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Trump fa rimuovere i ritratti dei Bush e di Obama

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ordinato allo staff della Casa Bianca di spostare i ritratti di tre ex presidenti, tra cui Barack Obama, su una scalinata dove i visitatori non possono vederli, ha riferito domenica la CNN, citando due fonti a conoscenza della questione.

 

La mossa segnalata arriva poche settimane dopo che Washington ha iniziato a desecretare documenti che sostenevano che alti funzionari dell’allora presidente Obama avevano collaborato con i vertici delle agenzie di intelligence per sostenere affermazioni infondate secondo cui la Russia avrebbe colluso con la campagna presidenziale di Trump del 2016.

 

Anche altri due predecessori di Trump sono stati presi di mira: il 43° presidente George W. Bush e suo padre George H. W. Bush, il cui mandato iniziò nel 1989 dopo aver ricoperto la carica di vicepresidente durante l’amministrazione di Ronald Reagan. Tutti e tre i ritratti sono stati spostati in cima alla Scalinata Principale, dove rimarranno nascosti alla vista dei visitatori della Casa Bianca, hanno riferito le fonti alla CNN.

 

Si dice che Trump abbia litigato per anni con entrambi i Bush. Il padre, un repubblicano scomparso nel 2018, definì il presidente degli Stati Uniti un «blowhard» (traducibile come «pallone gonfiato», «gradasso») nella sua biografia e sostenne la democratica Hillary Clinton nel 2016.

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George W. Bush, che Trump ha descritto come un presidente «fallito e poco stimolante», e sua moglie Laura Bush hanno partecipato all’insediamento del 2025, ma hanno saltato il pranzo successivo.

 

Le fonti hanno anche riferito alla CNN che Trump è spesso coinvolto in cambiamenti estetici di qualsiasi portata alla Casa Bianca. Il ritratto di Obama è già stato spostato in passato. All’inizio di quest’anno, è stato spostato in un punto diverso del Grand Foyer della Casa Bianca e sostituito con un dipinto raffigurante una scena drammatica di Trump che sopravvive a un attentato a Butler, in Pennsylvania.

 

Non esiste alcun obbligo legale riguardo alle modalità di esposizione dei ritratti degli ex presidenti alla Casa Bianca, ma la tradizione, supervisionata dalla White House Historical Association e dal curatore della Casa Bianca, generalmente assegna la posizione più in evidenza ai presidenti più recenti, rendendoli visibili agli ospiti durante gli eventi ufficiali e le visite pubbliche.

 

Foto recenti dei canali ufficiali della Casa Bianca dimostrano che il ritratto di Ronaldo Reagan, che Donaldo incontrò durante la sua ascesa negli anni Ottanta, rimane appeso nello Studio Ovale.

 

È noto che appena fuori da una delle porte dello Studio Ovale è stata appesa incorniciata la prima pagina del New York Post che riproduceva l’indimenticabile mug shot, cioè la foto che la polizia fa ai sospetti criminali subita da Trump l’anno scorso durante la persecuzione giudiziaria scatenatasi contro di lui al punto da calcolare quasi un millennio di carcere.

 

Come riportato da Renovatio 21The Donald riuscì a trasformare anche quella foto in un momento epico, con tanto di discussione sulla capacità del presidente di praticare il «Kubrick stare», lo «sguardo-Kubrick» tipico di certi personaggi tremendi dei film del cineasta compaesano di Trump (da Jack Nicholson-Jack Torrance protagonista di Shining, al Malcolm McDowell-Alex di Arancia Meccanica, al Vincent D’Onofrio-soldato palla di lardo di Full Metal Jacket, etc.).

 

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Lavrov accusa: le elezioni in Moldavia segnate dai brogli

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Le elezioni parlamentari di domenica in Moldavia, in cui il partito filo-UE PAS ha conquistato una maggioranza risicata, sono state segnate da evidenti «frodi» e manipolazioni, ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov.   Il PAS, guidato dalla presidente Maia Sandu, orientata verso l’Occidente, ha ottenuto il 50,2% dei voti, seguito a ruota dalle opposizioni con il 49,8%. L’alleanza Blocco Elettorale Patriottico, favorevole a un rafforzamento dei legami con la Russia e alla neutralità costituzionale, si è piazzata seconda con il 24,2%.   Tuttavia, il processo elettorale è stato compromesso da un accesso al voto disuguale. In Russia, dove risiede una delle più grandi comunità della diaspora moldava al mondo (fino a 500.000 persone), sono stati aperti solo due seggi, con un totale di circa 4.100 voti espressi. Al contrario, in Italia – dove la diaspora moldava è generalmente più pro-europea – sono stati inaugurati decine di seggi, permettendo a migliaia di persone di votare.   Parlando con i giornalisti martedì dopo il forum del Valdai Club, Lavrov ha descritto le elezioni come un ulteriore passo nella trasformazione dell’ex repubblica sovietica in un avamposto anti-russo.

