Politica
AfD dichiarata «estremista». Rubio: la Germania è una «tirannia mascherata». Vance: «Berlino ha ricostruito il muro»
Il Segretario di Stato americano Marco Rubio ha duramente criticato Berlino per aver definito «estremista» Alternativa per la Germania (AfD), il partito più popolare del Paese secondo recenti sondaggi. Tali azioni non hanno nulla a che fare con la democrazia, ha avvertito.
Venerdì, l’agenzia di intelligence interna tedesca, il BfV, ha classificato l’AfD, un’organizzazione anti-immigrazione, come «estremista», citando «dichiarazioni xenofobe, anti-minoranze, islamofobe e anti-musulmane rilasciate da importanti funzionari del partito». L’etichetta consente alla polizia di monitorare da vicino le attività del partito.
«La Germania ha appena conferito alla sua agenzia di spionaggio nuovi poteri per sorvegliare l’opposizione», ha scritto venerdì il massimo diplomatico americano su X. «Questa non è democrazia, è tirannia mascherata».
Germany just gave its spy agency new powers to surveil the opposition. That’s not democracy—it’s tyranny in disguise.
What is truly extremist is not the popular AfD—which took second in the recent election—but rather the establishment’s deadly open border immigration policies…
— Secretary Marco Rubio (@SecRubio) May 2, 2025
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In precedenza, il Servizio di sicurezza interna tedesco (BfV) aveva annunciato la decisione di designare ufficialmente l’AfD come «entità estremista confermata». Questo status giuridico consente al BfV di implementare misure di sorveglianza e Intelligence per monitorare le attività del partito senza restrizioni.
Spiegando la mossa, l’agenzia ha citato «la natura estremista dell’intero partito, che ignora la dignità umana». Ha sottolineato la «comprensione prevalente del popolo basata sull’etnia e sulla discendenza» del partito, che ha definito «incompatibile con l’ordine democratico fondamentale».
L’AfD è nota da tempo per la sua dura posizione di remigrazione, che assomiglia decisamente alle deportazioni massive indette dall’amministrazione Trump.
«Ciò che è veramente estremista non è AfD… ma piuttosto le letali politiche di immigrazione a frontiere aperte dell’establishment, a cui l’AfD si oppone», ha sostenuto Rubio, invitando Berlino a «invertire la rotta». Il partito di destra gode di un costante sostegno da Washington da quando il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è entrato alla Casa Bianca per il suo secondo mandato.
Anche il vicepresidente statunitense J.D. Vance aveva duramente criticato i politici che evitano partiti come l’AfD alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco di Baviera a febbraio. «La democrazia si basa sul sacro principio che la voce del popolo conta. Non c’è spazio per muri di protezione. O si rispetta questo principio o non lo si fa», aveva affermato il vicepresidente statunitense.
Ora Vance su X ha rincarato la dose con un messaggio su X.
«L’AfD è il partito più popolare in Germania e di gran lunga il più rappresentativo della Germania dell’Est. Ora i burocrati cercano di distruggerlo», ha scritto Vance sul social network.
The AfD is the most popular party in Germany, and by far the most representative of East Germany. Now the bureaucrats try to destroy it.
The West tore down the Berlin Wall together. And it has been rebuilt—not by the Soviets or the Russians, but by the German establishment. https://t.co/Un6suHtSNJ
— JD Vance (@JDVance) May 2, 2025
«L’Occidente ha abbattuto il Muro di Berlino insieme. Ed è stato ricostruito, non dai sovietici o dai russi, ma dall’establishment tedesco», ha aggiunto.
Il miliardario statunitense e consigliere di Trump, Elon Musk, ha ripetutamente espresso apertamente il suo sostegno al partito. A gennaio, in vista del voto parlamentare tedesco, ha condotto una diretta streaming su X con la co-leader dell’AfD e allora candidata alla carica di cancelliere, Alice Weidel.
