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La «Sindrome dell’Avana» colpisce i diplomatici statunitensi a Vienna. Nuove armi in azione?

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Il prestigioso magazine americano New Yorker ha riferito venerdì scorso che il Dipartimento di Stato e i funzionari dell’Intelligence USA stavano indagando su una recente ondata di malattie misteriose che hanno colpito i diplomatici statunitensi a Vienna.

 

Le fonti dicono che molti dei sintomi assomigliano a quelli sperimentati dai diplomatici a Cuba negli anni 2016-2017. I malori dei diplomatici sono stati esaminati dalle agenzie di Intelligence , dal Dipartimento di Stato (il Ministero degli Esteri USA)  e dalla National Academy of Sciences, Non è noto a quali conclusioni siano arrivati. L’origine di queste malattie rimane quindi avvolta nel mistero.

Il Dipartimento di Stato si riferisce al problema, comunemente noto come «Sindrome dell’Avana», come a «incidenti sanitari inspiegabili»

 

Il fenomeno è stato rilevato per la prima volta tra i diplomatici USA all’Avana, dove Washington aveva appena riaperto l’ambasciata. Tuttavia anche altre ambasciate nell’Europa orientale hanno segnalato focolai della enigmatica malattia che colpisce i diplomatici americani anche in patria: casi individuali sono stati segnalati a Washington, e diversi casi sono stati scoperti a Miami.

 

Alcuni dei sintomi apparentemente persistono per mesi. La maggior parte ha riportato mal di testa, vertigini e sintomi compatibili con commozioni cerebrali. Alcuni hanno riferito di aver sentito un forte rumore prima dell’insorgenza improvvisa dei sintomi.

 

Il Dipartimento di Stato si riferisce al problema, comunemente noto come «Sindrome dell’Avana», come a «incidenti sanitari inspiegabili» (Unexplaned Health Incidents, per acronimo UHI, così come il mistero degli oggetti volanti ha UFO).

 

«Secondo i funzionari, i dipendenti con sede a Vienna hanno riferito di soffrire di sintomi misteriosi dall’insediamento del presidente Joe Biden»

«In coordinamento con i nostri partner in tutto il governo degli Stati Uniti, stiamo investigando vigorosamente sui rapporti di possibili incidenti sanitari inspiegabili tra la comunità dell’ambasciata degli Stati Uniti a Vienna», ha affermato il Dipartimento di Stato. «Tutti i dipendenti che hanno segnalato un possibile UHI hanno ricevuto attenzione e cure immediate e appropriate».

 

Nella comunità dell’Intelligence USA si è fatta largo intanto la credenza per cui gli UHI «cubani» siano il risultato di una sorta di arma a energia diretta. Il partito degli scettici crede invece che gli UHI non siano il risultato di un arma di nuovo tipo e suggeriscono che i sintomi possono essere spiegati come una sorta di «malattia psicogena di massa» in cui le persone che imparano vengono psicologicamente contagiate dal malessere altrui.

 

Un rapporto del Dipartimento di Stato sulla Sindrome dell’Avana ottenuto dalla CNN  attraverso una richiesta del FOIA (Freedom of Information Act) aveva concluso che la risposta e l’indagine del governo degli Stati Uniti sulla cosiddetta sindrome dell’Avana era caotica e disorganizzata sin dall’inizio.

 

«Secondo i funzionari, i dipendenti con sede a Vienna hanno riferito di soffrire di sintomi misteriosi dall’insediamento del presidente Joe Biden. I casi di Vienna sono stati segnalati per la prima volta venerdì dalla rivista The New Yorker» ha scritto AP.

 

«Vienna è stata per secoli un centro di spionaggio e diplomazia ed era un centro per attività clandestine di spionaggio contro spionaggio durante la Guerra Fredda. La città è attualmente sede di colloqui indiretti tra Iran e Stati Uniti per il salvataggio dell’accordo nucleare che è stato negoziato lì nel 2015».

 

«Vienna è stata per secoli un centro di spionaggio e diplomazia ed era un centro per attività clandestine di spionaggio contro spionaggio durante la Guerra Fredda. La città è attualmente sede di colloqui indiretti tra Iran e Stati Uniti per il salvataggio dell’accordo nucleare che è stato negoziato lì nel 2015»

«Per quanto ci abbiano provato, gli investigatori non sono stati in grado di duplicare i sintomi dell’UHI usando le microonde o qualsiasi altra fonte di energia. In effetti, non c’è nulla nella letteratura scientifica che suggerisca che qualcosa di simile accada da qualche parte».

