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Geopolitica

«La stampa britannica insabbia i nazisti in Ucraina»

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Steve Sweeney, un giornalista  del quotidiano britannico Morning Star, ha accusato i principali media britannici di «insbbiare» il ruolo dei nazisti nelle attuali vicende ucraine.

 

Sweeney ne ha parlato in un’intervista alla testata governativa russa RT, il cui sito è ora inaccessibile in Occidente.

 

«Si sta compiendo un grande sforzo per mascherare o riabilitare l’Azov  in quanto non ha alcuna influenza in Ucraina o si tratta semplicemente di nazionalisti fraintesi», ha sottolineato il giornalista.

 

«Ci sono il Times, il Telegraph, il Guardian, la BBC, Sky News, Channel 4 che producono tutti reportage identici da Kiev e Lviv che non si discostano affatto dalla linea del governo, dalla linea della NATO su ciò che sta accadendo».


 

Lo Sweeney è arrivato al punto di descrivere i servizi della BBC sul reggimento Azov come «una lezione di negazione del fascismo».

 

Sweeney, che è tornato di recente dalla città ucraina di Lviv vicino al confine con la Polonia, ha detto che doveva recarsi lì lui stesso perché i media britannici erano così controllati e non ci si poteva fidare che fossero affidabili.

 

Mentre si trovava a Leopoli, ha osservato che «la città stessa era essenzialmente piena di fascisti e mercenari e di persone in divisa militare che utilizzano reti di trasporto civili per entrare in Ucraina» dalla Polonia.

 

Lo Sweeney conclude dicendo che mentre qualsiasi mercenario straniero che si presentasse «per uccidere i russi» è stato accolto a braccia aperte, è stato trattato in modo abbastanza diverso come giornalista occidentale.

 

«Quello che mi è successo è che sono stato interrogato sulla mia attività in Ucraina; [mi è stato] detto che ero una spia; [mi è stato] detto che sarei stato arrestato e torturato; e l’indicazione era forse peggiore di quella, il che significa che mi avrebbero potenzialmente ucciso», ha dichiarto il giornalista britannico.

 

Come riportato da Renovatio 21, il livello di copertura, insabbiamento e menzogna da parte dei media occidentali riguardo il neonazismo in Ucraina ha raggiunto livelli indescrivibili, con uno sciacquamento improbabile di articoli scritti pochi anni prima, ed altri ancora – come nel triste esempio italiano de La Stampa – fatti improvvisamente sparire.

 

Nel nuovo ministero della Verità la denazificazione promessa da Putin è già stata compiuta per assolvere Azov e soci associati alla NATO dai loro crimini coprendosi gli occhi dinanzi a svastiche, rune, sonnenrad, kolovrat.

 

Ben altro trattamento è stato riservato al battaglione Azov dalla stampa cinese.

 

 

 

 

Immagine screenshot da Odysee

 

 

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Geopolitica

Oggetto trovato vicino al Nord Stream: ci porterà al colpevole?

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L’agenzia per l’energia della Danimarca ha pubblicato giovedì scorso una foto di un misterioso oggetto cilindrico trovato vicino al gasdotto Nord Stream 2 sul fondo del mare.

 

L’agenzia ha affermato che è «possibile» che l’oggetto sia una boa marittima, alta 40 centimetri e larga 10 centimetri, e che «non rappresenti un rischio immediato per la sicurezza», riporta l’agenzia AFP.

 

Il Cremlino ha definito il recupero e l’esame dell’oggetto trovato accanto al Nord Stream «di fondamentale importanza» e che il reperto sarà attentamente esaminato.

 

Esso infatti potrebbe costituire la prova fisica di chi ha davvero commesso l’atto di terrorismo internazionale che ha distrutto il gasdotto russo-tedesco nel settembre scorso.,

 

Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha detto durante il quotidiano incontro con la stampa che «è di fondamentale importanza determinare che tipo di oggetto è, se è collegato a questo atto terroristico – a quanto pare lo è – e continuare questa indagine. E questa indagine deve essere trasparente». Come noto, le richieste della Russia di indagini congiunte con i vari Paesi dall’area sono state rifiutate dai governi, pur essendo il Nord Stream una proprietà russa.

 

Tuttavia ora la Danimarca sembra per qualche ragione aver cambiato idea. Il portavoce Peskov ha affermato riguardo alle indagini tedesche, svedesi e danesi in corso che è «una notizia sicuramente positiva» che Copenaghen abbia invitato Nord Stream 2 AG, la società russo-tedesca che controlla il gasdotto, ad assumere un ruolo attivo nelle indagini.

 

In realtà è stato Putin il primo a fare riferimento pubblicamente all’oggetto e agli sforzi investigativi in ​​corso per accertare di cosa si tratti. Il presidente della Federazione Russa aveva detto che esperti ritengono che l’oggetto potrebbe essere un’antenna di segnale per attivare un esplosivo in quella parte del gasdotto.

