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«L’Ucraina dietro alla distruzione del Nord Stream». Il New York Times e l’Intelligence USA raccontano l’ultima barzelletta

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Ci sarebbero attori ucraini dietro la distruzione del gasdotto russo-tedesco Nord Stream dello scorso settembre. Lo afferma il New York Times in un articolo intitolato «Intelligence Suggests Pro-Ukrainian Group Sabotaged Pipelines, U.S. Officials Say» che cita fonti anonime dei servizi di sicurezza USA.

 

Il pezzo inizia con un riferimento a «nuovi elementi di Intelligence», che, ovviamente, non possono essere menzionati o descritti, come le fonti indicate dal grande quotidiano neoeboraceno.

 

«I funzionari che hanno esaminato l’intelligence hanno affermato di ritenere che i sabotatori fossero molto probabilmente cittadini ucraini o russi, o una combinazione dei due. Funzionari statunitensi hanno affermato che non sono coinvolti cittadini americani o britannici. Gli esplosivi sono stati probabilmente piazzati con l’aiuto di sommozzatori esperti che non sembravano lavorare per servizi militari o di intelligence, hanno detto funzionari statunitensi che hanno esaminato la nuova intelligence. Ma è possibile che in passato gli autori abbiano ricevuto una formazione governativa specializzata».

 

Non c’è altro: il reportage è basato solo su queste povere informazioni – una bella differenza con quello di Seymour Hersh, il quale cita, in molti casi, nomi e cognomi, luoghi e date precise, e virgoletta largamente le sue fonti coperte. Nel pezzullo del NYT, invece, nulla è supportato.

 

È il caso di guardare da vicino cosa ci vogliono far credere: a distruggere il Nord Stream non è stata un’operazione altamente specializzata condotta – e annunciata pubblicamente! – dall’amministrazione Biden, attenta a tenere all’oscuro dei piani in Congresso USA. No, sono stati gli ucraini, ma non il grande Zelens’kyj (icona che deve rimanere intoccabile) e nemmeno i servizi ucraini alleati degli USA (quelli che magari sono dietro a qualcuno degli omicidi visti in questi mesi): macché, si tratta di subacquei ucraini a caso.

 

Come modo di scaricare il barile, bisogna ammetterlo, è davvero singolare: bisogna deflettere ogni responsabilità della Casa Bianca e dei suoi falchi dementi, ma senza sacrificare alcunché.

 

Gli ucraini hanno dovuto comunque difendersi dall’accusa: Mikhail Podoljak, consigliere del capo dell’ufficio del presidente Zelens’kyj ha detto che «l’Ucraina non ha nulla a che fare con l’incidente nel Mar Baltico e non ha informazioni su “gruppi sovversivi filoucraini”».

 

Non che tale procedimento di fantasiosa distribuzione delle responsabilità sia nuovo per gli americani: una versione di questo gioco di Intelligence del New York Times era visibile mesi fa, con la non-storia secondo cui le agenzie di Intelligence occidentali non avevano nulla a che fare con l’autobomba di Mosca della giornalista russa Darja Dugina nell’agosto 2022, ma sono state in grado di indicare non specificate prove di operazioni sospette e irregolari intorno a Kiev che forse erano diventate illegali… insomma, come oggi, la storia di spezzoni ucraini impazziti, non controllati in nessun modo né da San Zelens’kyj, né dai suoi pupari della NATO e di Washington.

 

Per l’esplosione del ponte di Crimea ricordiamo un balletto non dissimile… salvo che due mesi un editoriale del Times spingeva apertamente per l’attacco alla Crimea.

 

Il presunto scoop del NYT arriva proprio mentre l’indagine Seymour Hersh dell’8 febbraio prende piede a livello internazionale. Il New York Times liquida la storia raccontata dal decano del giornalismo investigativo con mezza riga: «i funzionari americani affermano che il signor Biden e i suoi migliori collaboratori non hanno autorizzato una missione per distruggere gli oleodotti del Nord Stream e affermano che non vi è stato alcun coinvolgimento degli Stati Uniti».

 

Niente da guardare, circolare…  è stata la scampagnata un club di sommozzatori indipendente di Kiev.

 

Ovviamente, tale idea, pubblicata sul principale quotidiano mondiale, è altamente offensiva dell’intelligenza del lettore. Quanto stupidi ci credono? Come possono pensare che ci beviamo una balla del genere?

