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Vaccini

“Herd Immunity” o “Nerds Immunity”?

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Il dibattito sui vaccini porta sempre più, inevitabilmente, ad uno scontro frontale tra chi sposa come “dogma di fede” l’infallibilità dei vaccini e chi prova a dissentire anche di una sola virgola da questa assurda pretesa.
Chi contesta l’ipotesi è solitamente privo di argomenti, se non quelli che, ripetutamente, si vanno sentendo alla televisione per bocca delle varie Lorenzin e Boldrini – quest’ultima che si inventa pure il reato di fake news per non permettere più a nessuno di confutare qualcosa che è ritenuto scientificamente ineccepibile, quando in realtà di ineccepibile non ha niente. La medicina – andiamo anche noi ripetendolo per vedere se qualcuno ha la cortezza di comprendere un dato oggettivo – NON è una scienza, men che meno una scienza esatta. I vaccini agiscono in campo medico e quindi è beninteso che non godano di alcun marchio di infallibilità, ancor meno con i criteri demenziali con cui vengono somministrati e promossi, ovvero tramite profilassi di massa.
Le credibilità di coloro i quali, privi di argomenti, dicevamo, sobbalzano dallo scranno non appena viene messo in dubbio un qualche risvolto della profilassi vaccinista, viene avulsa hic et nunc dallo stesso rifiuto di entrare in non pochi argomenti che evidenzierebbero la fallacia di certi aspetti circa il vaccino, esigendo appunto che puri “atti di fede” vengano considerati e immagazzinati come verità scientifiche. Come dice un tale, “medicina e religione sono due cose diverse”.
Purtroppo però, il belame compulsivo e sistematico di chi ha accettato questi dogmi, si fa via via sempre più prorompente e spietato con chi non si allinea sulla stessa scia d’onda. Basti vedere i recenti casi, anche quelli che coinvolgono i grillini che di fatto non hanno detto niente di significativo e rilevante: con la loro classica sagacia da rompi scatole del “devo avere l’ultima parola io”, hanno chiesto di fare più informazione sui vaccini, epperò considerati da loro come grande risorsa insuperabile. Stiamo parlando della solita vigliaccaggine penta-stellata, tirante del sasso e ritirante della mano, giusto per accaparrare qualche voto in più facendo la parte dei controcorrente. Eppure contro questa presa di posizione ridicola è sobbalzato il New York Times, il Pd, questo e quell’altro, a ricordare che nulla deve essere detto: va bene così, l’informazione non ci deve essere giacché l’ “atto di fede” implica l’affidamento totale e perpetuo, senza bisogno di conoscere e vedere. Ergo, ai caproni basta dire che i vaccini hanno debellato questa e quest’altra ancora malattia; sono sicuri, efficaci e comportano pochi rischi      ( vedasi a questo proposito il bugiardino del Tripedia ( difterite, tetano, pertosse ) ove è scritto, cito: “Le reazioni avverse riportate durante l’uso post-approvazione del vaccino Tripedia includono porpora trombocitopenica idiopatica, SIDS [ che sta a significare Sudden Infant Death Syndrome, cioè la sindrome da morte improvvisa del neonato ndA ], reazione anafilattica, cellulite, autismo [avete letto bene: AUTISMO ndA], convulsioni/convulsioni da grande male, ENCEFALOPATIA, ipotonia, NEUROPATIA, sonnolenza e apnea” ), e potete star certi che questi si accoderanno issando e sventolando il vessillo della sicurezza farmacologica, nonostante questa “vanti” l’insufficienza di studi epidemiologi seri, oltre che l’assenza di veri e propri sistemi di controllo a garanzia di un’effettiva sicurezza ed efficacia di un farmaco, quale è il vaccino, con una natura preventiva e non curativa ( ancora non si capisce infatti come qualcosa che previene possa debellare un’epidemia già in atto in tutta la sua ferocia, come l’esempio del vaiolo spesso cavalcato ).
In questo caso sì, vale il modus di Joseph Goebbels, nonostante qualcuno cerchi di rigirarlo erroneamente a suo piacimento, per utilizzarlo contro una minoranza zittita ed inascoltata: basta ripetere un certo numero di volte qualunque cosa per farla diventare nozione accettata come vera e indiscutibile. I dati confermano che questo vale per chi sostiene l’infallibilità dei vaccini, non per chi non la sostiene.
Il caso più esilarante lo vediamo proprio nell’argomento che vorremmo brevemente trattare in questa sede, quello che coinvolge tanti pecoroni: la cosiddetta “herd-immunity”, che tradotto suona“immunità di gregge”.
In questo specifico caso, l’”articolo di fede” proposto e accettato dai laboriosi studiosi da social network, sarebbe quello che, se non si sottopone a vaccino profilassi almeno il 95% del popolo bue nei riguardi di una determinata malattia infettiva, l’ecatombe sanitaria bussa violentemente alla porta del suolo nazionale – ma che dico: continentale!
E perché proprio il 95%? Perché non il 90, il 97, il 98, il 98,5%? Da dove proviene questo misterioso dato che si rifà ad un 95% per ottenere assoluta sicurezza sanitaria? Chi cerca trova, dicono, ma in questo caso si può star certi che non si troverà un benemerito nulla, giacché non esiste alcun dato oggettivo a probare questo dato. Nessuna indagine, nessuna pubblicazione scientifica sul tema basata su fatti veri, reali.
Se risaliamo agli Anni Trenta troveremo un tale di nome Hedrich, che pubblicò un articolo (Hedrich AW . Monthly estimates of the child population “susceptible” to measles, 1900–1931, Baltimore,Maryland. Am J Hyg 1933;17:613-636) in cui pose il limite al 53%, rifacendosi su di un’esperienza del tutto personale, accaduta nei pressi di Baltimora. Da questo dato, pur fantasioso che sia, ad un 95%, ci passa di gran lunga un oceano.
