Spirito
La battaglia tra la stirpe di Cristo e quella di Satana, antichiesa e sinedrio globalista massonico. Omelia di mons. Viganò

Renovatio 21 pubblica questa omelia di Monsignor Carlo Maria Viganò.
OMELIA
Admiramini, gaudete: Christus facti sumus.
S.cti Augustini, In Johann. Evang. Tract., 21, 8
La Divina Liturgia di questa Messa votiva in onore di Maria Santissima sotto l’invocazione di Regina Crucis ci propone nell’Epistola la visione dell’Apocalisse della Donna e del Drago, che offre a questa solenne celebrazione grandi e importanti spunti di meditazione.
La Donna rappresenta Maria Santissima e dunque la Chiesa, della quale Ella è Regina e Madre, essendo Madre del Nostro Signore e Dio, Capo del Corpo Mistico, e Madre spirituale dei Cristiani, che di quel Corpo sono membra vive. Sotto i suoi piedi virginali, la Donna calpesta la luna, simboleggiando così il disprezzo delle cose passeggere e mutevoli, cui si oppone l’eternità immutabile di Dio.
Essa è rivestita del Sole di Giustizia, ossia posta sotto la protezione di Cristo, e indossa una corona di dodici stelle, i dodici Apostoli che costituiscono le gemme della Chiesa. Le grida per i dolori del parto alludono al fatto che la Santa Chiesa – e Maria Santissima – generano alla vita della Grazia i figli di Dio, unendo nella Compassione e Correndenzione i propri dolori alla Passione e alla Redenzione di Cristo, e meritando così alla Vergine il titolo di Regina della Croce.
La Vergine Maria fu con Cristo mentre Egli si manifestava, dalla Croce, Sovrano del mondo; e ai piedi di essa si rivestì del manto regale di un perfetto dolore, lasciandosene transverberare e incoronare, impugnando con il divin Figlio lo scettro della sofferenza.
La Chiesa – e Maria che ne è Madre – generano anche i più cari dei loro figli: i Sacerdoti, i Ministri del Sole e del Sangue, come li chiamava Santa Caterina da Siena.
La loro nascita richiama il Drago, ossia Satana, perché vuole sbranarli per impedire che essi rinnovino misticamente il Sacrificio della Croce, mediante il quale il Signore ha restaurato nell’ordine soprannaturale ciò che il peccato di Adamo aveva meritato di perdere. E sin dalla cacciata dei nostri Progenitori, la promessa del Protoevangelo (Gen 3, 15) rimanda infallibilmente alla visione dell’Apocalisse, in cui si ripropone la battaglia tra Cristo e Satana, tra la stirpe di Cristo che è la Chiesa e la stirpe di Satana che è l’antichiesa o il sinedrio globalista massonico.
Richiamo la vostra attenzione sul triplice assalto del Dragone: il primo è contro Gesù Cristo, il Figlio appena nato dalla Donna (Ap 12, 5), che sfugge ai suoi attacchi venendo rapito in cielo; il secondo è contro la Donna (Ap 12, 6), che fugge nel deserto – allegoria di un luogo protetto dagli assalti di Satana – per un periodo di 1260 giorni, ossia 42 mesi o 3 anni e ½, cioè il tempo del regno dell’Anticristo (Ap 12, 6 e 14); il terzo è contro i figli della Donna, ossia i Cristiani e la Chiesa, che ottengono però vittoria sul Dragone grazie al Sangue dell’Agnello (Ap 12, 11).
Trovo questa triplice distinzione dell’assalto di Satana molto edificante e significativa. Vediamo che il diavolo attacca sempre Cristo: prima nella Sua Persona, poi nel Suo Corpo Mistico, e in fine nei Suoi fedeli.
Eppure, la vittoria che il Signore vuole ottenere si attua solo nel terzo assalto: E s’adirò il drago contro la Donna, e se ne andò a far guerra al resto della sua discendenza, a quelli che osservavano i comandamenti di Dio e hanno a cuore la testimonianza di Gesù (Ap 12, 17).
