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«Ogni religione è una via per arrivare a Dio»: Bergoglio ammette l’indifferentismo totale, contrario alla religione cattolica

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«Ogni religione è una via per arrivare a Dio» ha detto Bergoglio rivolgendosi a un incontro interreligioso di giovani a Singapore poco prima di partire per il volo di ritorno a Roma.

 

Una volta di più, Bergoglio ha definito la sua vera posizione, che più che di «dialogo interreligioso» o di «ecumenismo», parte apertis verbis aspirare al sincrentismo.

 

«Una delle cose che mi ha colpito di tutti voi qui è la vostra capacità di impegnarvi nel dialogo interreligioso, e questo è molto importante», ha detto alla folla, riunita al Catholic Junior College di Singapore. «Perché se voi cominciate a litigare, “la mia religione è più importante della tua”, “la tua non è vera”, dove ci porta questo? Dove? Qualcuno risponda! Dove?»

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«Tutte le religioni sono un cammino per arrivare a Dio. Sono di una comparazione [sic]. Sono diverse lingue, diversi idiomi per arrivare lì. Ma Dio è Dio per tutti. E come Dio è Dio per tutti. Noi siamo tutti figli di Dio.

 

«”Ma il mio Dio è più importante del tuo”. È vero quello [sic]. C’è un solo Dio lì. E noi… sono idiomi… cammino… lingue per arrivare a Dio»

 

«Qualcuno ski [sic, Bergoglio qui probabilmente voleva dire sikh, e scusate qui il giuoco di parole ndr], qualcuno musulmano, qualcuno hindi [sic, qui Bergoglio forse voleva dire induista, come traduce l’interpretere in lingua inglese, ndr], qualcuno cristiano, ma sono diversi cammini».

 

«Understood?» («capito?») chiede quindi Bergoglio alla sorridente ridda di fedeli di altre religioni in costume, provocando un applauso della sala.

 


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Secondo quanto riportato, Bergoglio avrebbe tralasciato un discorso preparato e parlato ampiamente a braccio.

 

Il gesuita ha anche dedicato del tempo a mettere in guardia dai pericoli del «bullismo» e ad esortare i giovani ad avere «coraggio» per andare avanti nel «dialogo interreligioso». Durante un dibattito con i giovani selezionati sul palco sui mali del bullismo, Francesco ha sottolineato che «andare oltre» le differenze «aiuta il dialogo interreligioso», incoraggiandoli a costruire uno «spazio sicuro» (termine usato ampiamente dall’estremismo del politicamente corretto) dove poter discutere delle loro differenze senza paura di bullismo. «Perché il dialogo è qualcosa che crea un percorso, una via», ha detto l’argentino.

 

Bergoglio ha chiuso l’incontro invitando tutti i presenti a «pregare gli uni per gli altri» in silenzio. Il papa non ha impartito una benedizione formale, riecheggiando le sue azioni in Indonesia, ma ha invece invocato a voce alta le benedizioni di Dio sui presenti.

 

«Dio vi benedica e pregate per me, ma pregate in favore, non contro» ha concluso bizzarramente il pontefice.

 

Parlando a un simile incontro interreligioso di giovani in Indonesia solo la scorsa settimana, Francesco aveva detto: «qui, voi appartenete a religioni diverse, ma abbiamo un solo Dio, Lui è uno solo».

 

La Chiesa cattolica insegna in modo coerente e chiaro che è l’unica vera Chiesa, il Corpo di Cristo (Ef 1,22), ed esercita l’incarico dato da Cristo di diffondere il Vangelo a tutte le nazioni e di portare anime nella Chiesa (Marco 16).

 

In passato la Chiesa chiamava il concetto sincretista espresso da Bergoglio come «indifferentismo», la dottrina secondo cui Dio guarda solo alla purezza delle intenzioni e quindi chiunque, anche fuori dalla Chiesa stessa, anche appartenendo a qualsiasi religione o pure cambiandola quante volte vuole, può servirlo. Tale concetto era stato espresso apertamente nell’opera Emilio di Jean-Jacques Rousseau (1762).

 

La dottrina cattolica sull’argomento è riassunta nel principio Extra Ecclesiam nulla salus («nessuna salvezza fuori dalla Chiesa»), attribuito forse in maniera apocrifa al santo e Padre della Chiesa Tascio Cecilio Cipriano (210-258), scrittore romano e vescovo di Cartagine.

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La condanna dell’indifferentismo da parte della Chiesa è lucida ed incontrovertibile.

 

«Veniamo ora ad un’altra sorgente trabocchevole dei mali, da cui piangiamo afflitta presentemente la Chiesa: vogliamo dire l’indifferentismo, ossia quella perversa opinione che per fraudolenta opera degl’increduli si dilatò in ogni parte, e secondo la quale si possa in qualunque professione di Fede conseguire l’eterna salvezza dell’anima se i costumi si conformano alla norma del retto e dell’onesto» scrive. Papa Gregorio XVI nell’enciclica Mirari vos (1832).