Medesimamente si può citare l’ottimo testo Janeway’s Immunobiology di Kenneth Murphy, della Washington School of Medicine di Saint Louis, testo la cui autorevolezza è riconosciuta universalmente e dove viene riferito come valore percentuale per raggiungere la c.d. immunità di gregge l’80%. Anche nel suddetto caso però si lascia spazio all’opinione, poiché nulla di quanto asserito circa il dato percentuale necessario è giustificato e basato su fatti; le ipotesi e i pareri personali, pur essendo comunemente cavalcati, in campo scientifico non trovano degna cittadinanza e, essendo che tutto va rigorosamente dimostrato, hanno altrettanta vita breve.
Alla stregua di Goebbels però, ancora volta, il mantra del 95% come immunità di gregge viene ripetuto in tutti i salotti di sottocultura medico-mediatica, ripetuto a gran voce dal sequel di uditori che ormai non vogliono sentir altro. Il 95% deve essere raggiunto, punto e basta! Il perché non si sa, ma non importa: fides est fides. 
Porsi qualche domanda? E perché mai! Che importa se il famoso caso di poliomielite, accaduto in Albania più o meno vent’anni fa ( e rimasto poi unico ), si è verificato laddove la copertura vaccinale toccava il 99%? E che altro importa se in Svizzera – cantone tedesco – ed in Austria, Paesi in cui la gente si vaccina molto meno contro le malattie tradizionali, abbassando di gran lunga la soglia di “immunità”, non sia giammai stata in corso un’epidemia od un aumento di casi di infezione? Orbene, nessuno di questi dati è mai preso in considerazione, ma anzi tuttalpiù è messo a tacere.
Sappiamo altresì che in Austria la media dei casi di morbillo tocca l’8,75 per ogni milione di abitanti, con una copertura vaccinale che si aggira intorno al 76%. La Germania invece, coperta per il 97%, di casi ne ha 12,22 per milione di abitanti.
Pare strano che questa piccola disfatta di sicurezze circa l’immunità di gregge, non venga presa in considerazione da niuno.
Fra tutto questo calderone di ipotesi e di dati scartati dagli scalda salotto e dai perdi-giorno del commento compulsivo, esiste pure un altro fatto: non sostanziale, eppure certamente interessante quantomeno per arricchire un panorama  tendenzialmente spocchioso e fatto di paraocchi. Nell’universo mondo delle malattie esistono, si sa, quei soggetti detti “portatori sani” di una malattia, ovverosia coloro i quali che, pur risultando asintomatici, hanno dentro di loro i germi di una determinata patologia. Questo avviene anche per malattie importanti come la poliomielite, prima ancora che per la meningite di cui esistono tanti portatori sani. Per quanto riguarda la prima, è doveroso ricordare l’ultimo caso di poliomielite verificatosi in Italia nel 1982, contratta da un padre di famiglia che venne a contatto con le feci del piccolo figlio vaccinato. Così come riconosciuto dallo stesso Tribunale di Milano.
Non è quindi da escludere, come nel caso del morbillo di cui già si è abbondantemente parlato su queste pagine, che la popolazione vaccinata covi in potenza la possibilità di trasmettere la malattia contro la quale è vaccinata. Il caso di Disneyland, lo ripetiamo a chi fosse sfuggito, ha ancora molto da insegnare.
Verosimilmente, circa l’efficacia dei vaccini, va anche presa in considerazione la loro attività reale: come con ogni farmaco ( e i vaccini ripetiamo ancora che sono tali ) accade che non su tutti i soggetti siano efficaci e, se lo sono, non lo saranno mai in egual misura. Numerosi sono i casi dimostrati di vaccinati che dal vaccino non hanno sortito nessun vantaggio preventivo. D’altrocanto è pure vero che l’efficacia di un atto sanitario come il vaccino può scemare con il tempo, facendo conseguentemente scemare anche l’immunità conquistata.
Va da sé che, se la copertura della popolazione deve essere mantenuta, sarebbe necessario eseguire controlli periodici per verificare il perdurare dell’immunità, ma visto che il risultato sarebbe quello poc’anzi citato, e cioè lo scemare di essa con il passare del tempo, l’unica proposta a non risultare ridicola come tutte quelle attuali sarebbe la ripetizione delle vaccinazioni a vita, con continui e regolari richiami.
Tolto questo il resto sono chiacchiere, di gran lunga grossolane e prive di un contraddittorio che abbia almeno una caratteristica potersi ritenere tale. Invece che sparare a mò di mitragliatrice sputa scemenze, bisognerebbe piuttosto rendersi conto di quanto gli anticorpi dei nostri figli siano pressoché azzerati già dalla nascita. Essi si ammalano già da neonati delle malattie che un tempo erano destinate a bambini un po’ più grandicelli, a causa del risultato ottenuto dalla vaccinazione compulsiva e massiva alla quale sono sottoposti. In questo modo, ovvero senza lasciar che gli anticorpi si formino sul “campo di battaglia”, si renderanno sempre più prorompenti agenti patogeni di scarsa importanza, almeno originariamente.
Ma tutto ciò è oscuro ( e resterà sicuramente tale ) per i greggi al pascolo nei social, che brucano ogni cosa gli viene propinata dall’alto del Ministero della Sanità, dai Veronesi e dall’Unione Europea assolutamente “pro-vax”. Questi luminari dell’aborto, della fecondazione in vitro, dell’eutanasia, della sodomia esa- e plurivalente, dell’immigrazione di massa presa a carico dalle ONG e della massoneria imperante, avranno tutti certamente buone intenzioni. Saranno tutti certamente dediti a pensare all’altrui salute e al bene del popolo.
In questo incubo, convinti di essere in un bel sogno da cui destarsi non vogliono, continueranno ad albergare tutti coloro i quali contribuiscono abbondantemente al raggiungimento della “Nerds Immunity”.
Cristiano Lugli
Articolo precedentemente pubblicato qui.

