Connettiti con Renovato 21

Misteri

Messina Denaro, la massoneria e Roosevelt a Castelvetrano

Pubblicato

il

La faccenda era partita un po’ in sordina. I giornali, all’inizio, cominciarono con lo scrivere che il medico di Matteo Messina Denaro sarebbe massone.

 

Poi, rapidamente, hanno iniziato a saltar fuori altri «massoni nell’orbita di Messina Denaro», così li ha definiti Repubblica.

 

Infine, da giorni, è il diluvio.

 

Ecco il politico «sotto processo perché sospettato di essere tra i vertici di una loggia massonica segreta che avrebbe raggruppato il gotha di tutta la provincia» che si sarebbe vantato con un amico massone: «Quando eravamo ragazzini ci volevamo bene, poi lui ha fatto la sua strada (…) Siccome noi ci volevamo bene, capito, assai ci volevamo bene, perciò da me puoi stare tranquillo che né mi manderà nessuno, né viene nessuno. Sono in commissione antimafia, appena arrivano lettere anonime sulla massoneria le strappo».

 

«Quando si parla di logge segrete il nome di Matteo salta fuori puntuale come un orologio e non c’è collaboratore di giustizia che non abbia ribadito come uno dei capisaldi del potere e della forza del boss in questi trent’ anni di latitanza sia stata la sua vicinanza se non appartenenza a logge nascoste e con uomini che poi, guarda caso, hanno sempre entrature nei palazzi del potere siciliano» scrive La Repubblica. «Mafia e massoneria sono andati a braccetto da sempre, non è una novità. I verbali dei processi sulla vecchia mafia sono pieni di testimonianze».

 

«Diversi pentiti raccontato che alla massoneria erano affiliati Totò Riina, Michele Greco, Francesco Madonia, Stefano Bontade, Angelo Siino, Vito Cascioferro: i capi storici di Cosa Nostra».

 

Non può mancare la citazione di «Michele Sindona, il banchiere della mafia», il quale «è stato associato alla loggia Camea (…) E in queste logge agivano anche funzionari della Regione: come Salvatore Bellassai, che aveva la sua stanza proprio di fronte a quella del presidente Piersanti Mattarella. Bellassai era il capo della P2 di Gelli per la Sicilia e la Calabria. Ma queste sembrano narrazioni ormai da libri di storia della mafia» si vola altissimi. E qui è sempre il giornale fondato dal «laico» Eugenio Scalfari.

 

«Di certo c’è che Messina Denaro e le sue sentinelle sparse per la Sicilia occidentale, nel suo regno che va da Agrigento a Trapani, hanno avuto legami strettissimi con esponenti di logge massoniche segrete e non, che a loro volta hanno avuto entrature nei palazzi della politica e della burocrazia del capoluogo di regione, Palermo».

 

Quindi arriva l’intervista al giudice che per nove anni ha dato la caccia al boss. «Le indagini sulle ricerche di Matteo Messina denaro furono totalmente ostacolate. Ogni volta che si alzava il livello, ad esempio sulla massoneria, in molti […] cominciavano a non crederci più» dice a La Stampa. «Ripartimmo con enorme fatica dalla massoneria […] ma non fu facile nemmeno stavolta […] Mi ritrovai in una riunione senza nemmeno il consenso dei colleghi». Pensai che l’indagine fosse stata totalmente ostacolata, che la cattura non fosse ritenuta prevalente e che sarebbe stato impossibile ricominciare daccapo».

 

Accade però una cosa particolare: dopo la pubblicazione di questa intervista, il magistrato però scrive una lettera alla Stampa: «In riferimento all’intervista pubblicata su La Stampa di ieri, non ho mai detto che “le mie indagini furono totalmente ostacolate. Pensai non lo volessero prendere” (…) il Procuratore ed i miei colleghi, al contrario di me sul capitolo massoneria, non ritenevano più credibile il collaboratore da cui le relative indagini erano scaturite». Il giornalista ribatte: «La dottoressa sa perfettamente che le è stato inviato in visione il testo dell’intervista e che, alle 21,15, su sua richiesta telefonica di parziali modifiche al testo, le stesse sono state accolte nel corpo pubblicato (…) La vicenda del collaboratore, in relazione alle indagini sulla massoneria, è spiegata nel prosieguo dell’intervista».

 

Cominciano a venire un po’ di vertigini.

 

Del resto, ci erano già venute anni fa leggendo Il Quarto livello, libro del giudice Carlo Palermo, che la mafia cercò di bombardare. In una storia che metteva in fila Ali Agca, Gheddafi, certe famiglie reali europee, il terrorismo islamico e altro, il giudice ricordava l’immane densità massonica di Trapani, dove le logge sono in numero spropositato. «Che il boss è stato ed è capo mandamento di una città – Trapani – in cui Cosa Nostra ha costruito la sua crescita finanziaria e dove, nel tempo, si sono contate 16 logge massoniche» scrive Carlo Bonini su Repubblica.

