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Economia

Il MES è per gli Stati o per le banche?

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Ci hanno ripetuto, ad nauseam, che il MES – la cui ratifica è stata appena impedita dal Parlamento italiano grazie, a quanto sembra, ad un blitz perinatalizio di Salvini e della Lega – è un meccanismo finanziario per salvare gli Stati in difficoltà.

 

Ovunque schiumano di rabbia, con prime pagine dei quotidiani con bava alla bocca. Gentiloni, che per qualche ragione dopo essere stato di passaggio premier di un governo che ha successivamente ha perso le elezioni, è stato intervistato sul Corriere, dove ha dichiarato che «i trattati si rispettano». Ci chiediamo: anche durante la Seconda Guerra Mondiale, i partigiani avrebbero dovuto rispettare i trattati con la Germania nazista? Forse no, ma facciamo notare che sempre di Germania qui, alla fine, si parla.

 

Dall’alto delle torri di Bruxelles, il conte Gentiloni (di cui ricordiamo peraltro l’accordo di Caen che assegnava pezzi del nostro mare alla Francia, grande dispensatrice di Legion d’honneur a piddini vari) dimentica del tutto che nelle democrazie vige ancora, certo molto in teoria, la sovranità del Parlamento, dove il 21 dicembre il partito di opposizione M5S ha votato con Lega e Fratelli d’Italia, mentre il terzo partner della coalizione Forza Italia si è astenuto (184 No, 72 Sì e 44 astenuti).

 

Di fatto, proprio la sovranità e la politica, come sempre nelle questioni UE, sono il tema del discorso: Il trattato prevede che i gestori del MES possano decidere di richiedere miliardi di capitale accantonato agli Stati membri, da versare entro una settimana, senza l’approvazione del Parlamento.

 

Ma il MES è davvero un mezzo Salva-stati? Il refrain è ripetuto senza sosta da media e politici, lasciando fuori i veri beneficiari del meccanismo: le banche.

 

La cosa è indicativa: nel contesto odierno, salvare uno Stato è salvare le Banche, perché Banche e Stati sono fuse in un unico ente, della cui natura rapace e chimerica nessuno più si meraviglia: lo Stato esiste solo per l’economia (unica misura della società umana, come vogliono marxisti e liberali) e la Banca, senza i tanti aiutini che arrivano di qua e di là (memento governo Monti) non si sa quanto potrebbero tirare avanti.

 

Questa amara realtà dietro al MES (e dietro al concetto stesso di Stato moderno), è  stata espressa a chiare lettere dal Managing Director del MES Pierre Gramegna con una dichiarazione stampa ufficiale pubblicata sul sito dell’ESM, cioè del MES.

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«Il MES si rammarica della decisione del Parlamento italiano di votare contro la ratifica del Trattato MES riveduto. Senza la ratifica di tutti gli Stati membri, il MES non sarà in grado di fornire il sostegno comune al Fondo di Risoluzione Unico dell’unione bancaria, di cui beneficerebbero tutti i Paesi della zona euro».

 

Il Fondo di Risoluzione Unico (Single Resolution Fund, o SRM) è, secondo il sito del Consiglio Europeo, un meccanismo per «garantire una risoluzione ordinata delle banche in dissesto, con costi minimi per i contribuenti e per l’economia reale».

 

L’SRM è definito sul sito istituzionale «elemento chiave dell’Unione Bancaria Europea»: «il Fondo di risoluzione unico è un fondo istituito a livello sovranazionale. Verrà utilizzato per la risoluzione delle banche in dissesto quando sono esaurite le altre opzioni, ad esempio lo strumento del bail-in». Tradotto, per salvare le banche.

 

Continua il comunicato di amarezza per il voto italiano del direttore Gramegna: «Il MES è impegnato a continuare a sostenere i suoi membri e ad adempiere all’importante mandato per il quale è stato creato: garantire la stabilità finanziaria nell’area dell’euro. Continuerà a farlo nell’ambito dell’attuale Trattato MES».

