio (pensate: monsignor Fernandez è il preferito, quindi il migliore fra di essi?), eleggesse papa proprio padre Pizzarro.
Ciò detto, ricordiamo ai lettori di controllare sempre la categoria dell’articolo, in alto a sinistra, sopra foto e titolo: qui era, scritto evidenziato «Satira», parola che avevamo anche inserito nel testo, pensando che quelli che non conoscevano il personaggio fossero pochi, e ancora più nell’intimo, sperando che la percezione dei sacerdoti attuali non fosse arrivata a scambiare una caricatura per prete autentico.
Ci sbagliavano, e molto, e chiediamo perdono ai lettori.
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Immagine screenshot da YouTube
Arte
Comico americano va avanti con le battute contro la follia transgender
Dave Chappelle racconta un aneddoto su Jim Carrey per parlare del suo rapporto con i trans. pic.twitter.com/apd3yMvPpG
— Renovatio 21 (@21_renovatio) January 6, 2024
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