 

«L’ambiente trapanese è da sempre permeato di rapporti fra mafia e pezzi di ambienti che io chiamo genericamente della borghesia mafiosa» dice il procuratore di Palermo sentito da Il Fatto Quotidiano. «Ma lo faccio per non dare specificazione ad elementi che invece riguardano particolari settori. Dall’imprenditoria al mondo della sanità. E certamente va considerato che la provincia di Trapani è la seconda in Sicilia, dopo quella di Messina, per presenza di logge massoniche. Tutti questi elementi ci inducono a spingere i nostri accertamenti e le nostre verifiche. È quello che contiamo di fare in queste ore».

 

Si va oltre, il Corriere della Sera arriva a parlare di «Massoneria braccio destro della mafia: il piano di Messina Denaro». «U Siccu [nome con cui veniva identificato Matteo Messina Denaro, ndr] aveva in testa un’idea grandiosa: che la mafia si pigliasse la politica. Come? Creando logge massoniche coperte “ove vengano affiliati solo personaggi di un certo rango e ove la componente violenta della mafia ne divenga il braccio armato”». Di più: «meno sangue e tanti legami occulti, fino a farsi, secondo qualche pentito, una loggia segreta tutta sua, La Sicilia».

 

Quindi: Matteo Messina Denaro massone?  Con una loggia tutta sua? Eh?

 

«Matteo ha avuto uomini fidati in tante amministrazioni, dalle questure ai Servizi. Così riusciva a sapere in tempo reale delle nostre indagini» continua il magistrato di cui sopra. «Una rete di copertura di carattere massonico lo ha protetto in tutto il mondo».

 

Insomma: in questi lunghi 30 anni di latitanza, più in quella di Provenzano, in queste decadi di grande consumo della narrazione dell’antimafia nazionale, vuoi che si siano sempre dimenticati di parlarci di questo capitolo, di questo ingrediente magico della storiaccia – cioè, la massoneria?

 

«Non è emerso alcun ruolo della massoneria in ordine alla latitanza o all’arresto di Matteo Messina Denaro» assicurava il 19 gennaio all’AdnKronos il Gran Maestro Stefano Bisi, l’uomo alla guida del Grande Oriente d’Italia. «Non risulta alcun procedimento penale avente ad oggetto la massoneria del GOI o peggio la sua vicinanza alla criminalità – dichiara il venerabile – la responsabilità del singolo, ove accertata in via definitiva, resta tale e non coinvolge l’associazione massonica di appartenenza.

 

La Sicilia è una terra di memoria infinita, un gorgo di umanità – fatto di sangue, fatto di storie – che scende giù nei secoli e nei millenni, talvolta domandando apertamente, tra segreti e tragedie, un posto centrale nell’avventura del mondo. Forse per questo, la Sicilia è piena di persone sagge, persone che ricordano con lucidità quanto accade in mezzo al mare e alla Terra…

 

Ecco che, d’un tratto, qualche amico siculo mi ricorda che Castelvetrano, la zona dove Messina Denaro viveva indisturbato, perfino attorno ad un centro studio CNR (lo disse Report), il luogo dove viveva anche il padre «Don Ciccio» Messina Denaro (che  affidò il figlioletto Matteo a Riina, perché imparasse), il luogo che tutta l’Italia ora guarda con, diciamo così, una certa perplessità (perché proprio quel paesello?), fu teatro di un vertice di rilevanza assoluta per le vicende del pianeta.

 

Il giorno dell’Immacolata, l’8 dicembre 1943 a Castelvetrano – lì – si presentò il presidente americano Franklin Delano Roosevelt. Se pensate sia uno scherzo, vi sbagliate. Se vi fa l’effetto di uno dei «corti» di Elio e le Storie Tese (rimaneggiamenti demenziali dell’audio di documentari), «Hitler in Calabria», siete fuori strada (il tedesco arrivò però quantomeno fino a Sorrento, dove scrisse nel libro dell’albergo che se avesse perso le elezioni sarebbe tornato a vivere lì…). Se ridete come se vi dicessero «Stalin a Cuggiono», «Mao Zedong a Grisignano di Zocco», «Churchill a Poggio Rusco», «Hirohito a Quarto Oggiaro», «Bokassa a Brembate», potete pure farlo – salvo poi affrontare la verità.

 

Castelvetrano, questa microcittadina che sembra al centro di tutta questa storia di mafia del 2023, esattamente 80 anni prima era teatro di un incontro con pochi precedenti.

 

Ufficialmente di passaggio dalla Tunisia (prima era stato alle conferenze del Cairo e di Teheran), il presidente Roosevelt, secondo quanto raccontato, decorava dei generali americani presso l’«aeroporto» di Castelvetrano, allora completamente nelle mani delle forze USA, conquistato, dicono le cronache, bizzarramente senza colpo ferire.