 

La «stabilità finanziaria dell’area euro» non è quella dei suoi Stati, né tantomeno quella dei suoi popoli, ma quella delle sue banche. La maschera è sempre più gettata; il pudore pure. Il re – il banchiere – è ignudo.

 

E poi, quali mai sarebbero le banche da salvare? Ricordiamo la grande crisi finanziaria globale del 2008: la Germania statalizzò le banche regionali dei länder, in pratica le sue banche popolari – l’Italia, forte ancora del suo primato riguardo ai risparmi individuali, invece non ebbe bisogno di farlo.

 

Tuttavia le banche popolari italiane di lì a poco furono sterminate con la violenza che ricordiamo: la legge sul voto capitario del governo Renzi (il governo predecessore e azionista di quello Gentiloni), poi scandali e crash finanziari (Etruria, Popolare di Vicenza, Veneto Banca) che polverizzarono i risparmi di centinaia di migliaia di persone, lasciando intere famiglie con niente, e portando alcuni ad ammalarsi.

 

Per loro niente meccanismi di salvataggio europeo, niente lettere di amarezza. Per i popolani risparmiatori solo l’estinzione dei loro risparmi, in attesa che si perda anche il pudore riguardo l’estinzione delle loro vite.

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Immagine di eurodemostuttgart via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported

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Cina

La ristorazione smentisce il PIL cinese in crescita: 459 mila chiusure nel primo trimestre 2024

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   Piccoli ristoranti ma anche nuovi ambiziosi brand costretti a gettare la spugna dal calo dei consumi: le cessazioni delle attività sono aumentate del 232% rispetto a dodici mesi fa. Le riaperture dopo la politica Zero Covid si sono scontrate con l’aumento dei prezzi e la minore disponibilità economica delle famiglie.   Secondo gli ultimi dati dell’Ufficio nazionale di statistica, in Cina nel primo trimestre di quest’anno sono state cancellate o soppresse 459mila imprese di ristorazione, con un aumento di circa il 232% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Di questi ristoranti 180mila hanno chiuso nel solo mese di marzo, quando l’anno scorso furono 140mila nell’intero primo trimestre.   Si tratta di un indicatore «dal basso» che mostra un panorama decisamente diverso rispetto all’ottimismo «ufficiale» sull’economia cinese, che appena pochi giorni fa sbandierava per lo stesso arco di tempo una crescita del Prodotto interno lordo del 5,3%, addirittura superiore agli obiettivi fissati per il 2024.   Al dato sulla chiusura delle imprese della ristorazione ha dedicato un approfondimento Radio Free Asia, che ha raccolto alcune voci di operatori locali secondo cui il mercato dei consumi in Cina non si è affatto ripreso dopo la fine della politica Zero COVID. «Alti costi di affitto, alti costi di manodopera, aumento dei prezzi e diminuzione dei consumi dei clienti», ha riassunto il quadro della situazione un ristoratore di Wuhan. «Ci sono ancora alcune attività di catering che vanno molto bene, ma gli affari dei ristoranti più grandi no». All’inizio di quest’anno anche brand considerati in ascesa nella pasticceria cinese come ad esempio Hutou sono stati costretti a gettare la spugna.   La signora Yao, residente a Jingdezhen, nella provincia di Jiangxi, ha raccontato all’emittente che molti dei suoi amici che gestivano ristoranti hanno chiuso e faticano ad arrivare alla fine del mese: «I residenti non hanno più soldi, è difficile portare avanti qualsiasi attività».   Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne. Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Immagine di Frank Michel via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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Economia

Amazon abbandona il sistema senza casse nei negozi: si è scoperto che la sua IA era alimentata da 1.000 lavoratori umani

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Il colosso dell’e-commerce Amazon starebbe rinunziando alla sua speciale tecnologia «Just Walk Out» che permetteva ai clienti di mettere la spesa nella borsa e lasciare il negozio senza dover fare la fila alla cassa. Lo riporta The Information, testata californiana che si occupa del business della grande tecnologia.

