Cina
Vescovi alle plenarie della Repubblica Popolare Cinese

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Tra i delegati riunitisi nei giorni scorsi all’appuntamento che ratifica le scelte politiche di Xi Jinping anche una delegazione di 11 rappresentanti degli organismi «ufficiali» cattolici. Presente anche mons. Yang Yongqiang, uno dei due vescovi che hanno partecipato al Sinodo in Vaticano. Mons. Shen Bin ai giornalisti: nuovi traguardi «nell’autocontrollo, nell’autogestione e nell’autocostruzione» della comunità cattolica in Cina.
Come accade ogni anno, anche una rappresentanza degli organismi cattolici ufficiali cinesi ha preso parte nei giorni scorsi alle «Due sessioni», l’assemblea dei due maggiori organismi che la Repubblica popolare cinese considera il più importante appuntamento politico dell’anno.
In realtà nel rapporto presentato dal governo di Pechino il tema delle religioni non ha avuto grande rilievo: nella sua relazione il premier Li Qiang, seguendo il canone indicato da Xi Jinping, si è limitato a riaffermare l’obiettivo di «promuovere ulteriormente la sinicizzazione della religione nel nostro Paese e guidare attivamente la religione ad adattarsi alla società socialista».
Il sito ufficiale dei cattolici cinesi chinacatholic.cn ha comunque dato ampio risalto alla partecipazione della delegazione dei vescovi ai lavori e ha riferito anche della sessione che il vescovo di Pechino Li Shan, presidente dell’Associazione patriottica, ha tenuto all’indomani per «studiare il testo integrale della risoluzione politica adottata».
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Sono 11 i rappresentanti dei cattolici all’interno della Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese (CPPCC): dieci vescovi e un sacerdote. Tra i vescovi insieme a mons. Li Shan e al vescovo di Shanghai mons. Shen Bin, presidente della Consiglio dei vescovi cattolici cinesi, figura anche mons. Yang Yongqiang, vescovo della diocesi di Zochun nella provincia dello Shandong, che è uno dei due vescovi della Repubblica popolare cinese che nell’ottobre scorso hanno preso parte alla prima sessione dei lavori del Sinodo in Vaticano.
Due sono invece i vescovi che sono intervenuti al Congresso nazionale del popolo, che è la camera che approva le leggi della Repubblica Popolare Cinese: si tratta di mons. Huang Bingzhang della diocesi di Shantou nella provincia del Guandong (che è uno dei vescovi ordinati autonomamente a cui nel 2018 papa Francesco ha tolto la scomunica) e mons. Fang Jianping della diocesi di Tangshan nella provincia dell’Hebei.
Il sito cattolico Xinde riferisce che a margine dei lavori il vescovo di Shanghai mons. Shen Bin – sempre più chiaramente indicato come la figura ufficiale di riferimento per la Chiesa cattolica dalle autorità della Repubblica popolare cinese – è stato intervistato dai giornalisti sul «rafforzamento globale dello stile religioso» e sulla «promozione di un sano sviluppo della religione».
Il vescovo Shen Bin – racconta Xinde – ha affermato che le comunità religiose devono raggiungere nuovi traguardi «nell’autocontrollo, nell’autogestione e nell’autocostruzione» (che – nonostante l’Accordo con la Santa Sede sulla nomina dei vescovi – restano le «tre autonomie» da sempre predicate dall’Associazione patriottica ndr). Ha sottolineato al contempo l’esigenza di «migliorare la posizione politica, rafforzare il ruolo guida dei valori socialisti fondamentali, promuovere seriamente una gestione completa e rigorosa della religione, risolvere seriamente i problemi in sospeso che influiscono sulla sana eredità della religione nel nostro Paese e migliorare continuamente il livello di gestione delle comunità religiose».
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Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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Cina
Xi Jinping in Vietnam: firmati quasi 40 accordi contro i dazi USA

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Cina
Cina, altra Pasqua agli arresti per mons. Shao

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Anche quest’anno il presule che si rifiuta di aderire all’Associazione patriottica è stato portato via alla vigilia della Settimana Santa. Già a Natale aveva subito gravi ritorsioni per la celebrazione con cui aveva inaugurato il Giubileo nella diocesi dello Zhejiang che per le autorità di Pechino è guidata da un sacerdote «fedele» al Partito.
L’hanno arrestato anche quest’anno. Alla vigilia della Settimana Santa, nella provincia cinese dello Zhejiang, è arrivato l’arresto di mons. Pietro Shao Zhumin, 61 anni, vescovo sotterraneo di Wenzhou.
Il presule, insieme al suo più stretto collaboratore padre Jiang Xu Nian, sono stati nuovamente prelevati ieri pomeriggio dalle autorità dell’Ufficio per la Sicurezza nazionale e non si sa dove si trovino. Il fatto è avvenuto poco più di un mese dall’ultimo episodio analogo avvenuto il 7 marzo, quando il vescovo Shao fu trattenuto per una settimana.
L’intento è sempre lo stesso: impedire al presule di presiedere le imminenti celebrazioni liturgiche solenni della Settimana Santa a Wenzhou dove oltre a mons. Shao anche numerosi sacerdoti si rifiutano di registrarsi agli organismi «ufficiali» dei cattolici cinesi controllati dall’Associazione patriottica.
Anche a Natale le autorità locali avevano reagito duramente alla celebrazione con cui mons. Shao aveva aperto il Giubileo nella diocesi di Wenzhou, alla quale avevano partecipato 200 fedeli. Negli ultimi anni, agenti in borghese dell’Ufficio per gli Affari religiosi e dell’Ufficio per la Sicurezza nazionale, hanno spesso visitato le chiese di domenica e nei giorni feriali per indagare, proibire ai sacerdoti non registrati di celebrare la Messa e vietare a bambini e adolescenti di entrare nelle chiese.
Mons. Shao fu nominato nel 2007 da Benedetto XVI come vescovo coadiutore per succedere a mons. Vincenzo Zhu Wei-Fang, che è poi morto nel settembre 2016. Per il suo rifiuto di aderire all’Associazione patriottica le autorità considerano la sede «vacante» e sostengono come guida della locale comunità cattolica p. Ma Xianshi, un sacerdote «patriottico».
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Cina
Pechino: nuovi divieti sulle attività religiose degli stranieri

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