Immigrazione
Immigrato iracheno lascia la Svezia dopo 20 anni a causa di crimini violenti degli immigrati: «l’Iraq più sicuro di Stoccolma»

Un ristoratore immigrato fuggito dall’Iraq 20 anni fa ha lasciato la Svezia ed è tornato nel suo paese d’origine a causa della violenza criminale a cui si è trovato ad affrontare nella sua periferia di Stoccolma. Lo riporta Remix News.
L’uomo, che si è fatto chiamare «Amin», ha dichiarato in un’intervista al quotidiano svedese Dagens Nyheter di essere stato oggetto di minacce e violenti attacchi da parte di bande criminali e di essere stato costretto a pagare per evitare molestie.
Amin era arrivato in Svezia dopo l’invasione statunitense dell’Iraq, aveva aperto un’attività, si era sposato mettendo al mondo dei figli. Tuttavia il suo ristorante di successo è stato minacciato dalla crescente attività criminale nella zona. Un cartello della droga iniziò a estorcere denaro ai titolari delle attività, chiedendo in genere 1.000-5.000 dollari al mese per «proteggerli». Le attività che si rifiutavano di pagare subirono vandalismi e minacce.
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«Immaginate cosa si prova se lavorate dieci ore al giorno. E poi arriva una persona disgustosa che vi minaccia e vi dice cose cattive», ha detto Amin.
Rifiutandosi di rinunciare ai soldi guadagnati duramente, si è trovato ad affrontare minacce sempre più violente. «Ti spaccherò la faccia di m***a. La tua famiglia non ti riconoscerà più», gli ha detto un membro di una ghenga in una registrazione audio che Amin ha raccolto come prova. Per oltre un decennio, è stato ripetutamente minacciato e aggredito.
Le minacce e la violenza lo costrinsero a chiudere il ristorante e la situazione di tensione portò anche alla rottura del suo matrimonio.
Le esperienze di Amin evidenziano la crescente insicurezza nelle città svedesi, dove la criminalità organizzata sconvolge sempre di più la vita quotidiana di molti residenti.
Un tempo un Paese omogeneo in cui ogni omicidio finiva in prima pagina su ogni giornale, dall’inizio del 2024 al 15 maggio ha registrato 109 sparatorie con 14 morti e 19 feriti. Nello stesso periodo, la polizia ha registrato 50 attentati dinamitardi, 29 tentativi di attentati dinamitardi e 74 preparativi per attentati dinamitardi.
Lo scorso anno, il numero totale di sparatorie registrate dalla polizia nel Paese è stato di 363, con 53 morti, e 149 attentati con bombe.
Tornato in Iraq, Amin ha riaperto un ristorante e dice della sua situazione attuale: «Vivo come un re! Mi sto sviluppando, mi sento bene. È molto più sicuro in Iraq che in Svezia».
Come riportato da Renovatio 21, è stato rilevato negli scorsi anni che tasso di disoccupazione per i migranti è quattro volte superiore a quello dei nativi svedesi, con alcune aree a forte immigrazione che registrano livelli di disoccupazione fino al 78%. La Svezia ha subito anche una «Grande Sostituzione» di tipo elettorale: oltre un milione di immigrati, su un Paese da 10 milioni, avevano diritto di voto alle ultime elezioni della settimana scorsa.
Come riportato da Renovatio 21, vi sono state storie di profughe ucraine che, dopo notti in cui il loro ostello è stato assediato da immigrati afroasiatici, hanno dichiarato di sentirsi più al sicuro nel proprio Paese in guerra. In momenti ulteriormente grotteschi, le autorità svedesi hanno detto alle profughe ucraine di vestirsi in modo da non provocare i migranti.
Il colmo si raggiunge quando si scopre, come accaduto nel 2022, che quattro rifugiati su cinque sono andati in vacanza nel Paese da cui sono fuggiti. Il fenomeno potrebbe esservi stato anche in Italia e in ogni altro Paese sottomesso alla grande ondata migratoria degli ultimi anni.
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Come riportato da Renovatio 21, la scorsa estate scontri tra immigrati ad un festival culturale eritreo hanno prodotto incendi e 52 feriti. Si tratta di una sorta di guerra civile permanente tra la vecchia tollerante Svezia e le continue violenze di bande di immigrati.
Il fallimento del multiculturalismo in Svezia è stato ammesso dalla stessa premier socialdemocratica Anderson quando era in carica, oltre che dall’attuale premier Ulf Kristersson, che ha dichiarato l’anno scorso che «l’immigrazione di massa non funziona».
