Bioetica
Il Parlamento Europeo si oppone all’obiezione di coscienza all’aborto
Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.
L’elezione di Roberta Metsola a presidente del Parlamento Europeo ha riacceso il dibattito sulla sua posizione sull’aborto.
È la presidente più giovane in assoluto e la prima persona di Malta, lo stato membro più piccolo, a guidare un’istituzione dell’UE. Ma Malta è l’unico paese in Europa che ha un divieto totale dell’aborto, per qualsiasi motivo. Non sorprende che le domande sulla sua posizione sui «diritti riproduttivi» abbiano dominato le notizie sulla sua elezione.
Metsola dice che sosterrà le politiche esistenti del Parlamento dell’Unione Europea, anche se sembra essere personalmente contraria all’aborto.
Metsola dice che sosterrà le politiche esistenti del Parlamento dell’Unione Europea, anche se sembra essere personalmente contraria all’aborto
«La mia posizione è quella del Parlamento Europeo», ha detto ai giornalisti . «E su questo tema, questo Parlamento Europeo, su tutti i diritti alla salute sessuale e riproduttiva, è stato inequivocabile, ha ripetutamente chiesto una migliore protezione di questi diritti».
Qual è dunque la posizione del Parlamento Europeo?
Nel giugno dello scorso anno, una lunga risoluzione sulla salute e sui diritti sessuali e riproduttivi è stata approvata con 378 voti favorevoli, 255 contrari e 42 astensioni. È stato sponsorizzato da un eurodeputato croato, Predrag Fred Matić.
Ci sarebbe almeno una sezione importante che è sfuggita ai giornalisti: il rifiuto della nozione di obiezione di coscienza all’aborto da parte degli operatori sanitari
«Questo voto segna una nuova era nell’Unione europea e la prima vera resistenza a un’agenda regressiva che da anni calpesta i diritti delle donne in Europa», ha affermato Matić all’epoca. «La maggioranza dei deputati ha chiarito la propria posizione agli Stati membri e li ha invitati a garantire l’accesso all’aborto sicuro e legale ea una serie di altri servizi di salute sessuale e riproduttiva».
Tali sentimenti non sono affatto nuovi e sono supportati dalla maggior parte degli Stati membri, con le notevoli eccezioni di Polonia e Malta.
Tuttavia, i sarebbe almeno una sezione importante che è sfuggita ai giornalisti: il rifiuto della nozione di obiezione di coscienza all’aborto da parte degli operatori sanitari:
«Anche quando legalmente disponibile, ci sono barriere all’accesso all’aborto. Ciò porta alla violazione della SRHR [salute e diritti sessuali e riproduttivi], ma anche a disuguaglianze nel raggiungimento dei diritti delle donne in tutta l’UE».
Un gran numero di Stati membri (più di 20) prevede il diritto alla cosiddetta obiezione di coscienza, riconosciuta anche dagli strumenti dell’ONU e dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. In particolare, questo non è un diritto assoluto e la Corte EDU ha ritenuto che non dovrebbe essere utilizzato per bloccare l’accesso ai servizi ai quali hanno legalmente diritto»
«Uno degli ostacoli più problematici è la negazione dell’assistenza medica basata su convinzioni personali, dove i professionisti medici spesso non praticano aborti, facendo appello alle loro convinzioni personali. Questo non solo nega alle donne il loro diritto alla salute e alle procedure mediche, ma solleva anche la questione dei sistemi pubblici di riferimento».
«Secondo lo studio del PE sulle implicazioni dell’obiezione di coscienza sulla SRHR, la legislazione nazionale spesso consente agli operatori sanitari di rinunciare a fornire beni e servizi a cui sono moralmente contrari, compreso l’esecuzione di aborti o la prescrizione, la vendita o la consulenza di metodi contraccettivi attraverso rifiuto di partecipare ad un’attività che un individuo considera incompatibile con le proprie convinzioni religiose, morali, filosofiche o etiche».
