Spirito
«L’ispirazione divina» è «presente in ogni fede»: il messaggio di Bergoglio alla Sant’Egidio continua l’indifferentismo

Papa Francesco ha detto durante l’incontro interreligioso promosso a Parigi dalla Comunità Sant’Egidio che il gruppo riunito deve « lasciarsi guidare dall’ispirazione divina che abita ogni fede» per stabilire la pace nel mondo.
Nel discorso mandato al 38° Incontro internazionale di preghiera per la pace organizzato dalla Sant’Egidio, da sempre orientata all’ecumenismo, Bergoglio ha esortato gli oltre 150 rappresentanti riuniti delle «Comunità Cristiane e delle Grandi Religioni mondiali ed alle autorità presenti» a «riscoprire la vocazione per far crescere oggi la fraternità tra i popoli».
Come riportato da Renovatio 21, il meeting è stato aperto dal presidente francese Emmanuel Macron che ha parlato di guerra e di necessità di un nuovo ordine mondiale.
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All’incontro, che si è svolto dal 22 al 24 settembre, sono intervenuti relatori del calibro di Giustino Welby, arcivescovo anglicano di Canterbury, il maomettano Chems-Eddine Hafiz, rettore della grande moschea di Parigi, Haïm Korsia, rabbino capo di Francia, e il presidente francese Emmanuel Macron. Sono stati segnalati vari altri rappresentanti di culti come lo scintoismo e sin anche lo zoroastrismo, con l’usuale contorno di bonzi assortiti.
«Ringrazio la Comunità di Sant’Egidio che, con passione e audace creatività, continua a tener vivo lo Spirito di Assisi» ha dichiarato il Bergoglio, riferendosi all’incontro ecumenico per la pace di Assisi del 1986 di papa Giovanni Paolo II. L’argentino ha quindi espresso l’augurio che «il dialogo tra persone di religioni differenti non si fa solamente per diplomazia, cortesia o tolleranza».
«Uomini e donne di cultura e di fede diverse avete sperimentato la forza e la bellezza della fraternità universale», ha detto il gesuita, echeggiando un termine ben noto in Francia (come ribadito anche dalla cerimonia di apertura delle Olimpiadi) ed assai caro al gergo massonico.
«È questa la visione di cui ha bisogno il mondo, oggi» ha aggiunto.
È stato citato quindi il discorso di Wojtyla sulla spianata di Assisi: «mai come ora nella storia dell’umanità è divenuto a tutti evidente il legame intrinseco tra un atteggiamento autenticamente religioso e il grande bene della pace… insieme abbiamo riempito i nostri occhi di visioni di pace: esse sprigionano energie per un nuovo linguaggio di pace, per nuovi gesti di pace, gesti che spezzeranno le catene fatali delle divisioni ereditate dalla storia o generate dalle moderne ideologie. La pace attende i suoi artefici».
«Lo Spirito di Assisi è una benedizione per il mondo, per questo nostro mondo che ancora oggi è lacerato da troppe guerre, da troppa violenza» ha continuato il sedicente «Vescovo di Roma». «Questo “spirito” deve soffiare ancor più forte nelle vele del dialogo e dell’amicizia tra i popoli».
«Lo spirito di Assisi è una benedizione per questo nostro mondo, ancora lacerato da numerose guerre e violenze. Lo “spirito” di Assisi deve soffiare ancora più forte nelle vele del dialogo e dell’amicizia tra i popoli», ha affermato il Papa, aggiungendo la speranza che l’incontro di Sant’Egidio «sproni tutti i credenti a riscoprire la vocazione per far crescere oggi la fraternità tra i popoli».
Come riportato da Renovatio 21, pochi giorni fa, durante un incontro interreligioso a Singapore Bergoglio aveva affermato che «ogni religione è una via per arrivare a Dio». Si tratta di parole contrarie alla scrittura (Gv 14,6) che il magistero cattolico condanna con il nome di indifferentismo religioso. Dopo le critiche – tra cui quelle di monsignor Viganò e monsignor Strickland, che ha parlato di «eresia» – secondo cui avrebbe minato gli insegnamenti fondamentali della fede nel suo discorso di Singapore, l’argentino ha rincarato la dose, dicendo ad un ulteriore un gruppo ecumenico che le loro diverse credenze religiose sono «un dono di Dio».