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Cancro

Proteine spike da vaccino COVID trovate nelle cellule tumorali di una donna

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Una donna di 85 anni, il cui tumore al seno era in remissione, ha sviluppato un tumore metastatico aggressivo un mese dopo aver ricevuto la sesta dose di vaccino mRNA contro il COVID-19. Uno studio peer-reviewed ha concluso che le cellule tumorali contenevano la proteina spike del SARS-CoV-2 presente nel vaccino, ma non la proteina del nucleocapside derivante dall’infezione naturale.

 

Una donna giapponese di 85 anni, il cui tumore al seno era in remissione, ha sviluppato una forma aggressiva di cancro un mese dopo aver ricevuto la sesta dose del vaccino mRNA contro il COVID-19 e le sue cellule tumorali sono risultate positive alla stessa proteina spike presente nelle iniezioni, secondo un nuovo studio sottoposto a revisione paritaria .

 

Lo studio «fornisce prove biologiche dirette che collegano le iniezioni di mRNA alla progressione del cancro e alle metastasi», ha scritto l’epidemiologo Nicolas Hulscher su Substack. Hulscher ha affermato che i risultati dello studio sono «sorprendenti… suggerendo fortemente che il picco abbia avuto origine dall’iniezione di mRNA, non da un’infezione virale».

 

Il rapporto sul caso clinico del dottor Shigetoshi Sano, professore di dermatologia presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Kochi in Giappone, è stato pubblicato la scorsa settimana come lettera sul Journal of Dermatological Science.

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Secondo lo studio, alla paziente è stato diagnosticato un cancro al seno nel 2022. È stata sottoposta a mastectomia parziale e terapia ormonale nell’aprile 2023, «dopodiché è stata considerata in remissione».

 

Nell’ottobre 2024, ha ricevuto una dose di richiamo del vaccino Pfizer contro il COVID-19. Un mese dopo, ha sviluppato una lesione cutanea sul lato destro del torace. A gennaio, la lesione è stata diagnosticata come metastasi cutanea da tumore al seno.

 

La metastasi si verifica quando le cellule cancerose si staccano dal tumore originale e si diffondono in altre parti del corpo.

 

Una biopsia ha rilevato che le cellule tumorali metastatiche sono risultate positive alla proteina spike del SARS-CoV-2 presente nei vaccini mRNA contro il COVID-19 , ma sono risultate negative alla proteina nucleocapside presente nelle persone guarite dall’infezione virale.

 

La dottoressa Margaret Christensen, docente clinica e co-fondatrice del Carpathia Collaborative, ha affermato che lo studio «è solo uno dei migliaia di casi di tumori insoliti e aggressivi che si manifestano in popolazioni inaspettate».

 

«Prima del COVID-19, le donne in postmenopausa avevano tumori a crescita molto più lenta e con minori probabilità di essere mortali. Ora… stiamo assistendo a effetti devastanti in tutte le fasce d’età» ha detto la Christensen.

 

«Questa tecnologia straniera provoca sia la soppressione del sistema immunitario innato, che attacca le cellule tumorali, sia l’iperattivazione del ramo adattativo del sistema immunitario, con conseguente grave infiammazione, autoanticorpi e produzione di citochine. Non c’è da stupirsi che stiamo assistendo a effetti devastanti sulla popolazione».

 

Secondo lo studio, il paziente si è ripreso dopo la radioterapia.

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La proteina spike nelle cellule metastatiche è un’osservazione completamente senza precedenti

Secondo Sano, in Giappone si stanno accumulando «segnalazioni» sui »potenziali effetti avversi dei vaccini contro il COVID-19 su diversi organi, tra cui la pelle».

 

Studi recenti corroborano le segnalazioni e suggeriscono che i vaccini contro il COVID-19 potrebbero creare un ambiente che favorisce la crescita delle cellule tumorali e che “predispone i pazienti oncologici alla progressione del cancro”, ha scritto Sano. Ha affermato che la prevalenza di eventi avversi correlati alla proteina spike ha portato alla nascita di un nuovo termine, «spikeopatia».

 

Il coinvolgimento della proteina spike nei meccanismi cancerogeni è «particolarmente preoccupante», ha scritto Sano.

 

Le cellule tumorali «possono assorbire la proteina spike circolante, prodotta dopo la vaccinazione, dal flusso sanguigno o dal microambiente», ha affermato l’immunologa e biochimica Jessica Rose, Ph.D.

 

Nel caso della paziente di 85 anni, «una rara metastasi cutanea da tumore al seno» si è sviluppata in prossimità della mastectomia, ha affermato Sano. Ciò si è verificato nonostante «il tumore al seno primario fosse stato rimosso con successo» nel 2023.

 

Il cancro al seno «è la neoplasia maligna più comune a metastatizzare alla pelle», ha affermato Sano. Tuttavia, l’insolitamente «breve intervallo di tempo tra la vaccinazione e la comparsa di metastasi cutanee» lo ha spinto a ricercare la presenza della proteina spike del SARS-CoV-2.

 

Sano ha scoperto che «le cellule tumorali metastatiche nel derma e nell’epidermide erano entrambe colorate per la proteina spike, ma non per la proteina nucleocapside del virus SARS-CoV-2». Le cellule tumorali della diagnosi originale di cancro al seno «non esprimevano né la proteina nucleocapside né la proteina spike», ha scritto.

 

Secondo Sano, i risultati non sono del tutto conclusivi perché «la relazione causale» rimane poco chiara. Tuttavia, i risultati «suggeriscono fortemente» che la proteina spike nelle cellule tumorali metastatiche sia correlata al vaccino mRNA contro il COVID-19.

 

«Per quanto ne sappiamo, la presenza della proteina spike ma non dell’espressione della proteina nucleocapside nelle cellule tumorali è una scoperta nuova», ha scritto Sano.

 

Hulscher ha definito la scoperta «un’osservazione del tutto senza precedenti».

 

I risultati indicano che non c’è alcuna possibilità che la proteina spike identificata derivi da un’infezione virale, ha affermato Rose. Ha osservato che se la proteina spike fosse derivata da un’infezione da COVID-19, nel paziente sarebbero stati rilevati nucleocapsidi.

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«Molte cose devono andare storte affinché una cellula diventi una cellula cancerosa»

Sano ha individuato tre modi in cui il vaccino mRNA contro il COVID-19 avrebbe potuto causare le metastasi del paziente.

 

Tra queste rientrano l’integrazione genomica di mRNA o di contaminanti del DNA nel vaccino; una risposta immunitaria avversa che compromette la capacità dell’organismo di prevenire lo sviluppo di tumori; o la modulazione dei recettori degli estrogeni da parte delle proteine ​​spike, che contribuiscono allo «sviluppo, all’aggravamento o alla metastasi del cancro al seno e del cancro ovarico».

 

«Devono verificarsi molti eventi errati affinché una cellula diventi cancerosa, crescendo in modo incontrollato», ha affermato Karl Jablonowski, Ph.D., ricercatore senior presso Children’s Health Defense (CHD). «Non si comportano come le cellule normali. Tutte e tre le possibili spiegazioni del Dott. Sano sono possibili».