«Andando avanti, dovrebbe essere affrontato come rifiuto delle cure mediche piuttosto che come la cosiddetta obiezione di coscienza. Un gran numero di Stati membri (più di 20) prevede il diritto alla cosiddetta obiezione di coscienza, riconosciuta anche dagli strumenti dell’ONU e dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. In particolare, questo non è un diritto assoluto e la Corte EDU ha ritenuto che non dovrebbe essere utilizzato per bloccare l’accesso ai servizi ai quali hanno legalmente diritto».
«In pratica, questo è esattamente ciò che accade quotidianamente in tutta l’UE: le donne non hanno accesso al diritto all’aborto concesso legalmente poiché il personale medico nega loro tali cure mediche, con gli ospedali pubblici che non mettono in atto sistemi pubblici di riferimento. Si tratta di una violazione evidente e multidimensionale e di una pratica negazione di esercitare un diritto legale già raggiunto».
«A vent’anni dalla proclamazione della nostra Carta dei diritti fondamentali, che sanciva in particolare l’abolizione della pena di morte in tutta l’Unione, spero che possiamo aggiornare questa Carta, in particolare per essere più espliciti sulla protezione dell’ambiente o sul riconoscimento del diritto alla aborto» ha detto Macron
La posizione del Parlamento Europeo sull’aborto potrebbe essere rafforzata dalle recenti parole del presidente francese Emmanuel Macron. In un discorso all’inizio di questa settimana ha chiesto di aggiungere l’aborto alla Carta dei diritti fondamentali dell’UE.
«A vent’anni dalla proclamazione della nostra Carta dei diritti fondamentali, che sanciva in particolare l’abolizione della pena di morte in tutta l’Unione, spero che possiamo aggiornare questa Carta, in particolare per essere più espliciti sulla protezione dell’ambiente o sul riconoscimento del diritto alla aborto», ha detto.
«Apriamo questo dibattito liberamente con i nostri concittadini di grande coscienza europea per dare nuova vita al nostro insieme di diritti che forgia questa Europa forte dei suoi valori, unico futuro del nostro progetto politico comune».
Michael Cook
Bioetica
Il Quebecco si muove per riconoscere il «diritto» all’aborto nella proposta di costituzione
Il Quebecco ha proposto una legge per sancire un apparente «diritto» all’aborto nella bozza di costituzione della provincia canadese.
Il 9 ottobre, l’Assemblea nazionale del Quebecco ha presentato il disegno di legge n. 1, Legge costituzionale del 2025 sul Quebec, che mira a stabilire una costituzione per il Quebec che dia priorità ai valori della provincia, tra cui la cosiddetta «libertà» di aborto.
«Ora dobbiamo andare oltre», ha dichiarato il primo ministro François Legault all’Assemblea Nazionale. «Il Quebecco ha scelto di restare in Canada, ma ha anche scelto di affermare il suo carattere nazionale e distintivo».
«È giunto il momento di affermare, in modo chiaro, l’esistenza costituzionale della nazione del Quebecco», ha proseguito. «La Costituzione riunirà tutte le nostre regole, tutti i nostri valori fondamentali in un’unica legge. Diventerà la legge di tutte le leggi».
La proposta di legge costituzionale comprende diversi emendamenti contrari alla vita, tra cui l’inserimento delle leggi sull’aborto e sull’eutanasia nella costituzione provinciale. La legge è stata approvata con 71 voti favorevoli e 30 contrari. «Lo Stato protegge la libertà delle donne di abortire», promette l’articolo numero 29.
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Il Quebecco ha recentemente confermato il suo sostegno all’aborto quando la Corte superiore provinciale ha stabilito che le “zone bolla” delle strutture per l’aborto sono incostituzionali, ma «giustificate».
Attualmente, la legge del Quebec impedisce l’attività di advocacy pro-life entro un raggio di 50 metri da qualsiasi struttura o sede di un’attività che offre di eseguire il feticidio. Tra le attività vietate rientrano anche scoraggiare una donna dall’aborto od offrire risorse alternative per aiutare la madre a tenere il bambino.
