Connettiti con Renovato 21

Spirito

Prima piccola lista di cardinali papabili

Pubblicato

il

Il sito pro-life nordamericano LifeSiteNews ha pubblicato una breve lista di cardinali che, secondo analisi, potrebbero aspirare a salire al Soglio di Pietro.

 

Ne sono stati individuati otto in tutto. Alcuni nomi sono ben conosciuti ai nostri lettori e ai fedeli italiani in generale, mentre altri potrebbero risultare a molti come nomi nuovi e mai prima sentiti.

 

Di seguito il breve elenco con una breve sintesi delle posizioni dottrinali di ciascuno.

Aiuta Renovatio 21

 

Cardinale Jean-Marc Aveline. Immagine screenshot da YouTube

1. Cardinale Jean-Marc Aveline – Arcivescovo di Marsiglia, Francia

Il cardinale Aveline è stato descritto come il più «bergogliano» dei vescovi francesi e si è pure detto che sia lui l’uomo che Francesco desidera come suo successore.

 

Monsignor Aveline ha firmato una dichiarazione positiva della Conferenza Episcopale Francese (CEF) sulla Fiducia Supplicans. Questa lettera affermava che le «benedizioni dovrebbero essere impartite in segno di “accoglienza incondizionata e misericordiosa”». Inoltre, affermava che «la Fiducia Supplicans ci ricorda che coloro che non sono in grado di impegnarsi con il sacramento del matrimonio non sono esclusi dall’amore di Dio o dalla sua Chiesa». E specificava che «è in particolare attraverso preghiere di benedizione, impartite in forma spontanea, “non ritualizzata” (n. 36), senza alcun segno assimilabile alla celebrazione del matrimonio, che i ministri della Chiesa potranno manifestare questa accoglienza ampia e incondizionata».

 

Il cardinale Aveline ha sostenuto il processo di «sinodalità»; ha fatto parte del comitato di redazione della relazione finale del «Sinodo per la sinodalità» e ha chiesto un «Sinodo Mediterraneo». Il porporato ha opinioni eterodosse sul tema delle altre religioni e del dialogo interreligioso. «In sostanza, le religioni sono modi in cui uomini e donne cercano risposte alle grandi e semplici domande della vita. È meglio avere una religione che ti aiuti, che non ti dia risposte a domande che non ti poni, ma che ti aiuti a vivere veramente la vita: questa è la cosa più importante» ha dichiarato, ad esempio.

 

«La Chiesa cattolica riconosce innanzitutto la possibilità di un ruolo positivo per le altre religioni, in quanto realtà socio-culturali, nell’economia generale della salvezza. Ciò esclude una posizione esclusivista che, sulla base di un ristretto ecclesiocentrismo, negherebbe alle religioni non cristiane qualsiasi valore salvifico o rivelatorio, basandosi su un’interpretazione indurita, e quindi distorta, dell’antico adagio patristico: “Fuori dalla Chiesa, nessuna salvezza”».

 

 

 

Cardinale Stephen Brislin. Immagine di Agenzia Fides via Wikimedia CC BY-SA 4.0

2. Cardinale Stephen Brislin – Arcivescovo di Johannesburg, Sud Africa

Il cardinale Brislin ha accolto con favore Amoris Laetitia e ha adottato l’approccio secondo cui Fiducia Supplicans è conciliabile con l’insegnamento della Chiesa. In precedenza, aveva elogiato il cardinale «Tucho» Fernandez, la cui congregazione ha prodotto Fiducia Supplicans e che è una delle figure in prima linea nell’agenda di Francesco, definendolo «una persona dalla visione molto ampia».

 

In passato monsignor Brislin ha rilasciato dichiarazioni ortodosse su questioni morali; ha condannato l’aborto e l’eutanasia. Come molti altri cardinali, sembra aver manifestato tendenze più progressiste sotto Francesco. Nel 2019 ha permesso al gruppo dissidente «We Are Church» di riunirsi nelle proprietà della chiesa, revocando un divieto da lui introdotto nel 2012. Ha espresso pubblicamente il suo sostegno al Sinodo sulla sinodalità, definendolo «una meravigliosa opportunità per la Chiesa». Il cammino sinodale, ha affermato, è «qualcosa che possiamo sviluppare più localmente, per diventare quella Chiesa che ascolta, quella Chiesa che discerne, e aprirci veramente allo Spirito Santo di Dio».