 

A Mosca hanno reagito immediatamente. L’addetto stampa del Cremlino Dmitrij Peskov ha detto che la storia del New York Times ha «immediatamente ottenuto un “semaforo verde” nel campo dell’informazione locale» e ha lo scopo di distrarre dai fatti presentati nel pezzo di Hersh.

 

«Ovviamente, coloro che hanno ideato l’attacco vogliono distogliere l’attenzione. Ovviamente, questa è una campagna coordinata di bufale mediatiche», ha affermato Peskov.

 

Inoltre, Peskov ha affermato che il Cremlino si sta chiedendo come i funzionari statunitensi possano suggerire qualcosa riguardo all’attacco «terroristico» al Nord Stream senza un’indagine, mentre ha suggerito che è strano e puzza di «crimine mostruoso», secondo RIA.

 

«Mi chiedo chi permetta tali fughe di notizie, riempiendo di esse la scena mediatica?» ha chiesto la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. «La risposta è: coloro che non vogliono condurre un’indagine in campo legale e distoglieranno l’attenzione del pubblico dai fatti in ogni modo possibile».

Andrej Ledenev, ministro consigliere dell’ambasciata russa negli Stati Uniti, ha affermato che l’articolo servirebbe a proteggere i veri colpevoli dietro l’attacco: «non abbiamo fiducia nella “imparzialità” delle conclusioni dell’Intelligence statunitense. Percepiamo le “fughe di notizie” anonime come nient’altro che un tentativo di confondere coloro che stanno sinceramente cercando di andare a fondo in questo crimine eclatante. Sposta la colpa dagli statisti che hanno ordinato e coordinato gli attacchi nel Mar Baltico ad alcuni individui astratti».

Anche su Twitter è partita l’ironia più totale sulla buffonata in corso: «la CIA sostiene che 5 pagliacci casuali su una barca a vela siano penetrati nello specchio d’acqua più pattugliato sulla terra, abbiano perforato il cemento a profondità incredibili e piantato 1.000 chilogrammi di plastico C4 altamente instabile, quindi fatto esplodere a distanza con un sonar a impulsi» ha scritto il conduttore radiofonico Garland Nixon.

 

Al momento, gli USA rischiano poco: il grottesco incontro nello studio ovale tra Biden e il cancelliere tedesco Scholz, che ha mantenuto il suo sorrisetto classico nonostante l’immane «elephant in the room», era probabilmente programmato proprio per dimostrare che della manona USA nella distruzione del Nord Stream proprio non si deve parlare, e il vertice della Repubblica Federale Tedesca deve andare alla Casa Bianca, baciare la pantofola del senile presidente, e ripromettere di nemmeno pensare di accusare l’occupante americano per la devastazione dell’economia industriale tedesca.

 

La situazione è semplicemente incredibile. Forse per questo si sentono autorizzati a raccontare balle sempre più impressionanti, e poi far fischiettosamente finta di nulla.

 

 

 

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I politici americani temono che le agenzie di Intelligence mettano nei loro computer pedopornografia

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I membri del Congresso votano costantemente a favore dei programmi di sorveglianza di massa perché sono «terrorizzati» dal fatto che le agenzie di Intelligence possano inserire «kiddie porn» («pornografia infantile») sui loro computer se parlano apertamente, ha affermato il giornalista americano Tucker Carlson.

 

Carlson è apparso sul podcast di Joe Rogan venerdì, poche ore prima che il Senato degli Stati Uniti votasse per rinnovare la Sezione 702 del Foreign Intelligence Surveillance Act (FISA) del 1978. Apparentemente creata per consentire alle agenzie di intelligence come l’FBI e la CIA di sorvegliare le comunicazioni degli stranieri, la Sezione 702 consente a queste agenzie di accedere ai dati «indirettamente» raccolti da milioni di cittadini americani senza mandato.

 

Secondo Carlson, diversi politici eletti statunitensi si sono effettivamente opposti a questo rinnovamento, ma non lo hanno ammesso pubblicamente.

 

«Le persone non lo dicono perché sono preoccupate di essere punite», ha detto Carlson a Rogan. «Sono preoccupati che qualcuno metta porno infantile sul loro computer. I membri del Congresso sono terrorizzati dalle agenzie di intelligence. Non lo sto indovinando. Me lo hanno detto, comprese le persone del comitato [di Intelligence], comprese le persone che gestiscono il comitato di intelligence.