 

Secondo lo studio, la proteina spike è stata trovata nel nucleo delle cellule tumorali metastatiche. Christensen ha affermato che questo indica che «la tecnologia mRNA spike è stata introdotta nei nostri genomi».

 

Nel 2023, contaminanti del DNA, tra cui il virus delle scimmie 40 (SV40), un virus a DNA noto per promuovere il cancro, sono stati scoperti nei vaccini a mRNA contro il COVID-19. Rose ha affermato che l’SV40 «potrebbe interrompere la regolazione genica integrandosi vicino o all’interno di oncogeni [cellule che possono diventare cancerose] o geni oncosoppressori».

 

Brian Hooker, Ph.D., direttore scientifico del CHD, ha affermato che i risultati dello studio indicano un’elevata probabilità che i vaccini a mRNA siano correlati al cancro metastatico.

 

«Considerata la tempistica della comparsa del cancro della pelle, sembra probabile che sia stato causato dalla dose di richiamo, ma la prova schiacciante che non ho visto nell’articolo era se la paziente stesse esprimendo la proteina spike anche in altri tessuti non cancerosi e/o nel suo flusso sanguigno».

 

«Tuttavia, non ho dubbi che la presenza della proteina spike, come minimo, abbia aggravato la situazione, portando al cancro della pelle».

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Il paziente ha ricevuto iniezioni da lotti Pfizer collegati a gravi reazioni

I dati supplementari dello studio contenevano informazioni sulle date in cui la paziente era stata vaccinata e sui numeri di lotto delle dosi di vaccino ricevute.

 

La paziente ha ricevuto la prima serie di due dosi del vaccino Pfizer-BioNTech contro il COVID-19 a maggio e giugno 2021. Ha ricevuto dosi di richiamo a febbraio, luglio e novembre 2022 e a ottobre 2024. La sua dose di richiamo di luglio 2022 era di Moderna, ma le altre erano dosi di Pfizer.

 

I numeri di lotto di tutte le dosi del vaccino Pfizer contro il COVID-19 sono collegati a gravi eventi avversi in alcuni destinatari.

 

Il paziente ha ricevuto il lotto LK7363 del vaccino Pfizer un mese prima dell’insorgenza del cancro metastatico.

 

Secondo «How Bad Is My Batch?», tale lotto è stato associato a una malattia potenzialmente letale, due ricoveri ospedalieri e altri 22 eventi avversi, tra cui la sindrome di Behçet , una rara malattia infiammatoria.

 

Secondo il database «How Bad Is My Batch?», gli altri lotti di vaccino Pfizer ricevuti dal paziente sono associati a un numero maggiore di eventi avversi e decessi. Tra questi:

 

  • Maggio 2021: lotto Pfizer numero EW4811 , associato a 41 decessi, 58 disabilità, 40 malattie potenzialmente letali, 336 ricoveri ospedalieri e 724 altri eventi avversi.
  • Giugno 2021: lotto Pfizer numero FA4597 , associato a 39 decessi, 26 disabilità, 28 malattie potenzialmente letali, 166 ricoveri ospedalieri e 249 altri eventi avversi.
  • Febbraio 2022: lotto Pfizer numero FL7646 , associato a 13 decessi, 11 disabilità, 5 malattie potenzialmente letali, 31 ricoveri ospedalieri e 29 altri eventi avversi.
  • Novembre 2022: lotto Pfizer numero GJ1852 , associato a 9 decessi, 3 disabilità, 3 malattie potenzialmente letali, 19 ricoveri ospedalieri e 23 altri eventi avversi.

 

 

Non sono disponibili i dati relativi al lotto del vaccino Moderna somministrato al paziente.

 

Nel 2023, un team di scienziati danesi ha scoperto prove che una percentuale significativa di lotti di vaccino Pfizer-BioNTech contro il COVID-19 ha provocato eventi avversi gravi più elevati del normale.

 

Hooker ha affermato che è preoccupante che i medici abbiano continuato a somministrare dosi di vaccino contro il COVID-19 alla paziente, anche dopo la diagnosi iniziale di cancro.

 

«Sono costernato che qualcuno nel campo medico raccomandi il vaccino contro il COVID-19 a qualsiasi paziente oncologico in via di guarigione, soprattutto in caso di tumore al seno che può metastatizzare e metastatizzerà trasformandosi in tumore della pelle”» ha affermato Hooker.

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Uno studio indica la necessità di testare la proteina spike nei pazienti oncologici

Sano ha affermato che le sue scoperte giustificano ulteriori ricerche sulla relazione tra i vaccini mRNA contro il COVID-19 e il cancro o le metastasi.

 

«Lo studio della proteina spike in un gran numero di campioni di cancro che si sono sviluppati o sono peggiorati rapidamente dopo la vaccinazione con mRNA chiarirà la correlazione e fornirà informazioni significative sul potenziale oncogenico», ha scritto Sano.

 

Christensen ha affermato che lo studio del caso dimostra «quanto sia fondamentale iniziare a testare e colorare i tessuti per l’mRNA spike in tutti i casi di cancro, soprattutto nei giovani».

 

Jablonowski concorda. «Una colorazione a livello di popolazione per le proteine ​​spike e nucleocapsidi nei campioni di tessuto tumorale potrebbe mostrare modelli rivelatori tra infezioni, vaccini e malattia», ha affermato.

 

Sano ha precedentemente pubblicato due studi sottoposti a revisione paritaria che hanno identificato un’associazione tra i vaccini mRNA contro il COVID-19 e «malattie della pelle persistenti e intrattabili , in cui è stata trovata la proteina spike derivata dal vaccino mRNA».

 

Le scoperte di Sano si basano su altri studi recenti che collegano i vaccini a mRNA a un rischio più elevato di cancro e di altri gravi eventi avversi.

 

Uno studio condotto su 8 milioni di sudcoreani, pubblicato il mese scorso sulla rivista Biomarker Research, ha scoperto che i vaccini e i richiami contro il COVID-19, sia a mRNA che non a mRNA, comportano un aumento del rischio di sei tipi di cancro, tra cui un rischio maggiore del 20% di cancro al seno e un rischio maggiore del 27% di cancro in generale.