Cardinale Kurt Koch. Immagine di Andreas Faessler via Wikimedia CC BY-SA 4.0

 

3. Cardinale Kurt Koch – Prefetto del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani

Il cardinale Koch pare opporsi alle dottrine fondamentali della Chiesa. Il suo dicastero ha prodotto un progetto radicale per la distruzione della Chiesa cattolica e la sua sostituzione con una nuova «Chiesa sinodale». L’ecumenismo è un interesse di lunga data per Koch e, se questo progetto fosse attuato, la «Chiesa sinodale» diventerebbe una chiesa globale priva di vera autorità o unità dottrinale.

 

Monsignor Koch sostiene anche la posizione eretica secondo cui non vi è alcuna necessità di una missione per il popolo ebraico, poiché esso può essere salvato sotto l’Antica Alleanza.

 

Il suo dicastero ha prodotto documenti che contengono eresia, sia per quanto riguarda la natura della Chiesa che per quanto riguarda l’evangelizzazione degli ebrei. Egli difende il suo rifiuto dell’insegnamento della Chiesa cattolica appellandosi al Concilio Vaticano II.

 

 

Cardinale Marc Ouellet. Immagine di Giansa 25 via Wikimedia CC BY-SA 3.0

4. Cardinale Marc Ouellet – Arcivescovo emerito di Québec

Il cardinale Ouellet era un tempo considerato conservatore, ma è diventato un convinto sostenitore del programma radicale di Francesco. Sostiene Amoris Laetitia e ha pubblicamente criticato i cardinali dei dubia.

 

Nel 2024 Ouellet ha pubblicato un libro intitolato Parola, Sacramento, Carisma: Rischi e opportunità di una Chiesa sinodale, un testo che esprime la sua adesione al programma radicale della «sinodalità». Alla presentazione del libro, ha elogiato il «grande movimento sinodale che si sta diffondendo in tutta la Chiesa».

 

Ouellet ha permesso che la sua chiesa titolare a Roma, Santa Maria in Traspontina, fosse utilizzata per i riti pagani in onore della Pachamama, un idolo amazzonico. Il 4 ottobre Francesco ha accolto l’idolo della Pachamama nei Giardini Vaticani; durante la cerimonia, alcuni chierici si prostrarono davanti all’idolo. Ouellet aveva detto che di questo atto apostata e idolatra «non mi ha dato fastidio».

 

Il cardinale Ouellet è stato identificato come uno dei cardinali più responsabili del Traditionis Custodes. Un ordine di suore nella sua arcidiocesi, che dal 1969 usava esclusivamente il rito tradizionale, è stato costretto a introdurre il rito del novus ordo.

 

L’Ouellet fu dichiarato colpevole da un tribunale francese di aver ingiustamente espulso una suora dalla comunità, dopo che si era opposta al suo tentativo di sovvertire l’ordine. Il tribunale descrisse la sua espulsione come «infame e vessatoria» e affermò che era stata eseguita senza che lei avesse commesso «la minima offesa».

Cardinale Piero Parolin. Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

5. Cardinale Piero Parolin – Segretario di Stato

Il cardinale Parolin, proveniente dal comune vicentino di Schiavon, è uno dei più determinati sostenitori dell’agenda radicale di Francesco, e fervente fiancheggiatore della sinodalità, che considera la continuazione del Concilio Vaticano II. Sostiene Amoris Laetitia e respinge la dottrina cattolica sulla pena di morte.

 

Il Parolin ha elogiato la dichiarazione di Abu Dhabi e ha una visione naturalistica della religione, sollevando la possibilità che debba essere considerato un apostata pubblico. Il cardinale ha minato la dottrina cattolica sulla contraccezione. Parolin era, con Ouellet e Versaldi, tra coloro che spingevano per la Traditionis Custodes.

 

Dopo Francesco, è il principale responsabile dell’accordo sino-vaticano che ha legittimato l’«Associazione Patriottica Cattolica Cinese», una setta scismatica controllata dal regime comunista cinese. Il cardinale Joseph Zen, ex arcivescovo di Hong Kong, ha accusato Parolin di «resa spudorata» al comunismo e di «aver prodotto» una «Chiesa scismatica unita» in Cina.

 

«Non credo che abbia fede. È solo un bravo diplomatico, in un senso molto laico e mondano» ha detto il cardinale Zen. Già nel 2013 Zen aveva avvertito che Parolin «ha una mente avvelenata» e che «crede nella diplomazia, non nella nostra fede».