Inoltre, la legge promette di prendere di mira i malati e gli anziani attraverso l’eutanasia. La legge si impegna a garantire che «qualsiasi persona le cui condizioni lo richiedano abbia il diritto di ricevere cure di fine vita», un termine che include il ricorso all’eutanasia. Da notare come l’anno scorso era emerso uno studio sul Quebecco che rivelava che più di uno su dieci bambini abortiti nel secondo trimestre nasce vivo, ma solo il 10% sopravvive più di tre ore.
Allo stesso tempo, il Quebecco, una provincia notoriamente liberale, ha il tasso più alto di suicidio assistito in Canada.
La provincia ha registrato un aumento del 17% dei decessi per eutanasia nel 2023 rispetto al 2022, con il programma che ha causato la morte di 5.686 persone. Questa cifra elevata rappresenta un impressionante 7,3% di tutti i decessi nella provincia, collocando il Québec in cima alla lista a livello mondiale. Di conseguenza, si è avuto anche il rivoltante record per la predazione degli organi, con la triplicazione dei trapianti da vittime di eutanasia.
Come riportato da Renovatio 21, ad agosto l’Ordine dei medici del Quebecco ha dichiarato che l’eutanasia è un «trattamento appropriato» per i bambini nati con gravi problemi di salute. L’eutanasia per i neonati era stata sostenuta dai medici quebecchesi ancora tre anni fa, mentre è discussa apertamente l’eliminazione eutanatica dei malati di demenza.
Gli sforzi quebecchesi si iscrivono in un contesto globale in cui, come per un silenzioso ordine dipanato in tutta la Terra, vari Paesi a trazione progressista sta cercando di costituzionalizzare l’aborto, sulla scorta di quanto fatto da Emanuele Macron in Francia due anni fa.
Come riportato da Renovatio 21, anche il governo spagnuolo sta lavorando per sancire il diritto al feticidio nella Costituzione.
Un anno fa a Brusselle è stato approvato il progetto di inclusione dell’aborto nella Carta Europea. L’anno precedente gli eurodeputati avevano chiesto che il feticidio divenisse «diritto fondamentale».
Altri Paesi non marciano nella stessa direzione, Cinque giorni fa il Parlamento Olandese ha respinto una risoluzione che dichiarava l’aborto come «diritto umano», idea alla base di tanti progetti di enti transnazionali
Due mesi fa la Repubblica Domenicana ha riconfermato il divieto totale di aborto.
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Bioetica
Morte cerebrale, trapianti, predazione degli organi, eutanasia: dai criteri di Harvard alla nostra carta d’identità
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Ambiente
Studi sui metodi per testare le sostanze chimiche della pillola abortiva nelle riserve idriche
I funzionari governativi USA stanno valutando se sia possibile sviluppare metodi per rilevare le sostanze chimiche contenute nella pillola abortiva nelle riserve idriche degli Stati Uniti, in seguito all’iniziativa del gruppo Students for Life. Lo riporta LifeSite.
Quest’estate, i funzionari dell’Agenzia per la Protezione Ambientale americana (EPA) hanno incaricato gli scienziati di determinare se fosse possibile sviluppare metodi per rilevare tracce di pillole abortive nelle acque reflue. Sebbene al momento non esistano metodi approvati dall’EPA, è possibile svilupparne di nuovi, hanno recentemente dichiarato al New York Times due fonti anonime.
La divulgazione fa seguito alla richiesta di 25 membri repubblicani del Congresso USA che hanno chiesto all’EPA di indagare sulla questione.
«Esistono metodi approvati dall’EPA per rilevare il mifepristone e i suoi metaboliti attivi nelle riserve idriche?», chiedevano i deputati in una lettera del 18 giugno. «In caso contrario, quali risorse sono necessarie per sviluppare questi metodi di analisi?»
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I legislatori hanno osservato che il mifepristone è un «potente bloccante del progesterone» che altera l’equilibrio ormonale e potrebbe «potenzialmente interferire con la fertilità di una persona, indipendentemente dal sesso».
Dopo l’annullamento della sentenza Roe v. Wade, Students for Life aveva rilanciato una campagna per indagare sulle tracce di pillole abortive e sui resti fetali nelle acque reflue. Il gruppo ha affermato che il mifepristone e i resti fetali potrebbero potenzialmente danneggiare gli esseri umani, gli animali e l’ambiente.