Il partito è arrivato secondo alle elezioni di febbraio, dietro ai Cristiano-Democratici di centro-destra, che hanno escluso qualsiasi coalizione con l’AfD. Sondaggi recenti mostrano un testa a testa tra i due partiti, con un sondaggio pubblicato dall’istituto Forsa che indica l’AfD con un punto percentuale di vantaggio sui rivali di centro-destra.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Politica
Tucker Carlson: Putin è il «leader più popolare al mondo»
🇺🇸🇷🇺 “Putin is one of the most popular leaders in the world” — Tucker Carlson
“Wherever you go, you won’t meet anyone who doesn’t like Putin. Putin is like a global celebrity. I travel a lot, I know what I’m talking about” pic.twitter.com/YguN7ZbXL2 — Lord Bebo (@MyLordBebo) October 27, 2025
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Politica
Costantinopoli, per il sindaco (incarcerato) Imamoglu anche l’accusa di spionaggio
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Dalla cella il leader dell’opposizione definisce il nuovo procedimento è un «complotto» per estrometterlo dalla scena politica. Per analisti e oppositori è un tentativo di governo e AKP – sconfitti alle urne – di assumere il controllo della metropoli. I due volti della Turchia di Erdogan: repressione e carcere per gli oppositori e critici sul fronte interno, mediatore per la pace a Gaza (e in Siria).
Dopo le imputazioni per corruzione e legami con organizzazioni terroristiche, per il sindaco di Istanbul e leader dell’opposizione Ekrem Imamoglu – in carcere dal marzo scorso ma pur sempre il principale rivale del presidente Recep Tayyip Erdogan – arriva anche quella di «spionaggio politico».
Un tribunale turco ha emanato un ordine di arresto – emettere un mandato per una persona già in cella è una pratica tutt’altro che inusuale per il Paese – per il primo cittadino della capitale economica e commerciale, segnando un’ulteriore escalation in un’ottica di repressione. Per critici e cittadini scesi in piazza anche oggi a manifestare sfidando i divieti, il nuovo procedimento è un segnale della «politicizzazione» dei tribunali e l’uso ad orologeria della giustizia, accuse respinte dal governo di Ankara che rivendica l’indipendenza dei giudici.
Il sindaco è apparso ieri in tarda mattinata davanti ai giudici del tribunale di Caglayan, per rispondere dei nuovi capi di imputazione a suo carico in un crescendo di attacchi e incriminazioni, mentre all’esterno un migliaio di sostenitori si sono riuniti per manifestare. Dopo diverse ore l’entourage di Imamoglu ha diffuso una nota, ripresa dalla stampa turca, in cui egli respinge le accuse: «non ho assolutamente alcuna conoscenza o connessione con le agenzie di intelligence o i loro dipendenti» bollandole come «assurde» e collegate a una «complotto» per estrometterlo dalla scena politica.
«Sarebbe più realistico dire» ha concluso «che ho incendiato Roma».
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All’esterno del tribunale, il leader del Partito popolare repubblicano (CHP) Ozgul Ozel ha parlato a una folla di sostenitori e simpatizzanti riunita per protestare contro il nuovo procedimento a carico del sindaco, sorvegliati a vista da poliziotti in tenuta antisommossa. «Lo hanno chiamato ladro, non ha funzionato; lo hanno chiamato corrotto, non ha funzionato; lo hanno accusato di sostenere il terrorismo, non ha funzionato» ha detto di Imamoglu il presidente del CHP. «Ora, come ultima risorsa, hanno cercato di chiamarlo spia. Vergogna su di loro!» ha gridato Ozel, anch’egli finito nel mirino della magistratura.
Il 24 ottobre scorso, infatti, il tribunale ha respinto il processo intentato dal governo a carico del principale partito di opposizione (il Partito Popolare Repubblicano, CHP), che mirava all’annullamento del congresso 2023 e all’elezione del suo leader. Una decisione che sembrava aver allentato la morsa voluta dal presidente Recep Tayyip Erdogan contro il principale schieramento rivale, con decine di sindaci e alte personalità del partito finite sotto processo o già condannate.