 

Cardinale Luis Antonio Gokim Tagle. Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

6. Cardinale Luis Antonio Gokim Tagle – Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione

Il cardinale Tagle ha una lunga storia di forte allineamento con Francesco su temi «progressisti», promuovendo una «Chiesa sinodale», approvando la Laudato Si’ contro «un antropocentrismo fuorviante», e negando che esista una «formula per tutti» quando si tratta di sostenere il divieto della Santa Comunione per i divorziati «risposati».

 

Il cardinale ha citato Bergoglio per aver adottato un approccio simile alla contraccezione, affermando: «i casi particolari devono essere affrontati individualmente e devono essere portati ai confessori, e i confessori devono portare con sé cuori compassionevoli e comprensivi nel valutare situazioni e casi particolari. In questo è stato in grado di unire fedeltà all’insegnamento e, allo stesso tempo, di comprendere come i singoli casi siano unici».

 

Monsignor Tagle ha partecipato al rituale della Pachamama nei Giardini Vaticani nel 2019. Ha anche difeso l’accordo tra Vaticano e Cina. Tagle considera Francesco la continuazione del Concilio Vaticano II. È stato definito il «papa Francesco filippino».

Del Tagle, tuttavia, si tende spesso a dimenticare un dato assai importante: la madre è filippino-cinese.

Cardinale José Tolentino de Mendonça. Immagine di ANTÓNIO0196 via Wikimedia CC BY-SA 4.0

7. Cardinale José Tolentino de Mendonça – Prefetto del Dicastero della Cultura e dell’Istruzione

Il cardinale Tolentino è un convinto progressista e ha sostenuto molti aspetti del programma di Francesco, tra cui Amoris Laetitia. Tolentino ritiene che la «sinodalità» sia «molto importante» e «segnerà la Chiesa del futuro».

 

Nel 2010 Tolentino affermava: «la Chiesa non è un luogo di pienezza, è un luogo di ricerca. La nostra condizione è sete e desiderio. Non è qui e ora che realizziamo i nostri sogni. La Chiesa è questa strada comune, non esente da imperfezioni, aperta a una sorta di progressività».

 

Il cardinale aggiunto che la Chiesa deve avere un senso «incondizionato» di «accoglienza e ospitalità». Ha anche contraddetto il comandamento della Chiesa sulla castità per le persone con inclinazioni omosessuali, affermando che «è una proposta che non può essere imposta, ma che viene fatta. Ogni persona che si avvicina alla Chiesa porta con sé una storia sacra e deve essere accolta».

 

Nel 2013, Tolentino de Mendonca scrisse la prefazione per un libro della «femminista» suor Maria Teresa Forcades y Vila, che in passato si è opposta alle leggi contro l’aborto, è stata a favore dell’omosessualità e ha promosso l’«ordinazione» femminile.

 

Il Rapporto dei Cardinali suggerisce che egli potrebbe sostenere «una discussione e un discernimento continui riguardo al ruolo delle donne nel ministero della Chiesa e ad altre questioni come il celibato e l’inclusione delle persone nelle relazioni omosessuali».

 

Cardinale Matteo Zuppi. Immagine di Francesco Pierantoni via Wikimedia pubblicata su licenza CC BY 2.0

 

8. Cardinale Matteo Zuppi – Arcivescovo di Bologna, Italia

Il cardinale Matteo Maria Zuppi, proveniente per via direttissima dalla Comunità Sant’Egidio apprezzata da Bergoglio nei suoi messaggi indifferentisti, ha una lunga storia di sostegno a posizioni in contraddizione con gli insegnamenti e le pratiche perenni della Chiesa cattolica.

 

Tra questi, il sostegno di Zuppi alla Santa Comunione per i divorziati risposati, la benedizione delle coppie omosessuali, la sua apertura a rendere facoltativo il celibato clericale, l’ insinuazione di una sua disponibilità a revocare il divieto immutabile della Chiesa sulla contraccezione e la sua promozione della preghiera interreligiosa con i musulmani. È un convinto sostenitore della sinodalità .

 

Zuppi ha approvato un pellegrinaggio LGBT a Roma per il giubileo del 2025. La prima benedizione di una «coppia» omosessuale in Italia sotto la Fiducia Supplicans ha avuto luogo nella diocesi di Zuppi, con la sua conoscenza.