Chi sono costoro? Di chi parla San Giovanni, quando allude alla discendenza della Donna, se non di coloro che sono rimasti fedeli e non hanno apostatato la Fede, né si sono lasciati trascinare dalla coda del Drago (Ap 12, 4)?
È una grande consolazione vedere come il Signore si compiaccia di chiamare a combattere i Suoi figli nella battaglia contro Satana, perché grazie al loro generoso abbandono alla volontà di Dio essi possano diventare docili strumenti del trionfo di Cristo su colui che fu omicida sin dal principio (Gv 8, 44).
Il Signore non vuole vincere da solo: Egli vuole che la Sua vittoria sia anche la nostra, se scendiamo in campo sotto i vessilli di Cristo Re e di Maria Regina, che ci hanno ricomprato dal nostro stato di schiavi del demonio, Cristo nella Passione e Redenzione e Maria Santissima nella Compassione e Corredenzione.
Ed ecco tornare la Croce, sulla quale è assiso il Re e ai cui piedi sta la Regina Madre; una Regina e una Madre di ogni battezzato ma in special modo di ogni Sacerdote, e che a Lei il Signore ha affidato come Suoi valorosi sudditi e devoti figli.
Non stupiamoci dunque dell’odio feroce del Drago nei confronti dei figli della Chiesa, che sono tutti figli spirituali di Maria Santissima: quell’odio è un riflesso dell’odio verso la Chiesa stessa, verso la Vergine Immacolata e verso il Figlio di Dio, Nostro Signore Gesù Cristo.
Stupiamoci piuttosto se il Drago non cerca di divorarci, perché vorrebbe dire che non vede in noi Cristo, e che non ci considera un ostacolo nella guerra che muove contro Dio.
Stupiamoci se i suoi servi ci trattano come loro amici, perché da questo dobbiamo comprendere di agire e di pensare secondo lo spirito del mondo, e non secondo Dio.
Ecco perché in questa società corrotta e ribelle, asservita al Male da un’élite di pervertiti nella mente e nella volontà, il Drago dell’antichiesa è così scatenato contro i Sacerdoti: esso sa benissimo quanto siano temibili, perché nelle loro mani il Signore ha posto il potere divino di consacrare il Corpo e il Sangue di Cristo, di offrire la Vittima immacolata al Padre nel Santo Sacrificio della Messa, di perpetuare il fiume di grazie e benedizioni che protegge la Donna rifugiatasi nel deserto, immagine della Chiesa.
Tutto ruota intorno alla Croce, perché è lì che Satana è stato sconfitto da Nostro Signore, è lì che la Sua Santissima Madre, unita alla Passione del Figlio, ha calpestato il capo del Serpente come promesso nel Protoevangelo. È lì che la Madre della Chiesa si mostra terribilis ut castrorum acies ordinata, contro il caos delle orde infernali che assediano la Cittadella.
Sacerdozio, Messa, Eucaristia, Maria Santissima: questi fondamenti della nostra Religione sono quotidianamente attaccati dal demonio e dai suoi servi. Il Sacerdozio, perché continua nella Chiesa l’azione santificante del suo Capo; la Messa, che del Sacerdozio è l’azione principale; la Santissima Eucaristia, che rende realmente presente sotto le sacre Specie Cristo che si fa spirituale nutrimento verso la patria celeste; la Vergine Maria, tabernacolo vivente dell’Altissimo e modello di quella santa umiltà che rovescia l’orgoglio di Lucifero.
Certo, dovremmo tremare per la sorte di coloro che, accecati dal peccato, si scagliano contro ciò che abbiamo di più efficace nell’affrontare questa battaglia. E dovremmo inorridire nel sentire colui che si è seduto sul Soglio del Vicario di Cristo accusare come indietrismo la custodia del deposito della Fede, come rigidità la fedeltà all’insegnamento di Nostro Signore, come formalismo l’obbedienza a quanto Egli ha insegnato agli Apostoli.