 

Tuttavia, se una simile tipologia di attacco fosse avvenuta, costituirebbe un atto di guerra. Una guerra di tipo nuovo, dove la deterrenza non è possibile, perché non si è mai certi dell’origine dell’attacco. Esattamente come avviene con la guerra cibernetica o (riflessione difficile) per la guerra biologica.

 

La guerra del XXI secolo, resa possibile da tecnologie che appartengono per gli scettici al regno della fantascienza, è il paradiso del false flag: l’attacco può venire da un attore che finge di essere un altro; o ancora, un attacco non è percepito nemmeno come un attacco – perché non c’è paternità provata, rivendicata.

Armi non-cinetiche, cioè armi ad energia sono in prova presso l’esercito USA da anni – e la cosa non è un mistero

 

«Qualunque cosa stia causando la sindrome dell’Avana, i diplomatici americani sembrano andare in giro in alcuni paesi con il bersaglio sulle spalle» scrive PJ Media.

 

Armi non-cinetiche, cioè armi ad energia sono in prova presso l’esercito USA da anni – e la cosa non è un mistero.

 

Armi Laser sono montate su incrociatori della marina americana

 

Gli americani studiano l’uso di armi laser e microonde da prima della guerra del Vietnam

Circa dieci anni fa il Pentagono rivelò pubblicamente la creazione di «armi non-letali» chiamate Active Denial System: immense antenne a microonde in grado di direzionare il fascio sugli esseri umani e bloccarli.

 

La tecnologia sembra molto promettente per il controllo dei disordini popolari di massa.

 

Alcuni sostengono che tali armi elettromagnetiche paralizzanti già siano state utilizzate all’interno di manifestazioni.

 

Gli americani studiano l’uso di armi laser e microonde da prima della guerra del Vietnam.

 

«Il “Photic Driving” era un fenomeno per cui l’applicazione della luce stroboscopica entro un determinato intervallo di frequenza poteva far sì che le onde cerebrali di una persona “venissero trascinate alla stessa frequenza della luce lampeggiante”»

Come scrive la ricercatrice Annie Jacobsen nel libro The Pentagon Brain, l’ARPA, antesignana della DARPA (attuale misterioso e finanziatissimo ramo Ricerca & Sviluppo dell’esercito USA) aveva pubblicato un «rapporto di 130 pagine offriva centinaia di idee di sviluppo aggiuntive su come inabilitare i manifestanti senza ucciderli, programmi che erano in fase di ricerca per l’uso sul campo di battaglia ma non erano ancora stati schierati in Vietnam».

 

«Il “Photic Driving” era un fenomeno per cui l’applicazione della luce stroboscopica entro un determinato intervallo di frequenza poteva far sì che le onde cerebrali di una persona “venissero trascinate alla stessa frequenza della luce lampeggiante”. Ma i primi studi hanno dimostrato che questo tipo di luce tremolante era efficace solo nel 30% circa della popolazione».

 

«La radiazione laser è stata suggerita come un potenziale modo per accecare temporaneamente le persone, chiamata anche cecità da flash. Uno svantaggio, hanno notato gli scienziati dell’ARPA, era che “il laser deve essere puntato direttamente sull’occhio”, il che “riduce la sua praticità in una situazione di confronto”».

 

«Le microonde potrebbero essere potenzialmente utilizzate per inabilitare gli individui bruciando la loro pelle, ma la scienza non era ancora stata adeguatamente avanzata. “Le ustioni superficiali della pelle usando le microonde non si formerebbero abbastanza presto per creare un vantaggio tattico”, hanno scritto gli scienziati»

 

«Inoltre, provare a bruciare qualcuno con un raggio di microonde sarebbe “inefficace contro una persona che indossa abiti pesanti o che si trova dietro un oggetto”» scrivevano nel rapporto di più di 50 anni fa i cervelloni DARPA.