 

Come riportato da Renovatio 21, ha fatto scalpore quando ad un festival di cinema giovanile della scorsa estate ha dichiarato che credere in Dio non è necessario e che la defunta scrittrice Michela Murgia gli ha insegnato il concetto di queer educendolo pure sulle dinamiche delle famiglie «alternative».

 

L’arcivescovo Carlo Mario Viganò ebbe a scrivergli quindi una lettera aperta, a cui non è dato sapere se lo Zuppi abbia risposto.

 

Zuppi, ricordiamo, è quello che ha disintegrato secoli di tradizione felsinea facendo preparare tortellini privi di maiale, così da non turbare gli «ospiti» immigrati islamici. Il «tortellino dell’accoglienza» al pollo, per la gioia di generazioni di bolognesi che, se non piangono, si rivoltano nella tomba.

 

Rammentiamo pure, en passant, anche l’entusiasmo nei confronti della possibile ascesa al Soglio espressa da un massone dichiarato, Gioele Magaldi, ex Gran Maestro del Grande Oriente Democratico e dominus di tale movimento Roosevelt, che durante un’intervista ad Adnkronos disse: «conosco però il mondo Vaticano e tra i cardinali quello che stimo di più è Matteo Zuppi, che tra l’altro mi ha sposato. Sarebbe un ottimo papa».

 

Al di là dei massoni sposati, la «papabilità» pubblica di Zuppi procede nonostante il curriculum non perfetto, fatto, di recente di le inchieste giornalistiche sui soldi dell’8 per mille alle ONG immigrazioniste, del fallimento del suo viaggio di pace a Kiev (con siluro ulteriore lanciatogli contro dall’Università Cattolica di Leopoli), del crollo nel terrorismo jihadista più sanguinario del Mozambico (con martiri cattolici inclusi), la cui pacificazione negli anni Ottanta era stata il vanto della Comunità di Sant’Egidio, l’alveo movimentista da cui il cardinale proviene.

 

Due anni fa si registrò un «siluro» inviato dall’Università Cattolica di Leopoli, Ucraina, contro l’operato del Vaticano «pacifista» di Zuppi.

 

Come riportato da Renovatio 21, è stato detto che il compianto cardinale Pell amava scherzare dicendo «attenti, perché se Zuppi sarà eletto in conclave, il vero papa sarà Andrea Riccardi», ossia il fondatore della Sant’Egidio, già ministro del governo tecnocratico di Mario Monti.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di Catholic Church England and Wales via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic

 

 

 

Continua a leggere

Spirito

Il cardinale Parolin ripercorre l’elezione di Leone XIV

Pubblicato

il

Da

Il cardinale Pietro Parolin si confida raramente. Ciò non sorprende, visto che si è a capo di uno dei servizi diplomatici più discreti, efficienti e informati del mondo. Così, quando il Segretario di Stato della Santa Sede – il beniamino del «conclave mediatico» – menziona sulla stampa l’elezione di Papa Leone XIV al sovrano pontificato, i vaticanisti scrutano attentamente ogni sua parola.   È stato un certo fastidio per le «esibizioni» del cardinale riportate dalla stampa a spingere il numero due del Vaticano a uscire dal suo riserbo? Nulla è escluso, tanto più che lo stesso Le Figaro è entrato nel mirino delle indiscrezioni, facendo eco alle confidenze di alti prelati che sostengono l’ipotesi di un’elezione programmata ben prima del conclave.   Un’ipotesi del resto non sorprendente. In questo articolo si racconta che il cardinale Parolin ha ricevuto alcune decine di voti al primo turno, prima di vedere le sue ipotetiche speranze sciogliersi come neve al sole.