Perché quelle parole farneticanti, quelle dichiarazioni deliranti che vanno moltiplicandosi da dieci anni nel silenzio narcotizzato della Gerarchia, dei chierici e dei fedeli costituiscono la prova più evidente e sconcertante dell’alienità, dell’estraneità di Bergoglio al ruolo che ricopre, anzi della sua palese avversione a tutto ciò che è cattolico, apostolico e romano; a tutto ciò che realizza più intimamente la presenza di Cristo Re e Pontefice: il Sacerdozio, la Messa, l’Eucaristia. E a Colei che è Madre della Chiesa e Regina della Croce. Ci si gela il sangue nelle vene a sentir qualificare come «tonterias» – stupidaggini – la dottrina della Corredenzione e della Mediazione di Maria Santissima.
No, cari fratelli: noi non siamo «malati di nostalgia», perché non siamo – e non dobbiamo essere – del mondo, ma nel mondo. Perché le parole di Nostro Signore non sono soggette alle mode né al passare del tempo: veritas Domini manet in æternum.
Noi non rimpiangiamo un’epoca remota, un’età dell’oro tramontata, perché sappiamo bene che la battaglia tra Cristo e Satana iniziata nel Paradiso terrestre è destinata a proseguire e ad inasprirsi quanto più si avvicina, inesorabile, il redde rationem degli ultimi tempi, che vedrà l’Arcangelo San Michele ricacciare Satana e i suoi satelliti, per la seconda volta e per sempre, nell’abisso.
Il nostro non è un attaccamento al passato, ma all’eterno. Non è un modo per sottrarci alle sfide del presente rifugiandoci in un’oasi di estetismo, perché se così fosse – e così è, purtroppo, per alcune comunità dette conservatrici – saremmo colpevoli di barattare la forma per la sostanza, scendendo a compromessi sui principi pur di conservarne le apparenze esteriori.
Guardiamo a quanto avviene in questa fase cruciale della storia dell’umanità e della vita della Chiesa con realismo e senza lasciarci trarre in inganno. Siamo giunti molto vicini agli ultimi tempi, e forse quei tre anni e mezzo durante i quali la Donna fuggirà nel deserto non sono così remoti come vorremmo.
Tre anni e mezzo in cui l’Anticristo regnerà incontrastato sul mondo, perseguitando e martirizzando i fedeli nell’indifferenza del mondo, nel silenzio dei media, nell’incuranza complice dei falsi pastori. Anzi con la loro stolida e sordida complicità, che di costoro manifesta le vere intenzioni e, quel che è peggio, il loro tradimento di Nostro Signore.
Se sei Figlio di Dio, scendi dalla Croce: lo ripetono i gerarchi della setta conciliare, quando abusando del loro potere come i Sommi Sacerdoti del Sinedrio vorrebbero cancellare il Sacerdozio istituito da Cristo trasformando il prete in un funzionario, impedire il Santo Sacrificio della Messa corrompendolo in un banchetto conviviale, profanare la Santissima Eucaristia ammettendo alla Comunione chi non è degno di riceverLa.
Scendi dalla Croce, gridano: ossia, non portare a compimento la Redenzione che tanto temiamo. Scendi dall’altare, intimano oggi: perché quella Redenzione non sia perpetuata ed estesa nel tempo, sicché il Sacrificio di 1990 anni fa rimanga confinato al passato, sia reso sterile e improduttivo come il talento sepolto nel campo dal servo infedele.
Non siamo noi gli indietristi, i malati di nostalgia: sono piuttosto costoro che guardano con orrore alla realtà della propria guerra già perduta allora e cercano in tutti i modi di impedire il trionfo di Cristo – dopo aver fallito l’assalto contro di Lui e contro la Donna rivestita di sole – colpendo oggi i figli della Chiesa, i figli di Maria Santissima.
Come possiamo vincere il Drago? Grazie al sangue dell’Agnello e della parola della loro testimonianza (Ap 12, 11): grazie alla Messa, che quel Sangue preziosissimo spande ancor oggi copioso per la salvezza delle anime; grazie al Sacerdozio, che rende possibile la Messa e diffonde con la predicazione la parola della testimonianza; grazie alla Santissima Eucaristia, Corpo e Sangue dell’Agnello.