 

Il Sillabo di Pio IX (1854), pubblicato come appendice all’enciclica Quanta cura, condanna in maniera diretta quattro proposizioni (XV-XVIII) riferibili all’indifferentismo: la proposizione XV condanna il soggettivismo razionalistico, la XVI condanna la negazione del principio Extra Ecclesiam nulla salus,
proposizione XVII condanna anche l’attenuazione dello stesso principio teologico, la XVIII condanna la negazione di tale principio teologico in relazione al protestantesimo.

 

La Chiesa condanna anche il cosiddetto latitudinarismo, cioè il pensiero secondo cui non fa differenza a quale confessione cristiana si aderisce: una posizione, questa, molto diffusa nel protestantesimo.

 

È facile immaginare che negli anni di Ratzinger, l’incapacità di una condanna esplicita dell’indifferentismo ha fatto sì che si cominciasse a parlare di «relativismo», termine filosoficamente sterilizzato dall’impeto post-conciliare, come all’altezza del 2005, quando l’allora cardinale tedesco, in procinto di divenire papa Benedetto XVI, parlò di «dittatura del relativismo».

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Video dei funerali di mons. Willamson

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È stato pubblicato ieri su YouTube il video delle esequie del vescovo Richard Nelson Williamson (1940-2025), un evento di cui Renovatio 21 ha scritto in abbondanza.   Come riportato da Renovatio 21, la cerimonia si è tenuta mercoledì 26 febbraio a Canterbury, nella contea inglese del Kent. Il vescovo ha reso l’anima a Dio lo scorso 29 gennaio.   Nel video è possibile ascoltare, in lingua inglese, l’omelia di monsignor Paul Morgan. È visibile, ad assistere il coro del clero, Don Mauro Tranquillo, sacerdote che conoscono tanti fedeli cattolici italiani (e non solo…) e pure i lettori di Renovatio 21. Si intravede ad un certo punto pure il nostro Cristiano Lugli, capello ingellato d’ordinanza, cronista dell’evento su queste stesse colonne nonché autore di un accorato, struggente articolo di ricordo del vescovo scomparso.     Riteniamo corretto condividere queste immagini con i lettori proprio nel momento in sono trasmesse da Roma le immagini dei funerali di Bergoglio. Perché, in un mondo parallelo senza Concilio Vaticano II, monsignor Williamson sarebbe stato non solo cardinale, ma forse pure un papabile.   A Dio, monsignore!  

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Immagine da YouTube  
 
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A sigillare la bara di Bergoglio hanno messo un cardinale implicato negli insabbiamenti degli scandali

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Il controverso cardinale statunitense Roger Mahony è stato scelto per aiutare a sigillare la bara di Giorgio Mario Bergoglio per il suo funerale questo fine settimana. Lo riporta LifeSite.

 

Monsignor Mahony, 89 anni, è stato arcivescovo di Los Angeles dal 1985 al 2011 ed «è ampiamente considerato uno dei peggiori ecclesiastici degli Stati Uniti degli ultimi quarant’anni» scrive il sito nordamericano. «A causa della sua copertura di abusi, l’arcidiocesi ha pagato oltre 660 milioni di dollari a più di 500 vittime nel corso del suo mandato».

 

Dopo il suo pensionamento, a Mahony era stato concesso dall’arcivescovo di Los Angeles Jose Gomez di partecipare alla conferenza sull’educazione religiosa dell’arcidiocesi nel 2019, cosa che aveva destato in molti lo scandalo.

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Il Mahony ha preso parte alla messa di insediamento del 2019 dell’ex arcivescovo di Washington, il cardinale Wilton Gregory, che era un accolito di monsignor Theodore McCarrick, l’ex arcivescovo di Washington ora deceduto accusato di crimini sessuali orrendi, in parte compendiati dal celebre dossier redatto da monsignor Carlo Maria Viganò, poi usciti, con dettagli allucinanti, sui principali giornali mondiali.

 

McCarrick è stato la prova della doppiezza di Bergoglio, che mentre riceveva segnalazioni sugli abusi sistemici lo promuoveva ad artefice dell’accordo sino-vaticano. Solo quando lo scandalo è arrivato ai giornali, con accuse che coinvolgono anche rapporti con ragazzini, che il papa procedette alla revoca di titolo di cardinale, cosa rarissima nella storia della Chiesa.

 

Membri del clero cantano «Tanti auguri a Papa Benedetto XVI» in occasione dell’81° compleanno del Papa, mercoledì 16 aprile 2008, durante la cerimonia di arrivo del Santo Padre sul prato sud della Casa Bianca. Dietro al cardinale McCarrick, il cardinale Roger Mahony di Los Angeles. Immagine CC0 via Wikimedia

 

Come riportato da Renovatio 21, McCarrick è morto senza affrontare la giustizia, perché considerato dal tribunale inadatto a sostenere un processo. Come ha scritto monsignor Viganò, gli adepti del perverso cardinale sono rimasti tutti al potere.