Nel suo discorso per la Sant’Egidio, che storicamente ha il sostegno di Bergoglio (come lo aveva avuto da parte di Woytjla, citato non a caso), il pontefice regnante ha ripreso la sua dichiarazione congiunta con il Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb ad Abu Dhabi.
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«Ripropongo a tutti la convinzione che mi ha unito con il Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb: “le religioni non incitano mai alla guerra e non sollecitano sentimenti di odio, ostilità, estremismo, né invitano alla violenza o allo spargimento di sangue. Queste sciagure sono frutto della deviazione dagli insegnamenti religiosi, dell’uso politico delle religioni e anche delle interpretazioni di gruppi di uomini di religione che hanno abusato – in alcune fasi della storia – dell’influenza del sentimento religioso sui cuori degli uomini”»
Il Bergoglio ha sostenuto che «Troppe volte, in passato, le religioni sono state utilizzate per alimentare conflitti e guerre. Un pericolo che è ancora oggi incombente». Ad alcuni può essere sembrato che il ghost writer del papa sia divenuto improvvisamente Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti, che espresse concetti non dissimili nella canzone Penso positivo (non credo nelle divise né tanto meno negli abiti sacri / che più di una volta furono pronti a benedire massacri), e che del resto non è così lontano dalle cose dell’Oltretevere, essendo figlio di un membro del Corpo della gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano di Giovanni XXIII. Nella sua carriera, il Jovanotto ha scritto altre canzoni significative come quella intitolata «Il muratore». Ma stiamo divagando e un po’ scherzando.
Tornando al papa della Sant’Egidio, non è stata sprecata l’occasione per reiterare i suoi usuali appelli mondialisti, e cioè «le incredibili sfide del cambiamento climatico, dell’avvento delle tecnologie emergenti e convergenti e delle pandemie che hanno colpito l’umanità. Siamo nel mezzo di un “cambiamento d’epoca” di cui non conosciamo ancora le prospettive».
«A noi tutti è affidata da Dio la responsabilità di esortare e spingere i popoli alla fraternità e alla pace» ha concluso Bergoglio, ripetendo la parola fraternità, usata ben sei volte nel suo breve discorso.
Ad un precedente evento romano della Sant’Egidio nel 2021 Francesco aveva incoraggiato l’«incontro di preghiera per la pace» della Comunità di Sant’Egidio a chiedere «più vaccini», oltre ad attingere alla sua lettera enciclica Fratelli Tutti per promuovere il «dialogo interreligioso» allo scopo di «fraternità», condannando l’atto di «proselitismo» verso i non cattolici.
Successivamente, vi fu, con grande esposizione su stampa e TV, l’apertura di un «hub vaccinale di Sant’Egidio per poveri e fragili», un centro «destinato ai più poveri, a chi non ha casa o per motivi diversi rischia di restare escluso dalla campagna di immunizzazione», scrive il sito della Comunità.
Il discorso di Bergoglio è arrivato al consesso parigino dove era presente l’arcivescovo di Bologna, presidente della CEI, cardinale Matteo Zuppi, considerato come un papabile del prossimo conclave.
Come riportato da Renovatio 21, è stato detto che il compianto cardinale Pell amava scherzare dicendo «attenti, perché se Zuppi sarà eletto in conclave, il vero papa sarà Andrea Riccardi», ossia il fondatore della Sant’Egidio, già ministro del governo tecnocratico di Mario Monti.
