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Bioetica

Cattolici e no-vax: due padri di famiglia rispondono

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Da semplici fedeli cattolici, ma in possesso del più grande titolo accademico che il Signore possa donare a noi uomini, cioè quello di essere padri di famiglia, intendiamo con questo scritto rispondere punto per punto ad una posizione a nostro avviso sconcertante proposta da una certa corrente intellettuale cattolica purtroppo seguita nell’errore da numerosissimi fratelli.

 

Roberto de Mattei, in data 7 Aprile 2021, ha pubblicato sul sito di Corrispondenza Romana un decalogo di domande, rivolgendosi ad un popolo da lui stesso posto sotto l’appellativo di «anti-vax».

 

Rattrista assai leggere, già nelle prime righe dell’articolo, una distinzione netta tra le persone sostenitrici della linea dell’autore — quella per cui, in fondo, «il fine giustifica i mezzi» — ed il resto dell’orbe cattolico, definito semplicisticamente dal De Mattei come quello degli «anti-vaccinisti».

 

Se il problema delle linee cellulari di feti abortiti contenute nei vaccini o utilizzate per la loro produzione non esistesse, il tema morale legato alle vaccinazioni non si esaurirebbe affatto, come dimostra la cronaca di questi giorni, piena di casi di reazioni avverse gravi e persino mortali, palesemente causate dall’inoculazione di cosiddetti vaccini prodotti in pochi mesi

I sostenitori delle sue posizioni vengono elencati testualmente come segue: 

 

Da una parte «alcuni cardinali, teologi e sacerdoti»  dove ha «suscitato consenso» la «posizione in difesa della liceità morale dei vaccini anti-COVID attualmente disponibili»  ribadita più e più volte dal De Mattei, che ci tiene a ringraziare i religiosi che lo seguono.

 

Dall’altra parte è posto invece il resto del mondo cattolico formato da – per averne la prova, basta aprire gli occhi – numerosi religiosi, sacerdoti, teologi, vescovi che l’autore non cita; aggiungiamo poi che questo mondo cattolico «antivaccinista» è costituito da padri, madri, nonni, persone semplici che non frequentano gli alti ranghi della curia romana. Questo insieme viene definito «prevedibile dissenso di molti “anti-vaccinisti”».

 

De Mattei utilizza un linguaggio dichiaratamente mainstream, avente come obiettivo quello di etichettare (e, quindi neutralizzare) persone in larga maggioranza normalissime, ma dedite all’imperdonabile vizio di  ricercare sempre la Verità e, possibilmente, una volta trovatala, di seguirla radicalmente, senza compromessi.

 

Il marchio «anti-vax», viene utilizzato dal De Mattei anche nella prima domanda che pone a noi «anti-vaccinisti».

 

 

1) «Il “livre de chevet” degli anti-vax è quello di Pamela Acker, dal titolo Vaccination: a Catholic perspective, pubblicato nel 2020 dal Kolbe Center. In questo libro l’autrice sostiene che i rischi di qualsiasi vaccinazione sono maggiori dei possibili benefici (a pp. 80-81 fa l’esempio della rabbia e del tetano). Chi assume questo libro come testo di referenza dovrebbe rifiutare anche i cosiddetti “vaccini etici”, perché nocivi alla salute. Al di là del caso dei vaccini anti-COVID, è lecito a un cattolico vaccinarsi?»

 

Solo in una società annichilita e alienata dai social network e dai media allineati, si sarebbe potuta creare una «pandemia» del genere: l’unica pandemia della storia in cui per sapere di essere «appestati», non avendo sintomi, ci si deve sottoporre ad un tampone che, per stessa ammissione del suo ideatore, può risultare inattendibile ed inefficace

Se il problema delle linee cellulari di feti abortiti contenute nei vaccini o utilizzate per la loro produzione non esistesse, il tema morale legato alle vaccinazioni non si esaurirebbe affatto, come dimostra la cronaca di questi giorni, piena di casi di reazioni avverse gravi e persino mortali, palesemente causate dall’inoculazione di cosiddetti vaccini prodotti in pochi mesi, utilizzando metodologie mai brevettate prima e sottoponendo la popolazione mondiale ad un vero e proprio esperimento socio-sanitario in cui, al posto di cavie animali, si utilizzano persone in carne ed ossa, illudendole di combattere un nemico immaginario, una malattia che, di per sé, alla data di oggi, avrebbe ucciso (con l’aiuto in media di almeno altre 3-4 patologie debilitanti pregresse) lo 0,037% della popolazione mondiale, per la quasi totalità persone anziane in linea con l’aspettativa di vita reale dei singoli Paesi.

 

Parliamoci chiaro: solo in una società annichilita e alienata dai social network e dai media allineati, si sarebbe potuta creare una «pandemia» del genere: l’unica pandemia della storia in cui per sapere di essere «appestati», non avendo sintomi, ci si deve sottoporre ad un tampone che, per stessa ammissione del suo ideatore, può risultare inattendibile ed inefficace.

 

Perché questa digressione da «negazionisti»? Perché il principio di proporzionalità è una stella polare da seguire sempre in una scelta morale.

 

Se statisticamente avessi una probabilità quasi nulla di subire conseguenze gravi da una malattia, per quale motivo moralmente lecito dovrei rischiare la vita, facendo da cavia, inoculandomi vaccini mRNA mai testati prima sull’essere umano e, per di più, firmando un falso consenso informato che, di fatto, rende le case farmaceutiche completamente immuni da qualsiasi responsabilità in caso di eventi avversi?

 

La prova di ciò che diciamo è sotto gli occhi di tutti: mai come in queste ultime settimane si sono moltiplicati casi di morte, sopraggiunti casualmente nelle ore immediatamente seguenti alle vaccinazioni, di persone giovani, di madri, di padri, di sportivi, esseri umani sani, che magari non avrebbero nemmeno avvertito alcun sintomo in caso di infezione da SARS-CoV-2.

Se statisticamente avessi una probabilità quasi nulla di subire conseguenze gravi da una malattia, per quale motivo moralmente lecito dovrei rischiare la vita, facendo da cavia, inoculandomi vaccini mRNA mai testati prima sull’essere umano e, per di più, firmando un falso consenso informato che, di fatto, rende le case farmaceutiche completamente immuni da qualsiasi responsabilità in caso di eventi avversi?

 

Il principio di proporzionalità, quindi, si sposa indissolubilmente con il principio di prudenza. Ci chiediamo se De Mattei conosca con certezza la lista completa degli ingredienti contenuti nei vaccini attualmente in circolazione, compresi soprattutto quelli non COVID. Ci chiediamo se egli abbia certezza scientifica che al loro interno non ci siano sostanze nocive per l’organismo, alle quali si potrebbe essere allergici senza esserne coscienti.