 

Monsignor Mahony anche partecipato alla messa di insediamento dell’arcivescovo Joe Vásquez nell’arcidiocesi di Galveston-Houston lo scorso marzo.

 

 

La notizia del coinvolgimento di Mahony nella cerimonia non è stata ben accolta dai cattolici. «Vergogna a lui per aver partecipato al rito pubblico per papa Francesco, e vergogna al Collegio dei Cardinali per avergli permesso di farlo», ha detto al New York Post Anne Barrett Doyle, co-direttrice dell’organizzazione Bishop Accountability.

 

La scrittrice Peachy Keenan ha fatto eco a questi sentimenti su X. «Boicotterò il funerale del papa perché il Vaticano ha scelto di includere il vardinale Roger Mahony da vicino nella cerimonia funebre. È personalmente responsabile dello stupro di massa di decine, forse centinaia, di bambini in California e dovrebbe scontare la pena a San Quentin, non a divertirsi a Roma. Vergogna a tutti coloro che sono coinvolti in questa farsa».

 

Nel 2013 un tribunale chiese la pubblicazione di circa 12.000 pagine relative al periodo in cui Mahony era in carica. I documenti dimostravano che Mahony aveva deliberatamente nascosto al pubblico i nomi di sacerdoti che avevano commesso reati sessuali con minori, e che aveva trasferito i responsabili dopo aver ricevuto supporto psicologico, per poi vederli ripetutamente abusare sessualmente. Gli abusi erano così gravi che monsignor Gomez commentò all’epoca: «il comportamento descritto in questi documenti è terribilmente triste e malvagio».

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Il portavoce vaticano Matteo Bruni ha affermato che Mahony è stato scelto in base alla sua anzianità cardinalizia. Tuttavia monsignor Mahony ha dichiarato ad ABC 7 News di aver comunicato spesso con Bergoglio.

 

«Ci ha incoraggiato a scrivergli», ha detto Mahony, lasciando intendere il contatto diretto. «Non so se qualcun altro l’abbia fatto, ma ho iniziato a scrivergli e lui risponde alle lettere. Ho ricevuto, non so il numero esatto, più di 30 lettere dal Papa, Papa Francesco. Lui risponde sempre».

 

I funerali di Bergoglio si stanno celebrando mentre scriviamo. Anche dietro di essi, come per tutto il papato, vi sono tante, tantissime ombre inquietanti, che mostrano la vera natura di questo tragico papato.

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Immagine di Roman Catholic Archidiocese of Boston via Flickr pubblicata su licenza CC BY-ND 2.0

 

 

 

 

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Il Vaticano chiede ai fedeli di smettere di farsi selfie col cadavere del papa. I VIP però possono farsi le foto ufficiali

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I funzionari del Vaticano hanno esortato i partecipanti al funerale ad astenersi dal scattare fotografie con la salma di Papa Francesco, esposta nella Basilica di San Pietro, sottolineando la necessità di solennità e rispetto durante il periodo di lutto.   L’appello è nato dopo la diffusione online di immagini e video che mostrano visitatori in posa vicino alla bara del defunto pontefice. Il personale vaticano ha raccomandato ai fedeli di astenersi dall’uso dei telefoni cellulari e di mantenere un clima di preghiera e riflessione.   «I visitatori sono invitati a non scattare foto», ha detto un portavoce del Vaticano al Times, sottolineando l’importanza di preservare la dignità della cerimonia.  

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Dall’inizio della cerimonia pubblica, mercoledì, circa 250.000 persone hanno sfilato davanti alla bara del Papa defunto, secondo quanto riportato da Vatican News. Per accogliere l’enorme folla, la Basilica di San Pietro è rimasta aperta tutta la notte.   Foto e video giunti a Renovatio mostrano tuttavia che San Pietro non è esattamente preso d’assalto come mostrano i media mainstream: anzi, la basilica e la piazza, nella giornata dell’altro ieri, sembrano piuttosto vuote.   Venerdì sera, la bara del papa è stata solennemente sigillata durante una cerimonia privata presieduta dal Cardinale Camerlengo Kevin Farrell. Seguendo una tradizione secolare, un telo di seta bianca è stato posto sul volto di papa Francesco e all’interno della bara è stato posto un sacchetto contenente monete e medaglie coniate durante il suo pontificato.   Come noto, Bergoglio, in un ennesimo affronto alla tradizione, ha rifiutato il tradizionale catafalco. La bara di legno è stata sigillata, recante una croce, il suo stemma e i sigilli ufficiali del Vaticano, in preparazione per il funerale previsto per sabato mattina.   La foto sopra è tratta dai canali ufficiali del presidente Lula: come sempre durante il papato di Bergoglio, il favore del popolo (che vuole, bestialmente, il selfie col morto) è solo una facciata che ricopre la comunella con l’élite, a cui invece si assicurano le foto ufficiali col cadavere.   Anche nel post-mortem, il gesuita argentino non si smentisce.

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Immagine di Lula oficial via Wikimedia pubblicata su licenza -+Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0Attribution-Share Alike 2.0
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