 

Considerate che non era solo: con lui c’era il vertice estremo dell’esercito USA, nomi che oggi fanno tremare i polsi. C’era il generale Patton. C’era il generale Eisenhower – un altro futuro presidente. Il comandante dell’aviazione strategica. Il comandante della terza armata.

 

 

In pratica, un concentrato di potere, politico e militare, senza precedenti. Parliamo degli uomini che hanno vinto per il blocco occidentale la Seconda Guerra Mondiale. Se i tedeschi avessero potuto avere un drone di quelli che la CIA ha usato in Afghanistan, avrebbero potuto operare quello che ora si chiama un decapitation strike: un colpo ai vertici tale di mettere fine alla guerra.

 

Gli storici oggi parlano apertis verbis di una possibile «operazione coperta». L’incontro serviva per capire, dicono, cosa ne avrebbero fatto dalla Sicilia. Forse, qualcuno osa, fu programmato lì il «separatismo» à la Salvatore Giuliano, quello per cui la Trinacria doveva divenire un nuovo Stato USA.

 

Anche in queste ricostruzioni manca, ovviamente, l’ingrediente magico – cioè esoterico, cioè, avete capito, insomma, il grembiuletto.

 

Franklin Delano Roosevelt «fu iniziato in massoneria nella Holland Lodge No. 8, di New York City il 10 ottobre 1911, divenne Compagno il 14 novembre 1911 e Maestro il 28 novembre 1911 ed il 28 febbraio 1929 fu iniziato al 32º grado di rito scozzese antico ed accettato l’Albany Concistory di New York. Fu membro della Holland Lodge n. 8 di New York fino al marzo 1935, come il presidente Theodore Roosevelt e il suo futuro vice Harry Truman. Fu membro onorario della Architect Lodge No. 519 di New York e Gran Maestro onorario della Georgia. Nel 1934 divenne pure Gran Maestro onorario dell’Ordine De Molay». Mica è un segreto: lo scrive Wikipedia, pure nella versione italiana. Che continua aggiungendo cose interessanti.

 

«Fra i suoi consiglieri, ebbe rapporti con l’economista britannico John Maynard Keynes, fautore del deficit spending (come l’alta finanza di quel tempo), frequentatore di vari membri della Fabian Society, detentore e studioso degli scritti alchemici ed esoterico-magici di Isaac Newton, che a sua volta fondò il nuovo corso spirituale della massoneria moderna, rispetto alla muratoria medioevale». Insomma, dentro tutto. Non manca niente.

 

Roosevelt, poliomelitico, morì senza vedere la fine della guerra che aveva voluto. Gli successe un altro massone, Truman, al quale si deve il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki. Come noto, c’è la coincidenza che quest’ultima era una città giapponese quasi interamente cattolica. Ma stiamo divagando.

 

Non è un segreto che lo sbarco alleato venne in Sicilia proprio per i motivi che per anni si sono sussurrati pudicamente: la voce è che come arrivarono gli americani, furono accolti dai canti dei locali «viva l’America, viva la mafia!». Lucky Luciano, l’architetto del sistema dei clan della mafia di Nuova York, era assunto dalla Marina USA come «traduttore». La posta in gioco per la mafia italoamericana (allora ancora gonfia dei proventi diversificati del proibizionismo) era non da poco: il ritorno di Cosa Nostra in Sicilia, dove era stata estirpata dalla repressione sanguinosa degli uomini di Mussolini.

 

La realtà è che non solo la Marina pescò da Luciano e dai suoi simili. È certa l’implicazione dell’OSS, il servizio segreto esterno USA antesignano della CIA. L’uomo che con ogni probabilità ha intessuto il collegamento profondo fu James Jesus Angleton, che in seguito verrà riconosciuto come la «madre» della CIA (il padre era Allen Dulles).

 

Angleton era cresciuto a Milano, dove si era trasferita la famiglia per il lavoro del padre. Era quindi italofono. Era, inoltre, poeta: ammirava immensamente Ezra Pound, cui scriveva lettere piene di passione letteraria, mentre, dopo la guerra, lo teneva al gabbio. Angleton era, si dice, intimo di Montini. Ha gestito con ogni probabilità il ponte mafioso sulla Sicilia (ripetendosi, pochi anni dopo, con Cuba, alleandosi con i picciotti per far fuori Fidel Castro) e pure, con ogni probabilità, il referendum Repubblica o Monarchia. Qualcuno può immaginare che ci sia lui dietro alla creazione del partito che governò il Paese «liberato» nei suoi decenni di «sovranità limitata»: la DC. Il teorico del democristianismo, il francese Jacques Maritain, le cui idee venivano fatte circolare con forza nei circoli cattolici antifascisti, era stato per anni in America, ospite di quelle università americane da cui veniva Angleton e tutti i suoi colleghi cooptati nell’OSS, università che, mi diceva Gianni Collu, «erano presidi della massoneria».

