Sorveglianza
Macron lancia l’ID digitale: credito sociale in arrivo anche in Francia
A nemmeno una settimana dalla rielezione del presidente francese Emmanuel Macron, Macron ha firmato un decreto per il «Servizio di Identità Digitale Garantita» (SGIN).
La spinta per il decreto dell’ID digitale è arrivata il 26 aprile, a meno di 48 ore dalla vittoria elettorale su Marine Le Pen. Nel momento in cui il giovane presidente è stato oggetto di un lancio di pomodori pochi giorni fa, il decreto per il controllo digitale della popolazione era già imbastito.
SGIN è un progetto del governo francese per creare un’app mobile che consentirà ai cittadini francesi di accedere digitalmente alla propria carta d’identità.
Il progetto mira a rendere la Francia “conforme” al pacchetto di Identità Digitale Europea della Commissione Europea.
Sebbene il testo del decreto specifichi che l’uso dell’ID digitale «è completamente lasciato alla libera scelta degli utenti», alcuni politici lo vedono come uno strumento per inaugurare un sistema di credito sociale simile a quello cinese in Francia. «Subito dopo le elezioni, il governo ha annunciato il lancio di una ‘app di identificazione digitale’! L’obiettivo: introdurre un sistema di credito sociale di tipo cinese. Una società di controllo e sorveglianza» ha scritto su Twitter Floria Philippot del partito nazionalista Les Patriotes.
Come riportato da Renovatio 21, l’avvento di sistemi di identificazione digitale dei cittadini sta avvenendo ad ogni latitudine. Il fine è, senza dubbio alcuno, la creazione di un Control Grid, una griglia di controllo sulla totalità della vita delle persone.
In Italia è stato lanciato a Bologna con lo «Smart Citizen Wallet» che premia i cittadini virtuosi tracciandone e computandone determinate azioni. Lo stesso sistema è partito sperimentalmente anche a Roma.
Abbiamo visto come la tendenza sia cavalcata anche in Canada dall’associazione delle banche in combutta con il governo di Ottawa. Come abbiamo visto, nel video di illustrazione del progetto di implementazione dell’ID digitale il World Economic Forum di Davos è citato apertamente.
Abbiamo poi l’esempio più succoso, quello dell’Ucraina, che poco prima della guerra aveva lanciato, con tanto di evento à la Steve Jobs condotto da Zelens’kyj, una app in grado di gestire l’identità del cittadino in rete e per i servizi erogati dallo Stato. Inoltre l’applicazione – chiamata Diia – consentiva di ricevere danaro, ad esempio un premio da 30 euro per la vaccinazione COVID.
Controllo economico, politico, biologico: le app sono solo l’inizio. Sappiamo tutti cosa viene dopo.
Sorveglianza
Il nuovo presidente della Bolivia vuole la blockchain per combattere la corruzione
Il presidente eletto della Bolivia, Rodrigo Paz, punta a combattere la corruzione nel governo boliviano attraverso la tecnologia blockchain.
Paz ha sconfitto il rivale Jorge Quiroga con il 54,5% dei voti contro il 45,5% e assumerà la carica l’8 novembre. Con un messaggio centrista e favorevole al mercato, Paz ha vinto il ballottaggio di domenica, ereditando un’economia provata dalla carenza di carburante e dalla limitata disponibilità di dollari statunitensi, come riportato dall’AP. Per gli esperti del settore delle criptovalute, il programma di governo di Paz include due proposte specifiche legate alle risorse digitali e alla blockchain.
La prima proposta prevede l’uso della blockchain e degli smart contract negli appalti pubblici. Il programma ufficiale del Partido Demócrata Cristiano de Bolivia per il 2025 promette l’adozione di tecnologie blockchain e contratti intelligenti per eliminare la discrezionalità negli acquisti statali, con l’obiettivo di ridurre la corruzione automatizzando alcuni processi contrattuali.
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La seconda iniziativa consente ai cittadini di dichiarare le criptovalute in un nuovo fondo di stabilizzazione valutaria, sostenuto da un programma di regolarizzazione delle attività che include esplicitamente le criptovalute. Secondo il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, tali fondi servono a stabilizzare la valuta e a coprire importazioni essenziali in caso di scarsità di dollari. L’inclusione delle criptovalute permette al governo di tassarle o convertirle rapidamente in valuta forte, senza detenere token volatili.