 

Un’analisi di un database giapponese di 18 milioni di persone all’inizio di quest’anno ha mostrato che le persone che avevano ricevuto il vaccino contro il COVID-19 avevano un rischio di morte significativamente più elevato nel primo anno dopo la vaccinazione rispetto ai non vaccinati. Il rischio aumentava con ogni dose aggiuntiva.

 

Uno studio di 30 mesi condotto su circa 300.000 persone in Italia, pubblicato sulla rivista EXCLI a luglio, ha rilevato un aumento del 23% del rischio di cancro dopo una o due dosi del vaccino contro il COVID-19 e un ulteriore aumento del 9% del rischio per coloro che hanno ricevuto tre o più dosi.

 

Hooker ha affermato che i risultati del nuovo studio rafforzano le crescenti richieste di sospensione o ritiro dei vaccini mRNA contro il COVID-19. Ha affermato:

 

«Questo studio è un’ulteriore prova a favore del divieto di queste vaccinazioni. La combinazione di spikeopatia e introduzione di mRNA modificato esogeno è un doppio colpo che provoca danni significativi, soprattutto nei soggetti che continuano a ricevere richiami».

 

Michael Nevradakis

Ph.D.

 

© 29 settembre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Vaccini

«Scienza spazzatura» dietro le affermazioni secondo cui i vaccini anti-COVID hanno salvato milioni di persone

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   Una nuova pre-stampa dei ricercatori canadesi Denis Rancourt, Ph.D., e Joseph Hickey, Ph.D., contesta la fondatezza della testimonianza ampiamente citata del MD, Ph.D., resa al Congresso nel 2022 dal dott. Peter Hotez, secondo cui i vaccini contro il COVID-19 hanno salvato milioni di vite.   Un nuovo rapporto di ricercatori canadesi contesta le affermazioni ampiamente citate secondo cui i vaccini contro il COVID-19 avrebbero salvato milioni di vite negli Stati Uniti.   Gli autori di un articolo preprint pubblicato questa settimana da Correlation, un’organizzazione di ricerca canadese senza scopo di lucro, sostengono che le affermazioni si basano su studi di modellazione che utilizzano ipotesi errate, il che porta a conclusioni «fantastiche e non verificabili».   Ad esempio, il dott. Peter Hotez, Ph.D., in alcune interviste e nella sua testimonianza al Congresso del 2024, ha citato uno studio del 2022 della dott.ssa Meagan Fitzpatrick, che vantava 3,2 milioni di vite salvate dai vaccini.   I media tradizionali si sono aggrappati alle affermazioni di Fitzpatrick e Hotez, ripetendole e amplificandole ampiamente.   Ma secondo gli esperti di mortalità per tutte le cause Denis Rancourt, Ph.D., e Joseph Hickey, Ph.D., Fitzpatrick ha utilizzato un «calcolo teorico controfattuale» che ha prodotto ipotesi errate sui tassi di mortalità delle infezioni e sull’efficacia del vaccino.   Nel loro nuovo articolo, Rancourt e Hickey sostengono che calcoli controfattuali come quelli utilizzati da Fitzpatrick e altri ricercatori possono portare a conclusioni pericolose e non dovrebbero essere utilizzati per orientare le politiche.   «Le false affermazioni accettate dai funzionari governativi e dai loro consulenti possono avere un effetto disastroso sulla politica sanitaria pubblica e sulla società», hanno affermato.   Rivalutano inoltre le affermazioni contenute in diversi studi che stimano il numero di vite salvate dai vaccini contro il COVID-19 e mettono in discussione la validità delle ipotesi di base degli studi.

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I ricercatori si sono basati su tassi di efficacia degli studi clinici «artificiosi e discutibili»

I modelli controfattuali sono progettati per stimare gli esiti di un dato intervento – in questo caso, il vaccino contro il COVID-19 – se l’intervento non fosse stato somministrato. Per farlo, i ricercatori proiettano uno scenario alternativo.   Per come sono concepiti, questi modelli si basano su una serie di presupposti che, secondo Rancourt e Hickey, vanno da vaghi a del tutto errati.   Quando i ricercatori utilizzano modelli controfattuali per stimare le vite salvate dal vaccino, devono prima stimare quante infezioni da COVID-19 si sarebbero verificate nel periodo in questione se non ci fossero stati vaccini, e poi quante di queste infezioni avrebbero causato la morte.   Per calcolare il tasso di infezione nel tempo, i ricercatori utilizzano un altro modello, la «modellazione delle dinamiche del contagio», che presenta complessità e incertezze, secondo Rancourt e Hickey.   Per stimare le infezioni da COVID-19 e i decessi evitati, i ricercatori si sono basati sui tassi di efficacia del vaccino derivanti da studi clinici. Ma tali studi hanno dichiarato tassi di efficacia estremamente elevati, che Rancourt e Hickey hanno definito «artificiosi, discutibili e non trasparenti».   Diversi modellisti controfattuali hanno utilizzato input simili per concludere che i vaccini hanno avuto un impatto enorme, sebbene le loro stime di tale impatto siano state diverse.   Nel suo post sul blog, Fitzpatrick ha concluso che i vaccini contro il COVID-19 hanno prevenuto 3,2 milioni di decessi, 18,5 milioni di ricoveri ospedalieri e 120 milioni di infezioni, per un costo medico di 1,15 trilioni di dollari entro la fine di novembre 2022.   Utilizzando lo stesso approccio, gli autori di un articolo pubblicato nel settembre 2022 su The Lancet hanno scoperto che i vaccini avevano prevenuto 14,4 milioni di decessi a livello globale entro dicembre 2021.   Uno studio pubblicato nel luglio 2025 sul JAMA Health Forum ha utilizzato i dati di sieroprevalenza dei decessi positivi al COVID-19, anziché i dati di modellazione utilizzati dagli altri autori, per stimare i tassi di infezione, ma ha anche utilizzato dati provenienti da studi clinici per determinarne l’efficacia.   L’autore principale dello studio, il dottor John PA Ioannidis, e i suoi colleghi hanno calcolato che i vaccini hanno salvato 2,5 milioni di vite in tutto il mondo entro il 2024, una stima 10 ordini di grandezza inferiore a quella di Fitzpatrick o degli autori dello studio di The Lancet.

