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Transgender, l’Alta Corte del Regno Unito vieta i bloccanti della pubertà ai minori di 16 anni

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.

 

 

 

 

Keira Bell, un’attivista di 23 anni, ha ottenuto una straordinaria vittoria nei tribunali inglesi riguardo l’idea convenzionale sulla disforia di genere.

 

Keira ha avuto un brutto inizio di vita. Suo padre se ne andò quando lei aveva quattro anni, lasciando lei e sua sorella alle cure della madre alcolizzata. A 14 anni era un miserabile maschiaccio che non si adattava alle ragazze o ai ragazzi.

 

«Sono rimasta a casa, chiusa nella mia stanza, a giocare ai videogiochi», ha detto al  London Times. «E su Internet ho letto blogger lesbiche, ma sentivo che qualcos’altro non andava in me perché ero così a disagio con il mio corpo e la pubertà e diventavo una donna». «Poi ha scoperto gli attivisti trans americani su YouTube. Ho pensato: sono io. Ho bisogno di farlo, di passare dal punto di vista medico per migliorare me stesso e vivere la mia vita come dovrei».

 

A 16 anni ha cercato aiuto presso l’unico servizio di sviluppo dell’identità di genere (GIDS) nel Regno Unito, il Tavistock Center finanziato dal governo.

 

Dice che dopo soli tre appuntamenti di 60 minuti le sono stati somministrati bloccanti della pubertà. Un anno dopo le fu prescritto testosterone e sviluppò peli sul viso maschile e una voce profonda. Un paio di anni dopo ha subito una doppia mastectomia per rimuovere entrambi i seni. Ha cambiato il suo nome in “Quincy” e il suo certificato di nascita è stato modificato per renderla legalmente un uomo.

Dopo soli tre appuntamenti di 60 minuti le sono stati somministrati bloccanti della pubertà

 

Era una traiettoria tipica per le ragazze adolescenti con disforia di genere.

 

Ma la soddisfazione iniziale di Keira divenne rapidamente aspra e si rese conto di aver commesso un grosso errore. O meglio, la clinica Tavistock aveva commesso un grosso errore. «Avrei dovuto essere sfidata sulle proposte o sulle affermazioni che stavo facendo per me stessa», dice. «E penso che anche questo avrebbe fatto una grande differenza».

 

Keira ha citato in giudizio il Tavistock.

Poiché molte di queste ragazze subiranno infertilità, mutilazioni chirurgiche, disagio psicologico e dipendenza per tutta la vita dai farmaci, questo è un grosso problema

 

E questa settimana ha vinto la sua causa presso l’Alta Corte britannica. È stata una vittoria sbalorditiva che causerà ripercussioni in tutto il mondo. Negli ultimi dieci anni, come nella maggior parte degli altri paesi occidentali, il numero di ragazze adolescenti riferite al Tavistock è  aumentato di oltre il 5.000%.

 

Poiché molte di queste ragazze subiranno infertilità, mutilazioni chirurgiche, disagio psicologico e dipendenza per tutta la vita dai farmaci, questo è un grosso problema.

 

La corte ha stabilito che era altamente improbabile che i bambini sotto i 16 anni potessero capire e dare il consenso ai bloccanti della pubertà.

La corte ha stabilito che era altamente improbabile che i bambini sotto i 16 anni potessero capire e dare il consenso ai bloccanti della pubertà.

 

I sostenitori del processo di transizione affermano che i bloccanti della pubertà danno ai bambini il tempo di superare il tumulto emotivo della pubertà e di dare loro il tempo di prendere una decisione ponderata. Se così fosse, sicuramente alcuni pazienti deciderebbero di stare meglio nel sesso alla nascita. Ma in realtà, ha osservato la corte, c’è «una probabilità molto alta» che i bambini che iniziano con i bloccanti della pubertà passeranno alla fase successiva dell’assunzione di ormoni sessuali incrociati, che causano «cambiamenti irreversibili», in particolare la perdita di fertilità.

 

Sebbene un bambino possa comprendere il concetto di perdita di fertilità, ad esempio, questo non è lo stesso che capire come questo influenzerà la sua vita adulta.

 

È probabile che l’atteggiamento di un bambino nei confronti dell’avere figli biologici e la sua comprensione di cosa significhi veramente cambierà tra l’infanzia e l’età adulta.

 

In realtà, ha osservato la corte, c’è «una probabilità molto alta» che i bambini che iniziano con i bloccanti della pubertà passeranno alla fase successiva dell’assunzione di ormoni sessuali incrociati, che causano «cambiamenti irreversibili», in particolare la perdita di fertilità.