Sostieni Renovatio 21

«Più che un commento è una breve testimonianza che mi permetto di offrire, a partire dalla gioia che in così breve tempo la Chiesa universale abbia ritrovato il suo Pastore, il Successore di Pietro, il Vescovo di Roma, dopo la malattia e la morte di Papa Francesco, che ha avuto la pazienza di tenermi come suo Segretario di Stato per quasi 12 anni.», ha spiegato il cardinale Parolin al Giornale di Vicenza: un modo per mettere a tacere le «chiacchiere» e ricordare la sua posizione di rilievo.   L’alto prelato, di cui ogni parola è soppesata, conferma implicitamente l’unanimità raggiunta dalla persona del cardinale Robert Francis Prevost e quindi di una scelta preparata in anticipo: «credo di non rivelare nessun segreto, se scrivo che un lunghissimo e caloroso applauso è seguito a quell’“accetto” che lo rendeva il 267mo Papa della Chiesa Cattolica», ricorda.   Un’elezione, per usare un eufemismo, frutto più che di un compromesso di un processo iniziato ben prima dell’elezione e completato durante il pre-conclave: «non ha mai perduto il suo sorriso mite, pur, immagino, nella viva consapevolezza dei non pochi e dei non semplici problemi che la Chiesa d’oggi si trova ad affrontare».   «Ne avevamo parlato a lungo durante le Congregazioni dei Cardinali precedenti il Conclave, dove ognuno dei partecipanti – Cardinali elettori e non elettori – hanno potuto presentare il volto del cattolicesimo nei rispettivi Paesi, la sfide che lo attendono, le prospettive di futuro».   Il Segretario di Stato – riconfermato provvisoriamente – sottolinea, nel resto del suo discorso, tre qualità di Papa Leone XIV, prima di tutto la sua «serenità»: «questa serenità io l’ho sempre sperimentata nel Card. Prevost, che ebbi modo di conoscere all’inizio del mio servizio come Segretario di Stato per una questione spinosa che riguardava la Chiesa in Perù, dove egli era Vescovo della Diocesi di Chiclayo».   Sottolinea inoltre la sua capacità di lavorare in team e quindi di ascoltare: «Ho avuto poi la possibilità di collaborare direttamente con lui in questi due ultimi anni, dopo che Papa Francesco l’ha chiamato a Roma e l’ha messo a capo del Dicastero per i Vescovi. Ho potuto sperimentare in lui conoscenza delle situazioni e delle persone, pacatezza nell’argomentazione, equilibrio nella proposta delle soluzioni, rispetto, attenzione e amore per tutti».   Infine, il suo spirito religioso: «Credo che Papa Leone XIV, oltre ovviamente che nella grazia del Signore, troverà nella sua grande esperienza di religioso e di pastore, come pure nell’esempio, nell’insegnamento e della spiritualità del grande padre Agostino – che egli ha citato nelle sue prime parole – le risorse per lo svolgimento efficace del ministero che il Signore gli ha affidato,».   Tre qualità che – a quanto abbiamo capito – sono state decisive nella scelta di un papa chiamato a succedere a un pontefice argentino, la cui capacità di ascolto, serenità e spirito di collaborazione non erano necessariamente le caratteristiche…   Si tratta di un ulteriore modo per confermare che il pontefice americano è stato incaricato dai cardinali di riparare e rianimare una Chiesa che negli ultimi dieci anni è stata talvolta gravemente danneggiata. Un compito difficile, ma che il successore di Pietro sa di poter portare a termine ogni volta che «conferma i fratelli nella fede».   Articolo previamente pubblicato da FSSPX.News

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine di Catholic Church of England and Wales via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0  
Continua a leggere

Spirito

«Una Chiesa unita, segno di unità e di comunione, fermento per un mondo riconciliato»: omelia di inizio papato di Leone XIV

Pubblicato

il

Da

Renovatio 21 pubblica il testo integrale dell’omelia di papa Leone XIV durante la celebrazione eucarestica per l’inizio del ministero petrino.

 

Cari fratelli Cardinali,

 

fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,

 

distinte Autorità e Membri del Corpo Diplomatico!

 

Un saluto ai pellegrini venuti in occasione del Giubileo delle Confraternite!

 

Fratelli e sorelle, saluto tutti voi, con il cuore colmo di gratitudine, all’inizio del ministero che mi è stato affidato. Scriveva Sant’Agostino: «Ci hai fatti per te, [Signore,] e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te» (Le Confessioni, 1, 1.1).

 

In questi ultimi giorni, abbiamo vissuto un tempo particolarmente intenso. La morte di Papa Francesco ha riempito di tristezza il nostro cuore e, in quelle ore difficili, ci siamo sentiti come quelle folle di cui il Vangelo dice che erano «come pecore senza pastore» (Mt 9,36).

 

Proprio nel giorno di Pasqua abbiamo ricevuto la sua ultima benedizione e, nella luce della Risurrezione, abbiamo affrontato questo momento nella certezza che il Signore non abbandona mai il suo popolo, lo raduna quando è disperso e «lo custodisce come un pastore il suo gregge» (Ger 31,10).