Come riportato da Renovatio 21, il governo svedese ha varato una politica di «rimpatrio volontario» dove arriva a pagare gli immigrati naturalizzati per andarsene. L’iniziativa ha avuto, al momento, non troppo successo.
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Immigrazione
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Immigrazione
La Grande sostituzione elettorale continua: sinistra tedesca al 70% se avessero votato solo i musulmani

Uno studio ufficiale condotto dopo le elezioni tedesche ha dimostrato che la comunità musulmana del Paese (che rappresenta il 6,6% della popolazione tedesca) sostiene in modo schiacciante i partiti di sinistra, in particolare l’estrema sinistra Die Linke e la socialdemocratica SPD, principalmente a causa delle loro politiche sull’immigrazione e della posizione filo-Palestina. Lo riporta lo European Conservative.
I partiti di sinistra avrebbero ottenuto quasi il 70% dei voti se alle elezioni federali della scorsa settimana avessero partecipato solo i musulmani, il che prospetta un futuro piuttosto fosco per la politica di destra in Germania, a meno che non si invertano le attuali tendenze in materia di immigrazione e demografia.
Secondo lo studio condotto dal gruppo di ricerca Wahlen per la televisione statale ZDF, il partito più filo-palestinese Die Linke è stato sostenuto dal 29% dei musulmani con cittadinanza tedesca, oltre tre volte in più rispetto al risultato nazionale (8,8%). Il partito socialista SPD è al secondo posto con il 28% tra i musulmani, nonostante abbia subito la più grande sconfitta elettorale della sua storia con solo il 16,4% a livello nazionale.
A sua volta, la CDU di centro-destra ha ricevuto solo il 12%, mentre l’AfD ha ottenuto il 6%, ovvero molto meno della metà dei loro risultati effettivi messi insieme, ed entrambi sarebbero stati esclusi dal governo se avessero votato solo i musulmani.
D’altro canto, i Verdi hanno ottenuto risultati disastrosi, con solo il 4% tra i musulmani, dimostrando che il clima non è un problema rilevante per la comunità, mentre il partito populista di sinistra BSW, nonostante sia anch’esso contrario all’immigrazione, sarebbe entrato nel Bundestag con oltre il 6%.
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Sebbene non tutti gli stranieri in Germania siano musulmani, questi dati sono comunque i più vicini che possiamo ottenere al momento per mappare le tendenze politiche tra gli immigrati. Le implicazioni future potrebbero significare un disastro per la politica di destra, poiché si prevede che la base di elettori musulmani crescerà molto più rapidamente rispetto ad altri gruppi.
«La ragione di ciò è triplice» scrive The European Conservative. «Una è la continua migrazione di massa dei lavoratori, che la coalizione CDU-SPD in arrivo difficilmente allenterà. La seconda è il tasso di natalità molto più alto nella comunità (1,9 figli per donna) rispetto ai non musulmani (1,4 figli). Infine, solo circa la metà della popolazione musulmana tedesca ha la cittadinanza e al momento può votare, ma molti dei restanti tre milioni diventeranno gradualmente naturalizzati, aumentando ulteriormente come una delle basi elettorali più fedeli della sinistra».
«Forse non sorprende che i partiti di sinistra siano molto più consapevoli di questo effetto. Poco prima delle elezioni, l’ex segretario di stato socialista Sawsan Chebli ha pubblicato un articolo sulle tendenze demografiche tedesche e ha affermato che la crescente popolazione musulmana era uno dei principali “punti di forza” dell’SPD». La Chebli, politica immigrata palestinese di seconda generazione, ha chiesto ai suoi connazionali musulmani che stavano pensando di lasciare il paese di restare e votare, perché col tempo «la demografia creerà fatti».
Bene, uno di questi fatti è che la causa pro-Palestina (o, piuttosto, anti-Israele) è stata uno dei maggiori fattori di mobilitazione tra i musulmani in queste elezioni. Questo è il motivo per cui il più rumoroso critico di Israele, Die Linke, ha avuto così tanto successo tra la comunità e parte del motivo per cui il partito ha vinto sei circoscrizioni in modo netto, tra cui una a Berlino Ovest per la prima volta nella sua storia.
Come riportato da Renovatio 21, il fenomeno è già stato osservato in Isvezia, dove, su 10 milioni di abitanti, gli immigranti che possono votare sono oramai oltre un milione.
E così si impare una volta di più che la grande sostituzione etnica, negata perfino dai post-fascisti al governo, è anche e soprattutto una grande sostituzione elettorale.
La questione della «Grande sostituzione elettorale» è stata discussa recentemente anche negli Stati Uniti, con la stampa che ha ammesso come l’amministrazione Biden abbia accelerato l’immigrazione per «rimodellare l’elettorato».
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Immigrazione
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