Per molti bambini, sicuramente più piccoli, e alcuni anche di appena 10 anni e appena entrati nella pubertà, non sarà possibile concettualizzare cosa significherebbe non essere in grado di dare alla luce bambini (o concepire bambini con il proprio sperma) nella vita adulta. Allo stesso modo, il significato di appagamento sessuale e quali potrebbero essere le implicazioni del trattamento per questo in futuro sarà impossibile da comprendere per molti bambini.

 

Un aspetto della sentenza sfuggito ai commenti dei media è stato il numero di volte in cui i giudici hanno usato la parola «sorprendente» nel loro giudizio.

 

Il Tavistock ha fatto affermazioni sul suo trattamento transgender per il quale non aveva raccolto dati. «Troviamo sorprendente che tali dati non siano stati raccolti negli anni precedenti data la giovane età del gruppo di pazienti, la natura sperimentale del trattamento e il profondo impatto che ha… Abbiamo riscontrato questa mancanza di analisi dei dati – e l’apparente mancanza di indagine su questo problema – sorprendente … Troviamo sorprendente che la GIDS non abbia ottenuto dati completi che mostrano le cifre e la percentuale di coloro che assumono bloccanti della pubertà che rimangono all’interno della GIDS e passano agli ormoni sessuali».

Un aspetto della sentenza sfuggito ai commenti dei media è stato il numero di volte in cui i giudici hanno usato la parola «sorprendente» nel loro giudizio

 

In origine, Tavistock forniva bloccanti della pubertà solo per i bambini di età superiore ai 16 anni. Ma nel 2011 ha iniziato a trattare bambini di 12 anni con bloccanti della pubertà in uno studio di ricerca approvato. Nove anni dopo, Tavistock non ha ancora pubblicato i risultati dello studio.

 

Il sarcasmo sottovalutato della corte fa sembrare probabile che i medici basassero il loro trattamento più sull’ideologia che sulla scienza.

 

Il risultato della decisione dell’Alta Corte – che sicuramente sarà oggetto di ricorso – è modesto. Non vieta il trattamento transgender. Dichiara semplicemente che è altamente dubbio che i bambini sotto i 16 anni debbano essere sottoposti a bloccanti della pubertà perché non possono dare il consenso informato.

 

Il sarcasmo sottovalutato della corte fa sembrare probabile che i medici basassero il loro trattamento più sull’ideologia che sulla scienza

Nel Regno Unito, i bambini di età superiore a 16 anni sono considerati competenti per il consenso al trattamento. Tuttavia, dato che il trattamento è innovativo e sperimentale, la Corte ha suggerito che i medici dovrebbero prima chiedere l’approvazione del tribunale.

 

Mermaids, un gruppo che fa pressioni per i bambini transgender, era furioso. La sentenza «fa cenno ad un futuro in cui il diritto all’aborto e le decisioni a favore della scelta sono limitati per tutti, distruggendo le libertà a lungo combattute dagli attivisti per i diritti delle donne».

 

 

Michael Cook

Direttore di BioEdge

 

 

 

Immagine screenshot da YouTube

 

 

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Messaggi dal futuro trans-Conclave. Neanche tanto subliminali

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Questo articolo contiene spoiler, cioè rivelazioni di colpi di scena nella trama, sia di film che di quello che – viene da pensare – potrebbe essere il Conclave del futuro. Secondo quanto sta filtrando in questi giorni, chi unisce i puntini non può evitare di pensare che il Conclave del futuro assomiglierà ad un filmetto fantascientifico, che infatti già sta mandando a noi indietro nel tempo messaggi precisi, non esattamente sottili.

 

Realtà e finzione: partiamo da quest’ultima.

 

Abbiamo visto come, negli ultimi anni, Hollywood abbia confezionato prodotti che interessavano la narrativa globale della chiesa attuale. I due papi (2019), distribuito da Netflix, pareva fatto apposta per normalizzare l’aberrazione del papato bicefalo: come un aiutino per evitare che la gente si chiedesse «perché ho due papi» (che, di fatto, è il titolo di un libro gender per bambini di qualche anno fa). Una domanda che hanno smesso di porsi, tipo subito, anche vaticanisti, giornalisti d’inchiesta, etc. Noi siamo rimasti col dubbio: nessuno ci ha spiegato bene come sono andate le cose (beh, su Renovatio 21 abbiamo parlato di quelle strane anticipazioni cinesi…), al punto che abbiamo brancolato nel buio come quasi quanto, si parva licet, la sostituzione del premier da Letta a Renzi (se qualcuno sa perché, o conserva un articolo di giornale che lo spieghi, ci scriva in privato).

