Geopolitica
Mosca annuncia che non vi sarà alcuna ripetizione degli accordi di Minsk

Mosca non ripeterà gli errori del passato e non accetterà un altro accordo condizionale in stile Minsk, che servirebbe solo a mettere fine al conflitto in Ucraina, anziché risolverlo una volta per tutte, ha insistito il rappresentante permanente della Russia presso le Nazioni Unite, Vassilij Nebenzia.
Gli accordi di Minsk sono stati stipulati da Russia e Ucraina nel 2014 e nel 2015, con la mediazione dei leader di Francia e Germania. Erano volti a risolvere le tensioni seguite al colpo di Stato di Maidan sostenuto dall’Occidente che rovesciò il governo legittimo di Kiev.
Di fatto, gli accordi di Minsk, siglati nel 2014 e nel 2015 nel tentativo di risolvere le tensioni in Ucraina, erano stati concepiti per dare tempo a Kiev di riarmarsi, Ciò è stato dichiarato apertis verbis dagli allora leader di Francia, Germania e Ucraina.
Mosca ha indicato questo inganno come un indicatore del fatto che né Kiev né i suoi sostenitori occidentali desiderano la pace in Ucraina, nonostante la Russia rimanga aperta a una risoluzione diplomatica della crisi.
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Parlando a una riunione del Consiglio di sicurezza dell’ONU giovedì, il Nebenzia ha avvertito che «non ci sarà alcuna ripetizione dello scenario degli accordi di Minsk, nessun congelamento del fronte in modo che il regime Zelens’kyj possa leccarsi le ferite. Proprio come non ci sarà alcun ingresso dell’Ucraina nella NATO, in un modo o nell’altro».
Il diplomatico russo ha invece ipotizzato che il conflitto verrà risolto in modo permanente quando la Russia raggiungerà tutti gli obiettivi della sua operazione militare, tra cui la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina, aggiungendo che il territorio controllato dall’Ucraina continua a ridursi ogni giorno e ha suggerito che è giunto il momento che i sostenitori stranieri di Zelens’kyj prendano finalmente in considerazione gli interessi del popolo ucraino, che desidera la pace e buoni rapporti con la Russia.
«Finora, i nostri colleghi occidentali hanno fallito in questo», ha detto Nebenzia, che ha quindi attaccato il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj per aver tradito il Paese e le promesse della sua campagna elettorale, trasformando il suo Paese in una marionetta degli Stati Uniti e dei suoi alleati, utilizzata per scatenare una guerra per procura contro la Russia.
Nebenzia ha ipotizzato che il motivo per cui l’Ucraina sta subendo sconfitte in prima linea è perché «la gente ha semplicemente smesso di credere nell’ex attore».
Come riportato da Renovatio 21, il presidente ucraino Petro Poroshenko l’anno passato si era vantato in una intervista rivelatrice sul Corriere della Sera del suo ruolo nella ricostruzione dell’esercito del suo Paese sotto la copertura degli accordi di Minsk, che, almeno all’apparenza, servivano a riconciliare Kiev con Donbass e regioni orientali che si erano dissociate dal colpo di Stato di Maidan a Kiev nel 2014.
«Con gli accordi di Kiev abbiamo guadagnato tempo. Sapete quanti battaglioni avevo a Nord di Kiev quando sono diventato presidente? Zero. E il budget statale? Sotto zero. Ed i carri armati funzionanti? Una miseria», ha dichiarato l’ex presidente descrivendo lo stato dell’Ucraina nove anni fa in un’intervista al Corriere della Sera.
La versione di Poroshenko era già stata sostanzialmente confermata dagli ex presidenti tedesco e francese Angela Merkel e François Hollande, che avevano a poca distanza l’una dall’altro affermato pubblicamente che gli accordi avevano lo scopo di guadagnare tempo per Kiev.
Nel suo discorso alla vigilia dell’operazione russa in Ucraina, il presidente russo Vladimir Putin aveva parlato di «Impero della menzogna» facendo forse anche riferimento a questa promessa scritta disattesa impunemente dall’Occidente.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
Orban: Bruxelles vuole la guerra per imporre un debito comune e prendersi ancor più potere