 

James Jesus Angleton, insomma, è un vero padre della patria – un uomo mitico, a cui, nel bene e nel male, dobbiamo la forma attuale dell’Italia Repubblicana, al quale tuttavia nessuno ha mai pensato di dedicare una via o una piazza. Se vi interessa la sua figura, potete intuirne parzialmente la portata guardandovi il capolavoro di Robert DeNiro The Good Shepherd, o la rara miniserie The Company.

 

E quindi, vuoi che la Sicilia abbia giocato questo ruolo oscuro e fondamentale nella storia del Nuovo Ordine Mondiale?

 

Vuoi che Castelvetrano abbia in qualche modo avuto un ruolo nell’incontro di queste forze occulte che hanno plasmato la storia ben oltre l’isola, la penisola, l’Europa?

 

È un caso che, quando si parli di mafia, di reti internazionali, di poteri inspiegabili, si rifinisca in quello stesso paesino brullo di neanche trentamila abitanti?

 

Capite bene che non ho le risposte. Tuttavia, qualche idea, più generale, la ho da tanto tempo.

 

Parlare del rapporto tra mafia e massoneria significherebbe tirare via il velo sul legame tra massoneria e Italia, nel suo senso storico: non ve lo dicono alla scuola dell’obbligo, ma la massoneria ha di fatto creato l’Italia unitaria, il «Risorgimento» è interamente roba loro, Garibaldi e Mazzini e tutti gli altri «patrioti» erano grembiulisti di importanza mondiale, invasati dell’odium immortale massonico contro il cattolicesimo e il suo impero, quello degli Asburgo.

 

Questo sarebbe ancora poco: perché parlare della massoneria potrebbe mostrare quanto essa, nei secoli, sia penetrata e incistata nelle nostre istituzioni, lo scandalo P2, quando si scoprì che una loggia massonica univa generali, politici, imprenditori, direttori di giornali, attori comici, nobili, banchieri, personaggi TV sotto la guida di un tale Licio Gelli che vendeva materassi e simultaneamente gestiva trame nel Sudamerica dei colpi di Stato, potrebbe darvi un esempio: ma i tempi sono cambiati, e i giornalisti che ne parlavano, all’epoca, erano detti bonariamente «pistaroli», mentre oggi a scrivere cose terra-terra come quanto riportato sopra si è solo sporchi, ridicoli «complottisti».

 

Se si parlasse davvero della massoneria, diverrebbe inevitabile, credo, che politica e magistratura arrivino a chiedere le liste degli iscritti: voglio dire, hanno il listone dei non vaccinati, lo hanno chiesto negli anni (a certi gruppi giochi per bambini) e ottenuto definitivamente poco fa, e perché non dovrebbe essere possibile sapere chi è iscritto a quell’associazione?

 

Perché alcune associazioni di persone possono essere libere di tenere segreti i nomi degli associati e altre – come la mafia – hanno invece organi dello Stato  preposti alla loro repressione? Scherziamo, ma abbiamo in mente la faccenda della Yakuza in Giappone, che non può essere sciolta perché il Paese ha ferree leggi sulla totale libertà di associazione, da cui l’esistenza di fanzine e rivistine che celebrano i mafiosi (noi invece dobbiamo accontentarci di romanzi e serie che giurano di non voler glorificarne le gesta, ma poi sui risultati nel pubblico non ci esprimiamo).

 

Era l’obiettivo di Rosy Bindi, si disse: «Basta segreti, fuori i nomi», era il succo della richiesta della Commissione antimafia presieduta dall’onorevole piddina. Nel 2017 la Guardia di Finanza perquisì la sede del Grande Oriente d’Italia su mandato della Commissione parlamentare, che già cominciava anche a trattare di incroci con la ‘Ndrangheta (che, ora, è infinitamente più potente della mafia sicula, almeno economicamente).

 

Elenchi o no, non ci pare sia cambiato nulla.

 

Parlare della massoneria, non si può. Perché significherebbe, come può magari intuire il lettore che ci ha seguito fin qui, far saltare la sua intera percezione storica.

 

Qualcuno potrebbe cominciare a pensare che la Storia non è frutto di un progresso cieco, ma è costruita secondo linee umane precise, secondo progetti – la Storia è il prodotto della volontà, umana e forse non solo umana.

 

E quindi, eccoti che ti ritrovi a pensare che sì, la Storia è la storia della lotta tra il Bene e il Male, tra squadre opposte di attori morali, tra chi lotta per la Vita e il suo Dio e chi invece lotta per la Morte e la sua Cultura – servendo, più o meno consapevolmente, un signore che non è il Dio dei cristiani, ma il signore della Terra, il principe di questo mondo.

 

Gratti il racconto di Castelvetrano, e ti ci ritrovi l’abisso della Storia e della condizione umana.

 

I disgraziati che compilano e seguono Renovatio 21 ci sono abituati. Possono riderci dietro, certo come se raccontassimo che, prima di Messina Denaro, a Castelvetrano ci era passato Roosevelt.