 

Qualcuno ha detto che anche il film L’uomo venuto da Kremlino (1968) di fatto preparava l’avvento di un papa dall’Est comunista, come avvenuto una decade dopo con l’elezione di Karol Wojtyla. Di nostro pensiamo che pure la serie The Young Pope, realizzata dalla rete specializzate in zozzerie HBO, avesse un suo messaggio extracinematografico latente – abbiamo pensato che servisse a preparare l’idea di un papa ateo – tuttavia il realizzatore napoletano si è perso quasi subito nel compiacimento di filmare paramenti sgargianti, suore che si denudano e manierismi autoerotici.

 

Oggi, quando comincia a tirare una certa aria da fine di Regno del papa in carrozzella, si prepara un’altra mossa cine-cattolica interessante.

 

È di prossima uscita una grande pellicola hollywoodiana che si chiama, con semplicità, Conclave. C’è un cast di stelle assolute: il premio Oscar Ralph Fiennes, il bravissimo Stanley Tucci (che, qualsiasi cosa faccia, si lascia guardare davvero), il grandissimo, sottovalutato, John Lithgow, Sergio  Castellitto, tutti ad interpretare i cardinali di Santa Romana Chiesa nel momento della sede vacante.

 

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La base è l’omonimo  romanzo del 2016 di Robert Harris, scrittore di romanzi storici molto popolari ed apprezzati, e uomo che ogni tanto lancia qualche raggio interessante: ci riferiamo, soprattutto, a Ghost Writer, di cui Renovatio 21 ha parlato altre volte, in pratica la rivelazione che il premier britannico Tony Blair, tramite la moglie Cherie, sarebbe stato utilizzato come una marionetta dallo Stato Profondo americano. Roman Polanski ne fece un film che ancora oggi stupisce per la brutalità dei suoi riferimenti al mondo reale.

 

E quindi, che questo Conclave contenga qualche segreto su cui vale la pena di mettere la testa?

 

L’intreccio di per sé non è inaudito: ecco la battaglia di voti e di complotti per l’elezioni di un nuovo papa, con la fazione progressista guidata dal cardinale Aldo Bellini (Stanley Tucci), segretario di Stato ed ex arcivescovo di Milano, contro il cardinale Goffredo Tedesco (Sergio Catellitto), patriarca di Venezia definito come «tradizionalista» convinto, leader di tutta l’ala conservatrice, intento primariamente ad ammassare 40 voti necessari a bloccare i candidati modernisti.

 

SPOILER: Tra i due litiganti, la spunterà un terzo, il filippino Vincent Benitez, arcivescovo di Baghdad, nominato dal papa morente come cardinale in pectore poco prima di morire. Un prelato le cui opere pie sono leggenda: ha creato rifugi per donne e bambini vittime di abusi nelle Filippine e in Congo.

 

Quando il collegio è informato di attacchi islamisti contro le istituzioni cattoliche, il patriarca veneziano, il conservatore cardinale Tedesco tiene un discorso che indica la necessità di una rappresaglia, mentre il cardinale Benitez dice che mai si può opporre violenza a violenza.

 

Passando direttamente al voto, il cardinale Benitez viene eletto papa con 92 voti, due terzi della maggioranza richiesta. Il nuovo papa prende il nome di Innocenzo XIV.

 

È a questo punto che il protagonista, il decano del collegio cardinalizio Thomas Lawrence interpretato da Ralph Fiennes (nel libro era invece il vescovo di Ostia Jacopo Baldassare Lomeli) riceve una notizia sconvolgente, il coup de theatre, tanto significativo per il film e per la realtà dell’ora presente. SPOILER Benitez aveva prenotato e poi disdetto mesi prima un appuntamento in una clinica di cambio di sesso a Ginevra.

 

Il nuovo papa rivela quindi di essere nato intersexual «intersessuale»: una volta si diceva «ermafrodita», ma ora si dice così, ed è quella «I» che talvolta vedete apparire nel sempre cangiante acronimo arcobalenato: LGBTQI. Il papa dice di essere stato cresciuto dai genitori come maschio, e di non aver sospettato mai nulla perché non ha mai avuto contezza dell’anatomia maschile sino a che in Iraq non era stato ferito, con il medico che gli ha detto quale fosse la sua condizione genetica.