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«Sandu è da tempo una delle principali promotrici della retorica anti-russa. Queste elezioni sono state una frode», ha accusato il ministro, esprimendo stupore per quanto apertamente la Moldavia abbia «manipolato» i voti.   Lavrov ha denunciato che le autorità moldave hanno ostacolato il voto dei residenti della Transnistria chiudendo i ponti di accesso. La Transnistria, regione separatista nata dal collasso dell’Unione Sovietica nei primi anni ’90, non è mai stata riconosciuta da Chișinău, che tentò di reintegrarla con la forza nel 1992.   Da allora, il conflitto rimane congelato, e molti abitanti della Transnistria possiedono la cittadinanza moldava e il diritto di voto. La regione riveste un’importanza cruciale per l’economia moldava.   «Nonostante le manipolazioni, non tutti sono riusciti a votare, ma l’opposizione patriottica ha comunque ottenuto più voti in Moldavia rispetto al partito di Maia Sandu», ha osservato Lavrov. «Con questi metodi “legali”, non se la cavano granché bene».   Nel frattempo, i rappresentanti dell’UE hanno ignorato le numerose denunce di irregolarità e le proteste sull’accesso disuguale ai seggi, con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen che ha celebrato la scelta della Moldavia per «Europa, democrazia e libertà».  

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Nigel Farage può diventare il prossimo premier britannico

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Secondo gli ultimi sondaggi, Nigel Farage appare destinato a diventare il prossimo primo ministro britannico.Un recente sondaggio MRP condotto da YouGov indica che, in caso di elezioni domani, Reform UK, guidato da Farage, otterrebbe 311 seggi su 650 alla Camera dei Comuni.

 

Attualmente, il partito ne detiene solo cinque.Nelle stime più conservative e ottimistiche, Reform conquisterebbe tra 271 e 342 seggi.Per una maggioranza assoluta servirebbero 326 seggi, ma il partito potrebbe comunque formare un governo attraverso una coalizione o come maggioranza relativa.

 

Al contrario, il Partito Laburista, al potere, si attesterebbe tra 118 e 185 seggi, rispetto ai 401 attuali. Un tale esito segnerebbe una sconfitta storica per i laburisti, la peggiore dal 1931. I Conservatori performerebbero ancor peggio, con una previsione di 28-68 seggi e un quarto posto tra i partiti.

 

Sarebbe il risultato più disastroso nella storia del partito, dai tempi del suo predecessore Tory negli anni ’70 del Seicento.Il sondaggio YouGov evidenzia che il 75% dei guadagni di Reform deriverebbe dal Partito Laburista, con oltre la metà dei parlamentari laburisti sostituiti da esponenti di Reform.

 

Il partito ha focalizzato la sua strategia elettorale sui collegi tradizionali laburisti, dove molti elettori pro-Brexit puntano a limitare l’immigrazione.Diversi big della politica rischierebbero di perdere il seggio, tra cui ministri laburisti come Bridget Phillipson, Ed Miliband, Lisa Nandy, Wes Streeting e Yvette Cooper. Tra i Conservatori, figure chiave come James Cleverly, Priti Patel e Robert Jenrick potrebbero essere sconfitti.

 

Reagendo al sondaggio, Farage ha commentato: «Questa nuova indagine seminerà il panico tra i parlamentari laburisti e conservatori in vista dei congressi dei loro partiti».L’indagine ha coinvolto 13.000 intervistati.

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Immagine di Gage Skidmore via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic

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La sfida di Hezbollah: immagine di Nasrallah su sito turistico a un anno dalla morte

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   Domani ricorre il primo anniversario dell’uccisione in un raid israeliano del leader storico del «Partito di Dio» e del suo delfino Hachem Safieddine. Sfidando il premier e le direttive del governo, il movimento ha proiettato i loro volti sulla roccia di Raouché davanti a migliaia di sostenitori. I rischi di una crisi di governo e di un ritorno all’impunità.   L’autorità dello Stato, in particolare del presidente del Consiglio, Nawaf Salam, è stata gravemente violata ieri sera da Hezbollah: il Partito di Dio ha infranto un divieto amministrativo e proiettato l’immagine del segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, e del suo delfino Hachem Safieddine, sulla roccia di Raouché, importante sito turistico sulla corniche di Beirut. Si è trattato del momento clou della commemorazione del primo anniversario dell’assassinio dei due uomini, sepolti vivi nei loro quartier generali sotterranei dalle bombe dell’aviazione israeliana al culmine della guerra che aveva opposto lo Stato ebraico a Hezbollah nell’autunno 2024.   Decine di migliaia di sostenitori del movimento sciita filo-iraniano hanno partecipato all’evento, che cade alla vigilia dell’uccisione avvenuta il 27 settembre dello scorso anno. Tuttavia, il movimento Amal ha preso le distanze dalla manifestazione, senza però condannarla. Al contempo, due richieste di atterraggio di voli provenienti da Teheran di personalità che desideravano partecipare alla commemorazione di ieri sono state respinte.   Resta però l’episodio, che critici ed esperti di politica definiscono una umiliazione deliberata di Salam. Dal luogo della manifestazione, che ha riunito decine di migliaia di sostenitori, il giornalista dell’emittente televisiva Al-Manar (di proprietà di Hezbollah) Ali Berro ha pubblicato un video in cui si rivolgeva al premier apostrofandolo con parole umilianti. Al suo fianco, con il volto sorridente, vi era Wafic Safa, l’eminente e attuale segretario generale del partito filo-iraniano.   «Nawaf, l’hajj (Wafic Safa) ti saluta e ti dice: lo accenderemo, Nawaf, e ti oscureremo» si sente dire dal giornalista, il quale aggiunge una volta illuminata la grotta: «Ecco, Nawaf, l’abbiamo illuminata, nonostante te e nonostante il tuo padrone Yazid», riferendosi all’emissario saudita in Libano, l’emiro Yazid ben Farhan. «Anche dopo il suo martirio, il suo indice ti ha spezzato la testa, ti ha spezzato il collo e ha spezzato la tua decisione» aggiunge parlando di Hassan Nasrallah. Tra la folla, una donna si rivolge a Nawaf Salam e al presidente Joseph Aoun: «Tenetevi la vostra roccia, presto vi nasconderete lì – ha gridato – come scarafaggi».