E grazie alla Donna, immagine di Maria Santissima e della Chiesa, nelle cui viscere si è formato Nostro Signore e dal cui grembo nascono spiritualmente i figli di Dio.
Guardiamo gli eventi sub specie æternitatis: solo in questo modo comprendiamo l’inganno di chi agisce secondo la mentalità del mondo – il cui Principe è Satana – e solo così possiamo contrastarlo.
E non rinunciamo ad essere come ci vuole il Signore, e non come ci vorrebbero, nella loro «visione pastorale», i mercenari e i lupi vestiti da agnelli.
Alle ennesime sconcertanti e scandalose esternazioni di Bergoglio rispondano per noi le parole del Venerabile Pontefice Pio XII: Dietro coloro che accusano la Chiesa di essere rigida c’è solo la perversione del Falso Profeta che attenta alla Verità di Cristo stesso. E così sia. Sia lodato Gesù Cristo.
+ Carlo Maria Viganò
Arcivescovo
20 Maggio 2023
Sabbato infra Octavam Ascensionis
Gender
Bandiera LGBT-transgender sventola fuori dall’ambasciata USA presso la Santa Sede

L’ambasciata degli Stati Uniti presso la Santa Sede ha anche quest’anno esposto in modo ben visibile la bandiera dell’«orgoglio» genderista all’esterno del grande edificio che occupa nel centro di Roma, tuttavia questa volta si è andati oltre: la bandiera non presenta solo il classico arcobaleno invertito, ma anche il triangolo nero-marrone-azzurro-rosa-bianco del vessillo dei transessuali.
In un messaggio pubblicato sulle sue piattaforme di social media, l’ambasciata degli Stati Uniti ha annunciato il 1 giugno che per il mese la nazione «celebra il Pride Month».
In una ridda di emoji con cuoricini e bandierine, l’ambasciata americana presso il Vaticano ha twittato di essere «al fianco della comunità LBGTQI+ contro la discriminazione e altre forme di persecuzione a causa di chi è e di chi ama».
During the month of June, the 🇺🇲 celebrates Pride Month 🏳️🌈. @usinholysee stands with the LBGTQI+ community against discrimination and other forms of persecution because of who they are and whom they love. ❤#pridemonth #humanrights #inclusion pic.twitter.com/URZUgvIOqt
— U.S. in Holy See (@USinHolySee) June 1, 2023
Si tratterebbe, teoricamente, di una sfida aperta al catechismo della Chiesa cattolica – che informa lo Stato pontificio dove i diplomatici statunitensi dovrebbero operare – tuttavia non pare che dall’altra parte, presso i sacri palazzi, importi ancora qualcosa e del catechismo e della Chiesa cattolica. Anzi, come riportato spesso su questo sito, non sono pochi gli episodi in cui diventa chiaro come la gerarchia abbracciando le teorie gender, e magari anche qualcos’altro.
Ad ogni modo, non sono giunte rimostranze da parte della Segreteria di Stato del Vaticano quando l’anno scorso il drappo LGBT fu esposto fuori dall’ambasciata statunitense. Così come pare che tale bandierona polisessuale, che come vede il lettore è ben issata con un lavoro di corde dal basso e dall’alto, sia comparsa anche a Ryadh, e pure a Islamabad, Giacarta, etc.
Sappiamo invece che talvolta compare a Mosca, cosa che qualche anno fa scatenò l’umorismo del presidente Putin. «Lasciateli festeggiare» aveva risposto il Putin a chi glielo faceva notare. «Hanno mostrato qualcosa sulle persone che lavorano lì».