 

Al di là del caso dei vaccini COVID, quindi, la liceità dell’utilizzo di qualsiasi trattamento medico, per un cattolico, è strettamente legata a questi due principi indissolubili: proporzionalità e prudenza.

 

Sarebbe morale per un padre di famiglia con a carico una moglie e numerosi figli, rischiare la vita, o comunque la salute, con un trattamento sanitario inutile e sproporzionato rispetto alla «minaccia» che si propone di combattere?

 

Sarebbe morale per un padre di famiglia, vaccinare i propri figli, i propri nipoti, a soli due mesi di vita, giocando alla roulette russa con 12 vaccini contenenti sporcizia di vario genere, particelle di metalli pesanti e numerose sostanze nocive vietate in tutti i medicinali ma, casualmente identificate all’interno dei vaccini?

 

Come si può facilmente comprendere, il tema morale sopravvive anche all’immaginaria assenza delle linee cellulari utilizzate nei vaccini.

 

Come si può facilmente comprendere, il tema morale sopravvive anche all’immaginaria assenza delle linee cellulari utilizzate nei vaccini.

È lecito per un cattolico vaccinarsi? A nostro parere, solo in determinate situazioni di reale gravità e pericolo di vita, dopo aver appurato con certezza che il vaccino in questione non sia il risultato della filiera della Necrocultura abortista, che sia privo di sostanze nocive estranee all’organismo umano, che non sia una terapia genica travestita da vaccino (come i «vaccini» COVID) e, infine, che siano stati preventivamente condotti attenti studi personalizzati sul soggetto ricevente, escludendo qualsiasi pericolo di reazioni avverse o conseguenze gravi.

 

In poche parole, una possibilità ad oggi inesistente, visto la superficialità della scienza moderna che tratta gli esseri umani come bovini da timbrare in una catena di montaggio chiamata vaccinazione di massa.

 

2) «Alcuni trapianti di organi, come quello del cuore, sono moralmente illeciti, perché si basano sul falso criterio scientifico di “brain death”, e provocano direttamente la morte. Ma la Chiesa considera leciti i trapianti da veri morti (ad esempio nel caso delle cornee) o da viventi (ad esempio nel caso di un rene), così come autorizza la trasfusione di sangue. In tutti questi casi vengono introdotte nel corpo umano cellule di un’altra persona. Accettate l’insegnamento della Chiesa sui trapianti?»

Il principio di proporzionalità, quindi, si sposa indissolubilmente con il principio di prudenza. Ci chiediamo se De Mattei conosca con certezza la lista completa degli ingredienti contenuti nei vaccini attualmente in circolazione, compresi soprattutto quelli non COVID

3) «In questo caso, sarebbe per voi lecito un trapianto di cornea per restituire la vista a un cieco, se questa cornea, con l’autorizzazione della famiglia, provenisse dal corpo della vittima di un omicidio? Inoltre, accettereste una trasfusione di sangue anonimo, che potrebbe provenire dal corpo di un uomo malvagio, senza sentirvi perciò contaminati dalla sua malvagità? Accettereste un trapianto o una trasfusione remotamente coinvolti con un crimine?»

 

Accorpiamo queste due domande perché pensiamo meritino un’unica risposta.

 

Questa frase, anzitutto, ci fa pensare:

 

«In tutti questi casi vengono introdotte nel corpo umano cellule di un’altra persona»

 

Quello che De Mattei e quelli come lui paiono non capire è un fatto evidente e assolutamente non trascurabile per un cattolico del 2021: l’esistenza di una catena necrofila antiumana e quindi anticristica che, come un buco nero, si nutre voracemente di tutto ciò che è luce, di tutto ciò che è vita, di tutto ciò che rimanda all’Incarnazione, e quindi alla Redenzione.

 

Quello che De Mattei e quelli come lui paiono non capire è un fatto evidente e assolutamente non trascurabile per un cattolico del 2021: l’esistenza di una catena necrofila antiumana e quindi anticristica che, come un buco nero, si nutre voracemente di tutto ciò che è luce, di tutto ciò che è vita, di tutto ciò che rimanda all’Incarnazione, e quindi alla Redenzione

Questa catena, il cui primo anello, ne siamo sicuri, è Satana stesso, cerca di coinvolgere più esseri umani possibili per deturpare l’Uomo, Immagine di Dio, sin dal suo concepimento. 

 

Quando l’uomo diventa oggetto, da utilizzare a piacimento secondo i dettami di una tecnoscienza senz’anima, anziché rimanere soggetto, si crea questa catena infernale. 

 

Commercializzando la morte al punto di depredare corpi ancora viventi a cuor battente, il sistema esistente dei trapianti ( come del resto quello dei vaccini prodotti con linee cellulari di bambini abortiti) non fa altro che incentivare una mentalità utilitaristica nei confronti dell’essere umano, ribaltando la logica che da sempre ha regolato l’essenza stessa della medicina, ossia l’essere al servizio dell’uomo considerandolo sempre un fine e mai un mezzo.

 

È proprio grazie alla commercializzazione del sacrificio umano che Satana ha ingannato milioni di anime, creando un sistema concatenato di persone cooperanti con questo disegno infernale.

 

Nulla come questa filiera commerciale di produzione, nell’era dell’uomo trasformato in oggetto, poteva infatti moltiplicare il Male e allo stesso tempo nasconderlo tra gli stessi anelli componenti la catena, dietro l’ipocrita convinzione di non essere parte attiva e corresponsabile del Male da cui tutto ha origine.

Quando l’uomo diventa oggetto, da utilizzare a piacimento secondo i dettami di una tecnoscienza senz’anima, anziché rimanere soggetto, si crea questa catena infernale. 

 

La gravità della cooperazione al male per qualsiasi persona componente questa filiera risulta evidente dal fatto che se non ci fosse quel determinato anello non esisterebbero né quelli precedenti né quelli successivi ad esso; allo stesso tempo, tutti gli attori coinvolti hanno piena avvertenza di ciò che li precede, acconsentendo a partecipare alla fase successiva. 

 

Per i vaccini: la madre vende il proprio bambino al moloch della scienza con l’obiettivo già definito di produrre tessuti sperimentali;  lo scienziato abortista lo smembra violentemente ancora vivo nel grembo materno, prelevandone la materia biologica per le future linee cellulari; la casa farmaceutica paga la madre e il medico abortista, e i ricercatori dei laboratori, pienamente coscienti di avere davanti tessuti fetali umani ricavati da aborti procurati «per la causa»; i ricercatori identificano dopo numerosissime prove (e aborti) la linea cellulare da usare per il vaccino; i produttori lo producono in milioni di dosi, ognuna con la propria parte di sacrificio umano incorporata; il venditore commercializza tra le aziende sanitarie la merce preziosa; e infine?

 

Infine c’è l’utilizzatore finale, magari assiduo frequentatore di Messe in latino, senza il quale nulla di tutto ciò esisterebbe, ben informato del contenuto dei vaccini tramite gli stessi bugiardini che ne riportano chiaramente l’origine.