 

Non si tratta nemmeno della prima volta che gli americani lamentano di essere attaccati con emissioni di microonde. Gli annali ricordano il caso detto del cosiddetto «Moscow Signal»

Non si tratta nemmeno della prima volta che gli americani lamentano di essere attaccati con emissioni di microonde. Gli annali ricordano il caso detto del cosiddetto «Moscow Signal»: una trasmissione di microonde variabile tra 2,5 e 4 gigahertz, diretta all’Ambasciata degli Stati Uniti a Mosca dal 1953 al 1976. La sua scoperta portò ad un incidente diplomatico.

 

A quel tempo, il governo degli Stati Uniti alla fine ha stabilito che si trattava probabilmente di un tentativo di spionaggio e che non vi erano effetti significativi sulla salute del personale dell’ambasciata.

 

Ora le cose paiono essere cambiate.

 

 

 

 

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Partita l’operazione dell’esercito israeliano a Rafah. Video atroci emergono dalla zona

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L’esercito di Israele hanno lanciato un’operazione antiterrorismo mirata nella parte orientale della città di Rafah, a Gaza, hanno detto martedì le Forze di difesa israeliane (IDF).

 

Le truppe dell’IDF hanno preso il controllo operativo del lato di Gaza del valico di frontiera di Rafah, l’unico punto di passaggio tra l’Egitto e la Striscia di Gaza. Sia le truppe di terra dell’IDF che gli aerei da combattimento dell’IAF hanno effettuato attacchi su obiettivi di Hamas nell’area di Rafah come parte dell’operazione.

 

«Nella notte, le truppe di terra dell’IDF hanno iniziato una precisa operazione antiterrorismo basata sull’intelligence dell’IDF e dell’ISA per eliminare i terroristi di Hamas e smantellare le infrastrutture terroristiche di Hamas in aree specifiche della parte orientale di Rafah» ha scritto l’IDF su Telegram.

 


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Prima di iniziare l’operazione, l’IDF aveva esortato i residenti nell’area orientale di Rafah a evacuare temporaneamente nell’area umanitaria di Al-Mawasi. Il luogo in questione è stato ampliato per ospitare più tende, ospedali da campo, tende e rifornito con ulteriori scorte di acqua, cibo e forniture mediche, scrive il sito governativo russo Sputnik.

 

Tutte le spedizioni di aiuti umanitari a Gaza dall’Egitto attraverso il valico di Rafah sono state sospese, ha riferito il quotidiano israeliano Haaretz .

 

Oltre un milione di civili palestinesi hanno cercato rifugio a Rafah, e rapporti indicano che quasi 100.000 persone potrebbero trovarsi nella zona in cui le forze di difesa israeliane hanno sollecitato l’evacuazione. Il governo dello Stato Ebraico è stata ripetutamente avvertito che un’operazione di terra scatenerebbe una catastrofe umanitaria a Rafah.

 

Nel frattempo, immagini semplicemente atroci stanno emergendo dalla zona degli attacchi.

 


Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant aveva dichiarato domenica che le truppe israeliane si stavano preparando per un’offensiva di terra contro la città di Rafah, nel sud di Gaza, dopo aver accusato Hamas di respingere le proposte israeliane di cessate il fuoco.

 

«Vediamo segnali che Hamas non intende attuare alcun piano. Ciò rende chiaro che nel prossimo futuro inizieranno azioni intensive a Rafah e in altre zone della Striscia di Gaza», aveva detto Gallant alle truppe israeliane secondo il giornale Israel Hayom.

 

Ieri l’ufficio stampa del governo ha annunciato che il gabinetto di guerra israeliano ha deciso all’unanimità di continuare l’operazione a Rafah per fare pressione su Hamas sulla questione del rilascio degli ostaggi.

 

L’operazione a Rafah arriva dopo che il movimento palestinese Hamas ha accettato di rilasciare 33 ostaggi israeliani in cambio di un certo numero di prigionieri palestinesi come parte della prima fase dell’accordo di cessate il fuoco, secondo un documento ottenuto da Sputnik.

 

Sabato la delegazione di Hamas era arrivata al Cairo per negoziare, attraverso i mediatori egiziani, un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e il rilascio dei prigionieri.

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Il presidente dell’ufficio politico del movimento palestinese Hamas, Ismail Haniyeh, ha informato il primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al Thani e Abbas Kamel, capo dell’intelligence egiziana, dell’accettazione di una proposta per raggiungere un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, ha detto Hamas  lunedì.

