Geopolitica
Raid USA in Siria e Iraq in risposta alla morte dei soldati americani
![](https://www.renovatio21.com/wp-content/uploads/2024/02/F-16-USA-2014.jpg)
Le forze statunitensi hanno avviato attacchi aerei contro militanti sostenuti dall’Iran in Siria e Iraq in risposta a una serie di assalti alle basi militari americane nella regione, incluso un attacco di droni che ha ucciso tre soldati americani e ferito più di altri 40.
Gli ultimi attacchi di Washington arrivano quasi una settimana dopo l’attacco mortale di domenica contro una base americana segreta in Giordania, vicino ai confini siriano e iracheno, chiamata Torre 22.
Il Comando Centrale degli Stati Uniti (CENTCOM) ha scritto su Twitter che «alle 16:00 (EST) Il 2 febbraio, le forze del CENTCOM hanno condotto attacchi aerei in Iraq e Siria contro la Forza Quds del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica iraniana (IRGC) e gruppi di milizie affiliate.»
CENTCOM Statement on U.S. Strikes in Iraq and Syria
At 4:00 p.m. (EST) Feb. 02, U.S. Central Command (CENTCOM) forces conducted airstrikes in Iraq and Syria against Iran’s Islamic Revolutionary Guards Corps (IRGC) Quds Force and affiliated militia groups. U.S. military forces… pic.twitter.com/HeLMFDx9zY
— U.S. Central Command (@CENTCOM) February 2, 2024
«Le forze militari statunitensi hanno colpito più di 85 obiettivi, con numerosi aerei tra cui bombardieri a lungo raggio volati dagli Stati Uniti. Gli attacchi aerei hanno impiegato più di 125 munizioni di precisione».
Iran's Islamic Revolutionary Guards Corps (IRGC) Quds Force and affiliated militia groups continue to represent a direct threat to the stability of Iraq, the region, and the safety of Americans. We will continue to take action, do whatever is necessary to protect our people, and… pic.twitter.com/Y53nvRfjjx
— U.S. Central Command (@CENTCOM) February 3, 2024
«Le strutture colpite hanno incluso centri operativi di comando e controllo, centri di intelligence, razzi e missili, depositi di veicoli aerei senza pilota, strutture logistiche e di fornitura di munizioni di gruppi di milizie e dei loro sponsor dell’IRGC che hanno facilitato gli attacchi contro le forze statunitensi e della coalizione».
I raid di ritorsione segnano «l’inizio di quella che sarà probabilmente una serie di attacchi statunitensi su larga scala» sulle milizie appoggiate dall’Iran che hanno effettuato attacchi contro le truppe statunitensi in Medio Oriente», ha riferito venerdì la CNN, citando due funzionari americani non identificati.
In rete già circolano filmati degli attacchi notturni.
Alleged fresh footage of American bombing in Syria this evening
The American Deep State are fully commencing WW3.
Things will continue to escalate. pic.twitter.com/SwShybp7Bb
— Concerned Citizen (@BGatesIsaPyscho) February 2, 2024
Iran will now have to choose between re-arming terrorist groups in the Middle East or re-arming the terrorist state of Russia.
A warehouse of Iranian weapons cooking off on the border of Syria/Iraq after US strikes.
— Sharjeel Butt (@SharjeelButt03) February 3, 2024
Sostieni Renovatio 21
Un funzionario non identificato del Pentagono ha detto al New York Times che gli attacchi aerei di ieri hanno preso di mira una mezza dozzina di siti in Iraq e Siria, «segnando una forte escalation della guerra in Medio Oriente che l’amministrazione Biden ha cercato di evitare per quattro mesi».
L’attacco alla Torre 22 è stato «pianificato, finanziato e facilitato» dalla Resistenza Islamica in Iraq, ha detto mercoledì il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, l’ammiraglio John Kirby. Il gruppo è composto da diverse milizie, tra cui Kataib Hezbollah, che ha lanciato numerosi attacchi con razzi e droni contro le forze statunitensi nella regione da quando è iniziata la guerra tra Israele e Hamas in ottobre.
Kirby ha suggerito che la risposta degli Stati Uniti sarebbe stata portata avanti nell’arco di più giorni. «Non sarà solo una tantum», ha detto. «Come ho detto, la prima cosa che vedrai non sarà l’ultima» aggiungendo che Biden starebbe ancora cercando di evitare una guerra più ampia con l’Iran.
I resoconti dei media negli ultimi giorni hanno sollevato la preoccupazione che Biden stesse telegrafando i suoi piani e dando alle milizie troppo tempo per compiere passi preparatori, come liberare obiettivi che ovviamente sarebbero stati colpiti. Il capo del Pentagono Lloyd Austin ha cercato di sviare queste preoccupazioni venerdì, negando che l’amministrazione stesse dando all’Iran troppi avvertimenti e dicendo che la risposta degli Stati Uniti sarà «a più livelli» e ha insistito sul fatto che né lui né Biden tollereranno attacchi alle truppe americane.
