Spirito
«Ogni religione è una via per arrivare a Dio»: Bergoglio ammette l’indifferentismo totale, contrario alla religione cattolica
«Ogni religione è una via per arrivare a Dio» ha detto Bergoglio rivolgendosi a un incontro interreligioso di giovani a Singapore poco prima di partire per il volo di ritorno a Roma.
Una volta di più, Bergoglio ha definito la sua vera posizione, che più che di «dialogo interreligioso» o di «ecumenismo», parte apertis verbis aspirare al sincrentismo.
«Una delle cose che mi ha colpito di tutti voi qui è la vostra capacità di impegnarvi nel dialogo interreligioso, e questo è molto importante», ha detto alla folla, riunita al Catholic Junior College di Singapore. «Perché se voi cominciate a litigare, “la mia religione è più importante della tua”, “la tua non è vera”, dove ci porta questo? Dove? Qualcuno risponda! Dove?»
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«Tutte le religioni sono un cammino per arrivare a Dio. Sono di una comparazione [sic]. Sono diverse lingue, diversi idiomi per arrivare lì. Ma Dio è Dio per tutti. E come Dio è Dio per tutti. Noi siamo tutti figli di Dio.
«”Ma il mio Dio è più importante del tuo”. È vero quello [sic]. C’è un solo Dio lì. E noi… sono idiomi… cammino… lingue per arrivare a Dio»
«Qualcuno ski [sic, Bergoglio qui probabilmente voleva dire sikh, e scusate qui il giuoco di parole ndr], qualcuno musulmano, qualcuno hindi [sic, qui Bergoglio forse voleva dire induista, come traduce l’interpretere in lingua inglese, ndr], qualcuno cristiano, ma sono diversi cammini».
«Understood?» («capito?») chiede quindi Bergoglio alla sorridente ridda di fedeli di altre religioni in costume, provocando un applauso della sala.
NEW: #PopeFrancis on inter-religious dialogue:
“Every religion is a way to arrive at God. There are different languages to arrive at God but God is God for all.
But my God is more important than your god, is that true?
There is only 1 God & each of has a language to arrive at… pic.twitter.com/TMHRDjEuJ9— Michael Haynes 🇻🇦 (@MLJHaynes) September 13, 2024
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Secondo quanto riportato, Bergoglio avrebbe tralasciato un discorso preparato e parlato ampiamente a braccio.
Il gesuita ha anche dedicato del tempo a mettere in guardia dai pericoli del «bullismo» e ad esortare i giovani ad avere «coraggio» per andare avanti nel «dialogo interreligioso». Durante un dibattito con i giovani selezionati sul palco sui mali del bullismo, Francesco ha sottolineato che «andare oltre» le differenze «aiuta il dialogo interreligioso», incoraggiandoli a costruire uno «spazio sicuro» (termine usato ampiamente dall’estremismo del politicamente corretto) dove poter discutere delle loro differenze senza paura di bullismo. «Perché il dialogo è qualcosa che crea un percorso, una via», ha detto l’argentino.
Bergoglio ha chiuso l’incontro invitando tutti i presenti a «pregare gli uni per gli altri» in silenzio. Il papa non ha impartito una benedizione formale, riecheggiando le sue azioni in Indonesia, ma ha invece invocato a voce alta le benedizioni di Dio sui presenti.
«Dio vi benedica e pregate per me, ma pregate in favore, non contro» ha concluso bizzarramente il pontefice.
Parlando a un simile incontro interreligioso di giovani in Indonesia solo la scorsa settimana, Francesco aveva detto: «qui, voi appartenete a religioni diverse, ma abbiamo un solo Dio, Lui è uno solo».
La Chiesa cattolica insegna in modo coerente e chiaro che è l’unica vera Chiesa, il Corpo di Cristo (Ef 1,22), ed esercita l’incarico dato da Cristo di diffondere il Vangelo a tutte le nazioni e di portare anime nella Chiesa (Marco 16).
In passato la Chiesa chiamava il concetto sincretista espresso da Bergoglio come «indifferentismo», la dottrina secondo cui Dio guarda solo alla purezza delle intenzioni e quindi chiunque, anche fuori dalla Chiesa stessa, anche appartenendo a qualsiasi religione o pure cambiandola quante volte vuole, può servirlo. Tale concetto era stato espresso apertamente nell’opera Emilio di Jean-Jacques Rousseau (1762).
La dottrina cattolica sull’argomento è riassunta nel principio Extra Ecclesiam nulla salus («nessuna salvezza fuori dalla Chiesa»), attribuito forse in maniera apocrifa al santo e Padre della Chiesa Tascio Cecilio Cipriano (210-258), scrittore romano e vescovo di Cartagine.
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La condanna dell’indifferentismo da parte della Chiesa è lucida ed incontrovertibile.
«Veniamo ora ad un’altra sorgente trabocchevole dei mali, da cui piangiamo afflitta presentemente la Chiesa: vogliamo dire l’indifferentismo, ossia quella perversa opinione che per fraudolenta opera degl’increduli si dilatò in ogni parte, e secondo la quale si possa in qualunque professione di Fede conseguire l’eterna salvezza dell’anima se i costumi si conformano alla norma del retto e dell’onesto» scrive. Papa Gregorio XVI nell’enciclica Mirari vos (1832).
Il Sillabo di Pio IX (1854), pubblicato come appendice all’enciclica Quanta cura, condanna in maniera diretta quattro proposizioni (XV-XVIII) riferibili all’indifferentismo: la proposizione XV condanna il soggettivismo razionalistico, la XVI condanna la negazione del principio Extra Ecclesiam nulla salus,
proposizione XVII condanna anche l’attenuazione dello stesso principio teologico, la XVIII condanna la negazione di tale principio teologico in relazione al protestantesimo.
La Chiesa condanna anche il cosiddetto latitudinarismo, cioè il pensiero secondo cui non fa differenza a quale confessione cristiana si aderisce: una posizione, questa, molto diffusa nel protestantesimo.
È facile immaginare che negli anni di Ratzinger, l’incapacità di una condanna esplicita dell’indifferentismo ha fatto sì che si cominciasse a parlare di «relativismo», termine filosoficamente sterilizzato dall’impeto post-conciliare, come all’altezza del 2005, quando l’allora cardinale tedesco, in procinto di divenire papa Benedetto XVI, parlò di «dittatura del relativismo».
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