 

Tuttavia, l’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu ha affermato che la proposta di Hamas è «lontana dalle richieste essenziali di Israele», ma invierà i negoziatori a colloqui «per esaurire il potenziale per arrivare ad un accordo».

 

Come riportato da Renovatio 21, il ministro israeliano Itamar Ben Gvir ha minacciato di far cascare il governo Netanyahu, di cui è membro con il suo partito ultrasionista Otzma Yehudit («Potere ebraico») qualora l’esercito israeliano non fosse entrato a Rafah.

 

«Il Primo Ministro ha ascoltato le parole, ha promesso che Israele entrerà a Rafah, ha promesso che la guerra non sarebbe finita e ha promesso che non ci sarebbero stati accordi dissoluti» ha dichiarato il ministro sionista il ministro sionista a seguito di un incontro chiesto ed ottenuto con il premier, avvenuto peraltro dopo un mostruoso incidente d’auto che ha coinvolto in Ben Gvir.

 

«Penso che il primo ministro capisca molto bene cosa significherebbe se queste cose non si verificassero», ha detto il ministro.

 

Il ritorno al potere Netanyahu è dovuto al boom del partito sionista Otzma Yehudit. Il ministro del patrimonio culturale Amichai Eliyahu, che appartiene al partito sionista, ha dichiarato la disponibilità di nuclearizzare la Striscia di Gaza.

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Hamas accetta l’accordo di cessate il fuoco

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Hamas ha accettato la proposta di cessate il fuoco avanzata dai mediatori egiziani e del Qatar, ha detto lunedì ad Al Jazeera un portavoce del gruppo. L’annuncio è arrivato poco dopo che Israele ha ordinato l’evacuazione della città di Rafah in vista di un assalto pianificato da tempo.   Il leader di Hamas Ismail Haniyeh ha avuto telefonate con il primo ministro del Qatar Sheikh Mohammed bin Abdul Rahman Al Thani e il ministro dell’Intelligence egiziano Abbas Kamel, informandoli «dell’approvazione da parte del movimento Hamas della loro proposta riguardante l’accordo di cessate il fuoco», ha detto il gruppo in una dichiarazione ad Al Jazeera.   I dettagli della proposta non sono ancora stati resi pubblici. Hamas ha precedentemente chiesto che qualsiasi cessate il fuoco fosse permanente e includesse il ritiro di tutte le truppe israeliane dall’enclave palestinese assediata. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha rifiutato di fornire queste garanzie, avvertendo la scorsa settimana che Israele non permetterà ad Hamas di rimanere al potere a Gaza e invaderà Rafah con o senza un accordo di cessate il fuoco.

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Netanyahu, tuttavia, ha affermato che Israele è pronto per una pausa temporanea nei combattimenti per consentire lo scambio di ostaggi israeliani con prigionieri palestinesi.   Il primo ministro israeliano minaccia da diversi mesi di lanciare un’invasione di terra di Rafah, una città nel sud di Gaza che attualmente ospita circa 1,4 milioni di palestinesi sfollati da altre parti del territorio. Nonostante la condanna di Stati Uniti, Unione Europea e decine di altri Paesi, lunedì l’esercito israeliano ha ordinato ai civili di lasciare Rafah, avvertendo che di lì a poco avrebbe colpito la città con «forza estrema», scrive RT.   Non è chiaro se la minaccia di invasione abbia influenzato la decisione di Hamas di accettare la proposta di cessate il fuoco. Nonostante l’insistenza di Netanyahu nell’entrare a Rafah, altri funzionari israeliani hanno suggerito che Hamas potrebbe evitare un’invasione accettando la tregua temporanea di Israele.   Non è inoltre chiaro se l’accordo proposto da Egitto e Qatar abbia il sostegno di Israele. Un anonimo funzionario israeliano ha detto a Reuters che Hamas ha accettato una versione «ammorbidita» dell’offerta iniziale dello Stato degli ebrei, che includeva conclusioni «di vasta portata» che Israele non avrebbe sostenuto.   Secondo le autorità sanitarie palestinesi, il bilancio delle vittime della ritorsione israeliana nell’enclave si avvicina a 35.000 persone uccise dalle forze israeliane.   Come riportato da Renovatio 21, il ministro israeliano Itamar Ben Gvir ha minacciato di far cascare il governo Netanyahu, di cui è membro con il suo partito ultrasionista Otzma Yehudit («Potere ebraico») qualora l’esercito israeliano non entrasse a Rafah.   «Il Primo Ministro ha ascoltato le parole, ha promesso che Israele entrerà a Rafah, ha promesso che la guerra non sarebbe finita e ha promesso che non ci sarebbero stati accordi dissoluti» ha dichiarato il ministro sionista il ministro sionista a seguito di un incontro chiesto ed ottenuto con il premier, avvenuto peraltro dopo un mostruoso incidente d’auto che ha coinvolto in Ben Gvir.   «Penso che il primo ministro capisca molto bene cosa significherebbe se queste cose non si verificassero», ha detto il ministro.   Come riportato da Renovatio 21, il ritorno al potere Netanyahu è dovuto al boom del partito sionista Otzma Yehudit. Il ministro del patrimonio culturale Amichai Eliyahu, che appartiene al partito sionista, ha dichiarato la disponibilità di nuclearizzare la Striscia di Gaza.

