Politica
Vucic e la rivolta in Serbia: «mancano pochi giorni prima che inizino a uccidere per le strade»

Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha affermato che le proteste dell’opposizione sono diventate così violente che «è letteralmente questione di giorni prima che inizino a uccidere per le strade».
In risposta, ha affermato che la leadership del Paese prenderà decisioni «sorprendenti» entro pochi giorni in merito ad azioni severe contro i manifestanti antigovernativi, dopo giorni di manifestazioni che sono diventate violente.
«Hanno fatto tutto il resto, non resta che iniziare a uccidere. Non sto esagerando, dico che è questione di giorni prima che ciò accada. È letteralmente questione di giorni prima che inizino a uccidere per strada», ha affermato.
Il presidente serbo ha inoltre affermato che «la violenza è un segno di completa debolezza» e ha promesso di «punire i rivoltosi».
🇷🇸🚨 BREAKING: Clashes on the streets of Serbia! Offices of the ruling pro-EU party are on fire.
Protesters in Serbia are destroying the offices of President Aleksandar Vučić’s party. pic.twitter.com/zKmb6gtxdg
— Global Dissident (@GlobalDiss) August 16, 2025
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Vučić ha affermato che il suo governo non farà marcia indietro di fronte a quella che ha definito una pressione esterna. «Resisteremo alle pressioni esterne e prevarremo», ha affermato.
Secondo il presidente serbo, se non si prenderanno misure più decisive contro la violenza nelle strade, arriverà il momento in cui qualcuno verrà ucciso.
Vučić ha indetto una conferenza stampa d’urgenza per domenica, dopo oltre nove mesi di proteste antigovernative a Belgrado, Novi Sad e Valjevo, scatenate dal crollo parziale della stazione ferroviaria di Novi Sad, che negli ultimi giorni sono diventate sempre più violente. I manifestanti si sono scontrati con membri e sostenitori del Partito Progressista Serbo (SNS) al governo e con la polizia, e hanno incendiato la sede del partito.
🇷🇸🚨 BREAKING: Massive anti-government protests in Belgrade tonight!
For several months now, Aleksandar Vučić’s regime has been refusing the protesters’ main demand – to call new elections. pic.twitter.com/9h43qOgQfe
— Global Dissident (@GlobalDiss) August 15, 2025
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La pensilina della stazione ferroviaria di Novi Sad era crollata il 1° novembre dello scorso anno, uccidendo 16 persone. L’incidente aveva scatenato proteste in tutto il Paese che continuano ancora oggi.
Le richieste dei manifestanti includevano l’individuazione e la condanna dei responsabili dell’incidente, nonché la pubblicazione dei documenti relativi alla ristrutturazione della stazione ferroviaria. Chiedono inoltre il rilascio di studenti e insegnanti detenuti durante le proteste e un aumento del 20% del bilancio per l’istruzione superiore. Il governo afferma che le richieste sono già state soddisfatte, rendendo ingiustificate ulteriori proteste.
Le autorità competenti hanno incriminato 16 persone per negligenza e messa in pericolo, e l’Alta Procura di Novi Sad ha avviato un’indagine per sospetti di possibile corruzione durante i lavori di ristrutturazione.
L’edificio della stazione ferroviaria, inaugurato nel 1964, è stato ristrutturato in diverse fasi nel 2021-2022 e i lavori sono proseguiti lo scorso anno. Il Ministro dell’Edilizia Goran Vesic ha annunciato lo scorso luglio che la ristrutturazione era stata completata e che l’intero edificio poteva essere nuovamente utilizzato.
Il ministro si è poi dimesso, ma ha dichiarato di non ritenersi responsabile della tragedia. Tuttavia, il sindaco di Novi Sad e il primo ministro hanno accettato la responsabilità. Milan Duric e Mikos Vucevićc hanno annunciato le loro dimissioni a fine gennaio. Il nuovo primo ministro e il nuovo governo sono stati eletti dal Parlamento il 16 aprile.
Il presidente Vucic in passato ha evocato l’opera del Deep State americano sotto Biden come longa manus dietro le proteste che scuotono la Serbia.
Come riportato da Renovatio 21, le grandi manifestazioni contro Vucic di marzo erano seguite la visita pubblica del figlio del presidente USA Don Trump jr. al premier di Belgrado.
Come riportato da Renovatio 21, Vucic giorni fa ha accusato le potenze occidentali di aver cercato di orchestrare il suo rovesciamento. In un’intervista su Pink TV trasmessa lunedì, il presidente serbo aveva affermato che le «potenze straniere» hanno speso circa 3 miliardi di euro nell’ultimo decennio nel tentativo di estrometterlo dal potere.
Come riportato da Renovatio 21, Belgrado nel dicembre 2023 produsse evidenti segni di «maidanizzazione» in corso. Già allora presidente serbo accusò le potenze occidentali di tentare di «ricattare» la Serbia affinché sostenga le sanzioni e di tentare di orchestrare una «rivoluzione colorata» – una sorta di Maidan belgradese –contro il suo governo a dicembre.
All’epoca il governo serbo in quel caso aveva ringraziato pubblicamente i servizi segreti russi per il loro aiuto, come confermato in seguito dal Vucic.
Come riportato da Renovatio 21, il ministro degli Esteri Pietro Szijjarto ha dichiarato che l’Unione Europea sta tentando di rovesciare i governi di Ungheria, Slovacchia e Serbia perché danno priorità agli interessi nazionali rispetto all’allineamento con Bruxelles.
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Orban dice che l’UE potrebbe andare al «collasso» e chiede accordi con Mosca

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Politica
Il passo indietro di Ishiba: nuovo capitolo nella lunga crisi del centro-destra giapponese

