Geopolitica
Assaltata l’ambasciata francese in Niger, che sospende le vendite dell’Uranio. Parigi prepara un blitz?
Ieri nella capitale del Niger, Niamey, migliaia di persone che sostengono colpo di Stato si sono riunite in massa davanti all’ambasciata francese, dopo che Parigi ha annunciato di aver sospeso gli aiuti al Paese africano per il colpo di Stato.
Alcuni manifestanti hanno cercato di entrare nell’edificio, mentre altri hanno rimosso una targa con la scritta «Ambasciata di Francia in Niger», rimpiazzandola con bandiere del Niger e della Russia.
Tra gli slogan, oltre a «abbasso la Francia», sono comparsi anche cori «Viva la Russia» e «Viva Putin».
French embassy in the Niger capital surrounded by supporters of the coup
People chant "Long live Russia", "Long live Putin", "Down with France", "Down with Macron" pic.twitter.com/Jn3eQc3Wmq
— COMBATE |🇵🇷 (@upholdreality) July 30, 2023
🇳🇪🇫🇷 Protesters in Niger set fire to the entrance of the French embassy in Niamey, the capital and largest city of Niger. pic.twitter.com/JyT2rgVARe
— 🅰pocalypsis 🅰pocalypseos 🇷🇺 🇨🇳 🅉 (@apocalypseos) July 31, 2023
Durante la marcia organizzata a sostegno del golpe, le bandiere russe, oltre a quelle nigerine, non sono mancate, con attacchi diretti verso la Francia, l’Ecowas (cioè, la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale) e l’Unione Africana.
🤔
‼️ UPDATE – Niger: The Russian flag is waved in Niamey, the capital, where the coup seems to have ended. pic.twitter.com/zkO1r3YjKq
— {Matt} $XRPatriot (@matttttt187) July 27, 2023
In the capital of Niger, Niamey, a crowd of protesters rejoice after the expulsion of French structures
People happily wave Russian flags.
Africa is rising against colonisal forces. Biafra must embrace this movement. Follow #IgboRonu now! pic.twitter.com/couF6wLemA
— Igbo Ronu (@igboronu) July 30, 2023
Successivamente, i manifestanti si sono radunati nella piazza di fronte all’Assemblea Nazionale, arrivando da diverse zone della città: «Abbasso la Francia, abbasso Barkhane, non ci interessa l’Ecowas, l’Unione Europea e l’Unione Africana!» ha scandito in chiarezza la protesta.
Drone footage of the 7/30/23 demonstrations in Niamey, Niger in defense of the recent military takeover & in opposition to the French role in the country. pic.twitter.com/CjjG0yJ108
— Eugene Puryear (@EugenePuryear) July 30, 2023
L’operazione Barkhane è una missione in corso avviata il 1° agosto 2014 e guidata dall’esercito francese per contrastare i gruppi islamisti nella regione africana del Sahel attraverso operazioni anti-insurrezionali. La forza francese coinvolta ammonta a circa 3.000 uomini ed ha la sua sede principale a N’Djamena, la capitale del Ciad. Questa operazione è realizzata in collaborazione con quattro paesi, tutti ex colonie francesi situate nella regione del Sahel: Burkina Faso, Ciad, Mauritania e Niger. Insieme, questi paesi sono noti come il «G5 Sahel».
What's Happening in Niger?
Most Americans do not seem to pay attention to Africa much, but Africa, particularly Niger are huge exporters of important materials and play a crucial role in international politics. So what's going on?
– Last week a junta seized power from President… pic.twitter.com/6t0vAd1SS6
— Brian Krassenstein (@krassenstein) August 1, 2023
Il nome «Barkhane» fa riferimento a un tipo di duna a forma di mezzaluna tipica del deserto del Sahara. In passato, il Mali faceva anche parte di questa operazione, ma ha cacciato le forze francesi (incluse le ONG) accusando Parigi di sostenere i terroristi che dice di combattere.
