Spirito
India, prete assalito con un machete

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews.
Il parroco di Belagavi è riuscito a fuggire, ma le telecamere a circuito chiuso provano l’assalto. Negli ultimi 12 mesi in questo Stato indiano sono stati ben 38 gli episodi di violenza contro i cristiani documentati. In Madhya Pradesh una coppia cristiana è stata fermata dalla polizia perché accusata di «adescare» per conversioni donne tribali.
Un assalto a un sacerdote cattolico con un machete nel distretto di Belagavi e tre predicatori evangelici minacciati bruciando i loro libri religiosi a Kolar.
Sono gli ultimi episodi avvenuti nella catena di attacchi contro i cristiani nello Stato indiano del Karnataka, che proprio oggi si appresta ad inizare la discussione della contestata legge anti-conversioni.
L’attacco a Belagavi ha preso di mira padre Francis D’Souza, parroco della chiesa di San Giuseppe Lavoratore.
Sabato pomeriggio un uomo non identificato si è introdotto nel complesso della parrocchia brandendo un machete contro padre D’Souza. Fortunatamente il sacerdote è riuscito a sfuggire all’attacco e a quel punto anche l’aggressore ha fatto perdere le proprie tracce. Le immagini dell’assalto sono state comunque registrate dalle telecamere di sicurezza della chiesa. PadreD’Souza ha potuto così denunciare l’accaduto alla polizia.
Ieri, poi, nel distretto di Kolar gruppi di attivisti della destra nazionalista hanno bloccato tre cristiani pentecostali, accusandoli di essere intenti a promuovere conversioni. Il gruppo ha requisito e bruciato i libri religiosi che i tre cristiani portavano con sé.
La polizia non ha preso alcun provvedimento, sostenendo che la comunità cristiana era stata ammonita. E i nazionalisti indù ritengono di «non aver commesso nessuna violenza», ma di aver solo reagito di fronte «a chi distribuiva libri cristiani nel nostro quartiere».
«Negli ultimi 12 mesi in Karnataka abbiamo documentato ben 38 attacchi contro i cristiani»
«Negli ultimi 12 mesi in Karnataka abbiamo documentato ben 38 attacchi contro i cristiani», commenta ad AsiaNews Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (GCIC).
«Gli esponenti della destra nazionalista creano queste situazioni, negando la libertà religiosa alla minuscola comunità cristiana».
Contro la legge anti-conversioni che il governo locale vuole far approvare in questo Stato indiano nei giorni scorsi i cristiani sono scesi in piazza in una manifestazione guidata dall’arcivescovo cattolico di Bangalore, mons. Peter Machado.
Oltre che in Karnataka un altro episodio di intolleranza contro i cristiani è avvenuto nei giorni scorsi nel Madhya Pradesh: nel distretto di Barwani la polizia ha arrestato una coppia con l’accusa di aver cercato di «adescare» alcune donne tribali con l’obiettivo di convertirle al cristianesimo.
Gli accusati sono Anar Singh Jamre, 35 anni, e sua moglie Laxmi Jamre, di 32 anni, residenti nel villaggio di Nawalpura: sono stati fermati sulla base della legge anti-conversioni che in Madhya Pradesh è stata ulteriormente rafforzata qualche mese fa. L’azione è stata intrapresa sulla base di una semplice denuncia presentata da un abitante di un villaggio. I due sono stati poi rilasciati su cauzione.
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L’Islam cresce tre volte più velocemente del Cristianesimo: studio

Secondo i nuovi dati del Pew Research Center, tra il 2010 e il 2020 l’Islam è cresciuto circa tre volte più velocemente del Cristianesimo, stimolato da tassi di natalità più elevati e da tassi di de-conversione più bassi.
Secondo i dati dello studio, pubblicati la scorsa settimana, la popolazione mondiale musulmana è aumentata di quasi il 21% nell’arco di dieci anni, mentre il numero dei cristiani è cresciuto solo del 6% circa.
Il numero di musulmani è cresciuto a un ritmo doppio rispetto al resto della popolazione mondiale, che è aumentata del 10% nello stesso decennio. La ricerca ha inoltre indicato che l’Islam ha guadagnato più seguaci individuali di tutte le religioni non musulmane messe insieme durante il decennio.
Lo studio ha citato tassi di natalità più elevati e un’età media più giovane tra i fedeli dell’Islam come ragioni principali di questa crescita. In media, si stima che una donna musulmana abbia 2,9 figli nel corso della sua vita, rispetto ai 2,2 delle donne non musulmane, suggerisce la ricerca, citando i dati del periodo 2015-2020.
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Secondo lo studio, i nuovi convertiti e coloro che hanno abbandonato la fede hanno avuto un impatto minimo sulla crescita, poiché entrambi hanno registrato una media di circa l’1% nel decennio 2010.
Nonostante una crescita più lenta, il cristianesimo è rimasto la religione più numerosa al mondo, con 2,3 miliardi di fedeli nel 2020, mentre l’Islam si è attestato al secondo posto con 2 miliardi, secondo la ricerca. Nonostante il numero di cristiani sia cresciuto nel decennio, la quota complessiva della religione nella popolazione globale si è ridotta di quasi il 2%, secondo i dati.
Secondo lo studio, la crescita della popolazione cristiana si è ridotta a causa degli alti tassi di abbandono della fede per abbandonarla. Nonostante i tassi di fertilità relativamente elevati tra i fedeli, la fede ha registrato una perdita netta di 11,6 adulti ogni 100 cresciuti come cristiani.
«L’Islam è destinato a crescere fino a diventare la religione più diffusa al mondo nei prossimi anni, a meno che non si verifichi un’inversione di tendenza», ha affermato Conrad Hackett, ricercatore principale presso il Pew Research Center e autore principale dello studio, secondo quanto riportato dal Washington Post.
Lo statistico aggiunge che è stato «sorprendente» vedere un cambiamento così radicale in appena un decennio, sottolineando che le popolazioni musulmane e cristiane si sono avvicinate in termini di dimensioni poiché l’Islam si è espanso più rapidamente di qualsiasi altra fede importante.
La ricerca ha coinvolto migliaia di censimenti e sondaggi in 201 paesi e si è concentrata su sette gruppi: cristiani, musulmani, indù, buddisti, ebrei, altre religioni e individui che non si identificano con nessuna religione in particolare.
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Immagine di pubblico dominio CCo via Flickr
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Leone XIV affronta la questione della Messa tradizionale

