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Geopolitica
François Hollande conferma che gli Accordi di Minsk erano una manovra occidentale

Renovatio 21 pubblica questo articolo di Réseau Voltaire. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
In un’intervista al Kyiv Independent (1) l’ex presidente francese François Hollande conferma le affermazioni dell’ex cancelliera Angela Merkel, pubblicate da Die Zeit (2).
Alla domanda «Pensa che anche i negoziati di Minsk avevano lo scopo di ritardare l’avanzata russa in Ucraina?», Hollande risponde «Sì, Angela Merkel a questo proposito ha ragione».
D’altro canto, l’ex presidente ucraino Petro Poroshenko aveva immediatamente dichiarato che non avrebbe mai applicato gli Accordi firmati.
Soltanto il quarto firmatario, Vladimir Putin, ha creduto alla buona fede degli altri. Ma il fatto di aver proposto e fatto adottare al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite la risoluzione 2202 di avallo degli Accordi, dimostra che il presidente russo non credeva più agli Occidentali e cominciava a preparare l’intervento militare in corso.
In quanto firmatario degli Accordi di Minsk, la risoluzione 2202 gli dà diritto d’intervenire, in forza della sua «responsabilità di proteggere».
Nota per i lettori del testo originale dell’intervista di Hollande
François Hollande chiama «separatisti» gli abitanti del Donbass che chiedevano il riconoscimento dei loro diritti. È anacronistico. Nel 2014 e 2015 le Repubbliche di Donetsk e Lugansk si consideravano regioni autonome della Crimea; sono diventate separatiste solo nel 2022, allorché Kiev preparò un’operazione militare decisiva contro di loro.
Il Kyiv Independent, che non ama il termine «separatista», lo attribuisce alla propaganda russa, ma il Cremlino non l’ha mai utilizzato prima del 2022.
Peraltro, all’epoca in Donbass non c’erano soldati russi, solo mercenari pagati da un miliardario nazionalista, cui il presidente Putin fece notare che il potere economico non gli conferiva alcun mandato politico, costringendolo a ritirare i propri uomini.
Le forze armate russe sono arrivate in Donbass solo con l’intervento del 24 febbraio 2022, finalizzato a far applicare la risoluzione 2202 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite… che avalla gli Accordi di Minsk.
NOTE
1) «Hollande: “There will only be a way out of the conflict when Russia fails on the ground”», Theo Prouvost, Kyiv Independent, 28 dicembre 2022.
2) «Hatten Sie gedacht, ich komme mit Pferdeschwanz?», Tina Hildebrandt e Giovanni di Lorenzo, Die Zeit, 7 dicembre2022.
Fonte: «François Hollande conferma che gli Accordi di Minsk erano una manovra occidentale», Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 31 dicembre 2022.
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
Geopolitica
Il presidente Petro: la Colombia deve interrompere i legami con la NATO