I francesi hanno ancora almeno 1500 soldati nel Paese assegnati a Barkhane. Alcuni di essi sono visti in alcuni video non verificati spuntati in rete in cui sembrano coordinare l’evacuazione dei cittadini francesi.
French Military's Tense Reunion & Departure in Niger 🚨 Witness the gripping moments as soldiers welcome their compatriots before their imminent departure from Niamey International Airport! #FrenchMilitary #Niger
— mansa 🇲🇱 (@mansam00sa) August 1, 2023
Le richieste dei manifestanti includono la richiesta di arrestare coloro che facevano parte del governo precedente, con l’accusa di appropriazione indebita di fondi. Durante la proteste, tutte le strade che portano all’ambasciata di Francia e degli Stati Uniti sono state chiuse. Inoltre, nelle vicinanze dell’ambasciata francese, sono stati utilizzati lacrimogeni per disperdere i manifestanti e tenerli lontani dall’area della missione diplomatica di Parigi.
L’Ecowas ha quindi programmato un vertice in Nigeria per discutere della situazione del colpo di Stato nel Niger. La giunta militare nigerina ha denunciato sabato che durante tale vertice, l’Ecowas intenderebbe approvare un «piano di aggressione contro il Niger», con l’imminente possibilità di un intervento militare a Niamey. La giunta militare ha avvertito l’Ecowas della sua «forte determinazione» a difendere il Paese nel caso in cui un’azione militare venisse intrapresa.
L’ipotesi di un intervento francese è nell’aria, e persino temuto dal governo italiano.
«Un intervento fatto da europei bianchi per andare ad incidere in una cosa interna rischierebbe secondo me di avere effetti deflagranti» ha detto il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto ieri in una dichiarazione. «Si cammina sulle uova e ogni atto bisogna valutarlo tre volte per quello che può essere l’effetto. Va bene mantenere i contingenti europei affinché la situazione non deflagri e diventi una guerra sanguinosa, ma è il momento di ragionare: abbiamo ferite nel mondo che nascono da accelerazioni non ragionate. Secondo me la situazione è recuperabile senza interventi troppo duri».
«È un colpo di stato anomalo» ha dichiarato oggi il Crosetto. «Non si capisce se la parte militare abbia aderito per convinzione o solo per evitare una guerra civile». Il ministro della Difesa ha voluto poi sottolineare l’inesistenza di una linea comune dell’UE: «Non mi viene in mente un solo caso di politica internazionale in cui i 27 siano d’accordo. Sul Niger io non so che cosa pensa e cosa farà domani la Francia. Non lo sa la Germania e non lo sanno gli Usa. Non sappiamo come si muovono gli altri Stati, perché non esiste un tavolo di coordinamento».
L’idea dei golpisti nigerini riguardo ad un possibile blitz unilaterale di Parigi potrebbe quindi non essere campata in aria. Il presidente Emmanuel Macron si è limitato ad affermare che il suo governo «non tollererà alcun attacco alla Francia e ai suoi interessi» in Niger, contestando il colpo di Stato da lui definito «perfettamente illegittimo» – espressione interessante: per il presidente francese, con evidenza, alcuni golpe sono legittimi, altri no…
الحمد لله أني كنت من المشاركين اليوم في حرق العلم الفرنسي، العدو اللدود، أقبح مستعمر على مر التاريخ.. pic.twitter.com/wPBpCrEe2i
— عبد الرحمن النيجري (@AbdouNiamey227) July 30, 2023
Ecco quindi che il Niger avrebbe sospeso tutte le esportazioni di uranio ed oro verso la Francia. «La giunta ha continuato a intensificare la retorica antifrancese. Ha annunciato che sospenderà con effetto immediato l’esportazione di uranio in Francia. Il Niger è il settimo produttore mondiale di uranio e la Francia, che fa affidamento sull’energia nucleare per il 75% della generazione di potenza, è un importante importatore».
Secondo quanto riportato da vari giornali, l’uranio nigerino costituirebbe il 30% del fabbisogno di materiale fissile dell’industria atomica francese.