 

Dagli attentati clandestini del 26 settembre che hanno disabilitato permanentemente i gasdotti dalla Russia alla Germania che passano sotto il Mar Baltico, la narrativa prevalente è cambiata radicalmente. Inizialmente, politici media occidentali avevano incredibilmente puntato il dito contro Mosca, ma poi a febbraio il giornalista premio Pulitzer Seymour Hersh ha pubblicato un’inchiesta specificando che si trattava di un’operazione segreta della CIA e della Marina degli Stati Uniti.

 

Dopo l’accurato reportage di Hersh, le accuse secondo cui la Russia avrebbe bombardato il proprio oleodotto erano terminate, tuttavia è emersa una bislacca nuova teoria, subito sostenuta dai media mainstream: i colpevoli vanno ricercati in un piccolo gruppo filoucraino, con a disposizione competenze e attrezzatura subacque avanzate, tanto esplosivo, più una barchetta.

 

Come riportato da Renovatio 21, il Cremlino  ha definito la nuova teoria dei sub «filoucraini» ridicola, sottolineando che solo uno Stato e un esercito avrebbero le risorse per portare a termine un’operazione così complessaHersh ha quindi affermato, sulla base delle sue fonti, che la CIA stessa ha piantato la narrativa dei palombari ucrainisti nei media amichevoli per proteggere la Casa Bianca, che è coinvolta fin nella sua vetta, dal consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, alla sottosegretaria del Dipartimento di Stato Victoria Nuland (artefice, almeno da un decennio e più, delle tensioni ucraine), al presidente Biden stesso.

 

 

 

 

Immagine da Twitter

 

 

 

 

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Geopolitica

Ministro israeliano dichiara che non esiste alcun popolo palestinese

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Il ministro delle finanze israeliano Bezalel Smotrich ha dichiarato a una cerimonia commemorativa privata a Parigi che non esiste un popolo palestinese, che è un’invenzione del mondo arabo e che lui e i suoi nonni sono i veri palestinesi. Lo riporta il quotidiano israeliano Times of Israel.

 

Smotrich ha affermato che «non esistono i palestinesi perché non esiste il popolo palestinese», un commento che è stato accolto con applausi dai partecipanti, come si vede in un video dell’evento pubblicato online.

 

«Sai chi sono i palestinesi?” ha proseguito il ministro dello Stato ebraico. «Io Sono palestinese», ha detto, citando anche sua nonna, nata nella città israeliana settentrionale di Metula 100 anni fa, e suo nonno, un gerosolimitano di 13ª generazione come i «veri palestinesi».

 

 

«Esiste una storia o una cultura palestinese? No. Ci sono stati arabi in Medio Oriente che sono arrivati ​​in Terra d’Israele contemporaneamente all’immigrazione ebraica e all’inizio del sionismo. Dopo 2000 anni di esilio, il popolo di Israele stava tornando a casa, e intorno c’erano arabi a cui non piaceva. Quindi cosa fanno? Inventano un popolo fittizio in Terra d’Israele e rivendicano diritti fittizi in Terra d’Israele solo per combattere il movimento sionista».

 

Le comunità arabe occupate dovrebbero «smettere di sputare nel pozzo da cui stanno bevendo», ha detto Smotrich, riferendosi al beneficio che gli arabi avrebbero tratto dal «miracolo» che è Israele.

 

Le ultime osservazioni infiammatorie di Smotrich sono arrivate all’incirca nello stesso periodo in cui i funzionari della sicurezza israeliani e palestinesi si stavano riunendo a Sharm el Sheik, in Egitto, per dare seguito a un incontro di febbraio ad Aqaba, in Giordania, per elaborare accordi di sicurezza per la Cisgiordania.

 

Un comunicato congiunto firmato da Israele e Palestina sottolinea il «diritto legale» che la Palestina ha di svolgere responsabilità di sicurezza sull’Area A della Cisgiordania.

 

Secondo il Times of Israel le forze dello Stato ebraico conducono regolarmente raid nell’Area A che hanno ucciso dozzine di palestinesi nell’ultimo anno.

 

L’affermazione di Smotrich non è nuova: la prima a dire che «i palestinesi non esistono» fu, negli anni Settanta, la premier Golda Meir.

 

 

Dal discorso di Smotrich restano completamente fuori, per qualche motivo, i cristiani palestinesi, in nessun modo assimilabili alla narrativa professata dal ministro, e pure dotati di loro automatiche rappresentanze alla Knesset. Attualmente, i cristiani israeliani si stanno dimostrando inquieti per il nuovo governo Netanyahu.

 

Come riportato da Renovatio 21, un nuovo disegno di legge proposto dall’alleanza partitica Ebraismo della Torah Unito (UTJ) prevede la criminalizzazione dei tentativi di conversione; la proposta pone l’accento sul proselitismo cristiano.

 

Un altro ministro israeliano, il capo del dicastero della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir, due mesi fa ha vietato l’esposizione di bandiere palestinesi in luoghi pubblici sostenendo che «incoraggiano il terrorismo».