Come riportato da Renovatio 21, la festa del Pride Month ha origine violente: l’intero mese (si sono allargati) celebra la rivolta avvenuta la notte tra il 27 e il 28 giugno 1969 quando gli omosessuali di un locale gay – lo Stonewall Inn – reagì ad un’ispezione della Polizia scatenando una vera e propria rivolta violenta. Una squadra della Tactical Police Force della Polizia di Nuova York fu mandata a salvare gli agenti intrappolati nel locale. Una falange di agenti antisommossa brigò fino alle 4 del mattino per sedare il moto LGBT (all’epoca, ovviamente, tale acronimo non esisteva). A commemorazione della violenza omosessuale, il presidente Obama dichiarò il locale teatro delle violenze come «monumento nazionale» nel 2016.
Torniamo a chiederci riguardo all’opportunità di un simile gesto diplomatico in faccia alla Santa Sede – centrale mondiale della religione che vede nell’Orgoglio un peccato grave: è il peccato di Satana – bisogna abbracciare una visione realista: quanto del personale ecclesiastico in Vaticano è (sempre meno segretamente) omosessuale?
Colpisce, come specificato in testa all’articolo, la progressione in corso: l’inclusione dell’elemento transgender rappresenta un ulteriore prova del «pendìo scivoloso» genderista: negli anni scorsi la questione erano, genericamente, gli «omosessuali» e i loro «diritti» (matrimonio, adozioni, etc.).
Ora la questione si sposta verso i transessuali, che hanno tutt’altro set di questioni da sdoganare: imposizioni di pronomi e mutamenti linguistici vari (con prigione per chi non vi si sottomette), cure ormonali pagate dallo Stato, chirurgia mutilante di «cambio di sesso» (fenomeno che è, geneticamente, impossibile) accessibile anche a bambini piccoli, carceri femminili per i trans (che poi ingravidano le detenute), gare sportive dove gli uomini possono competere con le donne e stracciarle.
Non che la Santa Sede non abbia contribuito con qualche spintarella lungo tale pendìo scivoloso. L’anno scorsoil pontefice ha incontrato dei trans in pellegrinaggio (!?!) in Vaticano. «Gli ho baciato la mano, lui ha baciato la mia» avrebbe detto il trans paraguagio Laura. Nel 2020 invece aveva devoluto un obolo una tantum a dei trans sudamericani del litorale romano che a causa del lockdown si erano dovuto rivolgere in parrocchia. Arrivò l’elemosiniere, il polacco cardinale Krajewski, già noto per aver ridato la corrente ad un centro sociale, per saldare bollette e affitti e procurare generi di prima necessità. Nel 2015 papa Francesco aveva invece ricevuto in Vaticano un transessuale spagnuolo.
Come riportato da Renovatio 21, l’ambasciata USA presso la Santa Sede sei mesi fa ha celebrato il «Transgender Day of Remembrance», il «giorno del ricordo transgender che offre un omaggio «a quelli della comunità transgender che sono stati assassinati a causa dell’odio».
Come noto, i transessuali americani, oramai organizzati in gruppi isterici e pure armati, avevano indetto per lo scorso 1° aprile un «giorno della vendetta transgender». Secondo molti, tra aggressioni, roghi di libri e insurrezioni per chiedere la chirurgia trans sui più piccoli, siamo davanti ad un fenomeno di radicalizzazione consistente.
La preoccupante manifestazione del «giorno della vendetta trans», poi in qualche modo annullata, arrivava sull’onda della strage di Nashville, dove una transessuale aveva trucidato a colpi di fucile d’assalto tre bambini di nove anni e tre adulti sopra i sessanta dentro ad una scuola presbiteriana .
Un particolare della cronaca dell’attacco alla scuola cristiana assai importante era stato omesso fino a pochi giorni fa.
Secondo il giornalista Graham Hillard, la cui moglie è una sopravvissuta di Nashville, la transessuale stragista avrebbe sparato anche contro la cattedrale annessa alla scuola. In particolare, avrebbe tirato una raffica contro una vetrata che raffigurava Adamo, il primo uomo creato da Dio.