Come riportato ieri da Renovatio 21, quattro settimane prima del golpe era stato firmato un accordo Cina-Niger sul commercio di uranio.
La Francia ha affermato che riconoscerà come unica autorità legittima il solo presidente deposto Mohamed Bazoum, la cui precisa ubicazione rimane sconosciuta, sebbene abbia appena incontrato il leader del Ciad, che secondo quanto riferito sta cercando di mediare. «Ci sono persino accuse di forze francesi che preparano un attacco missilistico al palazzo presidenziale» scrive Zerohedge. «Tuttavia, la Francia non ha né confermato né smentito che il governo di Bazoum in esilio lo abbia richiesto».
Come noto, il gruppo Wagner, non ancora visto direttamente in scena in Niger, è tuttavia ben presente nel vicino Mali, dove ha scacciato di fatto l’influenza francese.
Il capo della Wagner Evgenij Prigozhin, che giorni fa è riapparso in Russia per la prima volta ad un forum africano a San Pietroburgo, in un raro messaggio ha celebrato positivamente il colpo di stato e accusando il colonialismo francese e occidentale in Africa.
In un lungo messaggio pubblicato sui social media, Prigozhin ha attribuito la situazione in Niger all’eredità del colonialismo e ha affermato, senza prove, che le nazioni occidentali stavano sponsorizzando gruppi terroristici nel Paese.
La situazione si complica se si pensa che uno dei leader del golpe è stato in realtà addestrato a Fort Benning, in Georgia, dalle forze speciali USA. Infatti il capo delle forze per le operazioni speciali del Niger Moussa Salaou Barmou, è stato infatti addestrato dalle forze armate statunitensi, scrive The Intercept. Ufficiali militari addestrati dagli Stati Uniti hanno preso parte a 11 colpi di stato in Africa occidentale dal 2008.
«Abbiamo avuto una relazione molto lunga con gli Stati Uniti», ha affermato Barmou nel 2021. «Essere in grado di lavorare insieme in questa veste è molto positivo per il Niger».
Proprio il mese scorso, Barmou ha incontrato il tenente generale Jonathan Braga, capo del comando delle operazioni speciali dell’esercito americano, presso la base aerea 201, una base di droni nella città nigeriana di Agadez che funge da fulcro di un arcipelago di avamposti statunitensi nell’Africa Occidentale
Caos a parte, è evidente cosa sta accadendo: un altro fronte si può aprire in questa prospettiva di conflitto globale, una nuova soglia di conflitto tra i blocchi mondiali. Dopo l’Ucraina e Taiwan, ecco il Niger. Statene certi, non è finita. Venezuela, Bolivia, Himalaya, Moldavia, Yemen, Siria, Libano, Pakistan, Afghanistan, Australia… ognuno di questi luoghi possiede un conflitto che può essere slatentizzato sanguinariamente.
La Terza Guerra Mondiale è davvero alle porte: ringraziate di questo la demenza alla Casa Bianca, e i suoi stupidi lacchè europei.
Geopolitica
Ancora botte dentro e fuori il Parlamento della Georgia. Ma la legge sugli «agenti stranieri» passa
Mercoledì i deputati georgiani si sono scontrati in parlamento in vista della sessione plenaria in cui verrà deciso il destino di un controverso disegno di legge sugli «agenti stranieri» che ha scatenato violente proteste.
La legislazione, ufficialmente nota come disegno di legge «Sulla trasparenza dell’influenza straniera», è una nuova versione di un disegno di legge simile proposto lo scorso anno dal partito al potere K’art’uli Ots’neba, «Sogno Georgiano», che richiede alle organizzazioni e agli individui con più del 20% di finanziamenti esteri di registrarsi come «agenti stranieri» e rivelare i propri donatori.
Il disegno di legge è stato ripresentato in parlamento con piccole modifiche all’inizio del mese scorso, e da allora è stato approvato in due letture. L’opposizione considera la legislazione autoritaria e si oppone fermamente ad essa.