La Colombia deve tagliare i legami con la NATO poiché i leader del blocco militare sostengono il “genocidio” dei palestinesi, ha dichiarato il presidente Gustavo Petro.
La Colombia, tradizionale alleato degli Stati Uniti in Sud America, è diventata il primo Paese della regione a ottenere lo status di partner globale della NATO nel 2017.
Petro, entrato in carica nel 2022 come primo presidente di sinistra della Colombia, ha interrotto le relazioni diplomatiche con Israele lo scorso anno a causa di quello che descrive come un genocidio perpetrato dal governo israeliano contro i palestinesi.
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«Cosa facciamo nella NATO? Se i vertici della NATO sono a favore del genocidio, cosa ci facciamo lì?», ha detto Petro mercoledì a una conferenza internazionale pro-palestinese a Bogotà.
«Non è forse giunto il momento di un’altra alleanza militare? Perché come possiamo stare con eserciti che sganciano bombe sui bambini?», ha aggiunto. «Quegli eserciti non sono eserciti della libertà, sono eserciti delle tenebre. Dobbiamo avere eserciti della luce».
Petro ha sostenuto che la NATO è una reliquia della Guerra Fredda e ha affermato che nazioni come la Colombia sono trattate come «mezzi membri» all’interno del blocco militare guidato dagli Stati Uniti, a cui vengono concesse partnership simboliche ma non la piena adesione.
La conferenza di due giorni a Bogotà ha ospitato rappresentanti di una dozzina di paesi del Sud del mondo. I partecipanti hanno firmato una dichiarazione congiunta che chiede sanzioni economiche e azioni legali contro Israele, tra cui un embargo sulle armi, restrizioni sui beni a duplice uso, divieti di accesso ai porti per le navi che trasportano merci per le forze armate israeliane e sostegno alla responsabilità internazionale per i crimini presumibilmente commessi nei territori occupati.
Le critiche di Petro riflettono una rottura nei rapporti storicamente cordiali della Colombia con Israele. Il defunto presidente venezuelano Hugo Chavez una volta soprannominò la Colombia «l’Israele dell’America Latina», sostenendo che svolgesse un ruolo geopolitico simile nella regione.
Come riportato da Renovatio 21, ora la Colombia ha rotto i rapporti con Israele, verso cui ha proibito la vendita di carbone. Petro ha chiesto a gran voce il mandato di arresto della Corte Penale Internazionale dell’Aia per Netanyahu.
Javier Milei, presidente dell’Argentina, che ha di fatto preso il ruolo di principale partner di Israele nella regione (al punto di essere in procinto di «convertirsi» all’ebraisimo) ha chiamato Petro «assassino terrorista».
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Geopolitica
Orban: il piano di bilancio di Bruxelles potrebbe distruggere l’UE

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Geopolitica
Bombe su un monastero buddista in Birmania, decine di morti, tra cui bambini

Un raid aereo ha colpito un monastero buddista nel villaggio di Lin Ta Lu, nel cuore della Birmania, causando la morte di ventidue civili, tra cui tre bambini. L’assalto, avvenuto intorno all’una di notte di venerdì, ha preso di mira la sala del monastero dove si erano rifugiati numerosi sfollati in cerca di sicurezza.
Due persone sono rimaste gravemente ferite e sono ora in condizioni critiche in ospedale. Un combattente anti-giunta ha sottolineato l’amara ironia dell’attacco, evidenziando come gli sfollati credevano che il monastero fosse un luogo sicuro, ma siano stati comunque colpiti.
Un abitante del villaggio ha descritto la devastazione, raccontando che la sala del monastero è stata completamente rasa al suolo. All’alba, i corpi delle vittime sono stati trasportati al cimitero su un veicolo. Lo stesso residente, recatosi sul posto per documentare l’accaduto e aiutare a identificare le vittime, ha contato ventidue corpi, molti dei quali presentavano gravi ferite alla testa o erano mutilati, uno spettacolo che ha definito straziante.
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La Birmania è devastata da un conflitto civile scoppiato dopo il colpo di stato militare del 2021, che ha destituito il governo democratico. La regione di Sagaing, dove si trova Lin Ta Lu, è stata teatro di numerosi attacchi aerei da parte della giunta militare contro i ribelli, nonostante una tregua annunciata a marzo in seguito a un devastante terremoto di magnitudo 7,7, che aveva causato circa 3.800 vittime.
Nel caos delle fazioni in lotta, si delineano diversi scontri di natura etno-confessionale, come gli attacchi ai Rohingya musulmani da parte dei buddisti dell’Arakan Army.
Come riportato da Renovatio 21, nel Paese si susseguono anche bombardamenti di chiese cattoliche, colpite pure con droni, mentre villaggi vengono attaccati e saccheggiati dai soldati.
A febbraio fa è stato colpito a morte nel Sagaing padre Donald Martin Ye Naing Win, sacerdote cattolico di 44 anni, assassinato da una banda armata in un villaggio. «Mi inginocchio solo davanti a Dio»: l’ultima ha detto il prete prima di morire.
Nella primavera 2024 era stato ucciso da due sconosciuti padre Paul Khwi Shane Aung, 40 anni, assassinato durante la Santa Messa.
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