 

Il nuovo papa racconta che il papa morto aveva rifiutato la sua lettera di dimissioni addirittura promuovendolo, creandolo cardinale in pectore. Il  decano del collegio, appreso il segreto, decide di coprire tutto, confidando nel disegno di Dio, ma al contempo ammette la bomba ad orologeria: la verità inevitabilmente verrà a galla quando, dopo la sua morte, vi potrebbe essere un’analisi medica sul corpo del papa…

 

Insomma, per farla breve: ecco il papa transessuale.

 

Se credete sia uno stretch di immaginazione troppo grande, vi sbagliate: il messaggio qui è chiarissimo, e lo strumento di persuasione pure. Non abbiamo qui un papa travestito, ma la forma resa accettabile dalla Finestra di Overton: è un ermafrodita, che colpa ne ha, anzi lo ha voluto così Dio. Born this way, nato così, cantava Lady Gaga a Roma davanti ad una folla di gay estasiati al concerto spinto dagli USA in faccia agli ultimi tempi del Vaticano ratzingheriano.

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Bisogna ammettere che il disegno è più complesso del previsto: ma quale «frociaggine», ma quale Fiducia Supplicans –  la vera rivoluzione sessuale in Vaticano la stanno facendo passando direttamente per il transessualismo, la regione più ostica di tutto l’impero arcobaleno.

 

Quante volte questo sito ne ha parlato? Tante. Talmente tante che un grande giornale americano, ad un certo punto, ci ha chiesto un commento sul tema: papa Francesco e i transessuali.  Gli episodi sono pressoché senza sosta. Transessuali di Ostia a pranzo dal papa (con tanto di filmino delle agenzie di stampa internazionale). Transessuali in udienza (già dai primi anni di pontificato). Transessuali a cui l’elemosiniere del papa fa la carità (Krajewski, sempre lui). Transessuali fatti vaccinare in  Vaticano (sì, eccezionale). Transessuali dichiarati idonei a fare i padrini (madrini) alle cresime (primo colpetto sparato da Tucho Fernandez). Transessuali detti  come da «integrare nella società» (lettera di Bergoglio a Suor Gramick, pochi mesi fa).

 

L’ultima solo pochi giorni fa, gruppo attivista omotransessualista viene incontrato privatamente dal papa, che viene esortato ad accettare i «cambi di sesso». L’incontro è stato segnalato, fotografato, pubblicato. Il messaggio non è subliminale: è bello chiaro, direi.

 

Cosa c’è dietro questa strategia? Qualcuno potrebbe dire: forse il Vaticano modernista crede che l’omosessualità – che affligge programmaticamente una gigantesca parte della gerarchia e del clero tutto – sarà più facilmente sdoganabile attraverso i transessuali, che sono fatti così, irreversibilmente, da Dio o dal chirurgo, e quindi almeno in apparenza rispettano la dicotomia tipica della società umana.

 

Magari la Santa Sede ha il modello dell’Iran: inferno per i gay e paradiso per i transessuali, le cui operazioni di cambio di sesso in terra sciita sono  fiorenti, grazie ad una fatwa dell’ayatollah Khomeini del 1987, dove si dichiarava che non vi erano restrizioni religiose al cambio di sesso.

 

Quindi: i preti vogliono arrivare alla chiesa arcobalenata, dove potranno fare open air quello che ora fanno di nascosto in seminari, monasteri e stanze del Sacro Palazzo (ma poi perché? Si rendono conto che perderanno completamente il piacere di farlo, in segreto, contro la morale verso cui giurano, oltre che contro natura?) e per farlo passano per i «casi umani», le «eccezioni scientifiche», che come sappiamo abbondano nelle prime due fasi di Overton, una volta avviato.

 

È così? O forse c’è qualcosa di più oscuro?

 

Qui finiamo in un girone diverso, con film differenti. C’è un cult-movie di una vita fa, La casa dalle finestre che ridono (1976), un «horror padano» che aveva come rivelazione finale (SPOILER) il fatto che l’assassino seriale era il prete, e che per di più esso… era in realtà una donna. Il climax è di fatto identico a quello di Conclave: con la differenza che allora esprimeva orrore assoluto, mentre ora invece è un segno positivo, quasi divino.

 

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Ricordo come, un quarto di secolo fa, a Milano andai alla presentazione della versione in DVD (allora esistevano) della Casa dalle finestre che ridono: il regista Pupi Avanti raccontava come l’idea gli fosse venuta da storie che sentiva da piccolo, raccontate dagli adulti per terrorizzare i bambini: guarda che se non ti comporti bene arriva il prete-donna. Avati aveva aggiunto anche vi era una leggenda, nell’Emilia di una volta, che diceva che alla morte di un sacerdote si scoprì che non era un uomo – proprio come nel futuro immaginato dal cardinale che decide di insabbiare l’ermafroditismo del nuovo papa di Conclave.