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Immagine screenshot da YouTube
Spirito
Mons. Strickland contro l’assedio sinodale all’interno della Chiesa. «Quando i lupi indossano paramenti…»

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Parte I: I lupi dentro le mura
M. Scott Peck iniziò il suo famoso libro, «La strada meno battuta», con tre parole: «la vita è difficile». Ma anche questa semplice verità è ora rifiutata, non solo dal mondo, ma anche all’interno della Chiesa. Ci viene detto che la Croce è facoltativa. Che la santità è opprimente. Che la dottrina divide, mentre il dialogo unisce. Ma Cristo non ha offerto il dialogo. Ha offerto le Sue ferite. Non ha costruito un centro comunitario: ha fondato una Chiesa come un «edifizio eretto sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendone pietra angolare lo stesso Cristo Gesù» (Ef 2, 20). E disse chiaramente: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinunzi a se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mt 16, 24). Dove sono ora quelle parole? Invece, ascoltiamo sermoni sugli ecosistemi e sulla fratellanza umana. Ci vengono dati slogan sinodali, ma nessun invito al pentimento. Ci vengono consegnati documenti, non dottrine – consultazioni, non comandamenti. Il beato Papa Pio XII ammonì: «Il peccato del secolo è la perdita del senso del peccato» (Radiomessaggio al Congresso Catechistico Nazionale degli Stati Uniti a Boston, 26 ottobre 1946). E ora, il peccato non viene più nemmeno menzionato. È rinominato. È «accompagnato». È «pastoralmente benedetto». Ma mai denunciato. Padre James Martin continua a benedire le unioni omosessuali. Il cardinale McElroy minimizza il peccato sessuale in nome dell’«inclusione radicale». La Messa latina tradizionale – la Messa dei santi – viene soppressa. E lo stesso Deposito della Fede viene trattato come un pezzo da museo da rimodellare. Ma come ha affermato Papa Benedetto XVI: «Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande» (Lettera ai Vescovi, 7 luglio 2007). E papa san Pio V proclamò solennemente: «La presente Costituzione non potrà mai essere revocata o modificata, ma rimarrà per sempre valida e avrà forza di legge» (Quo Primum, 14 luglio 1570). Ci crediamo? O seguiamo la «nuova via» promossa dal cosiddetto Sinodo sulla Sinodalità? Il profeta Isaia vide questo giorno e gridò: «Guai a voi che dite male il bene e bene il male, che fate tenebre la luce e luce le tenebre» (Is 5,20). E Papa San Pio X ammoniva: «i fautori dell’errore già non sono ormai da ricercarsi fra i nemici dichiarati; ma (…) si celano nel seno stesso della Chiesa, tanto più perniciosi quanto meno sono in vista» (Papa San Pio X, Pascendi Dominici Gregis, 8 settembre 1907). Stiamo vivendo quella profezia. Il Sinodo sulla sinodalità è diventato una cortina fumogena per la trasformazione ecclesiale. Non rinnovamento, ma reinvenzione. Non Pentecoste, ma Babele. Ci viene detto di «ascoltare il Popolo di Dio». Ma non quando queste persone si inginocchiano per la Messa in latino. Non quando invocano riverenza, penitenza o purezza. No, allora quelle voci vengono liquidate come troppo rigide, troppo tradizionali. Ma la voce di Cristo continua a parlare: attraverso la Scrittura, la Sacra Tradizione e il Magistero della Chiesa correttamente tramandato. «Non illudetevi: Dio non si lascia deridere» (Gal 6, 7). Cari amici, si conclude così la prima tappa del nostro viaggio. Abbiamo dato un nome alle ferite. Nella seconda parte, esamineremo il meccanismo della rivoluzione; la struttura sinodale stessa: il suo linguaggio, i suoi obiettivi e i suoi gravi pericoli. Dobbiamo sapere come si muove il nemico se vogliamo proteggere il gregge. Eppure non dobbiamo disperare. Perché quando i lupi incombono, il Pastore rimane. Mentre i mercenari fuggono, i santi sorgono. Mentre gli altari vengono derisi, la Lampada del Santuario arde ancora perché il Tabernacolo non è vuoto. Tenetevi forte. «Nel mondo avrete tribolazioni; ma confidate; io ho vinto il mondo!» (Gv 16, 33).Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Parte II: L’assedio sinodale
Entriamo ora nella seconda fase di questo avviso: I lupi hanno un nome. Anche le loro tattiche hanno un nome: sinodalità. Non la sinodalità come la Chiesa l’ha sempre intesa – consultazione collegiale sotto l’autorità del Papa – ma una ridefinizione. Un «nuovo modo di essere Chiesa», come lo chiamano ora. Ma sia chiaro: ciò che viene proposto sotto la bandiera della sinodalità non è altro che la decostruzione della Chiesa gerarchica, sacramentale e apostolica e l’ascesa di qualcosa di nuovo, indefinito e pericoloso. Secondo la presentazione ufficiale del Vaticano, il Sinodo sulla sinodalità è descritto come un «processo di ascolto e discernimento». Ma ciò che ascolta sono i sentimenti, e ciò che discerne è il compromesso. Invece di proclamare il Vangelo, questo Sinodo cerca di rifare il Vangelo a immagine dell’uomo decaduto. I documenti preparatori del Sinodo parlano di «inclusione» e di «camminare insieme». Ma verso cosa?- Verso l’accettazione delle relazioni omosessuali
- Verso le benedizioni per i divorziati risposati
- Verso l’inversione del sacerdozio maschile attraverso una spinta verso il diaconato femminile
- Verso la soppressione della Messa latina tradizionale, nell’illusione che sia una minaccia all’unità
- Le autorità della Chiesa ci dicono:
- Che la Chiesa deve ascoltare il popolo più che annunciare
- Questa dottrina deve svilupparsi assorbendo la voce della cultura
- Che la liturgia debba evolversi per adattarsi alle espressioni ecologiche e indigene
- Questo non è cattolicesimo. È relativismo clericalizzato.
