Terrorismo
Zelenskyj ordina agli USA di mettere la Russia nella lista degli Stati sponsor del terrorismo

L’ennesimo ordine, megalomanico e distruttore della pace, parte dal bunker della presidenza Zelens’skyj.
Secondo quanto riferito, il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha detto agli Stati Uniti di inserire la Russia nella lista degli stati sponsor del terrorismo.
«Persone che hanno familiarità con la conversazione» avrebbero detto al Washington Post che la richiesta di Zelens’kyj, che non è stata precedentemente segnalata, è arrivata durante una recente telefonata con il presidente Joe Biden.
Biden non si è impegnato in nessuna particolare linea d’azione, ma ha detto alla sua controparte ucraina che è disposto a esplorare una serie di proposte per esercitare una maggiore pressione su Mosca.
Tale misura potrebbe avere una serie di impatti, ammette il Post, tra cui l’imposizione di sanzioni economiche a dozzine di altre nazioni che continuano a fare affari con la Russia, il congelamento dei beni di Mosca negli Stati Uniti, compresi gli immobili, e il divieto di una varietà di esportazioni che hanno usi sia commerciali che militari.
Ovviamente, la proposta non ha nulla a che fare con il terrorismo, tanto più che fatta contro il Paese che in Siria si è impegnato per neutralizzare l’ISIS, così come aveva disinnescato la minaccia islamista nei suoi stessi territori del Caucaso (Cecenia, Daghestan…) negli anni Novanta, quando esplose il separatismo musulmano, fomentato chissà da chi.
Fu, come noto, il primo grande successo di Putin come primo ministro – sì, la prima grande vittoria di Putin, quella che gli diede credibilità dentro e fuori la Russia, fu l’aver sconfitto il terrorismo.
Ora invece, ci vogliono raccontare una realtà completamente rovesciata.
Viviamo in un mondo di allucinazione, dove le menzogne narcotiche del doppiatore ucraino dell’orso Paddington divengono legge per la politica e i per i giornali d’Occidente.
Immagine screenshot da YouTube
Terrorismo
Doppio attacco terroristico in Pakistan: più di 50 morti. È tornata l’ISIS?

Il bilancio delle vittime di un attentato nel Sud-Ovest del Pakistan mentre la gente festeggiava il compleanno del profeta Maometto è salito a 54 dopo che due pazienti gravemente feriti sono morti durante la notte negli ospedali, hanno detto sabato le autorità.
È accaduto nel distretto di Mastung, in un’area aperta vicino a una moschea dove circa 500 fedeli si erano radunati dopo la preghiera del venerdì per una processione per celebrare la nascita del profeta, una celebrazione nota come Milad-un-Nabi.
Uno o più attentatori suicidi si sono fatti esplodere venerdì in mezzo alla folla in uno degli attacchi più mortali contro i civili avvenuti in Pakistan negli ultimi mesi. Quasi 70 persone sono rimaste ferite, di cui cinque che rimangono in condizioni molto critiche, hanno detto le autorità.
Nessuno ha rivendicato l’attacco a Mastung, distretto della provincia del Belucistan, tuttavia i sospetti stanno ricadendo sull’organizzazione regionale affiliata dell’ISIS, lo Stato Islamico-Khorasan (ISIS-K) che ha rivendicato precedenti attentati mortali in tutto il Pakistan.
L’ISIS-K aveva effettuato un attacco giorni prima nella stessa zona dopo che uno dei suoi comandanti era stato ucciso sul luogo.
Sempre venerdì scorso, un’esplosione ha devastato una moschea situata nei locali di una stazione di polizia a Hangu, un distretto nella provincia nordoccidentale pakistano di Khyber Pakhtunkhwa, uccidendo almeno cinque persone e ferendone sette.
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I funzionari locali hanno dichiarato che due attentatori suicidi si sono avvicinati alla moschea della stazione di polizia. Le guardie hanno sparato e ucciso uno, ma l’altro è riuscito a raggiungere la moschea e a farsi esplodere. L’edificio in mattoni di fango è crollato con circa 40 persone all’interno.