 

L’orrore si appresta a divenire accettato, a divenire realtà?

 

Dobbiamo ricordare che, come sempre nelle cose di Chiesa, non si tratta di una novità – neanche quando si parla di transessualismo teologico e di altri mostri.

 

Nell’aprile 1979, sulla rivista Seminari e teologia, apparve l’articolo di una suora che parlava di «stranissima anomalia» e di «madornale equivoco» nella teologia trinitaria cattolica: lo Spirito Santo è in verità una Spirita santa. Già Romano Amerio commentava che non si può in alcun modo «trovare nuova la stravaganza della Spirita Santa. Essa trovasi notata già in Agobardo e d’altronde gli eretici nominati Osceni facevano femmina la terza persona e la adoravano incarnata nella Guglielmina Boema» (Iota Unum, Fede&Cultura, Verona 2009; p.184).

 

Già, Guglielmina la Boema, guaritrice-strega del XIII secolo il cui culto fu condannato da Bonifacio VIII. Una biografia tedesca la chiama, appunto, Die Päpstin von Mailand, la Papessa di Milano. Se al lettore è suonato un campanello, diciamo che sì, è esattamente lei: quella presso la cui tomba, all’Abbazia di Chiaravalle, si volle far seppellire Raffaele Mattioli, signore del sistema bancario italiano, i cui rapporti con i poteri occulti nazionali non sono chiarissimi, che avrebbe fatto parte del tavoli di spartizione dell’Italia ad una fantomatica cena con De Gasperi e Togliatti: al PCI la cultura e due regioni, alla DC il potere politico, e le banche invece andavano alla…

 

Parliamo di una papessa vera, come quella che appare nelle carte dei tarocchi. E che forse ha, ancora oggi degli estimatori.

 

Già molto era emerso una diecina anni fa, quando sui giornali prese a girare l’ipotesi che il nuovo papa fresco di nomina, già apertamente rivoluzionario (ricordate le telefonate a gente a caso? Ricordate il «chi sono io per giudicare» in replica alla domanda sul monsignore che dava scandalo?) poteva volendo eleggere a cardinale una donna. Cardinala. Cardinalessa. Cardinal*.

 

Il sommovimento fu  tale che anche il canale TV La7, che apparecchia furbamente palinsesti in tempo reale sperando di incidere sulla realtà del Paese, in quei giorni mandò in onda Die Päpstin (2009), un oscuro film tedesco sulla mitologica donna-Papa dove la Chiesa è dipinta come un postribolo di machisti lussoriosi e violenti, uomini insensibili all’amore e alla bellezza, del quale invece sono ovviamente esperte le donne, che – ça va sans dire – sono più adatte a guidare la Chiesa.

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Vedete: è una vecchia storia, è solo una piccola, innocente tradizione gnostica che può essere riattivata a piacimento.

 

Ora, il lettore è informato del fatto che Francesco ha appena ordinato 21 nuovi cardinali. Sono il larga parte sostenitori della Fiducia Supplicans, il documento sulle benedizioni gay che, viene da pensare, con probabilità era solo una trappoletta per i vescovi di tutta la Terra, una cartina tornasole per capire chi è dentro e chi è fuori: di fatto, gli africani, oppostisi in blocco, sono praticamente assenti dalle nuove nomine.

 

Quindi, su quello che può succedere, possiamo avere una mezza idea. O forse no: la realtà, lo abbiamo veduto tante volte, supera la finzione, mentre i segni apocalittici abbondano senza pudore.

 

Il papa-donna è dietro l’angolo. Il papato definitivamente omotrasessualizzato pure.

 

Segni più mostruosi della fine dei tempi, ne abbiamo? No, perché a questo punto, davvero, stanno spoilerando alla stragrande.