Paz adotta un approccio pragmatico alle criptovalute, senza essere un sostenitore estremo del Bitcoin. La sua piattaforma considera la blockchain uno strumento anticorruzione e le criptovalute dichiarate come parte di un’iniziativa una tantum per capitalizzare un fondo di stabilizzazione valutaria. Non ci sono indicazioni di politiche per adottare il Bitcoin a livello nazionale, conservarlo nelle riserve o legalizzarne l’uso al dettaglio.
A giugno 2024, la Banca Centrale della Bolivia ha revocato il divieto sulle transazioni in criptovalute, autorizzando canali elettronici regolamentati e segnalando una modernizzazione dei pagamenti, scrive Cointelegraph. Nei mesi successivi, il volume medio mensile di scambi di asset digitali è raddoppiato rispetto alla media dei 18 mesi precedenti, secondo la banca.
Il cambiamento si è riflesso nell’economia reale. A ottobre 2024, Banco Bisa ha introdotto la custodia di USDT per le istituzioni, un primato tra le banche boliviane. A marzo, la compagnia petrolifera statale YPFB ha esplorato l’uso di criptovalute per le importazioni di energia, in un contesto di carenza di dollari. A settembre, i distributori locali di marchi automobilistici come Toyota, Yamaha e BYD hanno iniziato ad accettare USDT, segno di una crescente sperimentazione tra i commercianti.
Il 31 luglio, la banca centrale ha firmato un memorandum con El Salvador, definendo le criptovalute un’«alternativa valida e affidabile» alla valuta fiat e impegnandosi a collaborare su strumenti politici e di intelligence per modernizzare i pagamenti e promuovere l’inclusione finanziaria.
La banca ha riportato che i volumi mensili di scambio di criptovalute hanno raggiunto i 46,8 milioni di dollari al mese, con un totale di 294 milioni di dollari da inizio anno al 30 giugno.
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Immagine di Parallelepiped09 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Intelligenza Artificiale
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Sorveglianza
Perfino le aziende legate alla CIA Palantir e Signal lamentano la spinta alla sorveglianza nell’UE
Due importanti società tecnologiche statunitensi, Palantir Technologies e Signal Foundation, hanno espresso preoccupazione per l’aumento della sorveglianza statale e per i controversi progetti di controllo digitale che stanno emergendo in Europa.
Palantir, azienda tecnologica nota per la sua lunga collaborazione con la CIA, uno dei suoi principali clienti e primi investitori, non parteciperà a gare per contratti legati all’ID digitale, ha dichiarato Louis Mosley, responsabile dell’azienda in Gran Bretagna.
«Palantir ha sempre seguito una politica di supporto ai governi democraticamente eletti nell’attuazione delle loro politiche, anche quando si tratta di misure molto controverse», ha detto giovedì a Times Radio. «L’identità digitale non è stata sottoposta al vaglio delle ultime elezioni, non era nel programma elettorale. Non ha ricevuto un chiaro e forte sostegno pubblico alle urne, quindi non è un progetto per noi».
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A fine settembre, il primo ministro britannico Keir Starmer ha presentato il piano per l’ID digitale, promuovendolo come uno strumento per «contrastare il lavoro nero e semplificare l’accesso ai servizi pubblici essenziali per la maggior parte delle persone». I critici, tuttavia, lo hanno definito un passo verso una sorveglianza diffusa e un controllo digitale.
Nel frattempo, Signal – servizio di messaggistica criptata con legami meno evidenti con la CIA 0 avendo ricevuto finanziamenti da Radio Free Asia, un’agenzia di propaganda statunitense, che gli erano già costati il blocco in Russia – ha minacciato di lasciare il mercato europeo se l’Unione Europea approvasse il suo piano di controllo delle chat. Venerdì, la presidente di Signal Foundation, Meredith Whittaker, ha commentato le notizie riportate dai media, definendo il cambio di posizione della Germania, che ora sembra sostenere il piano, un «rovesciamento catastrofico».
«Se fossimo costretti a scegliere tra integrare un sistema di sorveglianza in Signal o abbandonare il mercato, abbandoneremmo il mercato», ha dichiarato Whittaker, criticando il piano come un programma di «scansione di massa» giustificato «con il pretesto di proteggere i bambini».
Il programma di controllo delle chat, ufficialmente noto come Regolamento sugli abusi sessuali sui minori (CSAR) e in discussione nell’UE dal 2020, obbligherebbe servizi di messaggistica come Signal, WhatsApp, Telegram e altri ad analizzare i file sui dispositivi degli utenti alla ricerca di contenuti illeciti prima della crittografia e dell’invio.
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Immagine di Cory Doctorow via Flickr pubblicata su licenza CC BY-SA 2.0
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