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Mercoledì un video pubblicato online dalla deputata dell’opposizione Salome Samadashvili mostrava diversi suoi colleghi che si afferravano e urlavano nella sala conferenze principale del parlamento. Non è chiaro cosa si sia detto esattamente durante l’alterco, ma si può sentire una voce che grida «istigatore!», secondo quanto riportato da RT.
La stessa Samadashvili non sembra aver preso parte all’alterco ma, secondo quanto riportato dai media, le è stato successivamente chiesto di lasciare la sessione plenaria.
❗️Discussion of the “foreign agents law” disrupted by a mass brawl involving up to 40 deputies. Today, the second reading of the bill is taking place in parliament.#Tbilissi #Georgia pic.twitter.com/LOmG97e4zH
— Dr. Khaled Alfaiomi (@Alfaiomi) May 1, 2024
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Si tratta del secondo incidente questa settimana in cui le discussioni parlamentari sulla nuova legislazione sono diventate violente. Lunedì la deputata dell’opposizione Khatia Dekanoidze ha colpito con una bottiglia d’acqua Guram Macharashvili, un deputato del partito al governo.
Due settimane prima, in un’altra sessione dedicata al disegno di legge era scoppiata una rissa dopo che il deputato dell’opposizione Aleko Elisashvili aveva dato un pugno in faccia a Mamuka Mdinaradze, un forte sostenitore della legislazione.
La proposta di legge ha scatenato proteste di massa anche fuori dal parlamento. I filmati girati negli ultimi giorni mostrano manifestanti dell’opposizione che si scontrano con agenti di polizia, che vengono visti usare spray al peperoncino, gas lacrimogeni e idranti per disperdere la folla.
Gli stati occidentali, inclusi Stati Uniti e Unione Europea, hanno criticato la proposta di legge, sostenendo che complicherebbe il lavoro di molte ONG straniere nel paese. Bruxelles ha persino avvertito la Georgia, alla quale è stato recentemente concesso lo status di candidata all’UE, che l’adozione della legislazione potrebbe mettere a repentaglio la candidatura del paese all’adesione.
Tuttavia, la scorsa settimana il primo ministro georgiano Irakli Kobakhidze ha insistito sul fatto che il disegno di legge è una «condizione necessaria per andare avanti» nel percorso verso l’adesione all’UE perché renderebbe la Georgia più trasparente.
Ieri il Parlamento georgiano ha approvato la seconda lettura del disegno di legge. Il ministero della Sanità georgiano, in un bollettino citato dai media georgiani, ha detto che 11 persone, tra cui sei agenti di polizia, hanno ricevuto cure ospedaliere dopo gli scontri seguiti all’approvazione del disegno di legge.
people put up barricades and hung 🇬🇪 🇪🇺 🇺🇦 flags on top #tbilisi #georgia pic.twitter.com/gIUkGXRZFh
— Tornike Mandaria (@Tokmando) May 1, 2024
Free Georgia 🇬🇪 🇺🇦🇪🇺
We see you 🇬🇪
We are with you 🇬🇪 pic.twitter.com/Mrd7aRSXvL— AnnaT 🇬🇧 🫶 🇺🇦 (@1AnnaT) May 1, 2024
🇬🇪 A massive turnout at #NoToRussianLaw protest after the brutal dispersal of peaceful protest. I couldn’t fully record how many people are here. #Georgia pic.twitter.com/CxEYLa2Wbf
— Medea Ivaniadze (@medeaivan) May 1, 2024
Tensions rise in Georgia.
Darkest days are ahead. Pray for us. Help us expose the Russian government for what they are internally.
Sanction these fuckers!!!! pic.twitter.com/ySZc3ypkRu
— General George Fella 🇬🇪🇺🇦 (@jezko_fella) April 30, 2024
Water cannons, rubber bullets (which Ministry of Internal Affairs denied was used), tear gas, pepper spray, protesters shook the side gate of the parliament building.