 

Roberto Dal Bosco

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Gruppo transessualista esorta in incontro privato Bergoglio all’approvazione dei «cambi di sesso»

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Bergoglio ha incontrato privatamente un gruppo di «cattolici transgender, intersessuali e alleati» (sic) lo scorso sabato, in un evento organizzato dal gruppo dissidente LGBT New Ways Ministry, la cui censura ufficiale da parte del Vaticano rimane in vigore, nonostante Francesco abbia ripetutamente espresso sostegno all’organizzazione. Lo riporta LifeSite.   In un comunicato stampa diffuso a tarda notte di sabato (ora locale), il New Ways Ministry (NWM) ha annunciato di aver sponsorizzato un gruppo per incontrare Francesco in Vaticano oggi, in un colloquio durato quasi 90 minuti.   Gli attivisti hanno «esortato» Francesco «ad andare oltre l’approccio negativo della Chiesa nei confronti delle persone con diversità di genere e a incoraggiare i leader della Chiesa ad ascoltare più attentamente la vita e la fede delle persone LGBTQ+».

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Secondo l’agenzia Reuters, il cui corrispondente in Vaticano – scrive LSN – ha stretti legami con NWM, Bergoglio ha dovuto affrontare «richieste di annullare il divieto della Chiesa cattolica sulle cure di affermazione di genere per le persone transgender», in particolare richieste di annullare il divieto della Chiesa di interventi chirurgici di «cambio di sesso».   Tra il gruppo di 11 persone, cinque hanno condiviso i loro racconti personali con Francis – secondo NWM – tra cui: Nicole Santamaria, una «donna intersessuale»; Michael Sennett , un «uomo transgender» coinvolto nel ministero della chiesa «da molti anni”»; il diacono Raymond e Laurie Dever, genitori di una ragazza «transgender» che ha tentato il suicidio dopo la «transizione»; la dottoressa Cynthia Herrick è una dottoressa che esegue interventi di cambio di sesso.   NWM si descrive come «un’organizzazione cattolica che educa e sostiene l’equità, l’inclusione e la giustizia per le persone LGBTQ+, preparando i leader a costruire ponti di dialogo all’interno della Chiesa e della società civile».   Una precedente descrizione del 2021 era che NWM «educa e sostiene la giustizia e l’uguaglianza per i cattolici lesbiche, gay, bisessuali, transgender e queer (LGBTQ) e la riconciliazione all’interno della chiesa più ampia e delle comunità civili».   Il direttore esecutivo della NWM, Francis DeBernardo, ha affermato in merito all’incontro: «ci auguriamo che l’esempio di Papa Francesco nell’ascoltare le persone LGBTQ+ possa ispirare altri leader cattolici a fare lo stesso».   «Per sua stessa ammissione», ha continuato l’attivista, «la gerarchia cattolica ha emesso pronunciamenti su genere e sessualità senza prima consultare le persone più direttamente collegate a questi argomenti. Papa Francesco sta mostrando alla chiesa un nuovo modo di sviluppare il suo insegnamento».   L’incontro, sebbene sponsorizzato da NWM, è stato organizzato da suor Jeannine Gramick, la suora dissidente pro-LGBT, insieme a Robert Nugent, co-fondatore di NWM.   Come riportato da Renovatio 21, suor Gramick aveva ricevuto di recente una lettera di incoraggiamento di Bergoglio dove era scritto della necessità di integrare i transessuali nella società.   Suor Gramick, scrive LifeSite, «ha una lunga storia di dissenso dall’insegnamento cattolico sull’omosessualità e l’aborto ed è stato ufficialmente censurata da papa Giovanni Paolo II e dal cardinale Joseph Ratzinger nel 1999 ma ha ignorato l’ordine». Recentemente la suora «ha sostenuto che la Chiesa dovrebbe aiutare ad affermare gli individui che si identificano come transgender nella le loro identità sbagliate, suggerendo che Dio “intende” che tali persone abbraccino le loro tendenze disordinate e si presentino falsamente come il sesso opposto», secondo il sito prolife canadese.