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«Nessuna ragione attendibile per credere che i vaccini contro il COVID-19 abbiano salvato vite umane»

In un precedente articolo, Rancourt aveva sostenuto che anche le stime più limitate di Ioannidis erano una grave sovrastima basata su input errati nel modello. Dopo aver analizzato l’articolo del JAMA Health Forum, Rancourt non ha trovato «alcuna ragione di credere» che i vaccini contro il COVID-19 abbiano salvato vite umane.   «Tutta questa industria di calcoli controfattuali è ciò che definirei “politica scientifica”», ha affermato Rancourt.   «È come dire: “Sosterrò che l’intervento che abbiamo fatto ha avuto un enorme beneficio senza avere alcuna prova empirica a sostegno di tale affermazione”», ha affermato.   Secondo Rancourt, i ricercatori stanno semplicemente inserendo i dati di Big Pharma in una formula, che poi dimostra che milioni di vite sono state salvate.   Ha affermato che gli scenari controfattuali traggono vantaggio dal fatto che, in luoghi come gli Stati Uniti, che raccolgono molti dati sulla salute pubblica, i tassi di vaccinazione erano così alti che non esisteva un gruppo non vaccinato da usare come termine di paragone.   «Si tratta di studi artificiosi», ha affermato.

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La certezza dei modelli dipende dalla fede in «incredibili coincidenze»

I dati sulla mortalità in eccesso, ovvero dati affidabili, misurati e reali, consentono una stima più accurata dei decessi evitati grazie ai vaccini contro il COVID-19, hanno affermato Rancourt e Hickey.   Gli autori di uno studio del 2022 pubblicato su The Lancet hanno analizzato i dati sulla mortalità e hanno trovato risultati molto più ambigui di quelli prodotti dai modelli controfattuali. «L’entità dell’impatto della diffusione della vaccinazione sui decessi non era chiara», ha concluso lo studio.   Nel loro articolo, Rancourt e Hickey hanno esaminato i modelli controfattuali e le affermazioni che questi modelli facevano sui decessi evitati nel tempo. Hanno scoperto che i modelli mostrano picchi significativi nelle vite salvate subito dopo la somministrazione del vaccino e dei richiami.   In altre parole, secondo i modelli, il virus COVID-19 è diventato altamente virulento subito dopo la distribuzione dei vaccini o dei richiami, quindi è probabile che i vaccini abbiano salvato molte vite.   Tuttavia, Rancourt ha affermato che non si è verificata alcuna riduzione dell’eccesso di mortalità dopo le implementazioni del 2021 e del 2022. I dati empirici indicano che l’eccesso di mortalità è aumentato nel 2020 e poi si è mantenuto stabile nei due anni successivi.   Per credere ai modelli, ha detto Rancourt, «bisognerebbe credere a queste incredibili coincidenze in cui l’agente patogeno diventa improvvisamente più virulento».   Tuttavia, non ci sono prove in tal senso. «Non ci sono prove concrete che il virus sia diventato cinque o dieci volte più virulento in un certo momento, un anno dopo l’inizio della pandemia dichiarata, dopo l’eccesso di mortalità registrato nel 2020», ha affermato.   I modelli richiedono che le persone credano che il patogeno si trovasse in una fase altamente letale quando sono state avviate le campagne di vaccinazione, e solo in quei momenti.   I ricercatori che utilizzano i modelli controfattuali affermano di fatto che, senza il vaccino, il COVID-19 «avrebbe prodotto picchi di mortalità a un tasso ben superiore a qualsiasi dato storico noto», ha affermato Rancourt.   Ha affermato che è scandaloso che studi così imperfetti vengano pubblicati su riviste prestigiose, ma ciò dimostra che il processo di revisione paritaria è stato corrotto.   «Le istituzioni mediche pagate dalle case farmaceutiche sono solo api operaie che cercano di trovare il modo di compiacere i loro padroni inventando questi metodi di retropropagazione chiamati calcoli o simulazioni controfattuali. È spazzatura scientifica».   Brenda Baletti Ph.D.   © 9 ottobre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.   Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Cancro

Tutti i vaccini contro il COVID aumentano il rischio di cancro, conclude un nuovo studio

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Uno studio sudcoreano condotto su oltre 8 milioni di persone ha riportato un aumento del rischio complessivo di cancro del 27% legato ai vaccini anti-COVID-19 a mRNA e non a mRNA. I ricercatori hanno riscontrato rischi più elevati per sei specifici tumori. I media mainstream hanno criticato lo studio.

 

Secondo un recente studio sudcoreano condotto su oltre 8 milioni di persone, i vaccini e i richiami contro il COVID-19, sia a mRNA che non a mRNA, comportano un aumento del rischio di sei tipi di cancro e un rischio di cancro complessivo più elevato del 27%.

 

Quattro ricercatori sudcoreani hanno pubblicato il rapporto la scorsa settimana sotto forma di lettera su Biomarker Research, una rivista della Springer Nature.

 

Secondo lo studio, i vaccini e i richiami contro il COVID-19 sono associati a un rischio maggiore di cancro al seno, al colon-retto, allo stomaco, ai polmoni, alla prostata e alla tiroide, in tutti i tipi di vaccino e in tutte le fasce d’età.

 

I commentatori medici più tradizionali si sono affrettati a screditare i risultati, definendoli «imperfetti» da MedPageToday. Altri esperti medici e scientifici, invece, non sono stati d’accordo.

 

«In parole povere: entrambe le principali piattaforme di vaccini contro il COVID-19 sembrano essere cancerogene», ha scritto l’epidemiologo Nicolas Hulscher in un post su Substack.

 

Il dottor Angus Dalgleish, oncologo medico, ha dichiarato a The Defender che lo studio si basa su altre recenti scoperte, ma «è il primo a dimostrare che i vaccini a cDNA [non-mRNA] e a mRNA sono associati al rischio di cancro, il che suggerisce che la proteina spike è direttamente cancerogena».

 

Il commentatore medico John Campbell, Ph.D., ha dichiarato questa settimana nel suo programma su YouTube che la ricerca rappresenta «lo studio su larga scala finora» che esamina l’associazione tra i vaccini contro il COVID-19 e il cancro.

