Geopolitica
L’ex generale USA Milley: il mondo ha ora tre superpotenze
L’era unipolare in cui gli Stati Uniti erano l’unica superpotenza dominante ha lasciato il posto a un mondo multipolare, ha ammesso martedì il generale statunitense in pensione Mark Milley durante un incontro dell’American Bankers Association a New York.
L’ex capo di stato maggiore congiunto, che ha ricoperto il ruolo sia sotto la presidenza di Donald Trump che sotto quella di Joe Biden, ha affermato che nel mondo ci sono ormai tre superpotenze: gli Stati Uniti, la Russia e la Cina.
«Durante la Guerra Fredda c’erano due superpotenze, subito dopo la Guerra Fredda ci fu un momento unipolare, quindi per un breve periodo gli Stati Uniti furono chiaramente preminenti e l’unica vera superpotenza là fuori», secondo Milley.
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«Ma oggi è chiaro che viviamo in un mondo multipolare», ha affermato il militare USA, dichiarando che i leader degli Stati Uniti dovrebbero prestare particolare attenzione a Pechino, dato il tasso di crescita della Cina e le sue ambizioni di sviluppo militare. «Sono probabilmente l’unico paese che ha le gambe e la distanza che potrebbero letteralmente sfidare la posizione degli Stati Uniti su scala globale», ha detto il generale in pensione.
Milley ha aggiunto che anche la Russia rimane una «minaccia acuta», dato che possiede «molte armi nucleari» ed è impegnata nella «più grande guerra terrestre in Europa dal 1945».
Crede che il mondo sia diventato «molto più complicato» e ha sottolineato che alla luce di queste sfide gli Stati Uniti devono impegnarsi per mantenere il cosiddetto «ordine basato sulle regole». Se si permettesse a questo ordine di fallire, ha avvertito Milley, il mondo potrebbe essere riportato a una mentalità in cui «solo i forti sopravvivono».
Come riportato da Renovatio 21, il Milley ha buoni rapporti con gli omologhi nell’Esercito di Liberazione del Popolo della Repubblica Popolare Cinese, che aveva contattato per dire, nelle drammatiche ore del cambio alla presidenza, che non avrebbe obbedito ad un ordine di attacco contro la Cina qualora Trump lo avesse formulato in quelle ore.
Fu scritto anche il Milley aveva confabulato in quel momento con la speaker della Camera Nancy Pelosi. Praticamente un golpe implicito, pure con venature militari, di cui ovviamente non ha importato a nessuno, perché si trattava pur sempre di mandar via Trump dalla Casa Bianca.
Il quale Trump non ha moltissima simpatia per il Milley. In un evento a Mar-a-Lago in Florida, l’ex presidente Trump ha affermato che Milley gli aveva detto che lasciare gli aerei in Afghanistan era più economico che spostarli in un altro Paese.
«Fu allora che mi resi conto che era un fottuto idiota», ha detto Trump, suscitando un’ondata di risate dalla folla.
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L’anno passato fa il generale Milley ha visitato le truppe americane che occupano parte della Siria. La base americana in territorio siriano, che il presidente Trump aveva detto di chiudere venendo però disatteso dal Pentagono, è al centro di dibattito politico anche a Washington: mentre Milley la va a visitare, il deputato floridiano Matt Gaetz aveva tentato di lanciare un disegno di legge per chiuderla – l’operazione politica è stata subito bocciata dai colleghi legislatori del Gaetz.
Poco dopo la visita di Milley alla base americana, il presidente siriano Assad, in visita a Mosca, ha rivelato che nella base di siriana Al Tanf gli USA addestrerebbero terroristi.
Come riportato da Renovatio 21, il Milley mesi fa se ne venne fuori con una difesa di Israele perché «anche noi abbiamo ammazzato gente in gran numero».
Il Milley di recente avrebbe dichiarato di temere un suo arresto qualora venisse eletto Trump.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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Putin: l’Oriente è meglio dell’Occidente
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Geopolitica
L’Iran dice di essere pronto a inviare truppe in Siria
Teheran prenderebbe in considerazione un dispiegamento militare completo per aiutare la Siria se il governo di Damasco lo richiedesse, ha affermato il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi.
Il ministro Araghchi ha fatto queste dichiarazioni durante un’intervista rilasciata al quotidiano qatariota Al-Araby Al-Jadeed, mentre tornava dalla Turchia lunedì sera.
«Se il governo siriano chiederà all’Iran di inviare truppe in Siria, prenderemo in considerazione la richiesta», ha affermato l’Araghchi.
Teheran sta preparando «una serie di misure per calmare la situazione in Siria e trovare l’opportunità di presentare un’iniziativa per una soluzione permanente», ha aggiunto.
I militanti dell’affiliata di al-Qaeda Hayat Tahrir-al-Sham (HTS) e altri gruppi islamisti hanno lanciato un’offensiva su larga scala dalla provincia di Idlib verso Aleppo, Hama e Homs la scorsa settimana. Idlib è sotto la protezione turca da quando è stato negoziato un cessate il fuoco con la Russia nel 2020.
L’espansione di questi gruppi terroristici «potrebbe danneggiare i paesi confinanti con la Siria, come Iraq, Giordania e Turchia, più dell’Iran», ha detto Araghchi al quotidiano di Doha.
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Teheran è disposta a «consultare e dialogare» con Ankara per superare le loro divergenze, ha osservato Araghchi, ma ha detto che l’Iran chiede il ritiro delle truppe turche dalla Siria prima che possa aver luogo qualsiasi incontro tra i loro presidenti. Secondo il ministro degli Esteri iraniano, questa è una richiesta «ragionevole».
L’Iran è «preoccupato per il crollo del processo di Astana in Siria, perché non c’è un’alternativa facile», secondo Araghchi. Questo era un riferimento all’accordo firmato nel 2017 nella capitale del Kazakistan, in cui i governi di Damasco, Ankara, Teheran e Mosca si sono impegnati a lavorare per risolvere pacificamente il conflitto siriano.
Araghchi ha anche affermato che intende recarsi a Mosca per discutere della situazione in Siria.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha affermato che Ankara sostiene «l’integrità territoriale e l’unità nazionale della Siria», ma che per porre fine al conflitto è necessario un «consenso in linea con le legittime richieste del popolo siriano». Il suo ministro degli Esteri, Hakan Fidan, ha affermato lunedì che le ostilità sono riprese perché Damasco ha ignorato le «legittime richieste dell’opposizione».
Nel frattempo, la Russia ha ribadito il suo sostegno al presidente siriano Bashar Assad e al governo di Damasco.
La forza di spedizione russa, dispiegata in Siria nel 2015 per aiutare Damasco nella lotta contro i terroristi dell’ISIS), ha effettuato una serie di attacchi aerei contro i jihadisti a sostegno dell’esercito siriano.
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Immagine screenshot da YouTube
Geopolitica
L’ex ministro della Difesa israeliano: lo Stato Ebraico commette «crimini di guerra»
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