 

In questo spirito di fede, il Collegio dei Cardinali si è riunito per il Conclave; arrivando da storie e strade diverse, abbiamo posto nelle mani di Dio il desiderio di eleggere il nuovo successore di Pietro, il Vescovo di Roma, un pastore capace di custodire il ricco patrimonio della fede cristiana e, al contempo, di gettare lo sguardo lontano, per andare incontro alle domande, alle inquietudini e alle sfide di oggi. Accompagnati dalla vostra preghiera, abbiamo avvertito l’opera dello Spirito Santo, che ha saputo accordare i diversi strumenti musicali, facendo vibrare le corde del nostro cuore in un’unica melodia.

Sostieni Renovatio 21

Sono stato scelto senza alcun merito e, con timore e tremore, vengo a voi come un fratello che vuole farsi servo della vostra fede e della vostra gioia, camminando con voi sulla via dell’amore di Dio, che ci vuole tutti uniti in un’unica famiglia.

 

Amore e unità: queste sono le due dimensioni della missione affidata a Pietro da Gesù.

 

Ce lo narra il brano del Vangelo, che ci conduce sul lago di Tiberiade, lo stesso dove Gesù aveva iniziato la missione ricevuta dal Padre: «pescare» l’umanità per salvarla dalle acque del male e della morte. Passando sulla riva di quel lago, aveva chiamato Pietro e gli altri primi discepoli a essere come Lui «pescatori di uomini»; e ora, dopo la risurrezione, tocca proprio a loro portare avanti questa missione, gettare sempre e nuovamente la rete per immergere nelle acque del mondo la speranza del Vangelo, navigare nel mare della vita perché tutti possano ritrovarsi nell’abbraccio di Dio.

 

 

Come può Pietro portare avanti questo compito? Il Vangelo ci dice che è possibile solo perché ha sperimentato nella propria vita l’amore infinito e incondizionato di Dio, anche nell’ora del fallimento e del rinnegamento. Per questo, quando è Gesù a rivolgersi a Pietro, il Vangelo usa il verbo greco agapao, che si riferisce all’amore che Dio ha per noi, al suo offrirsi senza riserve e senza calcoli, diverso da quello usato per la risposta di Pietro, che invece descrive l’amore di amicizia, che ci scambiamo tra di noi.

 

Quando Gesù chiede a Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?» (Gv 21,16), si riferisce dunque all’amore del Padre. È come se Gesù gli dicesse: solo se hai conosciuto e sperimentato questo amore di Dio, che non viene mai meno, potrai pascere i miei agnelli; solo nell’amore di Dio Padre potrai amare i tuoi fratelli con un «di più», cioè offrendo la vita per i tuoi fratelli.

 

A Pietro, dunque, è affidato il compito di «amare di più» e di donare la sua vita per il gregge. Il ministero di Pietro è contrassegnato proprio da questo amore oblativo, perché la Chiesa di Roma presiede nella carità e la sua vera autorità è la carità di Cristo. Non si tratta mai di catturare gli altri con la sopraffazione, con la propaganda religiosa o con i mezzi del potere, ma si tratta sempre e solo di amare come ha fatto Gesù.

 

Lui – afferma lo stesso Apostolo Pietro – «è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo» (At 4,11). E se la pietra è Cristo, Pietro deve pascere il gregge senza cedere mai alla tentazione di essere un condottiero solitario o un capo posto al di sopra degli altri, facendosi padrone delle persone a lui affidate (cfr 1Pt 5,3); al contrario, a lui è richiesto di servire la fede dei fratelli, camminando insieme a loro: tutti, infatti, siamo costituiti «pietre vive» (1Pt 2,5), chiamati col nostro Battesimo a costruire l’edificio di Dio nella comunione fraterna, nell’armonia dello Spirito, nella convivenza delle diversità. Come afferma Sant’Agostino: «La Chiesa consta di tutti coloro che sono in concordia con i fratelli e che amano il prossimo» (Discorso 359, 9).

 

Questo, fratelli e sorelle, vorrei che fosse il nostro primo grande desiderio: una Chiesa unita, segno di unità e di comunione, che diventi fermento per un mondo riconciliato.

 

In questo nostro tempo, vediamo ancora troppa discordia, troppe ferite causate dall’odio, dalla violenza, dai pregiudizi, dalla paura del diverso, da un paradigma economico che sfrutta le risorse della Terra ed emargina i più poveri. E noi vogliamo essere, dentro questa pasta, un piccolo lievito di unità, di comunione, di fraternità. Noi vogliamo dire al mondo, con umiltà e con gioia: guardate a Cristo! Avvicinatevi a Lui!