 

 

 

 

 

Immagine di 4800 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)

 

 

 

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Essere genitori

La manovra dietro la richiesta di arresto di Putin da parte della Corte Penale Internazionale

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Il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin è stato accusato dalla ICC, o Corte Penale Internazionale (CPI), di aver permesso al commissario presidenziale per i diritti dei bambini Maria Lvova-Belova di salvare orfani dalla zona di guerra del Donbass e poi trovare genitori russi disposti ad adottarli.

 

«La deportazione illegale di popolazione (bambini) e quella del trasferimento illegale di popolazione (bambini) dalle aree occupate dell’Ucraina» è scritto nel linguaggio della CPI.

 

È qui ignorato bellamente che milioni di residenti adulti del Donbass sono fuggiti in Russia in cerca protezione in questi anni di pulizia etnica (14 mila morti) praticata dal regime di Kiev contro l’etnia russa presente su quello che era sulla carta territorio ucraino. È ignorato altresì che dal 2014 la continuità tra i russi di ucraina e la madrepatria non ha potuto che aumentare a dismisura. Il successo dei referendum di annessione e della distribuzione dei passaporti a Lugansk e Donetsk stanno a significarlo alla perfezione.

 

Contrariamente a quel che può credere il quivis de populo, la Corte Penale Internazionale non è collegata alle Nazioni Unite. Inoltre, non ha autorità in Russia, Stati Uniti, Cina, India e dozzine di altri Paesi che non sono firmatari dello Statuto di Roma, lanciato nel 1998, entrato in vigore nel 2002 e modificato nel 2010.

 

La Russia, sebbene originariamente firmataria del documento di fondazione della CPI del 1998, si è ufficialmente ritirata dalla CPI anni fa, citando il suo allontanamento dai suoi obiettivi dichiarati.

 

In secondo luogo, gli Stati Uniti hanno promulgato una legge nel 2002 che proibisce qualsiasi cooperazione con la CPI e autorizza «tutti i mezzi necessari e appropriati», inclusa la forza militare, per liberare gli americani o i cittadini degli alleati degli Stati Uniti dalle azioni della CPI. In pratica, se un qualche cittadino americano accusato di essere un criminale di guerra viene preso e portato alla CPI, Washington manda un commando a esfiltrarlo (se va bene), oppure i bombardieri, o chissà ché.

 

La legge ovviamente protegge personaggi come George Bush, Dick Cheney e l’allegra compagnia neocon (quella che ora è dietro alla guerra contro la Russia) dalla possibilità di essere processati, e pagare, per aver macellato uno o due milioni di persone in Iraq – più l’Afghanistan… è bello pensare che anche Biden, Jake Sullivan, Victoria Nuland e soci mai potranno essere processati all’Aia per l’attacco terroristico al gasdotto Nord Stream. Lo stesso dicasi per Anthony Fauci e per Shi Zhengli, la batwoman del laboratorio di Wuhano, qualora mai ci fosse un processo internazionale per il coronavirus.

 

Non solo Putin è ora ricercato dal Tribunale per crimini internazionali dell’Aia. Con lui c’è Maria Lvova-Belova, Commissario presidenziale per i diritti dei bambini della Federazione Russa, una donna che col marito, pur avendo già cinque figli dal marito sacerdote ortodosso, ne ha adottati molti altri, arrivando ad essere custode di 23 fanciulli.

 

Prima di ricevere l’incarico di Commissario per l’infanzia, la Lvova-Belova aveva insegnato chitarra nelle scuole di musica per bambini. Successivamente, aveva fondato Novjie Berega, una comunità per giovani con diversi tipi di disabilità.

 

L’anno scorso lei e suo marito avevano adottato il loro primo figlio dal Donbass: ecco il presunto complice di Putin.

 

Durante il conflitto, la Lvova-Belova ha trovato genitori adottivi e tirato fuori gli orfani dal pericolo in corso. Lo stesso regime di Kiev che da nove anni ha ucciso un numero significativo di genitori, aggravando notevolmente il problema degli orfanotrofi, ha dichiarato alla Corte penale internazionale che Lvova-Belova, insieme a Putin, sta rapendo i bambini, presumibilmente i loro cari cittadini ucraini.

 

Dopo l’emissione da parte della CPI di un mandato di arresto, Maria Lvova-Belova ha ringraziato sarcasticamente la «comunità internazionale» per aver apprezzato il suo lavoro per aiutare a salvare i bambini dalla zona degli attacchi ucraini.

 

La triste realtà, che a questo punto getta ombre anche sui sistemi giudiziari transnazionali, è che tutta questa manovra serve a ferire le possibilità di manovra di Putin, che non potrà più visitare Paesi stranieri qualora fossero firmatari dello Statuto di Roma che riconosce la CPI. Il presidente russo rischierebbe l’arresto.

 

Per cui, per Putin, niente più G20, etc.: ecco un modo per togliere il vero dominatore della scena globale dai palcoscenici diplomatici.

 

Paradossalmente, Putin potrebbe però visitare gli USA, che rivendicano l’opzione militare nel caso la CPI tocchi uno dei loro.

 

L’ipocrisia dell’intero sistema internazionale occidentale arriva al parossismo, al ridicolo.

 

 

 

 

Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) 

 

 

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