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Terrorismo

Islamabad attacca i talebani pakistani in Afghanistan

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di Asianews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

 

Le autorità di Kabul dicono che le vittime, tra cui donne e bambini, sono più di 40. Governo pakistano: colpite le basi di Tehrik-i Taliban Pakistan che da mesi stanno conducendo un’offensiva contro le Forze di sicurezza nelle aree tribali al confine. Dopo l’atteggiamento accomodante di Imran Khan, non è chiaro come si porrà Shehbaz Sharif nei confronti dei talebani.

 

 

Lo scorso fine settimana il Pakistan ha condotto un attacco aereo sul suolo afghano in risposta all’offensiva di Tehrik-i Taliban Pakistan (TTP). Galvanizzati dal ritorno dell’Emirato islamico in Afghanistan, i talebani pakistani stanno colpendo le Forze di sicurezza del proprio Paese al confine, destabilizzando le aree contese lungo la Linea Durand.

 

Colpendo le province orientali di Khost e Kunar e uccidendo più di 40 persone, tra cui donne e bambini, – così almeno hanno comunicato i funzionari dell’Emirato afghano, ma UNICEF ieri ha confermato la tragedia – Islamabad ha voluto mandare a Kabul un messaggio chiaro, reiterato il 17 aprile dal proprio ministro degli Esteri: tenete a bada i miliziani che ci attaccano dal vostro territorio.

 

I talebani afghani hanno risposto in maniera altrettanto netta: il portavoce  Zabihullah Mujahid ha intimato al Pakistan di «non mettere alla prova la pazienza degli afghani su tali questioni e di non ripetere lo stesso errore, altrimenti ci saranno conseguenze negative».

 

I funzionari pakistani sostengono di aver colpito delle basi di TTP al confine alle quali le Forze di sicurezza afghane non avevano accesso, e di non aver violato lo spazio aereo dell’Emirato.

 

Dal ritiro delle forze armate Usa in Afghanistan la situazione securitaria è andata peggiorando: a fine marzo elementi del TTP  hanno ucciso sei soldati pakistani e annunciato l’operazione al-Badr, che si sarebbe svolta nel mese successivo, durante il Ramadan.

 

L’11 aprile un maggiore dell’esercito pakistano e un soldato sono stati uccisi nella zona tribale del Waziristan del Sud. Tre giorni dopo sono morti altri 8 soldati in un’imboscata del TTP nel Waziristan del Nord, mentre lo stesso giorno l’Ufficio per le relazioni con il pubblico delle forze armate pakistane annunciava che solo nei primi tre mesi del 2022 sono morti, tra ufficiali e soldati semplici, 97 militari pakistani.

 

Lo scopo dei TTP è quello di ricreare uno Stato islamico anche in Pakistan dopo il successo ottenuto dai talebani in Afghanistan; sebbene le due entità restino separate, esse condividono la stessa ideologia estremista, e dalla presa di Kabul il TTP ha riassorbito nei suoi ranghi una serie di gruppi estremisti che si erano indeboliti dopo l’operazione Zarb-e-Azb del 2014, condotta dall’allora governo pakistano presieduto da Nawaz Sharif (fratello maggiore dell’attuale primo ministro, Shehbaz, che l’11 aprile ha preso il posto di Imran Khan).

 

Islamabad forse sperava che, dopo aver per anni ospitato e in parte sostenuto i talebani, questi non avrebbero permesso a un loro gruppo di condurre attacchi in territorio pakistano. Con la presenza statunitense le cose sarebbero forse state più semplici, perché sarebbe stato compito dell’esercito USA neutralizzare la minaccia al confine grazie ad attacchi mirati con i droni.

 

Ora che in Pakistan c’è un nuovo governo, la situazione si complica ulteriormente: mentre Imran Khan aveva mantenuto un atteggiamento conciliante con i talebani afghani e aveva tentato di concludere degli accordi (poi falliti) con il TTP, non è ancora chiaro quale sarà la postura che assumerà Shehbaz Sharif.

 

Secondo alcuni osservatori, le scaramucce lungo la Linea Durand, che Kabul non ha mai riconosciuto come confine ufficiale, perché separa le popolazioni pashtun (mentre Islamabad invece continua a usarla come base per la costruzione di una recinzione che limiti il passaggio di terroristi e commerci illegali) rischiano di degenerare in un conflitto in piena regola.