 

Accogliete la sua Parola che illumina e consola! Ascoltate la sua proposta di amore per diventare la sua unica famiglia: nell’unico Cristo noi siamo uno. E questa è la strada da fare insieme, tra di noi ma anche con le Chiese cristiane sorelle, con coloro che percorrono altri cammini religiosi, con chi coltiva l’inquietudine della ricerca di Dio, con tutte le donne e gli uomini di buona volontà, per costruire un mondo nuovo in cui regni la pace.

 

Questo è lo spirito missionario che deve animarci, senza chiuderci nel nostro piccolo gruppo né sentirci superiori al mondo; siamo chiamati a offrire a tutti l’amore di Dio, perché si realizzi quell’unità che non annulla le differenze, ma valorizza la storia personale di ciascuno e la cultura sociale e religiosa di ogni popolo.

 

Fratelli, sorelle, questa è l’ora dell’amore! La carità di Dio che ci rende fratelli tra di noi è il cuore del Vangelo e, con il mio predecessore Leone XIII, oggi possiamo chiederci: se questo criterio «prevalesse nel mondo, non cesserebbe subito ogni dissidio e non tornerebbe forse la pace?» (Lett. enc. Rerum novarum, 21).

 

Con la luce e la forza dello Spirito Santo, costruiamo una Chiesa fondata sull’amore di Dio e segno di unità, una Chiesa missionaria, che apre le braccia al mondo, che annuncia la Parola, che si lascia inquietare dalla storia, e che diventa lievito di concordia per l’umanità.

 

Insieme, come unico popolo, come fratelli tutti, camminiamo incontro a Dio e amiamoci a vicenda tra di noi.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine screenshot da YouTube

 

 

Continua a leggere

Spirito

L’ambasciatore russo in Vaticano incontra Papa Leone XIV

Pubblicato

il

Da

L’ambasciatore russo in Vaticano, Ivan Soltanovsky, ha espresso la fiducia che il nuovo Papa Leone XIV possa svolgere un ruolo importante nel pacificare il conflitto ucraino. Ha rilasciato questa affermazione dopo il suo primo incontro con Papa Leone il 16 maggio.   «Il potenziale del dialogo russo-vaticano rimane solido, la cosa principale è il desiderio reciproco di lavorare sulla conversione dell’energia potenziale in energia cinetica», ha riportato l’agenzia Izvestia.   Il diplomatico della Federazione Russa presso la Santa Sede ritiene che il Papa intenda mantenere la rotta volta a promuovere la pace, il dialogo, la libertà della Chiesa e i valori della famiglia.

Sostieni Renovatio 21

Soltanovsky ha anche affermato che la Federazione Russa prevede di continuare la cooperazione con il Vaticano, anche per quanto riguarda il conflitto in Ucraina.   Poco dopo, il Vaticano ha annunciato la sua disponibilità a fornire una sede per ulteriori colloqui di pace. «Il Papa intende, forse, rendere disponibile il Vaticano, la Santa Sede, per un incontro diretto tra le due parti», ha dichiarato il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, a margine dell’incontro all’Augustinianum.   L’ambasciatore aveva presentato le sue credenziali a papa Francesco il 18 settembre 2023 come terzo Ambasciatore della Federazione Russa presso la Santa Sede. Soltanovsky rappresenta la Federazione Russa anche presso il Sovrano Ordine di Malta.  
  I rapporti diplomatici tra Mosca e Vaticano furono riallacciati durante lo storico incontro del 1989 tra Giovanni Paolo II e il Presidente dell’Unione Sovietica Mikhail Gorbaciov. I primi inviati furono accreditati nel 1990, ma le piene relazioni diplomatiche tra i due Paesi furono attivate nel dicembre 2009.   Diplomatico di carriera, Ivan Soltanovsky si è specializzato nelle relazioni multilaterali, come rappresentante presso l’OSCE (1996-2000), la NATO (2003-2009) e come rappresentante permanente della Russia presso il Consiglio d’Europa (2015-2022).   Nel suo prima Regina Coeli papa Prevost ha chiesto la pace per Gaza e l’Ucraina.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine screenshot da YouTube
Continua a leggere

Più popolari