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Nel 1999 il Prefetto della Congregazione della Fede cardinale Joseph Ratzinger, futuro papa Benedetto XVI e predecessore del Bergoglio, firmava la notifica sul caso di suor Gramick e di padre Nugent.   «La diffusione di errori ed ambiguità non è coerente con un atteggiamento cristiano di vero rispetto e compassione: le persone che stanno combattendo con l’omosessualità hanno, non meno di altre, il diritto di ricevere l’autentico insegnamento della Chiesa da coloro che li seguono pastoralmente», scriveva il documento co-firmato dall’allore Segretario della CDF Tarcisio Bertone.   «Le ambiguità e gli errori della posizione di padre Nugent e di suor Gramick hanno causato confusione fra i Cattolici ed hanno danneggiato la comunità della Chiesa. Per questi motivi a Suor Jeannine Gramick, SSND, ed a Padre Robert Nugent, SDS, è permanentemente vietata ogni attività pastorale in favore delle persone omosessuali ed essi non sono eleggibili, per un periodo indeterminato, ad alcun ufficio nei loro rispettivi Istituti religiosi».   I tempi, sotto il gesuita argentino, sembrano decisamente cambiati.   Parlando dopo l’incontro, Gramick ha elogiato Francis per la sua volontà di «ascoltare le esperienze delle persone intersessuali e transgender», affermando che «è solo ascoltando le storie di queste persone, così come delle persone che si prendono cura di loro e di loro, che la Chiesa sarà in grado di ascoltare pienamente la voce dello Spirito Santo che chiama la comunità cattolica a rompere con vecchi insegnamenti e pratiche mal informati».   Secondo quanto riportato da LifeSite, l’incontro era stato richiesto da Gramick dopo la pubblicazione primaverile di Dignitas Infinita, il documento vaticano che condannava con cautela la teoria di genere e i «cambi di sesso», pur tacendo sul male dell’attività omosessuale.   ll’epoca, suor Gramick aveva criticato il documento per il suo approccio alle questioni transgender. Scrisse lamentandosi a Francis, che rispose dicendo che «le persone transgender devono essere accettate e integrate nella società».   Bergoglio ha detto alla Gramick che il passaggio in Dignitas Infinita «non si riferisce alle persone transgender, ma all’ideologia di genere, che annulla le differenze. Le persone transgender devono essere accettate e integrate nella società».

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Secondo NWM, Francesco ha «accettato con entusiasmo» la proposta successiva di Gramick per l’incontro tenutosi oggi in Vaticano «per ascoltare direttamente i cattolici transgender e intersessuali e coloro che li sostengono». L’incontro «significa che la Chiesa sta avanzando, che la Chiesa sta entrando nell’era moderna», ha affermato in seguito.   Sennett, una donna biologica che ora vive come un uomo, ha detto all’agenzia Reuters che «volevo davvero condividere con Papa Francesco la gioia che provo nell’essere una persona cattolica transgender». Secondo Reuters, Sennett ha anche parlato a Francesco della «gioia che provo con la terapia ormonale sostitutiva e degli interventi chirurgici a cui mi sono sottoposta che mi fanno sentire a mio agio nel mio corpo».   Henrick, il medico che esegue gli interventi di cambio di sesso, ha descritto il Bergoglio come «molto ricettivo». «Ha ascoltato con molta empatia. Ha anche condiviso che vuole sempre concentrarsi sulla persona, sul benessere della persona».   Come sa il lettore di Renovatio 21, non si tratta della prima mossa che il papato dell’argentino fa in direzione del transessualismo. Gli episodi di favore nei confronti del transgenderismo si sono ripetuti nell’arco di diversi anni, con tanto ufficialità della Santa Sede e della sua macchina pubblicistica.   Solo due settimane fa Francesco ha incontrato quattro uomini che si presentano come «donne» che avevano partecipato alla conferenza LGBT del gesuita filo-omotransessualista padre James Martin.   Come riportato da Renovatio 21, nel novembre 2023, Francesco ha accolto il gruppo e il loro parroco a un pranzo per i poveri organizzato dal Vaticano e si è «seduto di fronte a un’ex prostituta transgender». L’evento fu ripreso dalla grande agenzia stampa mondiale Associated Press, che aveva seguito il gruppo transessuale sin da quando erano saliti in pullman.   A novembre 2023 il papa aveva approvato il testo del cardinale Victor Manuel Fernandez che consente ai transessuali di fare da padrini alle funzioni religiose. Tale idea era stata respinta nel 2015 all’interno dello stesso papato di Bergoglio.

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Gli incontri con transessuali di Bergoglio, che ha visto un gruppetto anche a giugno, sono risalenti. E ancora: a fine gennaio 2015, un «uomo transgender» – nato in Ispagna come donna – dichiarò di aver avuto un’udienza privata con il papa, dove, secondo alcuni articoli di giornale, Bergoglio avrebbe «abbracciato» il 48enne transessuale. A Napoli, sempre nel 2015, il romano pontefice, fu riportato dai media globali mangiò con «carcerati gay e transessuali».   In contrasto con l’implicita affermazione di Francesco sullo stile di vita delle persone confuse sul genere, l’insegnamento cattolico sulle questioni sessuali e di genere rimane immutabile. Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che «spetta a ciascuno, uomo o donna, riconoscere ed accettare la propria identità sessuale. La differenza e la complementarità fisiche, morali e spirituali sono orientate ai beni del matrimonio e allo sviluppo della vita familiare». (CCC 2333)   Allo stesso modo, il documento Persona Humana della Congregazione per la Dottrina della Fede del 1975 scrive che «non può, dunque, esserci vera promozione della dignità dell’uomo se non nel rispetto dell’ordine essenziale della sua natura».   Il disegno è stato ben delineato dal commento sulla vicenda da parte di monsignor Carlo Maria Viganò: «lo scopo di Bergoglio è normalizzare sodomia e perversione e distruggere il Sacerdozio».