Nulla come questa filiera commerciale di produzione, nell’era dell’uomo trasformato in oggetto, poteva infatti moltiplicare il Male e allo stesso tempo nasconderlo tra gli stessi anelli componenti la catena, dietro l’ipocrita convinzione di non essere parte attiva e corresponsabile del Male da cui tutto ha origine

 

Per i trapianti di organi: i nuovi sacerdoti in camice bianco individuano un soggetto vivo ma in grave pericolo di vita «idoneo» per essere sacrificato al commercio di organi; viene attivata la «procedura» di morte cerebrale, ossia una morte fittizia, creata ad hoc per rapinare gli organi della vittima ancora a cuore battente, prelevandoli per alimentare il business delle «donazioni». 

 

Per rispondere alle domande, noi riteniamo, sicuramente andando controcorrente rispetto alle posizioni moderniste degli uomini di chiesa contemporanei, che il nostro corpo, tempio dello Spirito Santo, non ci appartenga:

 

«E non sapete voi che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi, il quale avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi? Poiché foste comprati a prezzo; glorificate dunque Dio nel vostro corpo» (1 Cor 6, 19-20).

 

Non ci facciamo condizionare da un’ideologia scientista ed utilitarista che, attraverso il sentimentalismo e una deviata forma di altruismo, non fa altro che ridurre l’uomo ad un novello Frankenstein, ovvero ad un’entità corporea a disposizione del taumaturgo in camice bianco di turno che, sostituendosi a Dio, ne dispone a proprio piacimento.

 

Se il «donare» una cornea o un rene costituissero un’azione altruista, perché allora non tagliarsi una mano per donarla al nostro vicino di casa menomato da un incidente stradale? 

L’uomo, creatura, non ha alcun diritto di invertire l’ordine stabilito da Dio, Creatore, mutando la propria essenza, da fine a mezzo, ed intaccando così la mirabile unità e perfezione del proprio corpo

 

L’uomo, creatura, non ha alcun diritto di invertire l’ordine stabilito da Dio, Creatore, mutando la propria essenza, da fine a mezzo, ed intaccando così la mirabile unità e perfezione del proprio corpo:

 

«Ci son molte membra, ma c’è un unico corpo; e l’occhio non può dire alla mano: Io non ho bisogno di te; né il capo può dire ai piedi: Non ho bisogno di voi. Al contrario, le membra del corpo che paiono essere più deboli, sono invece necessarie; e quelle parti del corpo che noi stimiamo esser le meno onorevoli, noi le circondiamo di maggior onore; e le parti nostre meno decorose son fatte segno di maggior decoro, mentre le parti nostre decorose non ne hanno bisogno; ma Dio ha costrutto il corpo in modo da dare maggior onore alla parte che ne mancava, affinché non ci fosse divisione nel corpo, ma le membra avessero la medesima cura le une per le altre» (1 Cor 12, 20-25)

 

L’espianto di organi (noi preferiremmo chiamarla predazione) e il loro trapianto in un corpo altrui, inoltre, non ha alcunché di naturale, come risulta evidente in numerosissimi casi di rigetto da parte dell’organismo ricevente, che non «riconosce» l’elemento ad esso estraneo.

L’espianto di organi (noi preferiremmo chiamarla predazione) e il loro trapianto in un corpo altrui, inoltre, non ha alcunché di naturale, come risulta evidente in numerosissimi casi di rigetto da parte dell’organismo ricevente, che non «riconosce» l’elemento ad esso estraneo

 

A nostro parere, quindi, occorre rifiutare in toto la logica perversa nascosta dietro ai trapianti di organi, in quanto accettandone gli assunti nei casi citati da De Mattei, si finirebbe per legittimare l’impianto generale dell’intero sistema. 

 

Lo stesso vale per le trasfusioni di sangue remotamente coinvolte con un crimine: non lo accetteremmo per non alimentare quella filiera di morte che fungerebbe essa stessa da nutrimento, come già spiegato dal fondatore di Renovatio 21, Roberto Dal Bosco, in un recente articolo di risposta a queste domande. 

 

 

4) «Le cellule HEK, utilizzate in alcuni vaccini anti-COVID, sono ampiamente usate nella ricerca farmaceutica e nell’industria alimentare. Considerando illecita l’utilizzazione di linee cellulari provenienti da feti abortiti, rifiutate l’uso di alimenti o farmaci prodotti o testati utilizzando cellule fetali, come l’insulina, i vaccini contro la rosolia e l’epatite, e molti altri?»

 

A nostro parere, quindi, occorre rifiutare in toto la logica perversa nascosta dietro ai trapianti di organi. Rifiuto categorico, quindi, di alimenti, farmaci, cosmetici e vaccini contenenti queste linee cellulari o derivanti dal loro utilizzo e ricerca di tutte le alternative possibili, anche a fronte di farmaci o prodotti che, a differenza del vaccino, possono essere curativi e salvavita

La risposta è ovviamente affermativa. Se l’utilizzo di linee cellulari provenienti da feti abortiti è certo o ragionevolmente ritenuto probabile, un cattolico avrebbe il dovere morale di non cooperare al male in alcun modo.

 

Rifiuto categorico, quindi, di alimenti, farmaci, cosmetici e vaccini contenenti queste linee cellulari o derivanti dal loro utilizzo e ricerca di tutte le alternative possibili, anche a fronte di farmaci o prodotti che, a differenza del vaccino, possono essere curativi e salvavita. 

 

 

5) «La Santa Sede ha ribadito la liceità morale della vaccinazione in numerosi documenti della Pontificia Accademia per la Vita (2005 e 2017) e della Congregazione per la Dottrina della Fede (2008 e 2021) 2021. Perché oggi rifiutate le dichiarazioni, espresse dal Magistero, tra il 2005 e il 2020, ma in quegli anni non avete espresso alcuna forma di dissenso da esse?»