Per la Corte le (presunte) irregolarità non hanno alcuna rilevanza giuridica. In realtà, a distanza di pochi giorni è giunta la notizia delle nuove accuse contro Imamoglu in un quadro di continua repressione.
Analisti ed esperti sottolineano che il nuovo attacco al primo cittadino sia un tentativo del governo e del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP) – sconfitto alle urne – di assumere il controllo di Istanbul, una metropoli dall’importanza strategica. Imamoglu parla di «calunnie, bugie e cospirazioni», ma resta il fatto che le accuse potrebbero consentire al governatore nominato dallo Stato di assumere per via giudiziale la guida della città. Secondo l’analista di GlobalSource Partners Atilla Yesilada il ministero turco degli Interni ha infatti l’autorità di licenziare Imamoglu e sostituirlo con un fiduciario, assestando un colpo durissimo al partito di opposizione.
Del resto già nel settembre scorso, e nel silenzio internazionale, la magistratura – col benestare del governo – ha di fatto azzerato – e commissariato – i capi del Partito Popolare Repubblicano (CHP), principale movimento di opposizione del Paese, a Istanbul.
Inoltre si sono registrati diversi arresti fra quanti sono scesi in piazza a dimostrare, oltre al blocco di internet e il divieto di manifestazioni nel tentativo di «oscurare» dissenso e malcontento fra la popolazione contraria alla deriva autoritaria impressa dal presidente Recep Tayyip Erdogan. Il giro di vite è parte di una più ampia campagna che si è intensificata dopo le schiaccianti vittorie dell’opposizione nelle elezioni locali del marzo 2024.
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Dall’ottobre dello scorso anno i pubblici ministeri e la polizia hanno condotto indagini su corruzione e terrorismo che hanno portato a centinaia di arresti, tra cui quello, avvenuto a marzo, del sindaco di Istanbul, la personalità più importante finita in cella. Decine di sindaci e amministratori CHP sono stati incarcerati in attesa di processo, con ripercussioni anche economiche per turbolenze sui mercati e preoccupazione di investitori stranieri, mentre il partito ha trasferito la sede provinciale a Istanbul per sfuggire alla morsa della magistratura.
Se, sul fronte interno, il governo di Ankara e il presidente Erdogan alimentano la repressione contro oppositori e critici, a livello internazionale cercano di capitalizzare il ruolo di attore regionale sul fronte mediorientale e un ruolo nella tregua a Gaza e sulla nascitura forza di stabilizzazione. Un tentativo di rafforzare la propria immagine, ben rappresentato dalla foto a Sharm el-Sheikh in cui Erdogan si ergeva in prima fila accanto al padrone di casa Abdel Fattah al-Sisi e al presidente USA Donald Trump, artefice del piano di pace per la Striscia.
Anche in queste ore Erdogan ha insistito per garantire ad Ankara un ruolo nella risoluzione dei vari scenari di crisi dalla Siria all’Ucraina fino alla Striscia. «Ora vi è una Turchia nella regione e nel mondo» ha affermato il presidente «che è rinomata per la sua promessa di esportare pace e stabilità» in quanto «potenza globale» in una prospettiva di «pace, armonia e stabilità».
Un tentativo di leadership, quello turco, che parla di pace ma non disdegna di mostrare i muscoli: è attesa la visita in Turchia del premier Keir Starmer per discutere della vendita, attualmente in sospeso, di 40 jet Eurofighter Typhoon, che secondo le intenzioni di Erdogan dovrebbero rafforzare la pattuglia dei caccia assieme agli F-16 ed F-35 USA.
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Politica
La nuova presidente irlandese è NATO-scettica e contraria alla militarizzazione dell’UE
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