Appena insediato, papa Leone XIV si trovò di fronte a una questione delicata e potenzialmente esplosiva: come affrontare il problema delle restrizioni imposte dal suo predecessore alla celebrazione della Messa tradizionale all’interno delle diocesi?
Sebbene Leone XIV abbia fatto della pace una delle priorità del suo pontificato, il modo in cui dovrà trattare quello che potremmo definire lapidariamente il «dossier tradizionalista» potrebbe avere un impatto duraturo sul suo regno.
Nel 2007, in seguito alle richieste del vescovo Bernard Fellay, allora Superiore generale della Fraternità Sacerdotale San Pio X, papa Benedetto XVI, con il motu proprio Summorum Pontificum, ha ampliato significativamente l’uso del rito tridentino nella Chiesa universale.
Nel 2021, in un’inversione di rotta di cui aveva il segreto, papa Francesco ha liquidato puramente e semplicemente l’opera del suo predecessore con il motu proprio Traditionis Custodes, limitando drasticamente l’accesso alla Messa tridentina: un provvedimento che aveva colpito in modo particolare le comunità dell’Ecclesia Dei, suscitando incomprensioni, perfino ostilità nei confronti del Papa.
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Ma Leone XIV, il primo papa americano, sembra essere stato scelto per cercare di sanare le fratture interne alla Chiesa. Non c’è bisogno di essere un profondo conoscitore dei meccanismi interni del Vaticano per intuire che la questione della Messa tridentina sarà per lui una prova. Come riporta il Catholic Register, il Santo Padre ha diverse opzioni per affrontare questa delicata questione.
Un primo approccio potrebbe essere quello di mantenere le restrizioni imposte dalla Traditionis Custodes, ma applicarle con maggiore flessibilità, per segnare una sorta di continuità con il pontificato precedente e al contempo ridurre le tensioni. In questo contesto, il sovrano pontefice potrebbe delegare maggiore autorità ai vescovi, pur sottolineando i meriti di questa liturgia. Ciò rappresenterebbe un approccio conciliatorio, risparmiandogli un confronto diretto con la precedente équipe.
Un’altra opzione sarebbe quella di emanare un nuovo documento papale che modifichi la Traditionis Custodes. Questo testo potrebbe riaffermare il diritto dei fedeli ad accedere alla Messa tridentina, regolamentandone al contempo l’esercizio. È un modo per dire, in un certo senso, che «il Summorum Pontificum può aver avuto i suoi difetti, ma in definitiva è l’approccio più realistico dato il contesto attuale».
Secondo il saggista Stuart Chessman, un altro approccio sarebbe quello di far sì che Roma cessi gradualmente ogni polarizzazione nel trattamento della questione della Messa di sempre, sulla base del fatto che «la guerra di annientamento lanciata contro il tradizionalismo non può più essere sostenuta a lungo termine», data la situazione della Chiesa.
Il nuovo papa potrebbe anche optare per gesti simbolici. Ad esempio, celebrare personalmente una Messa tradizionale o parteciparvi. Tali azioni, senza modificare direttamente la legge, potrebbero dimostrare l’impegno del papa ad ascoltare tutte le componenti di una Chiesa apparentemente frammentata.
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Sarebbero possibili gesti di altro tipo, che vadano oltre il quadro ristretto delle comunità dell’Ecclesia Dei e del motu proprio sulla liturgia? Nulla può essere escluso in questo ambito, soprattutto se l’ambizione del nuovo romano pontefice è quella di superare le polarizzazioni e raggiungere la pace liturgica, tanto quanto quella dottrinale, perché le due sono collegate.
Ma anche se tali gesti venissero compiuti, va ricordato che il nuovo papa, nato nel 1955 e ordinato nel 1982, ha poca conoscenza della Messa tradizionale e probabilmente non l’ha mai celebrata: vorrà davvero sostenerla?
Una cosa è certa al riguardo: i prossimi mesi – e anni – probabilmente produrranno molto inchiostro nel mondo della Tradizione.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News.
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Immagine di Edgar Beltrán, The Pillar via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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