 

Evidenziamo che i pronunciamenti di una Pontificia Accademia tra il 2005 e il 2020, ritenuti dall’autore delle domande come «Magistero», entrano in palese contrasto con un documento ben più importante, un’Enciclica, scritta nel 1995 da Giovanni Paolo II, dove  il papa polacco condannò risolutamente ogni sperimentazione sugli embrioni dichiarando:

 

Diventa assai difficile sbandierare pubblicamente una contrarietà all’aborto e al contempo sostenere la liceità dell’utilizzo di vaccini prodotti con tale efferata procedura

«Nessuna circostanza, nessuna finalità, nessuna legge al mondo potrà mai rendere lecito un atto che è intrinsecamente illecito, perché contrario alla Legge di Dio, scritta nel cuore di ogni uomo, riconoscibile dalla ragione stessa, e proclamata dalla Chiesa. La valutazione morale dell’aborto è da applicare anche alle recenti forme di intervento sugli embrioni umani che, pur mirando a scopi in sé legittimi, ne comportano inevitabilmente l’uccisione. È il caso della sperimentazione sugli embrioni, in crescente espansione nel campo della ricerca biomedica e legalmente ammessa in alcuni Stati. Se “si devono ritenere leciti gli interventi sull’embrione umano a patto che rispettino la vita e l’integrità dell’embrione, non comportino per lui rischi sproporzionati, ma siano finalizzati alla sua guarigione, al miglioramento delle sue condizioni di salute o alla sua sopravvivenza individuale”, si deve invece affermare che l’uso degli embrioni o dei feti umani come oggetto di sperimentazione costituisce un delitto nei riguardi della loro dignità di esseri umani, che hanno diritto al medesimo rispetto dovuto al bambino già nato e ad ogni persona. La stessa condanna morale riguarda anche il procedimento che sfrutta gli embrioni e i feti umani ancora vivi — talvolta “prodotti” appositamente per questo scopo mediante la fecondazione in vitro — sia come “materiale biologico” da utilizzare sia come fornitori di organi o di tessuti da trapiantare per la cura di alcune malattie. In realtà, l’uccisione di creature umane innocenti, seppure a vantaggio di altre, costituisce un atto assolutamente inaccettabile» (Evangelium Vitae, 62-63)

 

Ora, diventa assai difficile sbandierare pubblicamente una contrarietà all’aborto e al contempo sostenere la liceità dell’utilizzo di vaccini prodotti con tale efferata procedura.

 

Riguardo all’atteggiamento farisaico di coloro che potrebbero sostenere queste acrobazie bioetico-circensi, vorremmo evidenziare un altro elemento che emerge dal decalogo cui stiamo rispondendo: la parola che utilizza più di frequente è «liceità» e, di rimando, l’aggettivo «lecito». Nel Vangelo c’è chi utilizza questo aggettivo con sì tanta insistenza, come un macigno sotto il quale provocare per provare ad incastrare Nostro Signore.

 

I santi di tutti i tempi, mai si sono scusati o creati alibi, rivendicando la liceità di alcuna azione morale dubbia che anche lontanamente potesse coinvolgerli

 «Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «È lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo? » (Mt 19,3)

 

«Allontanatosi di là, andò nella loro sinagoga. Ed ecco, c’era un uomo che aveva una mano inaridita, ed essi chiesero a Gesù: «È lecito curare qualcuno in giorno di sabato?» (Mt 12, 9-10)

 

«Allora i farisei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo nei suoi discorsi. Mandarono dunque a lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno. Dicci dunque il tuo parere: È lecito o no pagare il tributo a Cesare?» (Mt 22, 15-17)

 

Non siamo religiosi, né sacerdoti, non siamo nessuno per commentare pubblicamente la Parola di Dio, ma ci permetta di evidenziare un elemento a noi risultato evidente: nel Vangelo chi realmente si converte e si lascia trasportare e attirare dall’Amore di Gesù non si aggrappa mai al solo concetto di liceità ma discerne la realtà secondo la categoria della Giustizia. 

 

La liceità interessa agli ipocriti farisei, non ai santi, il cui unico motore è la dirompente Carità che li unisce a Dio e che li preserva radicalmente da qualsiasi tipo di cooperazione al male

I santi di tutti i tempi, mai si sono scusati o creati alibi, rivendicando la liceità di alcuna azione morale dubbia che anche lontanamente potesse coinvolgerli. 

 

La liceità interessa agli ipocriti farisei, non ai santi, il cui unico motore è la dirompente Carità che li unisce a Dio e che li preserva radicalmente da qualsiasi tipo di cooperazione al male.

 

Alla pavidità dei farisei noi preferiamo la radicalità accesa di fervore dei santi, ai ragionamenti astratti e vuoti dei dottori del tempio, noi preferiamo le scelte fedeli e coerenti delle persone umili, che riconoscono il Male quando gli si presenta davanti, anche senza aver studiato teologia morale in un ateneo romano, loro sì, veri portatori del Sensus Fidei ormai perso dalla maggioranza di coloro che si reputano cattolici.

Alla pavidità dei farisei noi preferiamo la radicalità accesa di fervore dei santi, ai ragionamenti astratti e vuoti dei dottori del tempio, noi preferiamo le scelte fedeli e coerenti delle persone umili, che riconoscono il Male quando gli si presenta davanti

 

I nostri padri andavano determinati incontro alla morte pur di non accendere un semplice cero a idoli stranieri, oggi siamo ridotti a gridare l’ovvio con i nostri stessi fratelli.

 

Chiediamo: al cospetto di Dio, l’azione morale di un padre di famiglia che rifiuta il vaccino per sé e per i propri figli con vaccini prodotti tramite il crimine dell’aborto, anche di fronte ad un atto di costrizione e di pressione psicologica come potrebbe essere la perdita del proprio lavoro, ebbene avrebbe lo stesso valore della scelta contraria?

 

È ovvio che questo non sia possibile: l’una avvicina l’anima a Dio e alla santità, mentre l’altra la allontana da Lui facendola affondare nelle sabbie mobili dell’inquietudine e del rimorso.

 

A coloro che vivono la fede continuamente «in difesa» interessa ciò che è permesso fare, a noi interessa ciò che è gradito a Dio e che rende a Lui la gloria che gli spetta.

 

A coloro che vivono la fede continuamente «in difesa» interessa ciò che è permesso fare, a noi interessa ciò che è gradito a Dio e che rende a Lui la gloria che gli spetta

La distanza fra questi due approcci alla Fede è abissale, tale da farci convintamente dire che non ci sentiamo di appartenere alla stessa fede di chi ragiona in quel modo, rappresentato nel Vangelo dalla figura anonima del giovane ricco.

 

 

6) «Forse la ragione di questo mutato giudizio sui vaccini provenienti da cellule fetali è dovuta al fatto che, dopo il 2020, è cambiato il contesto storico, perché la pandemia è il pretesto per una dittatura sanitaria sull’umanità e la vaccinazione fa parte di questo piano. Ritenete che il male sia nella vaccinazione in sé, o nella «cospirazione» di cui la vaccinazione è espressione?»

 

Siamo due padri di famiglia, con dei figli piccoli: sin dalla nascita del primo figlio la nostra battaglia contro la deriva bioetica in atto è sempre stata coerente e mai esitante. A causa della Legge Lorenzin sull’obbligo vaccinale per i bambini sotto i 6 anni di età tutti i nostri figli, naturalmente non vaccinati, non hanno potuto frequentare alcun asilo o scuola dell’infanzia, nemmeno le cosiddette scuole «cattoliche». 