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Il Ben Gvir da ministro l’anno scorso ha vietato le bandiere palestinesi, mentre quest’anno un altro membro del partito ha minimizzato riguardo gli sputi degli ebrei contro i pellegrini cristiani (un’«antica tradizione ebraica»), mentre sul territorio si moltiplicano gli attacchi e le profanazioni ai danni dei cristiani e dei loro luoghi in Terra Santa.   Come riportato da Renovatio 21, in un altro editoriale Haaretz scriveva che «il governo di Netanyahu è tutt’altro che conservatore. È un governo rivoluzionario, di destra, radicale, messianico che ha portato avanti un colpo di Stato e sogna di annettere i territori».   Il Ben Gvir era tra i relatori del grande convegno sulla colonizzazione ebraica di Gaza, celebrato con balli sfrenati su musica tunza-tunza.   Come gli accordi con Hamas si concilino con l’estremismo giudaico al governo non è dato sapere, ma lo scopriremo a breve.

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  Immagine di Council.gov.ru via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
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Zelens’kyj: gli ucraini sono il popolo eletto di Dio. Mosca: «overdose di droga»

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Il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha proclamato che Dio è un «alleato» dell’Ucraina nel conflitto con la Russia.  Mentre i cristiani ortodossi celebravano la Pasqua domenica, Zelens’kyj ha rilasciato un video discorso dalla cattedrale di Santa Sofia a Kiev, in cui accusava la Russia di «infrangere tutti i comandamenti». Lo riporta il sito governativo russo RT.

 

«Il mondo lo vede, Dio lo sa», ha detto. «E noi crediamo che Dio abbia sulla spalla un gallone con la bandiera ucraina. Quindi, con un simile alleato, la vita vincerà sicuramente sulla morte».

 

L’appello di Zelens’kyj ai cristiani è arrivato mentre il Parlamento ucraino esamina la legislazione che chiuderebbe la più grande chiesa cristiana del Paese, la Chiesa ortodossa ucraina (UOC). Mentre la legge è in parlamento da mesi, il governo di Zelens’kyj si è mosso per limitare l’attività della Chiesa dall’inizio del conflitto nel 2022.

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A stretto giro è arrivata anche la risposta di Mosca, che ha preso in giro ancora una volta il presidente ucraino.

 

Il presidente ucraino Zelens’kyj ha apparentemente perso il contatto con la realtà, ha suggerito la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, che ha ridicolizzato la dichiarazione, suggerendo che fosse il risultato di una «overdose di droga».

 

«Un gallone sulla manica di Dio è la stessa storia dei rituali degli antichi ucraini eseguiti da loro da qualche parte in Mesopotamia nel momento in cui scoprirono l’America», ha detto la portavoce, riferendosi apparentemente ad alcuni meme circolanti su internet che si fanno beffe delle narrazioni di Kiev sulle origini della nazione.

 

Le dichiarazioni di Zelenskyj sono arrivate nel contesto della continua ritirata dell’esercito ucraino nel Donbass, nel mezzo dell’offensiva russa in corso. Domenica scorsa, il ministero della Difesa russo ha confermato che le forze di Mosca avevano preso il controllo del villaggio di Ocheretino, nel nord della Repubblica popolare di Donetsk, un importante centro logistico per le truppe di Kiev.