 

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«Nessuna tecnologia vaccinale è esente dal rischio di cancro»

Secondo lo studio, mentre il potenziale cancerogeno del virus SARS-CoV-2 responsabile del COVID-19 «è stato ipoteticamente proposto», sono state condotte poche ricerche sul potenziale rischio di cancro derivante dai vaccini contro il COVID-19.

 

I ricercatori hanno affermato che le «strutture condivise» contenute nel virus SARS-CoV-2 e nei vaccini contro il COVID-19, tra cui la proteina spike, potrebbero indicare che i vaccini contro il COVID-19 sono associati a rischi di cancro.

 

Lo studio ha utilizzato i dati del periodo 2021-2023 relativi a oltre 8,4 milioni di persone presenti nel database del Servizio Sanitario Nazionale della Corea del Sud. Il campione è stato suddiviso in due gruppi in base allo stato vaccinale. Il campione vaccinato è stato ulteriormente suddiviso in gruppi con richiamo e non con richiamo.

 

I ricercatori hanno monitorato i pazienti per un anno. Il gruppo vaccinato è stato monitorato anche dopo la vaccinazione. I risultati hanno mostrato un rischio statisticamente significativo di cancro più elevato nel gruppo vaccinato, tra cui:

 

  • Cancro complessivo: rischio più elevato del 27%
  • Cancro al seno: rischio più alto del 20%
  • Cancro del colon-retto: rischio più elevato del 28%
  • Cancro gastrico: rischio più elevato del 34%
  • Cancro al polmone: rischio più elevato del 53%
  • Cancro alla prostata: rischio più elevato del 69%
  • Cancro alla tiroide: rischio più alto del 35%

 

L’analisi statistica dei risultati ha dimostrato che c’è una «probabilità su 1.000 che questo risultato sia dovuto al caso», ha affermato Campbell.

 

I vaccini mRNA contro il COVID-19 prodotti da Pfizer e Moderna hanno mostrato un rischio complessivo di cancro superiore del 20% e sono stati strettamente correlati a un rischio più elevato di tumori al seno, al colon-retto, ai polmoni e alla tiroide.

 

I vaccini anti-COVID-19 non a mRNA, noti come vaccini a cDNA, che includono i vaccini di AstraZeneca e Johnson & Johnson (Janssen), sono stati associati a un rischio complessivo di cancro superiore del 47%. Sono stati specificamente collegati a un aumento del rischio di tumori del colon-retto, dello stomaco, del polmone, della prostata e della tiroide.

 

Anche i pazienti che hanno ricevuto una miscela di dosi di mRNA e cDNA hanno avuto un rischio maggiore, con un’incidenza di cancro complessiva superiore del 34% e una stretta associazione con un rischio più elevato di tumori al seno e alla tiroide.

 

«L’elevato rischio di cancro non era limitato a una singola piattaforma vaccinale», ha scritto Hulscher. «Ogni tipo di vaccino era associato a un aumento misurabile del cancro complessivo, e ciascuno aveva specifici siti tumorali che guidavano il segnale. In altre parole, nessuna tecnologia vaccinale era esente da rischio di cancro in questo set di dati».

 

Il medico internista Dott. Clayton J. Baker ha affermato che i dati mostrano che tra le persone vaccinate il rischio di cancro aumenta con il tempo.

 

«L’aumento del rischio di cancro nei soggetti vaccinati aumenta in modo lineare per l’intero periodo dello studio, con un’inclinazione maggiore rispetto alla curva dei soggetti non vaccinati, e non si appiattisce. L’aumento dell’incidenza continua ad aumentare. Potrebbe continuare per decenni. È davvero allarmante», ha affermato Baker.

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«Ogni gruppo demografico ha sperimentato un rischio elevato di cancro»

I risultati hanno inoltre mostrato che le persone vaccinate di età inferiore ai 65 anni erano particolarmente a rischio di contrarre alcuni tipi di cancro.

 

«La popolazione relativamente più giovane (individui sotto i 65 anni) era più vulnerabile al cancro alla tiroide e al seno; al contrario, la popolazione più anziana (75 anni e oltre) era più suscettibile al cancro alla prostata», hanno scritto i ricercatori.

 

Nel complesso, le persone vaccinate di età inferiore ai 65 anni hanno mostrato un rischio complessivo maggiore di cancro, mentre gli anziani, in particolare quelli di età superiore ai 75 anni, hanno presentato il rischio complessivo più elevato.

Le donne vaccinate presentavano anche un rischio relativamente più elevato di cancro rispetto agli uomini vaccinati: le donne vaccinate mostravano un rischio particolarmente elevato di cancro del colon-retto e della tiroide, mentre gli uomini vaccinati mostravano un rischio più elevato di cancro gastrico e polmonare.

 

«Sia i risultati complessivi che quelli specifici per sito mostrano un andamento coerente: ogni gruppo demografico ha sperimentato un rischio elevato di cancro, sebbene la tipologia e l’impatto assoluto siano variati. Le donne e gli anziani sono stati colpiti più duramente, ma nessun segmento della popolazione è stato risparmiato» ha scritto Hulscher.

 

I risultati dello studio hanno anche mostrato che i richiami del vaccino contro il COVID-19 hanno comportato un rischio sostanzialmente più elevato di alcuni tipi di cancro, tra cui un rischio maggiore del 125% di cancro al pancreas e del 23% di cancro gastrico.

 

Dalgleish ha definito i numeri «impressionanti», affermando che l’aumento del rischio dopo le dosi di richiamo «è un incremento inaspettato che stiamo osservando anche nel Regno Unito».

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I critici definiscono «folle» il periodo di follow-up di un anno

Secondo MedPageToday, il periodo di follow-up di un anno utilizzato dai ricercatori nello studio era «assurdo» e lo studio non ha preso in considerazione la storia familiare di cancro dei pazienti e la loro storia di screening.

 

Karl Jablonowski, Ph.D., ricercatore senior presso Children’s Health Defense, ha affermato che «le critiche mosse allo studio sono basate su un sano pregiudizio da parte degli utenti».

 

«L’idea che le persone più propense a sottoporsi a un intervento medico (vaccinazione) siano anche più propense a sottoporsi a un altro (screening per il cancro)… è una preoccupazione valida per uno studio vaccinato-non vaccinato come questo, poiché coloro che cercano un vaccino avranno un comportamento drasticamente diverso nella ricerca di assistenza sanitaria rispetto a coloro che non cercano un vaccino» ha spietato.