«Nella figura di Adamo, deve aver visto non solo una mascolinità che non avrebbe mai potuto veramente raggiungere, ma un edificio vasto e incrollabile, terribile nel suo potere. Se fosse vissuta, avrebbe potuto conoscerne la grazia» scrive Hillard. «Invece, ha scelto la ribellione, l’invidia, l’ira. Aggrappandosi a un dio, ne disprezzava esplicitamente un altro».
È troppo, oggi, chiedere a cardinali e vescovi e monsignori che vivono in Vaticano e fuori di comprendere queste parole: il transessualismo come forma di rivolta a Dio, come espressione di quell’orgoglio – «pride», in inglese – che fu il peccato di cui, all’alba dei tempi, si macchiarono gli angeli ribelli.
Il primo «Pride», teologicamente parlando, lo fece Lucifero, potrebbero pensare i vecchi cattolici – non serviam, dice il ribelle, che rifiuta Dio e la sua legge, cioè la natura. Ma non bisogna preoccuparsi: di cattolici con simili idee, in Vaticano, non ne è rimasto nemmeno uno.
Immagine screenshot da Twitter
Spirito
Mons. Williamson va a Canossa. Ma solo letteralmente

Monsignor Williamson è finalmente andato a Canossa. Renovatio 21 ne ha prova fotografica.
Per chi non conoscesse l’espressione, «andare a Canossa» significa, in breve, ritrattare, umiliarsi, piegarsi di fronte ad una forza contro cui si è combattuto.
Alla base c’è un fatto storico di quasi un millennio fa: l’imperatore Enrico IV di Franconia (1050-1106), nel freddissimo inverno del 1077, vuole essere ricevuto da papa Gregorio VII (1015-1085) ed averne il perdono. Il pontefice, tuttavia, lo fa aspettare fuori al gelo, senza scarpe e coperto da un semplice saio. L’incontro si avrà grazie all’intercessione della grancontessa Mathilde di Tosca, meglio nota come Matilde di Canossa (1046-1115).
L’espressione, apprendiamo, esiste anche in tedesco (nach Canossa gehen – espressione usata dallo stesso Ottone von Bismarck contro la Chiesa cattolica), in lingua anglica (go to Canossa), in francese (aller à Canossa) e perfino in ebraico, perché dell’evento si impressionarono probabilmente anche nella comunità giudea.
Quindi, considerando la sua vita e le sua opere, il fatto che finalmente, dopo decenni di lotta contro la Roma occupata dai modernisti e non solo contro quella, monsignor Williamson vada a Canossa è un evento teoricamente eccezionale.
Il lettore a questo punto può pensare che il vescovo inglese, dominus dell’Unione Sacerdotale Marcel Lefebvre – la cosiddetta «Resistenza» – abbia ceduto come Enrico di Franconia.
Tuttavia non è così: anzi.
Monsignor Williamson è andato a Canossa letteralmente, stricto sensu – e giammai metaforicamente.
Di fatto, chi conosce monsignor Williamson sa che a Canossa ci può andare solo così, fisicamente – e proprio per questo, con probabilità, è uno dei prelati più controversi del XX e del XXI secolo.
Nella foto vedete il successore degli Apostoli ergersi su ciò che rimane della chiesa dei dodici monaci che abitavano dentro a Canossa con la nobildonna Matilde.
Monsignore, nella foto mandataci da un collaboratore di Renovatio 21, sta sopra il triangolo che segna il luogo esatto in cui l’imperatore chiese scusa.
Mons. Williamson ha spiegato la sua visita a Renovatio 21 con queste parole:
«Sono andato a Canossa per onorare una grande vittoria della Chiesa per merito di un grande Pontefice, Gregorio VII, e di una grande donna cattolica, Matilde di Canossa, che ha saputo combattere contro le forze dell’Anticristo. Oggi non vediamo più queste vittorie perché la chiesa moderna lavora per il Principe di questo mondo».
«Quando Roma tornerà alla Fede, non ci sarà bisogno di andare a Canossa, e noi torneremo tutti a Roma: alla Roma Eterna, alla Roma Cattolica».