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Crisi ministeriale

La vicenda ha scatenato una mini crisi ministeriale in Libano e il capo del governo ha annullato tutti i suoi appuntamenti in calendario per oggi. Il premier ha quindi denunciato su X (ex Twitter) una «flagrante violazione dell’autorizzazione concessa dal mohafez della città». «Di conseguenza, ho contattato i ministri degli Interni, della Giustizia e della Difesa» ha proseguito «affinché adottino le misure appropriate, compreso l’arresto dei responsabili e il loro rinvio a giudizio affinché siano puniti in conformità con le leggi vigenti».   Il primo ministro ha inoltre sottolineato che «questo comportamento riprovevole non ci distoglierà dalla nostra decisione di ricostruire uno Stato basato sulla legge e sulle istituzioni; al contrario, rafforza la nostra determinazione a compiere questo dovere nazionale». Assieme ai due leader di Hezbollah sono stati proiettati anche i ritratti del presidente della Camera e dei due ex primi ministri, Saad Hariri e suo padre Rafic Hariri, che circondavano Hassan Nasrallah.   Un gesto che ha provocato l’ira e le reazioni sdegnate di sostenitori della Corrente del Futuro, che hanno parlato apertamente di «provocazione». Rafic Hariri era stato ucciso a Beirut il 14 febbraio 2005, durante il periodo di dominio siriano sul Libano, in un attentato suicida con un furgone bomba. Nel 2022, il Tribunale speciale delle Nazioni Unite per il Libano (Tsl) aveva condannato in contumacia due membri di Hezbollah all’ergastolo per questo attentato.

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Ritorno dell’impunità?

A dispetto della determinazione dimostrata dal governo, alcuni osservatori temono che si stia delineando un «ritorno all’impunità» prebellica e che il consenso sulla consegna delle armi di Hezbollah, che esclude l’uso della forza, serva in realtà al partito per ricostituire le proprie riserve. Certo, la caduta della dittatura siriana lo ha privato di ogni possibilità di rifornimento di armi via terra, ma è evidente che «continua a pagare i suoi combattenti» e che «la sua rete di istituzioni funziona ancora in Libano» secondo testimoni ed esperti citati dall’AFP.   L’inviato statunitense Tom Barrack, che ha criticato la lentezza del processo di disarmo di Hezbollah, ha affermato a inizio settimana che il gruppo riceveva «60 milioni di dollari al mese», senza specificarne la provenienza. La somma potrebbe anche essere superiore a tale importo, secondo alcuni, poiché diversi membri e sostenitori del movimento rivelano, dietro garanzia di anonimato, di continuare a ricevere pagamenti mensili in contanti. I combattenti beneficiano di un importo tra i 500 e i 700 dollari al mese, una somma consistente considerando che il salario minimo in Libano è oggi di 300 dollari.   Nel luglio scorsa la Banca centrale ha vietato qualsiasi transazione con la società finanziaria Al-Qard al-Hassan, legata ad Hezbollah e soggetta a sanzioni da parte degli Stati Uniti. Tuttavia, secondo alcune testimonianze l’istituzione – i cui uffici sono stati bombardati in passato da Israele – continua a funzionare regolarmente.   Molto popolare dal crollo del settore bancario nel 2019, concede prestiti in dollari a fronte di depositi in oro. Secondo gli esperti, l’economia di Hezbollah si basa in gran parte sui flussi di contante – aziende, cripto-valute, bonifici bancari e fondi di beneficenza – talvolta trasportati da voli commerciali.   In risposta il Libano ha sospeso a tempo indeterminato i voli provenienti dall’Iran a febbraio, dopo le minacce di Israele.   Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne. Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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