A causa della Legge Lorenzin sull’obbligo vaccinale per i bambini sotto i 6 anni di età tutti i nostri figli, naturalmente non vaccinati, non hanno potuto frequentare alcun asilo o scuola dell’infanzia, nemmeno le cosiddette scuole «cattoliche»

 

Siamo in compagnia di un popolo tutt’ora nelle catacombe, fatto di migliaia di famiglie umili e silenziose sparse nel globo, perseveranti nella radicalità e nella testimonianza di scelte molto spesso osteggiate dai nostri stessi famigliari o amici. Siamo perciò in prima linea contro questa persecuzione del piccolo gregge. 

 

 

7) «Più chiaramente: ritenete che il fine della vaccinazione sia buono, ma cattivo sia il mezzo che usa (l’uso di cellule fetali), oppure condividete le teorie cospirazioniste secondo cui sarebbe cattivo non solo il mezzo, ma il fine stesso della vaccinazione, che sarebbe lo sterminio dell’umanità?»

 

Sinceramente, abbiamo forti dubbi sul fatto che la venuta nella storia umana del santo vaccino sia stato per l’umanità motivo di salvezza da epidemie, gravi malattie e via discorrendo.

 

«Riconoscerete l’albero dai propri frutti»: ora come ora vediamo che il vaccino si è finalmente manifestato quale dogma inoppugnabile della nuova religione sanitaria, il lasciapassare che divide i «buoni» dai «cattivi», i «degni» di stare nella società dagli «indegni». 

 

Siamo in compagnia di un popolo tutt’ora nelle catacombe, fatto di migliaia di famiglie umili e silenziose sparse nel globo, perseveranti nella radicalità e nella testimonianza di scelte molto spesso osteggiate dai nostri stessi famigliari o amici. Siamo perciò in prima linea contro questa persecuzione del piccolo gregge

Il «cospirazionismo» a cui De Mattei vorrebbe fare un provocatorio riferimento, è in realtà quello che ci ha svelato che oggi la siringa è il Moloch a cui tutti debbono prostrarsi – e di fatto tutti si stanno prostrando.

 

Questo per dire che, se per vedersi affibbiata l’etichetta di «cospirazionisti» basta aver aperto gli occhi su questo passaggio epocale palesemente diabolico,  ci prendiamo volentieri l’etichetta, poiché questa è una evidente cospirazione contro la vita umana e contro le anime chiamate alla Vita Eterna.

 

 

8) «Il più noto teorico della cospirazione anti-vax è Robert F. Kennedy, un uomo politico democratico, che finanziò Hillary Clinton. Kennedy si presenta come il nemico numero 1 di Bill Gates, ma è un membro dell’establishment che attraverso la Children’s Health Defense ha finanziato oltre la metà delle informazioni false sui vaccini diffuse sui social network. Condividete le teorie di origine ecologista e new age di Robert F. Kennedy? Nel caso contrario non sarebbe importante prendere pubblicamente le distanze da lui e dal suo movimento anti-vax?»

 

«E Gesù disse loro: “In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio”». (Mt 21, 31)

 

La verità, è che l’indignazione di fronte alla cooperazione a pratiche immorali e disumane la si riscontra oggi quasi maggiormente in persone lontane dalla Fede che nelle posizioni di gran parte di coloro che si reputano cattolici.

«Riconoscerete l’albero dai propri frutti»: ora come ora vediamo che il vaccino si è finalmente manifestato quale dogma inoppugnabile della nuova religione sanitaria, il lasciapassare che divide i «buoni» dai «cattivi», i «degni» di stare nella società dagli «indegni». 

 

«A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più». (Lc, 12, 48)

 

 

9) «I documenti della Santa Sede che affermano la liceità della vaccinazione non sono infallibili, ma sono certamente espressione del Magistero ordinario della Chiesa. Qual è il criterio per cui si può dissentire da questo Magistero? Chi critica, ad esempio, l’Amoris laetitia, non assume come riferimento la propria coscienza, ma il Magistero perenne della Chiesa. Pensate che la coscienza di un singolo laico, sacerdote o vescovo, possa opporsi al Magistero ordinario della Chiesa, senza fondarsi su di un altro insegnamento della Chiesa espresso con continuità e chiarezza, in maniera diretta, sul medesimo punto?»

 

Non capiamo qui quali sarebbero i documenti espressione del Magistero a cui De Mattei fa riferimento.  Si sta per caso dicendo che i documenti firmati da Mons. Paglia, come quello del 2017 — pubblicato peraltro (ma che coincidenza!) lo stesso giorno della legge 119/2017 (la legge Lorenzin) sarebbero Magistero ordinario? 

 

Riguardo al famoso documento del 2005, invece, può trovare altri approfondimenti da noi scritti già in tempi non sospetti

 

In linea di principio, poi, come si può pensare che esista un Magistero perenne della Chiesa su tematiche bioetiche sorte negli ultimi 50 anni, proprio nel cuore della più grande crisi di fede della gerarchia cattolica della storia?

Il documento, esattamente il primo a trattare l’argomento dei vaccini contenenti linee cellulari di feti abortiti dal punto di vista morale, e solo dopo la pressione dell’associazione americana Children of God for Life, presentava già molte lacune, alcune delle quali, a nostro avviso, dettate dalla scarsa conoscenza rispetto al tema da trattare.

 

In ogni caso, esso stesso lasciava ancora un margine di spazio per l’obiezione di coscienza; ciò non compare già più nella squallida nota della PAV del 2017, dove si parla di linee cellulari «distanti», quasi a significare che il peccato dell’aborto sia qualcosa da valutare a seconda del tempo che intercorre fra esso e la cooperazione che da esso può derivarne.  

 

In linea di principio, poi, come si può pensare che esista un Magistero perenne della Chiesa su tematiche bioetiche sorte negli ultimi 50 anni, proprio nel cuore della più grande crisi di fede della gerarchia cattolica della storia?

 

Persino alcuni pronunciamenti di Pio XII su temi analoghi, oggi utilizzati da coloro i quali vorrebbero trovare una pezza giustificativa per la cooperazione al male, per quanto materiale e remoto, mancano di una percezione reale del problema semplicemente perché il problema ancora non c’era. 

Se quella attuale è una Chiesa occupata da traditori e apostati, non è solo diritto, ma persino dovere, per una guida morale, formarsi ed informarsi sulle dinamiche bioetiche contemporanee per essere all’altezza della situazione prima di tutto in confessionale e successivamente nella testimonianza pubblica

 

 

10) «Alcuni sacerdoti presentano il rifiuto della vaccinazione anti-COVID non come un consiglio spirituale, ma come un obbligo morale. Ma l’unica autorità che può definire come obbligatorio per un cattolico ciò che è o non è peccato è la Chiesa cattolica. Se un vescovo o un sacerdote si attribuisce la responsabilità di imporre un obbligo morale non previsto dalla Chiesa, non rischia di creare una “neo-chiesa”? E non è paradossale che ciò avvenga proprio da parte di chi accusa papa Francesco di aver istituito una “neo-chiesa”?»