Russian law that ruling party pushes is unconstitutional and drifts Georgia to Russia; Georgians won’t allow. pic.twitter.com/ZM919fX8hc
— Katie Shoshiashvili (@KShoshiashvili) May 1, 2024
police are still inside the parliament as angry crowd gets angrier #tbilisi #georgia pic.twitter.com/91V7En2Ii2
— Tornike Mandaria (@Tokmando) May 1, 2024
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Il vice ministro dell’Interno Aleksandre Darakhvelidze, citato dai media georgiani, ha affermato che i manifestanti hanno tentato di entrare in parlamento utilizzando vari oggetti e hanno attaccato i poliziotti. Darakhvelidze ha detto che l’azione della polizia martedì ha provocato 63 arresti e il ferimento di sei agenti di polizia.
La Georgia ad inizio degli anni 2000 è stata teatro di una «rivoluzione colorata», la cosiddetta «rivoluzione delle rose», guidata da Mikheil Saakashvili, personaggio politico ora in carcere, dopo essere fuggito in Ucraina dove il presidente Poroshenko lo aveva fatto governatore dell‘oblast’ di Odessa.
Secondo quanto riportato, all’epoca l’Open Society Institute (OSI), finanziato da George Soros, sosteneva Mikheil Saakashvili e una rete di organizzazioni filo-democratiche. L’OSI ha inoltre pagato un certo numero di studenti attivisti affinché andassero in Serbia e imparassero dai serbi che avevano contribuito a rovesciare Slobodan Milosevic nel 2000.I promotori della democrazia occidentale hanno anche diffuso sondaggi di opinione pubblica e analizzato i dati elettorali in tutta la Georgia.
Una significativa fonte di finanziamento per la Rivoluzione delle Rose fu quindi la rete di fondazioni e ONG associate al finanziere miliardario ungherese-americano George Soros. La Fondazione per la Difesa delle Democrazie riporta il caso di un ex parlamentare georgiano che ha sostenuto che nei tre mesi precedenti la Rivoluzione delle Rose, «Soros ha speso 42 milioni di dollari per rovesciare Shevardnadze».
«Queste istituzioni sono state la culla della democratizzazione, in particolare la Fondazione Soros… tutte le ONG che gravitano attorno alla Fondazione Soros hanno innegabilmente portato avanti la rivoluzione. Tuttavia, non si può concludere la propria analisi solo con la rivoluzione e si vede chiaramente che, in seguito, la Fondazione Soros e le ONG sono state integrate al potere» ha dichiarato alla rivista dell’Istituto Francese per la Geopolitica Herodote l’ex ministro degli Esteri Salomé Zourabichvili, ora presidente della Georgia.
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Geopolitica
I palestinesi cacciano via l’ambasciatore tedesco
🚨𝗕𝗥𝗘𝗔𝗞𝗜𝗡𝗚:
German diplomatic envoy forced to FLEE West Bank after mob of Palestinians attempted to lynch him. German Representative to Palestine Oliver Owcza fled to his armored vehicle which was then surrounded and attacked by a violent mob. 🎥 @NoyHilda pic.twitter.com/UGt164QyFq — Oli London (@OliLondonTV) April 30, 2024
The German ambassador to the Palestinian Authority, Oliver Owcza, was chased, and his vehicle was attacked by students at Birzeit University in Ramallah earlier today. pic.twitter.com/slm7qI0I5B
— Joe Truzman (@JoeTruzman) April 30, 2024
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Geopolitica
Dopo l’incidente d’auto, il ministro israeliano Ben Gvir si è già ripreso e minaccia di far cascare Netanyahu se non entra a Rafah
Quattro giorni fa il veicolo del ministro della sicurezza nazionale di Israele, Itamar Ben Gvir, è stato coinvolto in un incidente stradale nella città di Ramla. Le prime immagini dell’accaduto sono circolate su Internet attraverso un video che segue. Secondo le informazioni disponibili, sembra che il leader del partito ultrasionista Otzma Yehudit sia stato trasportato in ospedale immediatamente dopo l’incidente.