Brussels wants war to impose a common debt and seize more power, stripping competences from the member states. The arms industry wants war for profit. Meanwhile, powerful lobbies want to exploit war to expand their influence. In the end, everyone is trying to cook their own meal… pic.twitter.com/9GPzyH5SCS
— Orbán Viktor (@PM_ViktorOrban) October 2, 2025
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Brussels has chosen a strategy of wearing Russia down through endless war. This means pouring billions into Ukraine, sacrificing Europe’s economy, and sending hundreds of thousands to die at the front.
❌ Hungary rejects this. Europe must negotiate for peace, not pursue endless… pic.twitter.com/iA5LmpuDLI — Orbán Viktor (@PM_ViktorOrban) October 2, 2025
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Geopolitica
Il Venezuela segnala un volo «illegale» di un F-35 USA vicino ai suoi confini

Il Venezuela ha accusato gli Stati Uniti di aver effettuato voli «illegali» con caccia F-35 vicino ai suoi confini, in un contesto di crescenti tensioni nei Caraibi.
Il ministro degli Esteri Yvan Gil Pinto ha dichiarato che l’«incursione illegale» è stata rilevata giovedì a circa 75 chilometri dalla costa, vicino alla città di Maiquetia. Ha definito le manovre una «provocazione che minaccia la sovranità nazionale e viola il diritto internazionale».
Il ministro della Difesa Vladimir Padrino Lopez ha riferito che almeno cinque F-35 sono stati avvistati in volo a una velocità di 400 nodi e a un’altitudine di 35.000 piedi, sottolineando che si tratta della prima volta che aerei di questo tipo sono stati impiegati nella regione.
Le tensioni sono aumentate il mese scorso, quando gli Stati Uniti hanno intercettato quattro imbarcazioni venezuelane in acque internazionali, accusate di trasportare presunti trafficanti di droga.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha successivamente dispiegato una flotta navale nella regione, accusando Caracas di collaborare con cartelli «narco-terroristici» per colpire gli Stati Uniti. Il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha respinto le accuse, promettendo di difendere il suo Paese da qualsiasi aggressione.
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Lunedì, il New York Times ha riportato che i principali collaboratori di Trump lo hanno esortato a destituire Maduro. Il presidente statunitense ha negato piani per un cambio di regime, pur avendo imposto dure sanzioni al Venezuela durante il suo primo mandato.
La Casa Bianca accusa da tempo Maduro di guidare una rete di narcotrafficanti nota come «Cartel de los Soles», sebbene non vi siano prove schiaccianti o prove concrete che lo dimostrino, tuttavia lo scorso anno gli USA sono arrivati a sequestrare un aereo presumibilmente utilizzato dal presidente di Caracas. È stato anche accusato di aver trasformato l’immigrazione in un’arma, sebbene Maduro si sia mostrato pronto a dialogare con le delegazioni diplomatiche americane sulla questione.
Come riportato da Renovatio 21, a inizio anno Maduro aveva dichiarato che Washington ha aperto il suo libretto degli assegni a una schiera di truffatori e bugiardi per destabilizzare il Venezuela, quando gli Stati Uniti si sono rifiutati di riconoscere le elezioni del 2024 in Venezuela.
Secondo Maduro, almeno 125 militanti provenienti da 25 Paesi sono stati arrestati dalle autorità venezuelane. Aveva poi accusato Elone Musk di aver speso un miliardo di dollari per un golpe in Venezuela. Negli stessi mesi si parlò di un piano di assassinio CIA di Maduro sventato.
Settimane fa il presidente venezuelano ha definito il premier britannico Keir Starmer come «pazzo diabolico». I rapporti sono tesi anche con Buenos Aires, con Milei a chiedere alla Corte Penale Internazionale l’arresto del Maduro.
Due settimane fa l’account di Maduro è stato rimosso da YouTube.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
Jeffrey Sachs: USA «regime fantoccio» di Israele, Washington «governo del Mossad»

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