 

Se la chiesa post-conciliare è una «neo-chiesa» è ovvio che un cattolico coscienzioso ne dovrebbe soppesare minuziosamente i pronunciamenti, alla luce della Parola di Dio, dei 10 Comandamenti e della morale tradizionale fondata sulla filosofia di San Tommaso d’Aquino.

 

Nessun paradosso: se quella attuale è una Chiesa occupata da traditori e apostati, non è solo diritto, ma persino dovere, per una guida morale, formarsi ed informarsi sulle dinamiche bioetiche contemporanee per essere all’altezza della situazione prima di tutto in confessionale e successivamente nella testimonianza pubblica.

 

Il problema dell’autorità non vale solo per le questione ecclesiastiche, bensì e a maggior ragione, per le questioni etiche.

 

In tempi come quelli che stiamo vivendo occorre necessariamente separare la persona dall’autorità che occupa. Se la persona stessa rifiuta di esercitare degnamente e coerentemente l’autorità che solo Dio può affidare agli uomini, non è degna di obbedienza perché lei stessa è la prima che disobbedisce all’autorità che occupa e che dovrebbe esercitare in conformità alla Volontà di Dio stesso.

Proprio per rispettare l’autorità della Madre Chiesa, purtroppo ad oggi indegnamente occupata da ministri più preoccupati di piacere al mondo che a Dio, i suoi figli non solo hanno il diritto, ma persino il dovere di resistere e disubbidire ad insegnamenti perniciosi e palesemente in contrasto con l’evidenza etica e morale, cosa riscontrabile persino da individui lontani dalla Fede

 

Proprio per rispettare l’autorità della Madre Chiesa, purtroppo ad oggi indegnamente occupata da ministri più preoccupati di piacere al mondo che a Dio, i suoi figli non solo hanno il diritto, ma persino il dovere di resistere e disubbidire ad insegnamenti perniciosi e palesemente in contrasto con l’evidenza etica e morale, cosa riscontrabile persino da individui lontani dalla Fede. Difendere ed onorare il Papato significa necessariamente disobbedire e resistere a coloro che lo occupano scegliendo di non esercitarne l’autorità.

 

Per concludere vorremo serenamente far notare a De Mattei che è finito il tempo delle conferenze, dei momenti conviviali in cui raccontarcela fra quattro gatti nel loop immancabile dell’ambiente tradizionalista: «ma dove andremo a finire?».

 

Sono finiti i tempi dei convegni per raccontare a tutti, soprattutto a noi stessi, quanto siamo bravi, belli, colti, e «tradizionali»..

 

A nostro avviso, l’intellettualismo cattolico è caduto, finito. Ha mostrato il suo vero volto insieme a tutto l’ambiente fintamente pro-life: al primo «bau!» da parte della dittatura sanitaria, si è piegato cercando ogni mezzo per giustificare ciò che è contro la Vita e contro la morale.

 

È giunto il momento di sporcarsi veramente le mani e di scendere in un’arena di leoni pronti a divorarci. 

A nostro avviso, l’intellettualismo cattolico è caduto, finito. Ha mostrato il suo vero volto insieme a tutto l’ambiente fintamente pro-life: al primo «bau!» da parte della dittatura sanitaria, si è piegato cercando ogni mezzo per giustificare ciò che è contro la Vita e contro la morale

 

È finito il tempo delle iniziative «laiche» che puntano ai grandi numeri e alle sfilate che sfociano davanti all’Angelus di Bergoglio fra balli, canti, preghiere carismatiche e rosari in latino.

 

All’imborghesimento intellettualoide della polemica preferiamo le azioni concrete e decise. Alle belle statuine in piazza preferiamo le processioni di riparazione, delle quali peraltro ci siamo fatti promotori mettendoci faccia e prendendo attacchi ed insulti di ogni genere. 

 

Al concetto di «liceità» tout court preferiamo una sana ed integra distinzione del Bene dal Male: «bonum ex integra causa: malum ex quocumque defectu».

 

Non coopereremo mai ad un Male intento a generare altro Male. Non faremo mai leva su puerili giustificazioni per tenere i propri agi quando si è chiamati al vero e reale sacrificio. 

 

Dio non vuole bravi ragazzi, in pari con le vaccinazioni, disciplinati nel portare le mascherine in una falsa pandemia più mediatica che reale, ma Santi come Franz Jägerstätter, umile contadino austriaco vissuto negli anni della dittatura nazionalsocialista che coraggiosamente rifiutò di prestare giuramento al Führer, ostinandosi a negare il proprio consenso a combattere per la Germania nazista di fronte a qualsiasi tipo di minaccia o privazione.

È giunto il momento di sporcarsi veramente le mani e di scendere in un’arena di leoni pronti a divorarci

 

Fu giustiziato per aver negato una semplice firma, dopo ripetuti tentativi, anche ecclesiastici, di farlo desistere dalle sue posizioni ritenute «radicali»; e indovinate in che modo? Proprio col metodo attuato oggi dai nostri insigni «tradizionalisti»: banalizzare la cooperazione al male in cui sarebbe stato implicato: «Dopo tutto è solo una firma, Franz! Forse ti mandano negli ospedali e nemmeno a combattere! Pensa a tua moglie e alle tue figlie! Poverine!»

 

Dopo tutto è solo un vaccino «lecito»  con qualche linea cellulare fetale di aborto «distante nel tempo»…

Non coopereremo mai ad un Male intento a generare altro Male. Non faremo mai leva su puerili giustificazioni per tenere i propri agi quando si è chiamati al vero e reale sacrificio

 

«Scrivo con le mani legate, ma preferisco questa condizione al sapere incatenata la mia volontà. Non sono il carcere, le catene e nemmeno una condanna che possono far perdere la fede a qualcuno o privarlo della libertà. Perché Dio avrebbe dato a ciascuno di noi la ragione ed il libero arbitrio se bastava soltanto ubbidire ciecamente? O, ancora, se ciò che dicono alcuni è vero, e cioè che non tocca a Pietro e Paolo affermare se la guerra è giusta o ingiusta, che importa saper distinguere tra il Bene ed il Male?»  (Franz Jägerstätter)

 

 

Alessandro Corsini

Cristiano Lugli 

 

 

 

 

 

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Bioetica

Medici britannici lasciano morire il bambino prematuro perché pensano che la madre abbia mentito sulla sua età

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Un bambino prematuro nato a 22 settimane è morto dopo che i medici in Gran Bretagna si sono rifiutati di somministrargli un trattamento salvavita. Lo riporta LifeSite.

 

Mojeri Adeleye è nato prematuro alla 22ª settimana, dopo che la madre aveva subito la rottura prematura delle membrane. Durante l’emergenza, la mamma e il bambino sono stati trasferiti in un altro ospedale, dove la data di gestazione è stata scritta in modo errato, etichettando Mojeri come se avesse meno di 22 settimane di gestazione.