Ora, Sua Eccellenza Reverendissima non passa solo per Canossa, ma anche per Reggio Emilia.
Domani, sabato 3 giugno, presso l’Agriturismo «Il Bove» (Via Salimbene da Parma 115), alle ore 11:15 monsignor Williamson terrà una conferenza dal titolo «Mondialismo, Nuovo Ordine Mondiale, Apostasia, come salvarci?»
Prima della conferenza, alle 10:30, vi sarà una Santa Messa in rito tridentino celebrata da Sua Eccellenza. Alle 10:00 è prevista la recita del Santo Rosario.
A seguire, monsignore sarà a pranzo con i fedeli. Per chi fosse interessato, diamo un numero di telefono: 3934825963.
Tanti lettori, scommettiamo, vogliono sentirsi in quella categoria, il gruppo di quelli che a Canossa ci possono andare solo per fare un giro, perché, nella realtà degli eventi e dello Spirito, mai si piegheranno.
Tutti a Canossa, quindi, ma in senso stretto. Anzi tutti a Reggio Emilia.
Bioetica
Vaticano: duello a distanza sulla morale sessuale

Renovatio 21 pubblica questo articolo di FSSPX.Attualità. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Non sono proprio le melodie armoniose della marcia pontificia di Charles Gounod a risuonare attualmente nei palazzi apostolici. Il 19 maggio 2023, mentre la Bretagna celebra Sant’Ivo – l’avvocato delle cause difficili – è un’altra causa, quella della morale cristiana, che è appena stata teatro di un confronto a distanza tra due «pezzi grossi» della Curia romana.
In occasione del convegno organizzato dalla Cattedra Internazionale di Bioetica Jérôme Lejeune – al quale partecipano per due giorni ricercatori di alcune importanti università cattoliche – il Cardinale Luis Ladaria Ferrer, Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, ha ricordato ai suoi ascoltatori la necessità che tutti i fedeli difendano l’insegnamento contenuto nell’enciclica Humanae Vitae, nella quale Papa Paolo VI ricorda diverse verità riguardanti la morale sessuale.
«Questa enciclica resta valida perché è la giusta risposta del Magistero alle antropologie dualistiche che vogliono strumentalizzare il corpo e che non sono nuovi umanesimi, postmoderni e laici, ma veri e propri antiumanesimi», ha insistito il capo dell’ex Sant’Uffizio.
Nel discorso, ha colto l’occasione per criticare il «relativismo morale» e l’«antropologia contraccettiva», che portano entrambi, secondo lui, a ridurre il corpo a «un semplice oggetto manipolabile», in linea con quanto promuove il «transumanesimo» e l’«ideologia gender». Un discorso piuttosto fermo e chiaro a cui non ha fatto molto eco l’intervento di mons. Vincenzo Paglia, poche ore dopo.
Più specializzato nelle sfumature di grigio che nella chiarezza del dogma, il sulfureo presidente dell’Accademia per la Vita, sostiene che «l’eterna questione del rapporto tra i fini del matrimonio – la generazione dei figli e la loro educazione o fine primario, e il reciproco sostegno con il rimedio della concupiscenza o fine secondario – deve essere superata». In altre parole, relativizzata e persino abbandonata.
Perché, per il presule progressista, in materia di contraccezione pare non esistere una verità già pronta, come non esita ad affermare, rifugiandosi facilmente dietro l’autorità dell’attuale pontefice romano: «ritengo molto importante che continuiamo riflettere e discutere sul tema, come ha ribadito Papa Francesco proprio in tema di contraccettivi, affermando “che compito dei teologi è la ricerca, la riflessione teologica”».
Una dissonanza che compare anche in pieno giorno sul portale ufficiale di informazione vaticana, e che mostra, se necessario ancora una volta, la confusione dottrinale che regna all’interno della Pontificia Accademia per la Vita.
E più in generale all’interno dei confini delle mura leonine, le cui porte non resistono più alle dottrine eterodosse più delle auto guidate da malati di mente…
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Immagine di 7777777kz via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported (CC BY 3.0)
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