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Immagine di Catholic Church England and Wales via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic  
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La Corte di Giustizia UE crea un precedente sull’identità di genere

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La Corte di Giustizia Europea (CGUE) ha stabilito che lo stato membro dell’Unione europea, la Romania, deve accettare la nuova identità di genere di una donna che ha fatto la «transizione» e ora si considera un uomo. Lo riporta il sito European Conservative.

 

La sentenza avrà conseguenze di vasta portata, poiché i governi conservatori dell’UE che rifiutano la nozione di identità di genere non avranno altra scelta che aderire all’ideologia LGBT.

 

Secondo la sentenza pubblicata venerdì 4 ottobre, il rifiuto delle autorità rumene di riconoscere l’identità di genere di un «uomo transgender» britannico-rumeno (vale a dire una donna che si identifica come un uomo) ha violato i diritti umani e contravvenuto al diritto europeo.

 

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I critici della sentenza sostengono che essa inciderà ulteriormente sulla sovranità degli Stati, aprendo la strada alla subordinazione delle competenze dei parlamenti nazionali alle norme e alle regole di Bruxelles.

 

Il caso ruota attorno a un cittadino rumeno, un insegnante di biologia di 32 anni che si è trasferito nel Regno Unito nel 2008, ha acquisito la cittadinanza britannica e ha mantenuto la nazionalità rumena. La persona ha iniziato la «transizione» nel 2016, ha cambiato nome e titolo («pronomi») da femminile a maschile nel 2017 ottenendo il riconoscimento legale dell’identità di genere maschile nel 2020, quando Londra faceva ancora parte dell’UE.

 

Un anno dopo, il transessuale alle autorità rumene di registrare ufficialmente i cambiamenti e di rilasciare un nuovo certificato di nascita che includesse la modifica del nome, del sesso e del numero di identificazione personale.

 

Le autorità rumene hanno respinto tali richieste e hanno invitato il transessuale a rivolgersi al tribunale. Successivamente, il tribunale rumeno ha chiesto alla Corte di Giustizia Europea se il suo rifiuto di riconoscere il cambiamento di identità di genere fosse conforme al diritto dell’UE.

 

La Corte Europea ha stabilito che è contrario al diritto dell’UE che uno Stato membro rifiuti di riconoscere un’identità acquisita legalmente in un altro Stato membro. La Corte ha sottolineato che il rifiuto della Romania di riconoscere l’identità di genere di questa persona ha ostacolato l’esercizio del diritto alla libera circolazione e residenza all’interno dell’UE. L’inazione della Romania crea anche difficoltà al trans nel fornire l’identificazione nella vita quotidiana, ha stabilito la Corte.

 

L’organizzazione rumena per i diritti LGBT ACCEPT ha affermato che la sentenza stabilisce un precedente per le persone transgender. Dovrebbe impedire una situazione in cui i documenti nazionali di riconoscimento del genere non siano riconosciuti altrove nell’UE, danneggiando la capacità delle persone che si identificano come transgender di viaggiare liberamente, risiedere, lavorare, studiare o votare in tutto il blocco, hanno affermato.

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La decisione potrebbe di fatto innescare una nuova tornata di battaglie legali, poiché la sentenza indebolisce di fatto le leggi nei paesi conservatori dell’UE che non consentono alle persone di cambiare legalmente il loro genere.

 

Come segno dell’insinuarsi dell’ideologia di genere nelle istituzioni dell’UE, la sentenza della Corte di giustizia europea si riferisce sistematicamente al transessuale come a un «uomo», utilizzando il pronome «lui»,

 

La Romania non consente il matrimonio tra persone dello stesso sesso e le unioni civili per le coppie dello stesso sesso. Una sentenza dell’anno scorso della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU), una corte non UE con sede a Strasburgo, ha avuto un tono simile in relazione alla Romania, affermando che il Paese sta violando i diritti delle coppie dello stesso sesso rifiutando di riconoscere legalmente le loro unioni.

 

La CEDU ha recentemente rimproverato la Polonia per le stesse ragioni.

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Immagine di Cédric Puisney via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic

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