Il presidente Arif Alvi, il primo ministro Anwar-ul-Haq Kakar, ministri, ex parlamentari, capi di partiti politici, gruppi sociali e religiosi e membri della società civile hanno ampiamente condannato i bombardamenti e la perdita di vite preziose.
I membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU hanno inoltre condannato “gli atroci e codardi attacchi terroristici suicidi in Pakistan” e “sottolineato la necessità di ritenere responsabili gli autori, gli organizzatori, i finanziatori e gli sponsor di questi riprovevoli atti di terrorismo e di consegnarli alla giustizia”, secondo una dichiarazione.
Il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha affermato che tali attacchi «dimostrano che i terroristi non hanno altro obiettivo se non quello di creare divisione tra i musulmani», secondo una dichiarazione riportata dalla TV di stato.
Come riportato da Renovatio 21, due mesi fa l’ISIS-K aveva rivendicato la responsabilità dell’attentato suicida sempre nella provincia pachistana di Khyber Pakhtunkhwa, un attacco che aveva preso di mira una manifestazione elettorale del partito Jamiat Ulema-e-Islam (JUI).
All’epoca, le autorità pakistane avevano inizialmente sospettto un gruppo talebano scissionista noto come Tehrik-e Taliban Pakistan (TTP), che sarebbe responsabile di due attentati mortali nella capitale provinciale di Peshawar all’inizio di quest’anno. Un’esplosione a gennaio ha ucciso 74 persone all’interno di una moschea. Un altro attentato a febbraio ha preso di mira anche una moschea e ha provocato la morte di oltre 100 agenti di polizia.
Il TTP era anche dietro l’attentato del 2014 che ha ucciso 147 persone, per lo più scolari, in una scuola di Peshawar. Come riportato da Renovatio 21, nove mesi fa i talebani pakistani hanno attaccato le forze di sicurezza di Islamabad causando sei morti.
Un attacco terroristico si è registrato contro una base militare dell’esercito pakistano in una zona montuosa del Sud-Ovest del Paese lo scorso mese.
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Terrorismo
Crisi tra India e Canada: assassinio, accuse gravissime all’ombra del terrorismo

«Qualsiasi coinvolgimento di un governo straniero nell’uccisione di un cittadino canadese sul suolo canadese è una violazione inaccettabile della nostra sovranità», ha continuato, prima di invitare Nuova Delhi a «cooperare con il Canada per andare a fondo di questa questione». Il ministro degli Esteri canadese Melanie Joly aveva poi annunciato durante una conferenza stampa che Ottawa aveva deciso di espellere «un alto diplomatico indiano».Trudeau making a public statement about this incident while not knowing full well that it’s 100% true is putting Canada in India’s sites. Convenient timing after getting back from yet another disastrous trip to India. pic.twitter.com/mrJakGUqxG
— Ryan Gerritsen🇨🇦🇳🇱 (@ryangerritsen) September 18, 2023
Hardeep Singh Nijjar, 46 anni, capo del Guru Nanak Sikh Gurdwara Sahib nel Surrey, British Columbia, è stato assassinato il 19 giugno: due uomini non identificati gli hanno sparato a bruciapelo in un centro culturale Sikh del mentre tornava a casa, a circa 30 km da Vancouver. Nijar era un membro del movimento Khalistan, che chiede che una patria sovrana per la comunità minoritaria Sikh venga ritagliata nello stato del Punjab, nel nord dell’India. Il movimento condusse una campagna di guerriglia contro lo stato indiano negli anni ’70 e ’80, rivendicando in particolare la responsabilità dell’attentato al volo Air India 182, fatto saltare in aria al largo delle coste irlandesi nel 1985, uccidendo tutte le 329 persone a bordo. I membri del movimento hanno protestato in Canada e nel Regno Unito dopo l’uccisione di Nijar, accusando il governo indiano di coinvolgimento e chiedendo attacchi vendicativi contro i funzionari indiani. Il giorno successivo Nuova Delhi ha respinto le «assurde» accuse del governo canadese secondo cui agenti indiani sarebbero stati coinvolti nell’uccisione del leader del movimento separatista del Khalistan Hardeep Singh Nijjar, un cittadino canadese.My statement on allegations surrounding the killing of Hardeep Singh Nijjar. pic.twitter.com/auIyj194A8