- La Messa dei Secoli è etichettata come divisiva
- L’insegnamento chiaro sul peccato sessuale è definito spietato
- Il sacerdozio di Cristo si riduce a burocrazia
- E il Rosario e l’Adorazione Eucaristica sono appena menzionati
- Questo non è un rinnovamento. È una demolizione controllata.
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Parte III: Le armi dei fedeli
Abbiamo chiamato i lupi. Abbiamo smascherato l’assedio sinodale. Ora dobbiamo combattere – non con rabbia, non con ribellione, ma con verità, sacrificio e amore radicato in Cristo. Questa è l’ora della battaglia. Non contro gli uomini, ma contro l’oscurità – dentro di noi, dentro la nostra Chiesa, dentro questa mascherata sinodale che ammanta l’eresia con le vesti della misericordia. È tempo di impugnare le armi dei fedeli. Armi spirituali che i santi hanno brandito, i martiri hanno abbracciato e che la Madonna ha posto nelle nostre mani.1. Il Santo Rosario
Quando la Madonna apparve a Fatima nel 1917, diede un comando chiaro: «Pregate il Rosario ogni giorno, per ottenere la pace nel mondo e la fine della guerra». Suor Lucia di Fatima disse in seguito: «Non c’è problema, vi dico, per quanto difficile sia… che non possa essere risolto dalla preghiera del Santo Rosario». Questa non è una devozione da poco. Questa è una fionda nelle mani dei nuovi Davide. Mentre i lupi si radunano alle porte e i documenti sinodali si riversano come inchiostro avvelenato in tutto il mondo, noi rispondiamo con il rosario in mano, con le Ave Maria sussurrate da vecchi e giovani, in latino e in inglese, nelle case e sui campi di battaglia.2. La Santa Eucaristia
Questa è l’ora della riparazione eucaristica. Dobbiamo piangere presso il tabernacolo. Dobbiamo inginocchiarci dove tanti ora camminano con noncuranza. Dobbiamo offrirgli amore dove è più ferito. San Padre Pio disse: «sarebbe più facile per il mondo sopravvivere senza il sole che senza il Santo Sacrificio della Messa». E tuttavia cosa ha fatto il Sinodo?- Soppressione della messa latina
- Adorazione eucaristica emarginata
- Sostituzione dello stupore con l’applauso
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3. Digiuno e penitenza
I demoni che affrontiamo non sono solo ideologici. Sono infernali. E Nostro Signore ci ha detto chiaramente: «Cotesta specie di demoni non può essere altrimenti scacciata se non per mezzo della preghiera e del digiuno» (Mc 9,28). I lupi si nutrono di lusso, di conferenze, di applausi. Digiuniamo – per la gloria di Cristo e la purificazione della Sua Chiesa. Imita Ninive. Imita San Francesco. Imita la Madonna Addolorata. Facciamo dei Venerdì di riparazione una norma nella nostra vita. Usiamo i Primi Sabati, frequentiamo le visite al Santissimo Sacramento e offriamo sacrifici che nessuno vede. Nostro Signore vede. E il Cuore Immacolato di Maria attende la nostra risposta.4. Discorso chiaro
Non dobbiamo restare in silenzio. Non ora. San Tommaso d’Aquino insegna: «È meglio essere gettati nel mare con una macina da mulino al collo, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli» (cfr Summa Theologiae; basato su Lc 17,2). Stiamo assistendo a missioni scandalizzate da pastori in vesti sinodali: confusi, manipolati, ingannati. Quindi dobbiamo parlare chiaramente:- Le benedizioni tra persone dello stesso sesso sono una bestemmia.