Testimoni oculari hanno riferito che il ministro è passato con un semaforo rosso, mentre la polizia ha dichiarato che due veicoli sono coinvolti nella collisione e che tre persone, insieme a Ben Gvir, sono state portate in ospedale con ferite lievi. Le immagini dell’incidente mostrano il veicolo ufficiale del ministro ribaltato, mentre un’altra auto ha subito danni alla parte anteriore. Le autorità stanno lavorando per determinare la causa dell’incidente.
Il reporter del canale 12, Amit Segal, ha raccontato di un testimone che ha visto il veicolo di Ben Gvir passare con il semaforo rosso. Segal ha anche riportato che negli ultimi mesi il veicolo ufficiale del ministro ha commesso diverse violazioni del codice della strada.
🚨🇮🇱 ISRAELI National Security Minister Ben Gvir car accident.
It is reported he has neck injuries. pic.twitter.com/Ejpjll7zMG
— Jackson Hinkle 🇺🇸 (@jacksonhinklle) April 26, 2024
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Come riportato da Renovatio 21, il sionismo oltranzista del Ben Gvir è di tale intensità da spingerlo addirittura ad attaccare Washington, dichiarando che Israele «non è un’altra stella sulla bandiera americana». Una frase che risulta inaudita per i rapporti tra lo Stato Ebraico e la superpotenza sua protettrice.
Le speculazioni su un possibile attentato si spengono presto davanti allo stuolo di precedenti che ha il caso. Lo scorso agosto, il Ben Gvir era stato coinvolto in un altro incidente dovuto alla violazione di un semaforo mentre si dirigeva verso un’intervista. I media israeliani hanno anche riferito che il ministro avrebbe dato istruzioni al suo autista per violare regolarmente le norme del traffico.
Secondo quanto riportato, tuttavia, la polizia israeliana non gli avrebbe fatto la multa.
Ad ogni modo, nonostante l’ulteriore terrificante incidente, il ministro, dopo due giorni di convalescenza all’ospedale Hadassah pare tornato in sé con grande velocità, con tweet molto eloquenti riguardo la tenuta del governo Netanyahu.
Per esempio, il nostro ripete, commentando con la parola «promemoria», un tweet dello scorso gennaio: «Accordo promiscuo = scioglimento del governo».
עסקה מופקרת = פירוק הממשלה
— איתמר בן גביר (@itamarbengvir) January 30, 2024
L’Itamar, dimesso, ha già chiesto ed ottenuto un incontro con il premier Netanyahu in cui ha preteso l’invasione di Rafah.
סיימתי עם ראש הממשלה פגישה לבקשתי.
הזהרתי את ראש הממשלה אם חלילה ישראל לא תיכנס לרפיח, אם חלילה נסיים את המלחמה, אם חלילה תיהיה עסקה מופקרת.
ראש הממשלה שמע את הדברים, הבטיח שישראל נכנסת לרפיח, הבטיח שלא מסיימים את המלחמה והבטיח שלא תהיה עסקה מופקרת.
אני מברך על הדברים הללו.… pic.twitter.com/aRP0sqxvrS
— איתמר בן גביר (@itamarbengvir) April 30, 2024
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«Ho terminato un incontro con il Primo Ministro su mia richiesta» dice il ministro Ben Gvirro nel video pubblicato su X. «Ho avvertito il Primo Ministro se Dio non voglia che Israele non entri a Rafah, se Dio non voglia che finiamo la guerra, se Dio non voglia che ci sarà un accordo promiscuo».
La richiesta, pura è semplice, è per la continuazione della guerra che altrove definiscono, con sempre maggiore frequenza, «genocidio».
«Il Primo Ministro ha ascoltato le parole, ha promesso che Israele entrerà a Rafah, ha promesso che la guerra non sarebbe finita e ha promesso che non ci sarebbero stati accordi dissoluti» dichiara il ministro sionista, che sembra alludere ancora una volta la sua capacità di far cascare l’esecutivo retto dal Bibi. «Accolgo con favore queste cose. Penso che il Primo Ministro capisca molto bene cosa significherebbe se queste cose non si verificassero».