 

 

 

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Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Droni

La polizia sventa un complotto jihadista con droni contro il primo ministro belga

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Le autorità belghe hanno neutralizzato un presunto piano per assassinare il primo ministro Bart De Wever e altri politici con un drone carico di esplosivi, secondo quanto riportato giovedì da diverse testate giornalistiche.

 

La polizia ha arrestato tre individui nella zona di Anversa, accusati di aver progettato un «attacco terroristico di ispirazione jihadista», ha dichiarato il procuratore federale Ann Fransen in una conferenza stampa. «Alcuni indizi suggeriscono che i sospettati pianificassero un attacco di natura jihadista contro figure politiche», ha precisato, senza rivelare i nomi dei bersagli.

 

Gli investigatori ritengono che i sospettati stessero lavorando alla costruzione di un drone kamikaze progettato per trasportare esplosivi.

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Secondo il quotidiano De Standaard, durante le perquisizioni sono stati rinvenuti componenti di droni, una stampante 3D e sfere metalliche destinate a essere usate come schegge, una delle quali trovata a poche centinaia di metri dall’abitazione privata di De Wever.

 

I sospettati, descritti come «radicalizzati», sono nati nel 2001, 2002 e 2007. Uno di loro, secondo quanto riferito, è stato rilasciato.

 

Il vice primo ministro Maxime Prevot ha definito le notizie sul complotto «profondamente sconvolgenti». De Wever ha reagito pubblicando su Instagram una foto con il suo gatto, accompagnata da un fumetto in cui chiede: «Maximus, riesci a catturare un drone?». Il gatto risponde: «Catturare un sogno? Nessuno lo fa meglio di me».

 

 

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La notizia giunge dopo che diversi paesi dell’UE hanno segnalato avvistamenti di droni non identificati vicino a aeroporti, basi militari e altre infrastrutture critiche nell’ultimo mese.

 

A inizio ottobre, le autorità belghe hanno riportato circa 15 droni non identificati nei cieli sopra la base militare di Elsenborn, avviando un’indagine su possibili minacce ibride.

 

Avvistamenti simili sono stati registrati in Danimarca, Francia e Germania, mentre la Polonia ha segnalato un’incursione di 19 droni a settembre, che ha provocato l’intervento della NATO e un allarme diplomatico. Funzionari occidentali hanno attribuito i droni alla Russia.

 

Mosca ha smentito ogni coinvolgimento, definendo le accuse occidentali come tentativi allarmistici per alimentare l’isteria anti-russa, giustificare maggiori spese militari e inasprire le tensioni.

 

Il Servizio di Intelligence estero russo (SVR) ha avvertito che Kiev potrebbe orchestrare operazioni sotto falsa bandiera con droni per screditare Mosca e coinvolgere ulteriormente la NATO nel conflitto ucraino.

 

Come riportato da Renovatio 21, nelle scorse ore il ministro della Difesa belga Theo Francken ha annunciato che potrebbe dispiegare truppe a Bruxelles entro la fine dell’anno per pattugliare la città, in risposta alle crescenti pressioni sul governo per contrastare la criminalità violenta e ristabilire l’ordine nella capitale, oramai totalmente sconvolta dall’immigrazione che ne ha cambiato i connotati.

 

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Immagine di © European Union, 1998 – 2025 via Wikimedia pubblicata secondo indicazioni.

 

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Terrorismo

L’Ungheria accusa il premier polacco di «difendere i terroristi»

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Il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto ha accusato il primo ministro polacco Donald Tusk di «difendere i terroristi» in risposta ai suoi commenti sul sabotaggio dei gasdotti Nord Stream.   Il giorno precedente, in un post su X, Tusk aveva dichiarato che «il problema del North Stream 2 non è che sia stato fatto saltare in aria. Il problema è che è stato costruito».   I gasdotti Nord Stream, che trasportavano gas naturale dalla Russia alla Germania attraverso il fondale del Mar Baltico, sono stati distrutti da un’esplosione poco dopo l’escalation del conflitto in Ucraina nel 2022.   Szijjarto ha criticato aspramente il post di Tusk, chiedendosi cos’altro il primo ministro polacco potesse considerare «perdonabile o addirittura lodevole».   «Secondo Donald Tusk, far saltare in aria un gasdotto è accettabile», ha scritto.   «È scioccante… Una cosa è chiara: non vogliamo un’Europa in cui i primi ministri difendono i terroristi», ha aggiunto.  