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Il primo ministro giapponese ha annunciato ieri le dimissioni dopo settimane di tensioni con i membri del Partito Liberaldemocratico, in difficoltà di fronte alla perdita di consenso tra gli elettori conservatori. Diversi candidati si sono già fatti avanti segnalando la volontà di succedere a Ishiba nella presidenza del partito, ma resta il nodo della guida del governo senza la maggioranza in parlamento.
A meno di un anno dal suo insediamento, il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba ha annunciato ieri le dimissioni, aprendo una nuova fase di incertezza politica. La decisione è una conseguenza delle crescenti pressioni all’interno del suo stesso partito, il Partito Liberaldemocratico (LDP), che alle ultime elezioni ha subito significative sconfitte, arrivando a perdere la maggioranza in entrambe le Camere.
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Ishiba si è assunto la responsabilità per i pessimi risultati dell’LDP alle elezioni della Camera dei Consiglieri a luglio e ha sottolineato che le sue dimissioni servono a prevenire un’ulteriore spaccatura all’interno del partito. Già a luglio, il quotidiano giapponese Mainichi aveva per primo riportato che Ishiba si sarebbe dimesso, basandosi su informazioni raccolte tra il premier e i suoi più stretti collaboratori.
Le prime indiscrezioni indicavano che i preparativi per la corsa alla presidenza dell’LDP sarebbero iniziati entro agosto. Ishiba, tuttavia, aveva pubblicamente smentito queste notizie e nelle sue affermazioni aveva sottolineato l’importanza di portare a termine le trattative sui dazi con il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che aveva imposto il primo agosto come scadenza ultima.
Nel suo discorso di ieri, Ishiba ha spiegato che l’annuncio delle dimissioni a luglio avrebbe indebolito la posizione del Giappone: «chi negozierebbe seriamente con un governo che dice “ci dimettiamo”?», ha detto.
Ishiba ha poi cercato di placare le pressioni interne all’LDP minacciando di sciogliere la Camera dei Rappresentanti e indire elezioni anticipate, una mossa che ha esacerbato le divisioni e spinto il principale partner di coalizione, il partito Komeito, a ritenere inaccettabile la decisione. Secondo l’agenzia di stampa Kyodo, l’ex primo ministro Yoshihide Suga e il ministro dell’Agricoltura Shinjiro Koizumi entrambi tenuto colloqui con il premier sabato, evitando una scissione all’interno del partito e aprendo la strada all’annuncio delle dimissioni di ieri.
Ora l’attenzione si sposta sulla scelta del prossimo leader dell’LDP, che potrebbe assumere anche la carica di primo ministro se ci fosse una qualche forma di sostegno o di accordo anche con le opposizioni. Tra i principali contendenti ci sono membri del partito che avevano già sfidato Ishiba in passato, tra cui Sanae Takaichi, ex ministra per la sicurezza economica, che ha ricevuto il 23% dei consensi in un recente sondaggio di Nikkei. Takaichi fa parte dell’ala conservatrice e ha una forte base di sostegno tra i fedelissimi dell’ex primo ministro Shinzo Abe, di cui è considerata l’erede, soprattutto per quanto riguarda le politiche economiche, che potrebbero favorire una ripresa dei mercati azionari. Takaichi ha inoltre la reputazione di andare d’accordo con il presidente Donald Trump.
Anche Shinjiro Koizumi, attuale ministro dell’Agricoltura e figlio dell’ex leader Junichiro Koizumi, è un altro papabile candidato, dopo essere riuscito ad abbassare i prezzi del riso appena entrato in carica. Il sondaggio di Nikkei ha registrato un 22% dei consensi nei suoi confronti.
Altri membri del partito hanno segnalato la volontà di candidarsi, tra cui Yoshimasa Hayashi, attuale segretario capo del Gabinetto e portavoce principale del governo Ishiba, che si è classificato quarto nella corsa per la leadership del partito del 2024. Tra gli altri contendenti figurano Takayuki Kobayashi, un altro ex ministro per la sicurezza economica che gode di un maggiore sostegno all’interno dell’ala centrista, e Toshimitsu Motegi, ex segretario generale dell’LDP e il più anziano tra i candidati con i suoi 69 anni.
L’LDP oggi si trova in una posizione di forte debolezza. Molti elettori conservatori alle ultime elezioni hanno preferito il partito di estrema destra Sanseito anche a causa dell’allontanamento di Ishiba dall’ala conservatrice.
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Secondo un sondaggio di Kyodo, condotto prima che fossero riportate le dimissioni di Ishiba, l’83% degli intervistati ha dichiarato che un chiarimento pubblico del partito sulle ultime sconfitte non avrebbe comunque aumentato la fiducia degli elettori. È chiaro, quindi, che il compito del prossimo presidente di partito sarà quello di ripristinare la credibilità del centrodestra.
Chiunque verrà scelto si troverà davanti a un’importante decisione: se indire elezioni anticipate per cercare di riconquistare la maggioranza alla Camera bassa o rischiare di perdere il potere del tutto. Quest’ultima scelta rischierebbe di aprire una nuova fase di instabilità politica senza precedenti, che richiederebbe la ricerca di sostegno anche tra i partiti dell’opposizione per approvare le leggi e i bilanci.
Secondo diversi commentatori, il prossimo leader dovrà prima di tutto godere di una genuina popolarità sia all’interno che all’esterno del partito per affrontare sfide come l’invecchiamento della società, la forza lavoro in calo, l’inflazione e i timori che gli Stati Uniti possano abbandonare il loro ruolo di garanti della sicurezza nella regione asiatica.
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Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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Il governo francese collassa

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