 

Le linee guida raccomandano l’assistenza medica solo per i neonati prematuri nati dopo la 22a settimana di gestazione. Sebbene la madre di Mojeri avesse informato il personale medico dell’errore, questi non le hanno creduto e hanno lasciato che il bambino morisse.

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Secondo il rapporto del medico legale, la madre di Mojeri era stata visitata per gran parte della gravidanza presso l’ospedale locale ma a seguito di complicazioni, la donna è stata trasferita in un altro ospedale.

 

Tuttavia, è stato commesso un errore nelle note di riferimento e la madre di Mojeri è stata registrata come a meno di 22 settimane di gestazione. Le linee guida nazionali raccomandano che il trattamento salvavita venga fornito solo ai prematuri nati a 22 settimane di gestazione o dopo, e sebbene la madre di Mojeri abbia ripetutamente cercato di comunicare al personale la corretta età gestazionale, non le hanno creduto.

 

Quando la madre è entrata in travaglio, il personale si è rifiutato di fornire a Mojeri qualsiasi assistenza salvavita. Era, infatti, da poco più di 22 settimane di gestazione, come aveva insistito la madre. Poiché i medici non hanno fatto nulla, Mojeri è morto.

 

Il medico legale ha scritto nel rapporto: «Nel corso dell’inchiesta, le prove hanno rivelato elementi che destano preoccupazione. A mio parere, sussiste il rischio che si verifichino decessi in futuro, se non si interviene».

 

«Date le circostanze, è mio dovere legale riferirvi. Le questioni di interesse sono le seguenti: La mancanza di considerazione nei confronti della conoscenza da parte della madre di Mojeri della propria gravidanza e della data prevista del parto per Mojeri; La mancanza di discussione con i genitori di Mojeri sulle possibili misure da adottare in caso di parto prematuro prima della 22ª settimana».

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Le linee guida della British Association of Perinatal Medicine (BAPM) del 2019 raccomandavano che, se i bambini nascevano vivi a 22 settimane, venissero fornite cure «focalizzate sulla sopravvivenza»; in precedenza, le linee guida affermavano che i bambini nati prima delle 23 settimane non dovevano essere rianimati.

 

Dopo l’attuazione di queste linee guida, il numero di bambini prematuri sopravvissuti alla 22ª settimana è triplicato. Prima di allora, i bambini prematuri considerati «troppo piccoli» venivano semplicemente lasciati morire.

 

Si stima che il 60-70% dei neonati possa sopravvivere alla nascita prematura a 24 settimane di gestazione. Tuttavia, fino al 71% dei neonati prematuri, anche quelli nati prima delle 24 settimane, può sopravvivere se riceve cure attive anziché solo cure palliative. E sempre più spesso, i bambini sopravvivono anche a 21 settimane, scrive Lifesite, che ricorda: «non tutti i bambini sopravvivranno alla prematurità estrema, ma meritano almeno di avere una possibilità».

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Bioetica

L’amministrazione Trump condanna la «persecuzione della preghiera silenziosa» fuori dagli abortifici britannici

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Il Dipartimento di Stato americano sta mettendo in guardia Londra per aver violato la libertà di parola dei cittadini inglesi pro-life, definendolo un affronto ai «valori condivisi» tra le due nazioni.   Il Telegraph ha riferito che il Dipartimento di Stato ha rilasciato una dichiarazione accusando uno dei suoi più stretti alleati geopolitici di «violazione palese del diritto fondamentale alla libertà di parola», citando specificamente «molti casi di buffer zone [zona cuscinetto, ndr] nel Regno Unito, nonché altri atti di censura in tutta Europa».   «La persecuzione della preghiera silenziosa da parte del Regno Unito rappresenta non solo una grave violazione del diritto fondamentale alla libertà di parola e alla libertà religiosa, ma anche un preoccupante allontanamento dai valori condivisi che dovrebbero fondare le relazioni tra Stati Uniti e Regno Unito», ha affermato un portavoce. «È di buon senso che restare in silenzio e offrire una conversazione consensuale non costituisca un danno».   Il rimprovero si riferisce all’istituzione nel Regno Unito di zone «bolla» o «cuscinetto» attorno alle strutture per l’aborto, apparentemente per proteggere le persone che vi entrano o ne escono da «molestie, abusi e intimidazioni». In pratica, tuttavia, hanno portato a multe salate contro attivisti pro-life pacifici.

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All’inizio di quest’anno, la scienziata in pensione Livia Tossici-Bolt è stata dichiarata colpevole e condannata a pagare 20.000 sterline (23.200 euro) per aver esposto un cartello con la scritta «qui per parlare, se vuoi» a 150 metri dal centro aborti BPAS di Bournemouth, riporta LifeSiteNews. Rose Docherty, una nonna scozzese di 75 anni, è stata arrestata in circostanze simili, ma le accuse sono state ritirate tra le proteste internazionali.   Un portavoce del governo britannico ha risposto con una breve dichiarazione: «la libertà di parola è fondamentale per la democrazia, anche qui nel Regno Unito, e siamo orgogliosi di sostenere le libertà garantendo al contempo la sicurezza dei cittadini».   A maggio, l’amministrazione Trump ha inviato una delegazione del Dipartimento di Stato in Inghilterra per indagare sulla situazione della libertà di parola, incontrando anche Tossici-Bolt, Docherty e altre vittime simili, e per riferire sulle loro conclusioni per «affermare l’importanza della libertà di espressione nel Regno Unito e in tutta Europa».   Resta da vedere come ciascuna delle due nazioni darà seguito allo scambio. Le relazioni tra gli Stati Uniti e le nazioni europee, incluso il Regno Unito, sono attualmente tese su più fronti, tra cui la campagna del presidente Donald Trump per la revisione degli accordi commerciali internazionali e la difficoltà delle nazioni occidentali a concordare una strategia unitaria in risposta all’invasione russa dell’Ucraina.   Come riportato da Renovatio 21, nel suo storico intervento di accusa alla decadenza tirannica europea dato alla Conferenze di Sicurezza di Monaco 6 mesi fa, il vicepresidente statunitense JD Vance aveva definito «follie» gli arresti dei pro-life britannici che pregavano in silenzio.   La psicopolizia britannica è arrivata a condannare per aver pregato con il pensiero almeno due persone: il veterano dell’esercito britannico Adam Smith-Connor, 51 anni, che ha ottenuto la scarcerazione condizionale per due anni (vale a dire che è in libertà vigilata per due anni) e gli è stato ordinato di pagare le spese legali pari a 9 mila sterline (circa 10 mila euro) dal giudice distrettuale presso il tribunale di Poole, nel Dorset: lo Smith-Connor era stato arrestato nei pressi dell’attività di aborto di Bournemouth del British Pregnancy Advisory il 14 novembre 2022, dopo aver pregato in silenzio per suo figlio Jacob, abortito 22 anni fa; Isabel Vaughan-Spruce, un’altra cittadina britannica che è stata arrestata per preghiera silenziosa, che ha ricevuto due mesi fa 13 mila sterline (circa 15 mila euro) di danni e delle scuse dalla polizia.