— Mélanie Joly (@melaniejoly) September 19, 2023
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L’India continua inoltre a essere la destinazione principale degli studenti stranieri del Canada, con circa 320.000 indiani che studiavano lì alla fine di dicembre 2022, ovvero quasi quattro studenti stranieri su dieci nel paese.Advisory for Indian Nationals and Indian Students in Canada:https://t.co/zboZDH83iw pic.twitter.com/7YjzKbZBIK
— Arindam Bagchi (@MEAIndia) September 20, 2023
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Terrorismo
Stragi di Pasqua in Sri Lanka: gli accusati si autoassolvono in Parlamento

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Dopo le recenti rivelazioni del documentario di Channel 4 il ministro della Pubblica sicurezza scagiona ancora una volta la polizia ai cui vertici resta anche l’ex capo dei servizi segreti che la Corte suprema ha condannato a risarcire le vittime. Il portavoce dell’arcidiocesi di Colombo: impossibile arrivare alla verità senza una nuova inchiesta con la supervisione di esperti stranieri.
È arrivato in Parlamento nello Sri Lanka il dibattito sul rapporto ordinato dal presidente Ranil Wickremesinghe sulle indagini degli attentati della Pasqua 2019, che provocarono a Colombo 269 morti e circa 500 feriti.
Un atto deciso all’indomani del clamore suscitato da un documentario mandato in onda il 5 settembre dall’emittente britannica Channel 4 che chiamava pesantemente in causa funzionari dell’amministrazione del deposto presidente Rajapaksa accusandoli di aver volutamente lasciato campo libero agli estremisti islamici, autori delle stragi, per trarre un vantaggio politico dal caos.
In realtà durante la sessione parlamentare il ministro della Pubblica sicurezza Tiran Alles non ha fatto altro che ribadire la tesi secondo cui finora non è emerso con chiarezza un ruolo da parte della polizia nelle stragi.
I nomi dei funzionari presumibilmente accusati – ha spiegato – sono stati consegnati al Procuratore Generale per ulteriori procedimenti. «Pertanto – ha aggiunto – sarebbe sbagliato da parte mia nominare alcuni membri del personale, come se fossero già accusati, fino a quando non saranno giustamente perseguiti».
Eppure la stessa Corte suprema dello Sri Lanka ha già condannato – insieme all’ex presidente Rajapaksa – anche l’ex direttore dei servizi di sicurezza Nilantha Jayawardene a risarcire le vittime; ma nonostante questo Jayawardene resta tuttora con incarichi di responsabilità ai vertici della polizia dello Sri Lanka. Un fatto che i deputati di opposizione hanno citato come prova della mancata volontà dell’attuale amministrazione di accertare davvero le responsabilità delle stragi.
Disappunto è stato espresso anche dall’arcidiocesi di Colombo: il portavoce padre Cyril Gamini Fernando ha affermato che utilizzare le persone accusate in relazione agli attentati della domenica di Pasqua per informare i parlamentari sulle indagini relative a tali attentati è un insulto al Parlamento.
«Avere un altro dibattito in Parlamento non aiuterà a trovare i veri responsabili» ha continuato ribadendo la richiesta dell’arcidiocesi di «una nuova indagine con la supervisione di esperti stranieri» per accertare la verità.
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Immagine di Press Information Bureau / Prime Minister’s Office via Wikimedia pubblicata su licenza Government Open Data License – India (GODL)
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