Aiuta Renovatio 21
Biden ha accusato l’Iran di aver fornito le armi che i militanti islamici hanno utilizzato per attaccare le forze statunitensi in Medio Oriente più di 150 volte dall’inizio della guerra tra Israele e Hamas. Il senile presidente ha dovuto affrontare pressioni politiche per rispondere in modo aggressivo, compresi gli appelli dei legislatori repubblicani a lanciare attacchi devastanti all’interno dell’Iran.
Una milizia irachena aveva lanciato un attacco di droni alla guarnigione usa di Al-Tanf in Siria due mesi fa. Mesi fa il presidente siriano Bashar al Assad, in visita a Mosca, ha rivelato che proprio nella base di siriana Al Tanf gli USA addestrerebbero terroristi. Anche milizie arabe avevano attaccato gli americani in Siria ancora due mesi fa.
Come riportato da Renovatio 21, negli scorsi mesi ore si erano diffuse voci di violenti scontri tra l’esercito siriano e forze americane e dei curdi filoamericani. Tensioni si erano registrate anche due mesi fa, mentre a marzo le basi americane erano state attaccate da missili.
Due settimane fa è stata la volta di un attacco missilistico – che l’Iran ha rivendicato come contro «terroristi e spie» – vicino al consolato americano di Erbil.
Gli Stati Uniti mantengono una forza di circa 900 militari in Siria, mantenendo un’impronta nel Paese dilaniato dalla guerra dal 2016. Tuttavia, la loro presenza laggiù non ha legalità, non avendo acquisito né il permesso di Damasco né un mandato da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine CC0 via Flickr
Cina
La Cina accusa: la NATO trae profitto dal conflitto in Ucraina
![](https://www.renovatio21.com/wp-content/uploads/2024/07/Zhang-Xiagango-YT.jpg)
Iscriviti al canale Telegram
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Geopolitica
«Dobbiamo porre fine alla guerra il prima possibile»: Zelens’kyj incontra il segretario di Stato vaticano Parolin
![](https://www.renovatio21.com/wp-content/uploads/2024/07/Zelensky-Parolin-Twitter.jpeg)
L’Ucraina vorrebbe che i combattimenti con la Russia terminassero il più presto possibile per porre fine alla perdita di vite umane, ha affermato il presidente ucraino Volodyrmyr Zelens’kyj.
Il leader ucraino stava parlando con il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato del Vaticano in visita a Kiev. Lo Zelens’kyj ha ringraziato la Santa Sede per un «forte segnale» di sostegno all’Ucraina.
Il cardinale Segretario di Stato «ha ribadito la vicinanza del Papa e l’impegno a trovare una pace giusta e duratura per la martoriata Ucraina», ha scritto la segreteria di Stato Vaticana su X.
Oggi, il Cardinale Segretario di Stato, Pietro #Parolin, ha incontrato il Presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelenskyy (@ZelenskyyUa), al quale ha ribadito la vicinanza del Papa e l’impegno a trovare una pace giusta e duratura per la martoriata #Ucraina. pic.twitter.com/I743IfeIt6
— Segreteria di Stato della Santa Sede (@TerzaLoggia) July 23, 2024
Iscriviti al canale Telegram
«Penso che tutti noi capiamo che dobbiamo porre fine alla guerra, il prima possibile ovviamente, per non perdere vite umane», ha dichiarato lo Zelens’ky in lingua inglese, secondo il video pubblicato sul suo canale Telegram.
La scorsa settimana, lo Zelens’kyj ha detto alla BBC che sperava di porre fine alla «fase calda» della guerra «entro la fine di quest’anno» e che nessuno voleva che il conflitto continuasse «per altri dieci anni o più».
Nella stessa intervista, tuttavia, ha chiarito che la sua soluzione era che gli alleati dell’Ucraina in Occidente concordassero di sostenere la sua cosiddetta «formula di pace» e la presentassero alla Russia come un blocco unito.
Tale «formula di pace» è un elenco di richieste di Zelensky rivelate per la prima volta nel novembre 2022, che vanno dal ritiro della Russia da tutti i territori che l’Ucraina rivendica come propri, tra cui Crimea e Donbass, al pagamento delle riparazioni, ai processi per crimini di guerra per la leadership russa e all’adesione dell’Ucraina alla NATO. Mosca l’ha respinta come una proposta delirante.
Un mese prima di pubblicare la sua «formula», lo Zelensky aveva pure firmato un decreto che vietava qualsiasi negoziazione con la Russia finché il presidente Vladimir Putin fosse rimasto al potere.
L’improvviso interesse dello Zelens’kyj nel porre rapidamente fine al conflitto ha rappresentato un netto cambiamento di tono rispetto a marzo, quando Papa Francesco aveva esortato Kiev a mostrare «il coraggio della bandiera bianca» e a negoziare con Mosca.
