Nucleare
La NATO si sta addestrando per un attacco nucleare nel territorio della Russia: parla un generale di Mosca

Le nazioni della NATO si stanno preparando per possibili attacchi nucleari contro la Russia, ha avvertito un alto generale di Mosca.
Vladimir Kulishov, il primo vicedirettore del Servizio di sicurezza federale russo (FSB) e capo del Servizio di guardia di frontiera del paese, ha delineato le minacce che il suo ramo deve affrontare in un’intervista a RIA Novosti.
«Le operazioni di intelligence della NATO vicino al confine russo sono in aumento. Le forze dell’Alleanza stanno intensificando l’addestramento militare, nel quale elaborano scenari militari contro la Federazione Russa, compresi attacchi nucleari sul nostro territorio», ha detto martedì all’agenzia di stampa.
Funzionari russi hanno precedentemente criticato il sistema di condivisione nucleare della NATO, in base al quale alcune armi americane sono immagazzinate in nazioni non nucleari, tra cui Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia.
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Mosca è particolarmente preoccupata per il fatto che le nazioni non ospitanti siano coinvolte in esercitazioni di addestramento su come schierare le armi. Nel gennaio 2022, settimane prima che il conflitto ucraino degenerasse in ostilità aperte, Vladimir Ermakov, capo del dipartimento di non proliferazione del ministero degli Esteri russo, ha dichiarato in un’intervista che Mosca considera le mosse del blocco militare guidato dagli Stati Uniti come direttamente mirate contro Paese.
La Russia ha attribuito la responsabilità della crisi in corso all’espansione della NATO in Europa e alla sua crescente presenza in Ucraina, che considera parte di una guerra per procura guidata dagli Stati Uniti contro di essa. Il sostegno militare che Washington e i suoi alleati hanno fornito a Kiev potrebbe provocare un’escalation incontrollata e una guerra diretta con la Russia, che probabilmente sfocerà in uno scambio nucleare, hanno avvertito i funzionari di Mosca.
Il presidente Vladimir Putin ha ordinato un’esercitazione all’inizio di questo mese per testare la capacità della Russia di utilizzare armi nucleari non strategiche. La mossa è stata descritta come una reazione alle dichiarazioni ostili dell’Occidente, scrive RT.
Le nazioni che donano armi a lungo raggio a Kiev stanno attualmente valutando la possibilità di eliminare le restrizioni sul loro utilizzo contro obiettivi situati in quello che riconoscono come territorio russo. Il ministro degli Esteri britannico David Cameron ha affermato che Kiev «ha il diritto» di sferrare tali attacchi con le armi che riceve dal Regno Unito.
L’esercitazione russa viene condotta congiuntamente con la Bielorussia. Mosca ha deciso l’anno scorso di depositare una parte del suo arsenale sul territorio bielorusso, affermando che era necessario per controbilanciare il piano della NATO in mezzo alle crescenti tensioni.
Come riportato da Renovatio 21, la settimana passata il senatore russo Dmitrij Rogozin, ex capo dell’agenzia spaziale russa Roscosmos, ha affermato che un attacco ha preso di mira un sistema di allarme rapido nucleare russo nella regione meridionale di Krasnodar. Secondo Rogozin, gli USA dovrebbero essere considerati direttamente responsabili di un attacco ucraino contro un elemento chiave dell’ombrello nucleare russo.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia.
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Nucleare
22 Paesi africani vogliono l’energia nucleare

Ventidue paesi africani sono interessati allo sviluppo dell’energia nucleare e alcuni sono in diverse fasi di firma di accordi con paesi come Russia e Cina per progetti di costruzione. Lo riporta un recente rapporto pubblicato dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), «Prospettive per l’Energia Nucleare in Africa», commissionato dal Sudafrica, sede della Presidenza del G20 del 2025,
Ad esempio, l’Egitto sta già costruendo una centrale nucleare a quattro unità a El Dabaa in collaborazione con la russa Rosatom. Lassina Zerbo, presidente del Consiglio per l’Energia Atomica del Ruanda, è intervenuto al Global Atomic Forum, che si è svolto a margine della Settimana Mondiale dell’Atomica dal 25 al 28 settembre a Mosca, dove ha dichiarato alla stampa russa che «l’ammodernamento delle reti nazionali per supportare impianti nucleari su larga scala comporterebbe costi proibitivi».