 

«Hanno paura delle agenzie» di sicurezza, ha affermato Tucker, aggiungendo che «questo non è compatibile con la democrazia».

 

«Si sta svolgendo davanti a tutti, e a nessuno importa e nessuno fa nulla al riguardo», ha continuato Carlson. «Penso che il motivo sia perché sono minacciati. E se guardi i presidenti dei comitati che hanno permesso che queste cose accadessero anno dopo anno… li conosco. E hanno tutte le cose da nascondere. Lo so per certo».

 


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A parte la presunta minaccia della pedopornografia piantata di nascosto, Carlson ha affermato che è «molto comune» che i legislatori abbiano «un problema con l’alcol o una strana vita sessuale», che le agenzie potrebbero facilmente denunciare se questi politici si rifiutassero di eseguire i loro ordini.

 

Carlson non è il primo conservatore influente a sostenere che i rappresentanti eletti vengono ricattati. Già a dicembre, il deputato del Tennessee Tim Burchett, repubblicano, aveva suggerito che i suoi colleghi si opponevano a una mozione per rendere pubblici i nomi dei clienti del famigerato pedofilo Jeffrey Epstein perché sarebbero stati implicati in crimini sessuali.

 

Forze senza nome a Washington usano «il vecchio vaso di miele» – modo di dire inglese per definire una trappola a sfondo sessale – per ricattare i politici e costringerli a «votare per cose folli», disse all’epoca al conduttore conservatore del podcast Benny Johnson.

 

Un anno prima, un video nudo del deputato Madison Cawthorn era trapelato un mese dopo che aveva affermato di essere stato invitato a orge alimentate dalla droga da membri più anziani del Congresso. Washington, disse all’epoca, è piena di «perversioni sessuali». Il Cawthorn, che si era opposto al sostegno all’Ucraina chiamando Zelens’kyj «gangster», non fu riconfermato a Washington. Riguardo alla vita privata di un sostenitore zelota di Kiev, il senatore Lindsey Graham – noto per aver chiesto (e ottenuto) l’abbassamento dell’età della leva per gli ucraini e pure l’assassinio diretto del presidente russo Vladimir Putin – sono state numerose speculazioni.

 

A fine 2023, in un’ampia intervista incentrata sullo stato deplorevole dell’attuale leadership americana, il generale Michael Flynn ha suggerito che i membri del Congresso vengono ricattati dai globalisti affinché eseguano i loro ordini perché sono stati «compromessi dal dormire con i bambini».

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Immagine di Gage Skidmore via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic

 

 

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Ex ambasciatore americano condannato come spia di Cuba

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L’ex ambasciatore statunitense Victor Manuel Rocha è stato condannato a 15 anni di carcere per spionaggio a favore di Cuba. Lo hanno riportato la scorsa settimana i giornali statunitensi, citando documenti del tribunale.   Rocha, nato in Colombia e naturalizzato cittadino statunitense nel 1978, ha lavorato per il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti dal 1981 al 2002, ricoprendo diversi incarichi diplomatici, tra cui quello di vicedirettore principale della Sezione di Interessi degli Stati Uniti a Cuba e successivamente come inviato degli Stati Uniti in Bolivia e Argentina.   Come riportato da Renovatio 21, Rocha era stato arrestato a Miami nel dicembre 2023.   L’ex diplomatico, 73 anni, è accusato di aver partecipato a una raccolta di informazioni di Intelligence contro Washington per conto del governo cubano. L’arresto è avvenuto dopo diversi incontri tra l’ex inviato e un agente sotto copertura dell’FBI che si spacciava per rappresentante della Direzione Generale dell’Intelligence di Cuba. Secondo i documenti del tribunale, durante questi incontri, Rocha si è riferito ripetutamente agli Stati Uniti come «il nemico», lodando il defunto leader cubano Fidel Castro e ammettendo il suo lavoro di spia.   Rocha inizialmente si è dichiarato non colpevole durante un’udienza a febbraio, ma in seguito ha cambiato la sua dichiarazione per evitare un processo.