- Maschio e femmina li creò.
- La messa in latino non è una minaccia: è un tesoro.
- La misericordia senza pentimento è una menzogna.
5. Comunità fedeli
Questa battaglia non si vincerà da soli. Dobbiamo formare comunità forti: famiglie, parrocchie, apostolati, scuole cattoliche e fattorie. Si facciano processioni eucaristiche per le strade. Che in ogni casa ci siano altari mariani. I genitori cattolici devono essere prima di tutto cattolici e non mondani. Lasciamo che i nostri figli siano catechizzati dai santi, non dagli schermi. San Giovanni Bosco diceva: «solo due cose possono salvarci in questa crisi presente: la devozione a Maria e la Comunione frequente» (San Giovanni Bosco, Lettere ai giovani). Mio amato gregge, non siamo nati per la comodità. Siamo nati per combattere. I lupi indossano paramenti sacri. Il sinodo parla con eresia mielata. Ma Cristo regna ancora. Il suo Sacro Cuore batte ancora. Il Cuore Immacolato trionfa ancora. E la verità è sempre vera: immutata e immutabile. «Gesù Cristo è il medesimo ieri e oggi, ed è anche per i secoli» (Eb 13,8). In sintesi, con la voce di un pastore, vi dico questo: NON LASCIARE LA CHIESA. Non scappare dalla battaglia. Mettiti sulla breccia. Inginocchiarsi in adorazione. Prega con le lacrime. Parla senza paura. E combatti con amore. I lupi esistono davvero. Ma l’Agnello è sul trono. E le porte dell’inferno non prevarranno. Rimani fedele. Restate vigili. E rimanete nel Cuore di Cristo. Che Dio Onnipotente vi benedica, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. + Joseph E. Strickland Vescovo emerito di Tyler, TexasIscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Spirito
Arcivescovo nomina cancelliere il sacerdote condannato per lo stupro di un ragazzino

L’arcivescovo Guy André Marie de Kerimel ha nominato cancelliere dell’arcidiocesi un sacerdote condannato per lo stupro di un ragazzo di 16 anni, scatenando l’indignazione dei gruppi di vittime di abusi. Lo riporta il sito cattolico americano The Pillar.
Secondo quanto riferito monsignor de Kerimel, arcivescovo di Tolosa in Francia, ha nominato cancelliere e delegato episcopale per i matrimoni nella sua diocesi Dominique Spina, un prete condannato nel 2006 a cinque anni di carcere per aver violentato un ragazzo di 16 anni nel 1993.
Si tratta di un caso molto noto nel contesto francese, chiamato proprio «l’affaire Dominique Spina».
Dopo che lunedì i media francesi hanno diffuso la notizia della nomina di Spina, l’arcidiocesi di Tolosa ha ricevuto ondate di critiche da parte delle vittime di abusi da parte del clero e dei loro gruppi di sostegno, tra cui la vittima di Spina.
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Secondo una dichiarazione citata dai notiziari francesi, de Kerimel ha affermato di essersi «sposto dalla parte della clemenza» in merito alla nomina del presbitero.
Il sacerdote «non esercita più alcuna responsabilità pastorale, se non quella di celebrare l’Eucaristia, da solo o eccezionalmente per i fedeli», ha affermato l’arcivescovo, secondo il comunicato pubblicato dai notiziari il 7 luglio.
«Considerando che non abbiamo nulla da rimproverare a questo sacerdote negli ultimi 30 anni per atti che potrebbero essere oggetto di procedimenti legali, canonici o civili, ho quindi scelto di nominarlo a questa funzione amministrativa», ha continuato.
Don Spina è stato ordinato nella diocesi di Bayonne e ha prestato servizio come cappellano di una scuola superiore, parroco a Pau e direttore diocesano delle vocazioni prima di affrontare accuse penali.