A marzo il Ben Gvir aveva sollecitato il ministro della Difesa Yoav Gallant a dichiarare guerra al Libano. «Gallant, l’esercito è sotto la tua responsabilità, cosa stai aspettando? Più di 100 razzi sono stati lanciati contro lo Stato di Israele e tu stai seduto in silenzio?» aveva detto in un video condiviso sul suo account sui social media. Ben-Gvir esortava ad attaccare il Libano, dicendo, come riporta il canale di Stato turco TRT: «cominciamo a rispondere, ad attaccare e a combattere ora».
Il ministro Itamar Ben Gvir appartiene al partito sionista Otzma Yehudit («Potere ebraico») è associato al movimento erede del partito Kach, poi dissolto da leggi anti-terroriste varate dal governo Rabin nel 1994, fondato dal rabbino americano Mehir Kahane.
Kach è nella lista ufficiale delle organizzazioni terroristiche di USA, Canada e, fino al 2010, su quella del Consiglio dell’Unione Europea. Il Kahane fu assassinato in un vicolo di Nuova York nel 1990, tuttavia le sue idee permangono nel sionismo politico, in primis l’idea di per cui tutti gli arabi devono lasciare Eretz Israel, la Terra di Israele.
Come riportato da Renovatio 21, il ritorno al potere Netanyahu è dovuto al boom del partito sionista Otzma Yehudit. Il ministro del patrimonio culturale Amichai Eliyahu, che appartiene al partito sionista, ha dichiarato la disponibilità di nuclearizzare la Striscia di Gaza.
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Il Ben Gvir da ministro l’anno scorso ha vietato le bandiere palestinesi, mentre quest’anno un altro membro del partito ha minimizzato riguardo gli sputi degli ebrei contro i pellegrini cristiani (un’«antica tradizione ebraica»), mentre sul territorio si moltiplicano gli attacchi e le profanazioni ai danni dei cristiani e dei loro luoghi in Terra Santa.
Come riportato da Renovatio 21, in un altro editoriale Haaretz scriveva che «il governo di Netanyahu è tutt’altro che conservatore. È un governo rivoluzionario, di destra, radicale, messianico che ha portato avanti un colpo di Stato e sogna di annettere i territori».
Il Ben Gvir era tra i relatori del grande convegno sulla colonizzazione ebraica di Gaza, celebrato con balli sfrenati su musica tunza-tunza.
Menteri2 Zionis, Ben Gvir & Shlomo Karhi, menari di sebuah konvensi yg diadakan komunitas “pemukim” (settler) bertajuk “Konferensi Kemenangan Israel – Kembalinya Jalur Gaza & Samaria Utara.” (Target mrk: Gaza full diduduki org2 Zionis)#FreePalestine pic.twitter.com/4lUEaMeqq0
— Dina Sulaeman (@dina_sulaeman) January 28, 2024
Il messianismo sionista si basa sulla teoria apocalittica del Terzo Tempio, che ha diversi sostenitori anche nel protestantesimo americano.
Tali idee religiose sulla fine del mondo sono riaffiorate poche settimane fa quando un gruppo sionista ha domandato di portare sulla spianata delle Moschee – cioè il Monte del Tempio degli ebrei – una giovenca rossa, che, sacrificata come prescritto nei Libro dei numeri, darebbe ceneri con cui purificare i rabbini necessari ai riti per la venuta del messia degli ebrei, che per i cristiani, secondo varie vulgate, sarebbe esattamente l’anticristo.
Come riportato da Renovatio 21, anche la settimana scorsa alcuni giovani ebrei sono stati arrestati mentre tentavano di trafugare sul Monte del tempio alcuni capretti da offrire in sacrificio, un atto che è sia una provocazione nei confronti dei palestinesi musulmani, sia un procedimento inserito all’interno di un sistema di riti apocalittici.
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