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Venerdì scorso Rocha si è dichiarato colpevole di due accuse: cospirazione per frodare gli Stati Uniti come agente straniero e agire come agente illegale di un governo straniero senza registrarsi presso le autorità statunitensi. Altri 13 capi d’accusa contro di lui, tra cui menzogna agli investigatori e frode telematica, sono stati ritirati in base al patteggiamento. Oltre a 15 anni di carcere, che, data l’età di Rocha, costituiscono di fatto una condanna all’ergastolo, l’ex diplomatico rischia tre anni di rilascio controllato e una multa di 500.000 dollari.   I pubblici ministeri hanno affermato che, in base al patteggiamento, l’ex diplomatico dovrà condividere con le autorità statunitensi «una valutazione completa e dettagliata del danno commesso».   «L’appello di oggi pone fine a più di quattro decenni di tradimenti e inganni da parte del signor Rocha. Per gran parte della sua vita, il signor Rocha ha vissuto una bugia», ha detto David Newman, un alto funzionario della sicurezza nazionale presso il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, in una conferenza stampa a Miami dopo l’udienza di Rocha.   Commentando le azioni di Rocha, il procuratore generale degli Stati Uniti Merrick Garland le ha descritte come «una delle infiltrazioni di più ampia portata e di più lunga durata da parte di un agente straniero nel governo degli Stati Uniti».

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Biden sta per graziare Assange?

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Qualcosa potrebbe muoversi nel caso di Julian Assange, il prigioniero politico occidentale il cui caso mette a nudo la falsità assoluta del sistema delle democrazie liberali.

 

Avvicinandosi la data delle elezioni, Biden potrebbe fare pure un gesto distensivo e liberare l’australiano, viene da pensare seguendo i recenti sviluppi.

 

CBS News ha chiesto a Stella Assange del commento disinvolto del presidente Joe Biden del 10 aprile, secondo cui la sua amministrazione sta «considerando» di far cadere le accuse contro suo marito, il fondatore di WikiLeaks Julian Assange.

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Biden stava rispondendo fuori dalla Casa Bianca alla domanda di un giornalista sul voto parlamentare australiano per una risoluzione che chiede agli Stati Uniti di ritirare le accuse. Biden ha replicato solo: «lo stiamo considerando». Ovviamente, non è detto che il vegliardo del Delaware abbia davvero capito la domanda, né che abbia risposto automaticamente con una frase insegnatagli per dissimulare.

 

«Sembra che le cose potrebbero muoversi nella giusta direzione», ha tuttavia detto Stella Assange alla BBC l’11 aprile. Poi la moglie del prigioniero politico ha puntualizzato: «davvero, Joe Biden avrebbe dovuto lasciar perdere fin dal primo giorno».

 

Un mese fa, il 4 marzo, il cancelliere tedesco Olaf Scholz si è opposto all’estradizione di Assange negli Stati Uniti, concordando con un aspetto della difesa di Assange. Scholz ha detto: «sono dell’opinione che sarebbe positivo se i tribunali britannici gli concedessero la protezione necessaria, dal momento che deve affrontare persecuzioni negli Stati Uniti dato che ha rivelato segreti di Stato americani».

 

Assange è detenuto in Gran Bretagna su spinta degli USA. Il suo caso, tuttavia, non era partito ufficialmente come persecuzione politica: saltarono fuori due donne che accusavano di stupro Assange, accuse poi archiviate. In verità, sotto covava il risentimento assoluto dell’apparato profondo statunitense per il personaggio che aveva divulgato alcuni segreti.

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Come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso un tribunale spagnuolo aveva convocato l’ex segretario di Stato ed ex capo della CIA Mike Pompeo riguardo al presunto complotto per assassinare Assange. Stella Assange nell’intervista con Tucker ha rivelato che notizie della non facilmente spiegabile ossessione omicida di Pompeo per Assange sono trapelate grazie a ufficiali della CIA in disaccordo.

 

La moglie di Assange, Stella, ha rivelato che sedici membri democratici e repubblicani del Congresso americano hanno chiesto al presidente americano Joe Biden di ritirare la richiesta di estradizione statunitense contro il giornalista australiano e fondatore di WikiLeaks.

 

Il candidato alla presidenza Robert F. Kennedy junior ha dichiarato che arrivato alla Casa Bianca grazierà Assange. Il presidente messicano Andres Manuel Lopez Obrador, dopo aver chiesto a Biden di liberare il giornalista-informatico, ha offerto l’asilo politico per proteggerlo.

 

Stella Assange aveva reso pubblica mesi fa la toccante lettera che il marito Julian ha inviato a Re Carlo in occasione della sua incoronazione.

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Immagine di Alisdaire Hickson via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International l

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