«La nostra bandiera è gialla e blu», rispose allora il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. «Non innalzeremo mai altre bandiere».
Papa Francesco aveva fatto due offerte per mediare nel conflitto con la Russia l’anno scorso, solo per essere respinte da Kiev entrambe le volte. L’ultimo rifiuto è arrivato a giugno, appena prima della grande offensiva ucraina che si è rivelata un fallimento totale e ha causato vittime ingenti.
Poi nel giugno 2023 ci fu inflitto lo spettacolo disarmante della visita, fatta con espressione timida e testa un po’ china, del cardinale Zuppi a Kiev, dove si è trovato di fronte la faccia di bronzo di Zelens’kyj – il cui Paese perseguita i monaci ortodossi e mette a tacere i sacerdoti cattolici che osano pregare per la pace – che non è, come dire, intenzionato a servirsi del canale della Santa Sede, e nemmeno vede nella religione uno strumento necessario al potere.
Lo Zelens’kyj potrebbe cambiare la sua retorica a causa del timore che l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump possa tornare alla Casa Bianca e modificare la politica di Washington di sostegno incondizionato a Kiev, ha affermato lunedì l’esperto polacco di relazioni internazionali Witold Sokala.
La Russia ha ripetutamente affermato di essere disposta a negoziare la fine delle ostilità con l’Ucraina. Il mese scorso, Putin ha elencato una serie di termini per un cessate il fuoco, tra cui la rinuncia ufficiale di Kiev alle aspirazioni NATO, il ritiro dalle regioni russe e la revoca di tutte le sanzioni occidentali alla Russia.
Aiuta Renovatio 21
Lo scorso settembre Mikhailo Podolyak, uno dei principali consiglieri del presidente Zelens’kyj, aveva dichiarato che Kiev non avrebbe accettato la mediazione di Papa Francesco nel conflitto con Mosca, perché il pontefice «filo-russo» tradirebbe l’Ucraina. Lo stesso, in una focosa intervista al Corriere della Sera, aveva definito il Papa uno «strumento della propaganda russa» a causa delle affermazioni del pontefice secondo cui i cattolici in Russia sono eredi di una grande tradizione storica.
Sempre secondo il controverso Podolyak, il papa «ha dimostrato di non essere un esperto di politica e continua a ridurre a zero l’influenza del cattolicesimo nel mondo».
Si tenga presente che a inizio conflitto Bergoglio aveva pure baciato pubblicamente, durante un’udienza dello scorso anno, la bandiera di una «centuria» del golpe di Maidan. A sua volta, il patriarca greco-cattolico ucraino, in comunione con Roma, si è scagliato, come altri prelati ucraini, contro il documento filo-omosessualista Bergogliano Fiducia Supplicans.
Lo scorso maggio lo Zelens’kyj, che ha spinto per la persecuzione della Chiesa Ortodossa d’Ucraina (UOC), aveva proclamato che gli ucraini sono il popolo eletto di Dio. La portavoce degli Esteri del Cremlino Maria Zakharova aveva replicando parlando di «overdose di droga».
La repressione dalla chiesa ortodossa potrebbe essersi spostata a quella cattolica: come riporta Renovatio 21, un sacerdote greco-cattolico (cioè in comunione con il papa, ma di rito bizantino) della diocesi della città dell’Ucraina occidentale Uzhgorod è stato costretto a scusarsi dopo un’omelia in cui invocava il Signore per avere la pace tra il popolo russo e quello ucraino.
Come riportato da Renovatio 21, i sacerdoti cattolici – come le donne, i malati di mente e i sieropositivi HIV – non sono risparmiati dalla leva militare obbligatoria nella guerra contro la Russia, mentre i circensi sono esentati.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine da Twitter
Geopolitica
Il Cremlino ripete: Zelens’kyj non ha nessuna legittimità
![](https://www.renovatio21.com/wp-content/uploads/2024/07/zelensky-uk-flkr.jpg)
Iscriviti al canale Telegram
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
-
Spirito2 settimane fa
«Nostro Signore ha salvato questo coraggioso guerriero». Mons. Viganò commenta il tentato assassinio di Donald Trump
-
Spirito2 settimane fa
«Questa chiesa è una contraffazione»: omelia di mons. Viganò
-
Gender2 settimane fa
La rete si interroga sul numero di agenti donne nella scorta di Trump
-
Salute2 settimane fa
I malori della 28ª settimana 2024
-
Pensiero1 settimana fa
La scuola e l’eclissi della parola. Intervento di Elisabetta Frezza al convegno presso la Camera dei Deputati
-
Predazione degli organi5 giorni fa
Il legame tra il concetto di «morte cerebrale» e la predazione degli organi
-
Geopolitica2 settimane fa
Mosca: le città europee sono i principali obiettivi dei missili russi
-
Pensiero5 giorni fa
NATO e mRNA, la Von der Leyen riconfermata per l’imminente guerra transumanista