Al contrario, i microreattori e le piccole unità modulari [SMR] possono funzionare con le infrastrutture esistenti, offrendo una soluzione «plug and play» che evita la necessità di ingenti investimenti nella modernizzazione della rete. Tali reattori richiedono pochi sforzi per l’ammodernamento e comportano «costi non così elevati» che permettano «di beneficiare di un’energia di cui abbiamo bisogno per il nostro sviluppo socioeconomico» ha continuato lo Zerbo, sottolineando che la Russia sta collaborando con il Ruanda e altri paesi anche per formare il personale che costruirà e gestirà i reattori.
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Anche Robert Bright Mawuko Kwabena Sogbagji, vicedirettore del Ministero dell’Energia del Ghana, ha parlato con la testata governativa russa Russia Today, concordando con lo Zerbo. «Indipendentemente dalle dimensioni della rete, i piccoli reattori nucleari modulari sono in grado di soddisfare il fabbisogno energetico dei paesi africani del Sud del mondo». Sia il Ruanda che il Ghana hanno accordi intergovernativi in vigore per lo sviluppo dell’energia nucleare.
Dopo il Global Atomic Forum, il presidente russo Vladimir Putin ha incontrato il primo ministro etiope Abiy Ahmed a Mosca e ha firmato un piano d’azione per lo sviluppo di un progetto di energia nucleare.
Come riportato da Renovatio 21, anche l’Uganda, Paese paria per gli occidentali che condannano le sue leggi anti-LGBT, ha segnalato due anni fa la volontà di dotarsi di tecnologia nucleare russa.
L’Egitto aveva iniziato la costruzione di una centrale nucleare con reattori di terza generazione in grado di produrre 1,2 gigawatt cinque anni fa. Anche in questo caso, la tecnologia viene dall’agenzia atomica russa Rosatom, di fatto il primo esportatore di energia nucleare al mondo.
Come riportato da Renovatio 21, un anno fa il Sudan ha firmato accordi di sviluppo per l’energia nucleare con la Repubblica Popolare Cinese. La Cina è impegnata anche nella costruzione dell’industria atomica nigeriana. La Cina l’anno passato ha triplicato le importazioni di uranio dalla Russia.
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La Cina ha grandi ambizioni nucleari: negli Stati Uniti sono state costruite solo due nuove centrali nucleari in questo secolo, la Cina ne ha costruite quasi 40 e, come ha dichiarato a maggio il vicepresidente dell’Autorità cinese per l’energia atomica, Wang Yiren, alla China Nuclear Energy Association, il Partito comunista cinese (PCC) «mira a superare gli Stati Uniti in termini di capacità nucleare installata entro il 2030».
Mentre il Terzo Mondo e le superpotenze avanzano verso l’atomo e la sua energia abbondante e pulita, l’Italia resta al palo a causa della politica di scellerata denuclearizzazione seguita al referendum ecologista del 1986, indetto nella demagogia di partiti ambientalisti biodegradabili (di fatto, spariti dalla scena).
Ciò lega la Repubblica Italiana alle importazioni di energia nucleare dalle nazioni vicine (con i reattori non lontani dai confini…) come la Francia. L’Italia dipende dall’elettricità francese per il 6%. Ha destato scalpore nel 2022 la possibilità che la Francia possa chiudere il rubinetto dell’energia per l’Italia, mandando potenzialmente la rete elettrica italiana o parte di essa in blackout.
Il governo attuale sembra non voler davvero toccare la questione della rinuclearizzazione.
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Immagine della centrale nucleare di Chooz, Francia
Immagine di Raimond Spekking via Wikimedia pubblicata su licenza CC BY-SA 4.0
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