 

A noi che interessa? Nulla. Perché, da veri credenti, sappiamo cosa è accaduto, e cosa sta accadendo – e il nostro ruolo in questo disegno, il suo costo esiziale, e la bellezza eroica di tutta questa battaglia.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

Misteri

Il disastro di Baltimora come «evento cigno nero»

Pubblicato

il

Da

Si assiste increduli alla portata del disastro del ponte di Baltimora, l’accesso ad uno dei porti più trafficati degli Stati Uniti.

 

La nave portacontainer Dali, battente bandiera singaporiana ma operata dal colosso norvegese Maersk. ha colpito il Francis Scott Key Bridge a Baltimora, facendo crollare in acqua quasi l’intera struttura stradale.

 

«La nave ha informato il Dipartimento dei trasporti dell’MD (MDOT) di aver perso il controllo della nave e che era possibile una collisione con il ponte», riporta l’emittente TABC citando la Cybersecurity and Infrastructure Security Agency degli Stati Uniti, aggiungendo: «la nave ha colpito il ponte causando un collasso completo».

Sostieni Renovatio 21

Le immagini sono impressionanti. È un grande disastro collettivo, con distruzione massiva di infrastrutture, come visto l’11 settembre 2001.

 

 

 

 

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Kevin Cartwright, direttore delle comunicazioni dei vigili del fuoco della città di Baltimora, ha detto a Fox Baltimore che almeno 20 persone e diversi veicoli erano caduti nel fiume.

 

Oltre agli automobilisti caduti in acqua e dati per dispersi, si teme che il disastro possa avviare «uno sconvolgimento economico lungo la costa orientale degli Stati Uniti», scrive Bloomberg. «Nei giorni a venire si porranno domande difficili sugli effetti sulle imprese, sui pendolari, sui vacanzieri e sull’economia dell’intera regione».

 

La questione attuale ruota attorno a un’interruzione emergente nelle catene di approvvigionamento del Medio Atlantico. Il principale porto della costa orientale è ora paralizzato a causa del ponte distrutto che blocca l’unica corsia di navigazione in entrata e in uscita dal porto.

 

«Il porto di Baltimora – il più grande centro di movimentazione delle importazioni ed esportazioni statunitensi di automobili e autocarri leggeri – sembra essere fuori servizio a tempo indeterminato. Il conseguente collo di bottiglia potrebbe accelerare lo spostamento delle merci attraverso i porti della costa occidentale» continua la testata economica di Nuova York. «Un’altra domanda cruciale: quali altri porti hanno capacità inutilizzata per gestire le navi che trasportano automobili se Baltimora rimane chiusa per un periodo prolungato».

 

Bloomberg riferisce che la catena di fornitura automobilistica statunitense sarà interrotta. I dati mostrano che Mazda Motor e Mercedes Benz, Subaru of America, Mitsubishi Motors of North America e Volkswagen Group hanno la maggiore esposizione al porto.

 

Ulteriori questioni riguardano temi specifici, che ora divengono interessanti ed inquietanti, come quello del trasporto su strada del materiale pericoloso, che avveniva solo via ponte, perché non consentiti nella rotta alternativa che è via tunnel.

 

Ma cosa è accaduto davvero?

 

Un rapporto non classificato del DHS National Operations Center afferma che la nave portacontainer «ha perso la propulsione» prima di speronare il Francis Scott Key Bridge.

 

Su internet circolano analisi video che mostrano le luci della nave spegnersi poco prima dell’impatto. Altri video si avventurano in ipotesi fantasiose su cariche di esplosivo che sarebbero scattate lungo le giunture del ponte.

 

 

Aiuta Renovatio 21

Molti osservatori in rete hanno notato l’inadeguatezza delle apparizioni del sindaco della città e del governatore del Maryland davanti alla situazione. L’ultimo accenna perfino a sorrisi mentre parla alla stampa dell’immane catastrofe.

 

 

 

Nel frattempo, la Casa Bianca e le agenzie governative federali si sono affrettate a dichiarare che non si è trattato di un attacco terroristico.

 

In rete in molti parlano di un possibile attacco cibernetico come causa del disastro. Tra queste voci, quella della giornalista ex inviata di guerra Lara Logan.

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Come riportato da Renovatio 21, una scena con una nave hackerata che si arenava su una spiaggia della Costa Occidentale degli Stati Uniti era presente nello strano film Netflix Leave the World Behind, prodotto dai coniugi Obama, che qualcuno ha definito come un esercizio di predictive programming, cioè di rivelazione tramite film e romanzi dello scenario che il potere vuole concretizzare.

 

 

Il discorso più tetro lo ha fatto tuttavia il generale Michael Flynn, consigliere di Trump finito poi nelle pastoie di una persecuzione giudiziaria. Il Flynn negli scorsi giorni aveva parlato della possibilità di un «Black Swan Event» («evento cigno nero») in questi mesi prima delle cruciali presidenziali 2024. Il disastro di Baltimora, con le sue conseguenze economiche a breve, medio, lungo termine potrebbe rientrare nella categoria.