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  Martedì, Tusk ha dichiarato che non è nell’interesse della Polonia consegnare un cittadino ucraino che, secondo gli investigatori tedeschi, sarebbe coinvolto nel sabotaggio del Nord Stream.   Mentre i procuratori di Berlino hanno attribuito l’attacco a un piccolo gruppo di cittadini ucraini, Mosca ha definito tale versione «ridicola». Il presidente russo Vladimir Putin ha suggerito che l’operazione sia stata probabilmente condotta dagli Stati Uniti – si tratta della famosa tesi spiegata dall’inchiesta giornalistica del premio Pulitzer Seymour Hersh.   Nel 2023, il veterano giornalista investigativo Seymour Hersh pubblicò un reportaggio in cui affermava che l’allora presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva dato l’ordine di distruggere il Nord Stream. Secondo una fonte informata che parlò con il giornalista premio Pulitzer, gli esplosivi erano stati piazzati dai sommozzatori della Marina statunitense qualche mese prima, sotto la copertura di un’esercitazione NATO. La Casa Bianca all’epoca negò il rapporto, definendolo «completa finzione».   Come riportato da Renovatio 21, l’exposé di Hersh è stato successivamente etichettato come «falsa informazione» da Facebook, con grotteschi tentativi di fact-checking da parte del sito di Mentana Open. Hersh, che a più riprese ha spiegato che il Nord Stream è stato bombardato per tenere la Germania ancorata alla guerra ucraina, ha preconizzato che l’attacco al gasdotto segnerà la fine della NATO.   Come riportato da Renovatio 21, a inizio gennaio 2024 era emerso che i polacchi avevano nascosto prove e tentato di bloccare un’indagine internazionale sul bombardamento dei gasdotti Nord Stream, rendendo gli investigatori «sospettosi del ruolo e delle motivazioni di Varsavia», scriveva un articolo del Wall Street Journal.   Mosca ha respinto nettamente la teoria dei subacquei ucraini dapprima diffusa dalla stampa tedesca. Renovatio 21 all’epoca, di fronte alla notizia che dai media germanici rimbalzava sul New York Times, aveva definito la questione come «l’ultima barzelletta». La storia fu rimpolpata anche dal Washington Post, che disse che un alto ufficiale ucraino aveva coordinato le esplosioni. La possibile colpevolezza degli USA nel frattempo aveva scaldato anche la diplomazia cinese. Putin parlava di «terrorismo di Stato».
Come riportato da Renovatio 21, anche la polizia italiana ha arrestato un uomo ucraino sospettato di essere coinvolto nell’attentato ai gasdotti Nord Stream.

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Terrorismo

Le forze somale respingono un attacco al carcere di massima sicurezza

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Le forze governative somale hanno respinto con successo un assedio di sei ore condotto dai militanti di Al-Shabaab contro il carcere di massima sicurezza di Godka Jilacow, situato a breve distanza dal palazzo presidenziale di Mogadiscio.

 

Domenica sera, il governo ha confermato che tutti e sette gli assalitori sono stati neutralizzati durante l’attacco.

 

L’assalto è iniziato sabato sera, quando si sono udite esplosioni e intensi colpi d’arma da fuoco nei pressi della struttura, gestita dall’Agenzia Nazionale per l’Intelligence e la Sicurezza (NISA) della Somalia.

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Secondo i media locali, gli aggressori si sono camuffati da personale di sicurezza, utilizzando un pick-up verniciato con i colori ufficiali delle forze di sicurezza e indossando uniformi militari per penetrare nel perimetro. Il loro intento sembrava essere un’irruzione diretta nella prigione, che detiene prigionieri legati al terrorismo e alla criminalità organizzata.

 

L’attacco è avvenuto poche ore dopo che le autorità somale avevano rimosso diversi posti di blocco storici a Mogadiscio. Secondo le agenzie di stampa locali, queste barriere proteggevano da tempo strutture governative chiave, ma erano state criticate da molti residenti per le limitazioni alla mobilità e i danni alle attività commerciali locali.

