Arte
Nel gorgo. Una canzone per l’inverno
Domani, forse, ripubblicheremo un articolo su Carol of the Bells, il canto di Natale ucraino finito in America, sempre emozionante. Lo pubblichiamo ogni anno, con musica incorporata – così, per assecondare lo struggimento che la fine di dicembre chiama a sé.
Quest’anno, tuttavia, abbiamo pensato di fare ascoltare al lettore un’altra canzone, nuova per noi (appena scoperta, cioè), sempre proveniente dall’Est – dalle Russie.
Abbiamo tradotto, e posto in video stile karaoke cirillico, l’intero brano, tanto esso ci colpisce intimamente.
Il gruppo si chiama Nav’i Chary. Il pezzo si chiama Omut, che abbiano tradotto come «gorgo», ma può voler dire anche stagno, piscina, luogo acquatico. Il genere, per andare su etichette precise, dovrebbe essere witch house, o anche chill witch, o anche dream wave, minimal goth, cold synth…
Non sappiamo quante volte abbiamo ascoltato e riascoltato questi 3 minuti e 44.
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Il testo, tradotto, dice:
Primo respiro
Sott’acqua,
Non respirare
Sei con me,
Facce verdi
Nel freddo
Ci addormenteremo
Nel gorgo.
Cuori che battono
In silenzio, Nel candore
delle tue labbra.
Io annegherò
Io guarderò
Io insisterò
Io respirerò…
Il freddo ci ha uniti
Siamo ancora tra i vivi.
Lo sguardo si è spento, ti tengo
Questo è tutto quello che posso fare.
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Non abbiamo alcun diritto rispetto a questa canzone: abbiamo semplicemente voluto rendere omaggio a questo al sentimento che essa suscita, e rilanciarlo a tutti i lettori che sapranno cogliere.
Egon Schiele, l’artista viennese tanto conosciuto per i suoi disegni, scriveva anche poesie: una di esse si chiamava «Musica di annegamento». Ci pare che questa canzone, nel lucore della lingua russa, sia la concrezione di questa formula. Anche se qui l’annegamento, il gorgo, può essere tanto altro: può essere l’innamoramento, può essere la dedizione. Può essere la devozione. Può essere lo sforzo alla fine di qualcosa – alla fine di un anno. La vita oltre la stanchezza, il pericolo, la morte.
Ascoltando, riascoltando, sentiamo che questa musica ci restituisce il senso del periodo di candore e meditazione – ma è solo un’impressione nostra, amiamo questo genere musicale, amiamo il russo, amiamo la Russia, amiamo, con moderazione, gli assolutismi romantici. Amiamo, soprattutto, le voci femminili.
Non sappiamo se i lettori gradiranno. E pazienza.
Questo è tutto quello che possiamo fare.
Buon Natale, lettori. State con noi anche il prossimo anno. Nel gorgo.
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Lucerna annulla il concerto della Netrebko, Berlino la invita a cantare
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La nona di Beethoven trasformata nel canto banderista «Slava Ukraini»
La direttrice Keri-Lynn Wilson, moglie del direttore generale del Metropolitan Opera di Nuova York Peter Gelb, ha annunciato che la sua «Ukrainian Freedom Orchestra» eseguirà la famosa nona sinfonia di Beethoven, quella ispirata all’ode Inno alla gioia (An die Freude) del drammaturgo tedesco Friedrich Schiller. Lo riporta EIRN.
Tuttavia, secondo quanto si apprende, la Wilson starebbe sostituendo la parola «Freude» nel testo con «Slava». «Slava ukraini» o «Gloria all’Ucraina» era il famigerato canto delle coorti ucraine di Hitler guidate dal collaborazionista Stepan Bandera durante la Seconda Guerra Mondiale. Da allora è stato conservato come canto di segnalazione dalle successive generazioni di seguaci di Bandera, i cosiddetti «nazionalisti integrali», chiamati più semplicemente da alcuni neonazisti ucraini o ucronazisti.
A causa di quanto accaduto nella prima metà del secolo, in Germania non si può cantare «Heil!» in tedesco senza invocare «Heil Hitler!», né si può dichiarare ad alta voce «Slava!» in Ucraina senza invocare lo «Slava Ukraini» canto dei sanguinari collaboratori locali del Terzo Reich, in particolare il Bandera.
La Wilson, che si vanta delle sue origini ucraine via nonna materna e della sua comunità ucraina di Winnipeg, Canada (Paese, come è emerso scandalosamente con il caso Trudeau-Zelens’kyj, pieno di rifugiati ucronazisti), ha rilasciato ieri il suo comunicato stampa.
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«La decisione di cantare il grande testo di Schiller per la Nona Sinfonia di Beethoven in ucraino è stata per noi un’importante dichiarazione artistica e culturale più ampia» ha dichiarato il direttore. «Putin sta letteralmente cercando di mettere a tacere una nazione. Non saremo messi a tacere. Il nostro unico emendamento a Schiller è che invece di cantare “Freude” (Gioia) canteremo “Slava” (Gloria), dal grido della resistenza ucraina di fronte alla spietata aggressione russa, Slava Ukraini! (Gloria all’Ucraina!)».
Notiamo l’interessante inversione in corso presso la sinistra e l’establishment: la «resistenza», oggi, la fanno i nazisti…
«Mentre l’Ucraina continua la sua lotta a nome del mondo libero, ha bisogno più che mai del nostro sostegno e porteremo con orgoglio il nostro messaggio in tutta Europa e negli Stati Uniti» ha continuato la Wilsona, che ha eseguito per la prima volta la sua versione banderizzata di Beethoven il 9 nel dicembre 2022 a Leopoli con la sua Ukraine Freedom Orchestra.
Nel 2023, l’importante casa discografica della classica Deutsche Grammophon ha registrato l’esecuzione del suo primo tour europeo a Varsavia, e quest’anno vi sarà la pubblicazione, proprio nel bicentenario dell’opera di Beethoven. Vi sarà quindi una tournée quest’estate che toccherà Parigi, Varsavia, Londra, Nuova York e Washington.
Secondo quanto riporta EIRN, «si dice inoltre che il prossimo progetto della Wilson coinvolga la sostituzione della parola “agape”» (cioè, in greco, amore disinteressato, infinito, universale), termine contenuto nella lettera di San Paolo ai Corinzi (capitolo 13), «con «agon» o «eris» (cioè, contesa, lotta, conflitto)».
Se fosse vero, sarebbe un altro tassello del quadro che si sta dipanando dinanzi ai nostri occhi. Dalla gioia alla guerra. Da Cristo a Nietzsche.
Va così, perfino nella musica classica.
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Immagine screenshot da YouTube
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La Russia di Alessandro I e la disfatta di Napoleone, una lezione attuale
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