 

 

«Possiamo togliere dal tavolo l’idea che questo sia stato un attacco terroristico… e non possiamo assolutamente farlo», ha detto Flynn ad Alex Jones di Infowars in una intervista a caldo.

Sostieni Renovatio 21

In rete circola uno screenshot in cui la società di collocamento marittimo mostrerebbe che il capitano della nave portacontainer è ucraino. Utenti Twittter hanno rilanciato post in cui ipotetici utenti ucraini farebbero ironie sul crollo del ponte americano, lamentando il mancato arrivo dagli USA di armi con cui tirare giù il ponte di Crimea.

 

 

Siamo decisamente davanti ad un nuovo grande mistero della storia americana recente.

 

Tuttavia, ci sentiamo di dire, si tratta di un mistero che sembra già visto.

 

La nebbia che ora seguirà è il risultato di 23 anni in cui la versione ufficiale del disastro dell’11 settembre non si è spostata di un millimetro: era l’evento «cigno nero» di inizio millennio, il black swan che ha cambiato il mondo, con guerre internazionali e milioni di morti, e una catena di sangue e caos che ancora oggi non si è esaurita.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine screenshot da YouTube

 

 

 

Continua a leggere

Militaria

Rapporto della Difesa USA propone ancora la retroingegneria UFO

Pubblicato

il

Da

Un nuovo rapporto mostra che al Dipartimento della Difesa americano (DOD) è stato chiesto di prendere in considerazione l’ipotesi di indagare sulla questione della retroingegneria aliena.   Uno studio condotto dall’All-domain Anomaly Risoluzione Office (AARO) del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, riportato per la prima volta da Politico, ha esaminato i fenomeni anomali non identificati (UAP), comunemente indicati come UFO, dal 1945 ad oggi. Lo studio è stato pubblicato la scorsa settimana.   Come già riportato da Renovatio 21, il rapporto sostiene che non si è trovata nessuna prova che alcuna indagine o ricerca sponsorizzata dal mondo accademico o comitato di revisione ufficiale abbia confermato che qualsiasi avvistamento di un UAP rappresentasse una tecnologia extraterrestre.   Secondo il rapporto, questi presunti velivoli alieni potrebbero essere considerati «oggetti e fenomeni ordinari e il risultato di un’errata identificazione».

Sostieni Renovatio 21

Sebbene il rapporto abbia ampiamente sfatato gli avvistamenti di UAP, ha scoperto che un programma intitolato «Kona Blue» è stato proposto al Dipartimento per la Sicurezza Nazionale (DHS) negli anni 2010, che avrebbe esaminato i vantaggi della retroingegneria di velivoli extraterrestri recuperati. Secondo il rapporto, la proposta sarebbe stata respinta dal DHS «per mancanza di merito» perché non è stata recuperata alcuna imbarcazione.   «È fondamentale notare che non è mai stato raccolto alcun velivolo o corpo extraterrestre, questo materiale è stato presunto esistente solo dai sostenitori di Kona Blue e dai suoi attesi esecutori a contratto», afferma il rapporto. Kona Blue è stata desecretato per la prima volta nel rapporto AARO.   Secondo il direttore ad interim dell’AARO, Tim Phillips, il programma non è mai stato approvato perché nessun dipartimento «possedeva materiale o informazioni». Il Phillips in seguito attribuì gli avvistamenti a false rappresentazioni della cultura popolare e a programmi militari classificati.   «Queste sono persone razionali che fanno osservazioni e si riferiscono solo a ciò che sanno», ha detto Phillips. «Siamo riusciti a tornare dai proprietari del programma in quell’intervallo e chiedere, “a proposito, cosa abbiamo volato durante questa settimana?” Mio Dio, anch’io avrei pensato che sarebbe stato un UAP quando ne ho visto la foto”».   Il rapporto contraddice gran parte di ciò che David Grusch, un ex ufficiale dell’Intelligence USA diventato «gola profonda» della questione UFO, ha affermato nel 2023 discutendo di ciò che il governo degli Stati Uniti sapeva sulla tecnologia extraterrestre.   Ha affermato che fazioni segrete all’interno del governo degli Stati Uniti possedevano navi e corpi alieni. Grusch, che è stato apertamente critico nei confronti di AARO, ha parlato dell’UAP Disclosure Act, una legislazione allo studio del Congresso che potrebbe consentire una maggiore trasparenza riguardo a ciò che il governo sa sugli UAP.   Secondo Grusch, la legislazione è stata modellata sul modello dell’Assassination Records Collection Act del 1992, che ordinò alla National Archives and Records Administration (NARA) di istituire l’Assassination Records Review Board per raccogliere tutti i documenti relativi all’omicidio del presidente John Fitzgeraldo Kennedy.   Sebbene il consiglio non abbia mai soddisfatto le aspettative di coloro che mettevano in dubbio la versione ufficiale, il Grusch ha affermato che questo disegno di legge aveva più «denti» per «forzare la questione».   Nel novembre 2023, i rappresentanti repubblicani Tim Burchett, Anna Paulina Luna, Matt Gaetz , e i democratici Jared Moskowitz e Andy Ogles  hanno tenuto una conferenza stampa in cui hanno criticato con veemenza lo stallo della legislazione. Alcuni hanno sottolineato i loro problemi con la legislazione stessa, che consente di rendere pubblica la raccolta dei record UAP 25 anni dopo la data di creazione del record, a meno che il presidente non ritenga tale divulgazione una minaccia alla sicurezza nazionale.   Più recentemente, un rapporto non classificato dell’ispettore generale del Pentagono ha affermato che il DOD non aveva un «approccio coordinato» per indagare sulla questione UAP. A causa di questa mancanza di coordinamento, il rapporto afferma di lasciare gli Stati Uniti esposti a minacce militari esterne, che compromettono la sicurezza nazionale.   Ci sono state molteplici testimonianze di funzionari governativi che affermano che i velivoli UAP recuperati sono stati sottoposti a ingegneria inversa per il progresso tecnologico.   Nel 1997, il controverso tenente colonnello Philip Corso fece un’affermazione sorprendente nel suo libro di memorie Il giorno dopo Roswell, dove affermava che durante il suo mandato come membro del Consiglio di sicurezza nazionale del presidente Dwight D. Eisenhower e come capo dell’ufficio tecnologico straniero presso il dipartimento di ricerca e sviluppo dell’esercito americano, ha guidato il progetto di ingegneria inversa aliena dell’esercito.   Tale progetto presumibilmente utilizzava la tecnologia recuperata dall’incidente di Roswell del 1947 e diffondeva le informazioni alle principali società private americane . Utilizzando le informazioni fornite, queste aziende hanno prodotto «laser, circuiti integrati, reti in fibra ottica, dispositivi a fascio di particelle accelerato e persino il materiale Kevlar in giubbotti antiproiettile», scrive il colonnello Corso.   L’incidente di Roswell fu inizialmente segnalato come un disco volante recuperato confermato dalle forze aeree dell’esercito americano prima che la storia venisse rapidamente ritrattata e segnalata come un pallone meteorologico caduto.