 

Tuttavia, «questo non è solo uno studio che confronta vaccinati e non vaccinati: differenzia anche i vaccini. Il pregiudizio dell’utente sano non è un argomento a favore del perché un vaccino (cDNA) mostri un rischio di cancro più elevato di un altro (mRNA). Inoltre, lo studio non afferma che i vaccini causino il cancro, ma che siano associati ad esso».

 

«Siamo organismi multicellulari complessi. Le cellule cancerose si formano dentro di noi con grande frequenza e vengono solitamente neutralizzate dai nostri meccanismi antitumorali… Se un vaccino può interrompere questo meccanismo antitumorale, allora i tumori possono manifestarsi in un breve lasso di tempo».

 

Anche se è stato dimostrato che i vaccini a cDNA comportano un rischio di cancro più elevato, Baker ha affermato che lo studio evidenzia anche il rischio della tecnologia a mRNA.

 

«Questo studio implica assolutamente la piattaforma mRNA», ha affermato. «Ricordiamo che il COVID-19 è stato il primo utilizzo diffuso di quella piattaforma tecnologica negli esseri umani… Nella sua prima applicazione, ha aumentato l’incidenza dei tumori».

 

Campbell ha affermato che i dati ufficiali sudcoreani sono generalmente affidabili e che lo studio è ben strutturato.

 

«La Corea del Sud era un Paese con un tasso di vaccinazione molto elevato», ha detto. «C’erano… solo poche centinaia di migliaia di persone nel gruppo dei non vaccinati, ma questo è sufficiente per ricavarne dati piuttosto attendibili».

 

Gli autori dello studio non hanno fornito dettagli sui possibili meccanismi contenuti nei vaccini contro il COVID-19 che potrebbero comportare un rischio maggiore di cancro.

 

Baker ha affermato che «l’aumento significativo dei rapporti di rischio per sei diversi tipi di cancro suggerisce che un possibile indebolimento del sistema immunitario contribuisca all’aumento del rischio. È preoccupante, perché il rischio non è limitato a un solo tipo di cancro per il quale potrebbe essere effettuato lo screening».

 

Secondo Campbell, la proteina spike e i contaminanti del DNA presenti nei vaccini a mRNA potrebbero essere tra i fattori che contribuiscono a questo rischio.

 

Gli autori hanno suggerito che sono necessarie ulteriori ricerche «per chiarire le potenziali relazioni causali, compresi i meccanismi molecolari sottostanti correlati all’iperinfiammazione indotta dal vaccino contro il COVID-19».

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Un numero crescente di studi collega i vaccini COVID a gravi eventi avversi

Altri recenti studi e analisi su larga scala suggeriscono un legame tra i vaccini contro il COVID-19 e gravi eventi avversi come il cancro.

 

All’inizio di quest’anno, un’analisi di un database giapponese di 18 milioni di persone ha mostrato che le persone vaccinate contro il COVID-19 presentavano un rischio di morte significativamente più elevato nel primo anno dopo la vaccinazione rispetto ai non vaccinati. Il rischio aumentava con ogni dose aggiuntiva.

 

Uno studio condotto su 1,3 milioni di donne nella Repubblica Ceca, pubblicato a giugno sull’International Journal of Risk & Safety in Medicine, ha dimostrato che il tasso di concepimento riuscito (una gravidanza che porta a un parto vivo nove mesi dopo) per le donne vaccinate era «sostanzialmente inferiore» rispetto a quelle non vaccinate.

 

Uno studio di 30 mesi condotto su circa 300.000 persone in Italia, pubblicato sulla rivista EXCLI a luglio, ha rilevato un aumento del 23% del rischio di cancro dopo una o due dosi del vaccino COVID-19 e un ulteriore aumento del rischio del 9% tra coloro che hanno ricevuto tre o più dosi.

 

I risultati dello studio italiano hanno mostrato anche un aumento statisticamente significativo dei tumori al seno, alla vescica e al colon-retto.

 

Jablonowski ha affermato che i risultati dello studio italiano rispecchiano in gran parte quelli dello studio sudcoreano, poiché vi è «una corroborazione di prove che non può essere ignorata».

 

«Il confronto dei risultati… è estremamente interessante», ha affermato Jablonowski. «I due studi concordano generalmente su molti tipi di cancro. Una forma di cancro su cui non concordano è il cancro alla prostata. Non è minimamente degno di nota nello studio italiano, mentre è il segnale più forte nello studio coreano».

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«Quasi il 70% della popolazione mondiale è stato iniettato con un prodotto cancerogeno»

I ricercatori sudcoreani hanno affermato che il rapporto tra i rischi relativi di infezione da COVID-19 e gli eventi avversi conseguenti alla vaccinazione contro il COVID-19 merita ulteriori approfondimenti.

 

«Data la gravità decrescente del COVID-19, le attuali preoccupazioni riguardo al vaccino contro il COVID-19 vertono principalmente sugli EA [eventi avversi] anche con le dosi di richiamo», hanno scritto i ricercatori.

 

Gli autori dello studio hanno inoltre chiesto ulteriori ricerche «per determinare se specifiche strategie vaccinali possano essere ottimali per le popolazioni che necessitano della vaccinazione contro il COVID-19». Hanno suggerito che i medici «diano priorità al monitoraggio del rischio di cancro gastrico in relazione alle dosi di richiamo del COVID-19».

 

Hulscher è andato oltre, suggerendo che i risultati dello studio rafforzano le richieste di alcuni scienziati e organizzazioni mediche secondo cui i vaccini contro il COVID-19 dovrebbero essere sospesi o ritirati.

 

«Governi, autorità di regolamentazione, medici e ricercatori devono confrontarsi con una realtà che fa riflettere: quasi il 70% della popolazione mondiale è stato iniettato con un prodotto cancerogeno. Le prove richiedono l’immediato ritiro dal mercato di questi prodotti», ha scritto Hulscher.

 

«È ormai del tutto indifendibile continuare qualsiasi programma di vaccinazione di richiamo o variante», ha affermato Dalgleish.

 

Michael Nevradakis

Ph.D.

 

© 29 settembre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

 

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