 

Secondo l’agenzia di stampa TASS, il Servizio di sicurezza dell’Ucraina (SBU) ha aperto dozzine di procedimenti penali contro i sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina, ha sanzionato i religiosi e ha privato della cittadinanza ucraina almeno 19 vescovi. Le proprietà della chiesa sono state sequestrate e i monaci sono stati sfrattati dal monastero della Lavra di Kiev, il più importante sito ortodosso in Ucraina.

 

La Chiesa ortodossa ucraina (UOC) ha profondi legami storici con la Chiesa ortodossa russa (ROC), alla quale tuttavia la prima ha rinunciato dopo che la Russia ha lanciato la sua operazione militare in Ucraina nel febbraio 2022.

 

Nonostante abbia dichiarato l’autonomia dalla Chiesa ortodossa russa (ROC), lo Zelens’kyj ha accusato la Chiesa ortodossa ucraina di agire come un «agente di Mosca», e ha promosso la Chiesa Ortodossa dell’Ucraina (OCU) creata dal governo in sua sostituzione. Organizzazione non canonica, l’OCU è stata istituita dal governo del presidente Petro Poroshenko dopo il colpo di Stato di Maidan del 2014, sostenuto dagli Stati Uniti.

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All’inizio di quest’anno, un gruppo di avvocati ha scritto al primo ministro britannico Rishi Sunak, avvertendolo che la messa al bando della UOC potrebbe causare «gravi danni agli ucraini ortodossi» e avere «terribili conseguenze per l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea e il suo posto nel mondo occidentale».

 

Come riportato da Renovatio 21, Zelens’kyj a inizio anno aveva tolto la cittadinanza a sacerdoti dellaUOC. Vi era stato quindi un ordine di cacciata dalla cattedrale della Dormizione dell’Abbazia delle Grotte di Kiev proprio per il Natale ortodosso. Una tregua di Natale sul campo di battaglia proposta da Putin era stata sdegnosamente rifiutata da Kiev.

 

Il regime di Kiev si è spinto a vietare le preghiere in russo.

 

Il regime Zelens’kyj da mesi sostiene la repressione religiosa, annunciando nuove misure volte a vietare le istituzioni religiose ritenute avere legami con la Russia nel tentativo di salvaguardare «l’indipendenza spirituale» della nazione.

 

La repressione dalla chiesa ortodossa potrebbe essersi spostata a quella cattolica: come riporta Renovatio 21, un sacerdote greco-cattolico (cioè in comunione con il papa, ma di rito bizantino) della diocesi della città dell’Ucraina occidentale Uzhgorod è stato costretto a scusarsi dopo un’omelia in cui invocava il Signore per avere la pace tra il popolo russo e quello ucraino.

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Il credere che Dio sia schierato con il proprio Paese accomuna molte realtà nazionali coinvolte in qualche modo nella situazione. Gli americani hanno talvolta addotto il pensiero di essere «il Paese di Dio», e di qui quello che si chiama l’eccezionalismo americano, che se volete è il motivo per cui nessuno degli indagati americani per crimini commessi in Italia, dal Cermis a Meredith Kercher passando per gli stupri dei soldati USA nelle basi sul nostro territorio, passa il tempo qui in prigione.

 

Poi c’è Israele, che è una nazione messianica per definizione, lo Stato del popolo eletto, dove peraltro lo Zelens’kyj ha comperato casa per i genitori – il presidente ha notorie origini ebraiche – e dove andava a trovare spesse volte il suo mentore, l’oligarca ebreo-ucraino (con ulteriore passaporto cipriota) Igor Kolomojskij, ora caduto in disgrazia.

 

Nonostante il governo della Stella di David abbia talvolta rimbalzato lo Zelens’kyj, Israele è apertis verbis un modello di riferimento per Kiev, come Paese difeso e foraggiato ad oltranza dagli USA. Al contempo, come Paese monoetnico, è stato definito ideale anche dal battaglione Azov, i cui membri vi hanno compiuto viaggi «diplomatici».

 

Infine, un altro Paese, nel recente passato, anche quello amante di mostrine con rune e svastiche, diceva «Gott mit uns», «Dio è con noi». Di chi si tratterà mai? Chiedere a Giustino Trudeau, o a Marco Zuckerberg.

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