Aiuta Renovatio 21

Come riportato da Renovatio 21, il recente rapporto che nega le prove di vita extraterrestre in realtà rivela anche la costruzione di sistemi sensoristici chiamati «Gremlin» per il rilevamento degli UFO.   A novembre alcuni giornali come il Daily Mail, dicendo di avere fonti anonime, avevano scritto che la CIA sarebbe riuscita a recuperare almeno nove veicoli potenzialmente alieni, due dei quali «completamente intatti».   Il tema degli UFO sta scaldando molti animi a Washington in questi ultimi anni, con vari senatori americani che parlano apertis verbis della loro possibile minaccia agli interessi militari americani. «Ci sono cose che volano sopra installazioni militari, e nessuno sa cosa sia e non sono nostre», ha dichiarato il senatore repubblicano Marco Rubio.   Il tema della retroingegneria aliena era già stato toccato altre volte, con discrezione, dalla politica americana.   Come riportato da Renovatio 21, nel 2021 al Congresso USA era stato presentato un disegno di legge sulla Difesa che per finanziare il reverse engineering della tecnologia UFO.   Lo scorso autunno lo Sean Kirkpatrick, il responsabile degli UFO presso il Pentagono (o per lo meno, quello che apparentemente fa questo mestiere), arrivato al termine del suo incarico ha fatto un bilancio della sua attività e dichiarato possibile l’esistenza della vita extraterrestre.   In questi anni è emerso anche che vi sarebbe una piccola guerra civile in corso tra i funzionari del governo su quanta parte delle loro informazioni sugli UFO dovrebbero consegnare al Congresso e al pubblico, una presunta piccola «società segreta» di potenti custodi di materiale classificato interna al Pentagono che rifiuterebbe di divulgare qualsiasi informazione a riguardo.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
 
Continua a leggere

Misteri

Il Pentagono nega l’esistenza della vita extraterrestre, ma spunta per gli UFO il sistema di sensori «Gremlin»

Pubblicato

il

Da

Uno studio del Pentagono pubblicato venerdì che ha esaminato gli avvistamenti di UFO nel corso di quasi il secolo scorso non ha trovato prove di alieni o intelligenze extraterrestri, una conclusione coerente con gli sforzi passati del governo degli Stati Uniti per valutare l’accuratezza delle affermazioni che hanno attirato l’attenzione del pubblico per decenni.