Nel novembre 2022, i dipendenti di Students for Life si sono lamentati del fatto che le agenzie governative non controllassero le acque reflue per individuare eventuali sostanze chimiche contenute nelle pillole abortive e hanno deciso di assumere i propri «studenti investigatori» per analizzare l’acqua.
La campagna era fallita sotto l’amministrazione Biden. Nella primavera del 2024, undici membri del Congresso, tra cui il senatore Marco Rubio della Florida, attuale Segretario di Stato, scrissero all’EPA chiedendo in che modo il crescente uso di pillole abortive potesse influire sull’approvvigionamento idrico.
Secondo due funzionari, l’EPA ha scoperto di non aver condotto alcuna ricerca precedente sull’argomento, ma non ha avviato alcuna nuova indagine correlata.
Kristan Hawkins, presidente di Students for Life, ha annunciato venerdì: «tre presidenti democratici hanno promosso in modo sconsiderato l’uso della pillola abortiva chimica. Ora l’EPA sta finalmente indagando sull’inquinamento causato dalla pillola abortiva».
«Ogni anno oltre 50 tonnellate di sangue e tessuti contaminati chimicamente finiscono nei nostri corsi d’acqua», ha continuato su X. «Spetta al presidente Trump e al suo team ripulire questo disastro».
A giugno un rapporto pubblicato da Liberty Counsel Action indicava che più di 40 tonnellate di resti di feti abortiti e sottoprodotti della pillola abortiva sono infiltrati nelle riserve idriche americane.
«Come altri farmaci noti per causare effetti avversi sul nostro ecosistema, il mifepristone forma metaboliti attivi», spiega il rapporto di 86 pagine. «Questi metaboliti possono mantenere gli effetti terapeutici del mifepristone anche dopo essere stati escreti dagli esseri umani e contaminati dagli impianti di trattamento delle acque reflue (WWTP), la maggior parte dei quali non è progettata per rimuoverli».
Non si tratta della prima volta che vengono lanciati gli allarmi sull’inquinamento dei fiumi da parte della pillola abortiva RU486, detta anche «pesticida umano».
Come riportato da Renovatio 21, le acque di tutto il mondo sono inquinate da fortemente dalla pillola anticoncenzionale, un potente steroide usato dalle donne per rendersi sterili, che viene escreto con l’orina con effetto devastante sui fiumi e sulla fauna ittica. In particolare, vi è l’idea che la pillola starebbe facendo diventare i pesci transessuali.
Danni non dissimili sono stati rilevati per gli psicofarmaci, con studi sui pesci di fiume resi «codardi e nervosi».
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Nonostante i ripetuti allarmi sul danno ambientale dalla pillola, le amministrazioni di tutto il mondo – votate, in teoria, all’ecologia e alla Dea Gaia – continuano con programmi devastatori, come quello approvato lo scorso anno a Nuova York di distribuire ai topi della metropoli sostanze anticoncezionali. A ben guardare, non si trova un solo ambientalista a parlare di questa sconvolgente forma di inquinamento, ben più tremenda di quello delle auto a combustibile fossile.
Ad ogni modo, come Renovatio 21 ripeterà sempre, l’inquinamento più spiritualmente e materialmente distruttore è quello dei feti che con l’aborto chimico vengono espulsi nel water e spediti via sciacquone direttamente nelle fogne, dove verranno divorati da topi, pesci, insetti, anfibi e altri animali del sottosuolo.
Su questo non solo non si trovano ambientalisti a protestare: mancano, completamente, anche i cattolici.
Come riportato da Renovatio 21, l’OMS poche settimane fa ha aggiunto la pillola figlicida alla lista dei «medicinali essenziali». Il segretario della Salute USA Robert Kennedy jr. aveva promesso una «revisione completa» del farmaco di morte (gli sarebbe stato chiesto dallo stesso Trump) ma negli scorsi giorni esso è stato approvato dall’ente regolatore FDA.
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