 

Gruppi di insorti legati ad al-Qaeda, in particolare Al-Shabaab, continuano a condurre attacchi regolari in diversi Paesi africani, inclusi quelli della regione del Sahel. Il gruppo terroristico persiste nel portare avanti raid, attentati e omicidi mirati per destabilizzare il governo somalo e le strutture di sicurezza regionali.

 

Ad agosto, la Missione di sostegno e stabilizzazione dell’Unione Africana in Somalia (AUSSOM) ha annunciato che oltre 50 militanti di Al-Shabaab sono stati eliminati in operazioni congiunte con le forze somale a Bariire, 73 km a Sud-Ovest della capitale.

 

Nel frattempo, le regioni separatiste somale del Somaliland e del Puntland hanno siglato un accordo di cooperazione sulla sicurezza a seguito dei colloqui tenutisi a Nairobi, in Kenya, all’inizio di questo mese, impegnandosi a intensificare la collaborazione nella lotta contro Al-Shabaab.

 

Il Somaliland ha proclamato l’indipendenza nel 1991, operando come Stato di fatto senza riconoscimento internazionale. Il Puntland, invece, rimane parte del sistema federale somalo, sebbene l’anno scorso abbia dichiarato l’intenzione di operare in modo indipendente fino alla formazione di un governo federale.

 

Come riportato da Renovatio 21, a marzo gli Shabaab avevano preso d’assalto un hotel nella città di Beledweyne, nella Somalia centrale, dove leader locali e funzionari governativi si erano incontrati per pianificare un’offensiva contro l’organizzazione jihadista. Un anno fa gli Shabaab catturarono un elicottero ONU, uccidendo una persona e prendendone altri in ostaggio.

 

Nell’agosto 2023, l’Africa Command statunitense aveva effettuato su richiesta del governo somalo un attacco aereo contro i terroristi Shabaab, provocando la morte di 13 militanti del gruppo. A inizio 2023 il Pentagono aveva dichiarato di aver ucciso un alto comandante dell’ISIS in Somalia, eliminando assieme al leader regionale Bilal al-Sudani almeno altri 10 combattenti

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Nel 2022 un gruppo di Shabaab ha preso il controllo dell’Hotel Hayat di Mogadiscio, dopo aver fatto detonare tre bombe nella capitale. Nel 2020 un altro attacco in un hotel provocò una strage con almeno 16 morti.

 

Come noto, gli Shabaab furono recipienti di milioni dati dal governo italiano con il riscatto della cooperante italiana in Kenya nel 2020. Per il rapimento, la procura di Roma ha chiesto a febbraio l’archiviazione dell’indagine, adducendo la mancata collaborazione delle autorità di Nairobi.

 

Come riportato da Renovatio 21, con gli Shabaab operava la «vedova bianca» Samantha Lewthwaite, britannica convertita all’Islam radicale irreperibile dopo la strage di Londra del luglio 2007, nonostante la caccia che, teoricamente, apparati di sicurezza britannici e africani le stanno dando da anni. La vedova bianca, dissero i giornali inglesi, aveva addirittura un programma di infiltrazione terrorista a partire da giovani europee convertite all’Islam per colpire le spiaggia spagnole. Si parlò di 30 reclute a cui è stato insegnato come costruire giubbotti suicidi e come scegliere i propri obiettivi di morte. Il nome della Lewthwaite viene fatto anche per l’attacco del settembre 2013 rivendicato dagli Shabaab nel centro commerciale Westgate a Nairobi, che causò 71 morti e circa 200 feriti.

 

Secondo alcuni, gli Shabaab potrebbero essere stati d’ispirazione per l’assassino del deputato inglese – cattolico, brexiter e pro-life – Sir David Amess, ammazzato a colpi di pugnale durante un incontro con i suoi elettori nella regione dell’Essex nell’ottobre 2021. I legami tra i terroristi somali e il giovane attentatore, figlio di buona famiglia somala espatriata a Londra, non sono mai stati chiariti.

 

Nel giugno 2024 gli Shabaab hanno attaccato soldati ugandesi delle forze di pace dell’Unione Africana (UA) presenti in Somalia, uccidendone 54. Per coincidenza, l’attacco è avvenuto a poche ore dall’approvazione da parte di Kampala di una legge anti-LGBT che ha messo l’Uganda al centro dell’attenzione mondiale. L’Uganda avrebbe subito poco dopo un’altra strage terrorista, stavolta sul suo territorio, ad opera di un’altra sigla islamista.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

 

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