 

Lo studio dell’All-Domain Anomaly Risoluzione Office (AARO) del Dipartimento della Difesa ha analizzato le indagini del governo degli Stati Uniti dal 1945 sugli avvistamenti segnalati di fenomeni anomali non identificati, più popolarmente conosciuti come UFO. Non è stata trovata alcuna prova che qualcuno di essi fosse segno di vita aliena, o che il governo degli Stati Uniti e le società private avessero effettuato l’ingegneria inversa della tecnologia extraterrestre e la stessero nascondendo.

 

L’AARO del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti sta lavorando su nuovi kit di rilevamento portatili che presumibilmente aiuteranno a indagare in modo più approfondito le segnalazioni di fenomeni anomali non identificati (o UAP in breve, come vengono spesso definiti gli UFO al giorno d’oggi) e avvistamenti, secondo i media statunitensi.

Sostieni Renovatio 21

Questi cosiddetti sensori «Sistema Gremlin» sono in fase di test in un sito in Texas, per essere infine implementati nelle aree in cui sono stati segnalati numerosi avvistamenti UAP.

 

«Se disponiamo di un sito di sicurezza nazionale e vengono segnalati oggetti che si muovono all’interno di uno spazio aereo limitato, o all’interno di un raggio marittimo, o in prossimità di una delle nostre astronavi, dobbiamo capire di cosa si tratta. Ed ecco perché stiamo sviluppando una capacità di sensore che possiamo implementare in risposta alle segnalazioni», ha detto ai giornalisti il ​​capo ad interim dell’AARO Tim Phillips all’inizio di questa settimana.

 

Secondo lui, «devono davvero fare una sorveglianza iperspettrale per cercare di catturare questi incidenti» poiché la firma UAP «non è chiaramente definita».
Ironicamente, un rapporto AARO pubblicato venerdì sostiene che nessuno degli avvistamenti UAP riportati fino ad oggi ha prodotto prove di tecnologia extraterrestre.

 

Il rapporto afferma inoltre che «tutti gli sforzi investigativi, a tutti i livelli di classificazione, hanno concluso che la maggior parte degli avvistamenti erano oggetti e fenomeni ordinari e il risultato di un’errata identificazione», e ha sottolineato l’assenza di «prove empiriche per le affermazioni secondo cui il governo americano e le società private hanno decodificato la tecnologia extraterrestre».

 

Come riportato da Renovatio 21un militare americano ha rivelato la scorsa primavera l’esistenza di un programma di recupero di relitti UFO da parte delle autorità di Washington. È altresì vero che due anni fa il Congresso USA doveva approvare un disegno di legge per il finanziamento della retroingegneria di tecnologia aliena.

 

Un programma non dissimile era stato istituito dall’Italia fascista con il nome di Gabinetto RS/33, guidato, secondo rivelazioni uscite una ventina di anni fa, dall’inventore della radio Guglielmo Marconi.

 

Il termine «Gremlin» corrisponde ad una creatura del folclore del XX secolo, originariamente introdotta per spiegare i malfunzionamenti negli aerei e successivamente in altri macchinari, processi e i loro operatori. Le raffigurazioni di questi esseri variano ampiamente. Storie su di loro e riferimenti ad essi come cause di problemi tecnici e mentali particolarmente inspiegabili dei piloti furono particolarmente popolari durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Aiuta Renovatio 21

L’uso del termine nel senso di una creatura dispettosa che sabota gli aerei è apparso per la prima volta nello slang della Royal Air Force (RAF) tra i piloti britannici di stanza a Malta, nel Medio Oriente e in India negli anni ’20, con la prima testimonianza stampata in una poesia pubblicata nella rivista Airplane in Malta il 10 aprile 1929.  Fonti successive hanno talvolta affermato che il concetto risalirebbe alla Prima Guerra Mondiale, ma non ve ne sono testimonianze scritte di ciò. Ci sono tuttavia prove di precedenti riferimenti della RAF negli anni ’20 a una persona umile e servile, in altre parole un ufficiale di basso rango o un uomo arruolato gravato di incarichi oppressivi.

 

Sebbene la loro origine si trovi nei miti tra gli aviatori che affermavano che i Gremlin erano responsabili del sabotaggio degli aerei, il folclorista John W. Hazen afferma che alcune persone fanno derivare il nome dalla parola inglese antico gremian, «vessare», mentre Carol Rose, nel suo libro Spirits, Fairies, Leprechauns, and Goblins: An Encyclopedia, attribuisce il nome a una combinazione alla parola Grimm (dai celebri fratelli scrittori di favole) e la birra Fremlin. L’enciclopedia online riporta plausibile l’idea che il termine sia una miscela della parola «goblin» (minuta e grottesca creatura umanoide del folclore europeo) e della Fremlin, che era la birra più comunente disponibile al personale della RAF negli anni ’20. Altri ancora fanno risalire la parola a Kremlin, cioè Cremlino, ma non vi sono prove di questa derivazione.

 

I Gremlin trovarono popolarità mondiale con la geniale commedia horror di Joe Dante del 1984.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21



 

Continua a leggere

Più popolari