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Bioetica

L’aborto ha spazzato via il 28% della generazione Z. E molto, molto di più

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Statistiche ampiamente condivise in rete questa settimana riportano che circa il 28% della Generazione Z (i nati tra il 1997 e il 2012) negli USA è stata abortita nel grembo materno. Lo scrive LifeSite.

 

Secondo le stime del Guttmacher Institute (il braccio di ricerca e sviluppo del grande abortificio multinazionale Planned Parenthood) sul numero di aborti eseguiti ogni anno negli Stati Uniti dal 1997 al 2011, gli anni di nascita della Generazione Z, circa 19,5 milioni di esseri umani concepiti in quella generazione, sono stati soppressi attraverso l’aborto. Attualmente si stima che negli Stati Uniti ci siano 69,3 milioni di membri della Generazione Z.

 

I dati più recenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) indicano che il tasso di aborti tra i bambini della Generazione Z negli Stati Uniti corrisponde quasi alla percentuale stimata di bambini non ancora nati uccisi dall’aborto in tutto il mondo: il 29%, ovvero tre gravidanze su 10.

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Le statistiche di Inghilterra e Galles mostrano tassi di aborto molto simili. «la percentuale di concepimenti che hanno portato all’aborto è stata del 29,7%; si tratta di un aumento rispetto al 26,5% del 2021 e della percentuale più alta mai registrata», ha rilevato un rapporto dell’Office of National Statistics (ONS) basato sui dati del 2022.

 

Ricordiamo anche che queste statistiche risultano calcolabili pure per realtà apparentemente distanti come il Giappone, con dati nel periodo post-bellico che indicavano l’aborto di circa un terzo dei concepiti, con casi allucinanti di infanticidi – che oggi la Finestra di Overton vuole che chiamiamo «aborti post-natali» – come quello di Miyuki Ishikawa, detta «Oni-sanba», ostetrica che avrebbe ucciso almeno 86 bambini (qualcuno parla di una cifra doppia) affidatile negli anni dell’immediato dopoguerra.

 

Non si tratta di numeri sconosciuti anche all’Italia, dove per anni le nascite sono state attorno alla cifra di 500 mila, con le interruzioni di gravidanza sopra i 100.000, con un calo sensibile nell’ultimo decennio, in linea tuttavia con il calo delle nascite, specie dopo la pandemia.

 

Anche in Italia, dunque, abbiamo avuto una percentuale di generazioni spazzate via sopra il 20%, in pratica una piccola guerra condotta contro il Paese stesso, ma legalizzata e pagata dal contribuente – o una serie di bombe atomiche, i cui effetti si misurano in megadeath («megamorte», un milione di individui sterminati).

 

Come scritto anni fa da Renovatio 21, negli anni l’Italia dell’aborto ha subito una devastazione umana molto superiore a quella di Hiroshima e Nagasaki, con almeno 6-7 megadeath di danno alla popolazione. E parliamo solo delle cifre ufficiali, che non includono gli embrioni distrutti dalle provette, che sono già in numero maggiore di quelli trucidati dall’interruzione volontaria di gravidanza.

 

Se non volete pensarlo in percentuale, pensatelo così: 6 milioni di persone uccise, sono perfettamente pensabili come un attacco atomico che cancella tutto il Triveneto, o la Sicilia e la Calabria assieme, o l’Emilia-Romagna con l’Umbria e le Marche, o tutto il Lazio e zone limitrofe, o due terzi della Lombardia.

 

Come avevamo scritto oramai più di 10 anni fa: «Per quanto possa sembrare allucinante, dobbiamo guardare in faccia la realtà: l’Italia è una rovina post-atomica. E neppure lo sa».

 

Le cifre divenute virali questa settimana non includono mai – perché è un calcolo che i pro-life, specie italiani, non hanno l’intelligenza di fare – quello che qualcuno chiama il ghost number. Proviamo a pensare le cifre americane: e 6.392.900 femmine abortite tra il 1973 e il 1982 avrebbero oggi 25-40 anni, e quindi con alta probabilità almeno un figlio di media (chi due, chi cinque, chi zero). Otteniamo così la cifra di 54.853.850 persone spazzate via dall’anagrafe, sottratte alla società.

 

Un danno di quasi 55 megadeath: come se il temuto showdown nucleare con la Russia, fosse avvenuto – e senza che i sovietici sparassero un solo colpo. Basandosi sulle attuali statistiche demografiche americane, è possibile calcolare che tra questi 55 milioni vi potrebbero essere stati 7 giudici della Corte Suprema, 31 premi Nobel, 6000 atleti professionisti, 11.010 suore, 1.102.403 insegnanti, 553.821 camionisti, 224.518 camerieri, 336.939 spazzini, 134.028 contadini, 109.984 poliziotti, 39.447 pompieri, 17.221 barbieri.

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Soprattutto, e questo deve essere meditato profondamente dalle femministe, in questo immane turbine di morte sono state disintegrate 27.426.925 donne. Le quali sono, senza dubbio alcuno, il bene più prezioso che esista sulla Terra: ogni cellula uovo che la donna ovulerà in tutta la sua vita, è già formata dal feto a poche settimane dal concepimento. La prima cellula del nostro corpo – l’ovocita – già esisteva dentro nostra madre quando era un feto, venti, trenta, quaranta anni prima che venissimo alla luce. Un’autentica, insondabile meraviglia: la vita contenuta dentro la vita.

 

L’aborto interrompe questa catena superiore. Come diceva un detto ebraico: chi uccide un uomo uccide l’umanità; ammazzi qualcuno e rovini per sempre le generazioni che seguiranno. Peggio di un fallout radioattivo, l’aborto reca un danno aberrante, che si accumula distruggendo il futuro – i figli, i figli dei nostri figli – su una scala che non possiamo immaginare.

 

Chi non crede a queste romanticherie scientifiche e umanistiche, pensi ai soldi: i 55 megadeath causati dall’aborto in USA rappresentano 55 milioni di lavoratori e consumatori americani che non pagano le tasse e non partecipano al mercato nazionale. Dal PIL, è possibile calcolare che l’aborto abbia causato all’economia americana un danno di 37 trilioni e 600 miliardi di dollari.

 

L’abisso di cui stiamo parlando non vi è stata ancora nessuna rappresentazione adeguata alla sua immensità apocalittica. Né la polemologia (la disciplina che nel Novecento si è dedicata allo studio della guerra), né la psicologia, né la sociologia, né la filosofia paiono comprendere questo Inferno per intero.

 

No, non è solo un terzo della Generazione Z ad essere stato cancellato dall’aborto. È molto, molto di più.

 

Roberto Dal Bosco

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