La vittima, un sedicenne, era uno studente della Notre-Dame de Bétharram durante gli «stupri multipli» avvenuti nel 1993 e nel 1994. La scuola fu teatro di una serie di scandali di abusi sessuali tra gli anni ’70 e la fine degli anni ’90.
Il ragazzo abusato da Spina entrò in seminario e raccontò la sua storia al rettore, dando il via a un’indagine. Spina fu rimosso dal suo incarico nel 2000 e arrestato nel 2002. Nel 2006, fu condannato per stupro a cinque anni di carcere. Fu infine rilasciato dopo quattro anni con la condizionale.
Secondo un articolo del 2016 di Le Monde, esperti psichiatrici hanno testimoniato al processo Spina, affermando che il sacerdote aveva «disposizioni paranoiche, narcisistiche e perverse», mancava di senso di responsabilità per le sue azioni e rischiava di commettere crimini uguali o simili in futuro.
Scandalosamente, Spina fu incardinato nella diocesi di Tolosa e assegnato a una parrocchia locale dopo il suo rilascio dal carcere. Gli fu persino affidato il ministero per l’infanzia, scrive LifeSite.
Nel 2016, la notizia della condanna di Spina fu resa pubblica tramite un servizio della testata francese Mediapart. Dopo la diffusione della notizia, l’arcivescovo Robert Le Gall, predecessore di de Kerimel, rimosse Spina dal suo ministero.
Tuttavia, secondo un comunicato diocesano del 4 giugno, Spina è stato finora vice-cancelliere della diocesi di Tolosa, nonostante gli sia stato impedito di esercitare il ministero pubblico.
Secondo il diritto canonico, un cancelliere diocesano è responsabile della conservazione e della salvaguardia degli archivi della curia diocesana. Tuttavia, in molte diocesi, il cancelliere svolge il ruolo di consigliere superiore del vescovo.
Il diritto canonico stabilisce che i cancellieri «devono essere di integra reputazione e al di sopra di ogni sospetto».
Nonostante questo requisito canonico, de Kerimel difese la sua nomina altamente controversa.
«Per questa funzione, Spina è di fatto notaio e segretario della curia diocesana. Inoltre, padre Spina non accompagna le coppie al matrimonio», ha affermato in un comunicato stampa.
La vittima di Spina, che si è identificata come Frédéric, ha dichiarato al quotidiano francese Charlie Hebdo di «non essere sorpresa» dalla decisione del vescovo di promuovere il prete che abusò di lui.
«Ha sempre goduto di grande benevolenza. Fin dall’inizio, tutti i vertici della Chiesa sono stati molto gentili con lui, e questo continua in modo abbastanza logico. Essere sacerdote è l’unica professione in cui si riesce a trovare un nuovo impiego nonostante si siano commessi crimini abominevoli», ha affermato Frédéric.
Riferendosi all’arcivescovo de Kerimel che citava la «misericordia» come ragione per promuovere Spina, ha detto: «atiamo dalla parte della misericordia? Stiamo dalla parte delle vittime? Niente affatto«.
«Pietà? È terribile sentire parole del genere… Per le vittime, la pietà non esiste. Non c’è proprio niente, a dire il vero. Spina è sostenuto fino alla fine».
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Jérôme Moreau, presidente della Federazione francese delle vittime, ha dichiarato a un’agenzia di stampa francese: «promuovere persone in base alla loro buona condotta trasmette un messaggio molto negativo. Soprattutto per la vittima diretta di questo prete, è estremamente doloroso».
L’arcivescovo de Kerimel è stato nominato da Papa Francesco nel 2021 alla guida dell’arcidiocesi di Tolosa. È stato vescovo di Grenoble dal 2006 al 2021.
Monsignor De Kerimel è noto per la sua opposizione alle espressioni tradizionali della fede cattolica. Ha rimproverato i seminaristi per aver indossato la tonaca, accusandoli di apparire «eccessivamente clericali», riporta LifeSite.
Il vescovo francese stato anche un fervente difensore della restrizione dei sacramenti tradizionali attraverso il motu proprio Traditionis Custodes di Bergoglio.
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Immagine: Gargoyle della cattedrale di Bayonne
Immagine di Dvillafruela via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
Ambiente
Leone XIV avverte che «il mondo sta bruciando» a causa del «riscaldamento globale» alla prima messa per la «cura del creato»

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