 

La tecnologia, disponibile solo nella metà dei negozi Amazon Fresh, utilizzava una serie di telecamere e sensori per tracciare ciò con cui gli acquirenti lasciavano il negozio. Tuttavia, secondo quanto si apprende, invece di chiudere il ciclo tecnologico con la pura automazione e l’intelligenza artificiale, l’azienda ha dovuto fare affidamento anche su un esercito di oltre 1.000 lavoratori in India, che fungevano da cassieri a distanza.

 

Di questo progetto denominato «Just Walk Out» – uno stratagemma di marketing per convincere più clienti a fare acquisti nei suoi negozi, minando attivamente il mercato del lavoro locale – forse non ne sentiremo la mancanza.

 

Nel 2018 Amazon ha iniziato a lanciare il suo sistema «Just Walk Out», che avrebbe dovuto rivoluzionare l’esperienza di vendita al dettaglio con l’intelligenza artificiale in tutto il mondo. Diverse altre società, tra cui Walmart, hanno seguito l’esempio annunciando negozi simili senza cassiere.

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Tuttavia più di cinque anni dopo, il sistema sembra essere diventato sempre più un peso. Stando sempre a quanto riportato da The Information, la tecnologia era troppo lenta e costosa da implementare, con i cassieri in outsourcing che avrebbero impiegato ore per inviare i dati in modo che i clienti potessero ricevere le loro ricevute.

 

Oltre a fare affidamento su manodopera a basso costo e in outsourcing e invece di pagare salari equi a livello locale, le critiche hanno anche messo in dubbio la pratica di Amazon di raccogliere una quantità gigantesca di dati sensibili, compreso il comportamento dei clienti in negozio, trasformando una rapida visita al negozio in un incubo per la privacy, scrive Futurism.

 

L’anno scorso, il gruppo di difesa dei consumatori Surveillance Technology Oversight Project, aveva intentato un’azione legale collettiva contro Amazon, accusando la società di non aver informato i clienti che stava vendendo segretamente dati a Starbucks a scopo di lucro.

 

Nonostante la spinta aggressiva nel mercato al dettaglio, l’impatto dei negozi di alimentari di Amazon negli Stati Uniti, è ancora notevolmente inferiore a quella dei suoi concorrenti quali Walmart, Costco e Kroger, come sottolinea Gizmodo.

 

Invece di «Just Walk Out», Amazon ora scommette su scanner e schermi incorporati nel carrello della spesa chiamato «Dash Carts». Resta da vedere se i «Dash Carts» si riveleranno meno invasivi dal punto di vista della privacy dei dati.

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Immagine di Sikander Iqbal via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

 

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Economia

FMI e Banca Mondiale si incontrano a Washington «all’ombra della guerra»

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I capi delle due più grandi istituzioni finanziarie mondialiste, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale si starebbero incontrando a Washington in queste ore per discutere il rischio sistemico che comporta la guerra in corso. Lo riporta il giornalista britannico Martin Wolf, che serve come principale commentatore economico del Financial Times.   L’articolo si intitola oscuramente «L’ombra della guerra si allunga sull’economia globale».   L’editorialista britannico afferma che «i politici stanno camminando sulle uova» per una serie di ragioni, incluso il fatto che «un quinto della fornitura mondiale di petrolio è passata attraverso lo Stretto di Hormuz, in fondo al Golfo, nel 2018. Questo è il punto di strozzatura della fornitura di energia globale».   «Una guerra tra Iran e Israele, che includa forse gli Stati Uniti, potrebbe essere devastante» avverte l’Economist. «I politici responsabili dell’economia mondiale riuniti a Washington questa settimana per le riunioni primaverili del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale sono spettatori: possono solo sperare che i saggi consigli prevalgano in Medio Oriente».

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«Se il disastro fosse davvero evitato, come potrebbe essere l’economia mondiale?» si chiede la pubblicazione britannica.   Come riportato da Renovatio 21, lo scorso dicembre il FMI pubblicò un rapporto i cui dati suggerivano come il dollaro stesse perdendo il suo dominio sull’economia mondiale.   Durante le usuali incontri primaverili tra FMI e Banca Mondiale dell’anno passato si era discusso, invece, delle valute digitali di Stato – le famigerate CBDC.   Il progetto di una CBDC globale, una valuta digitale sintetica globale controllata dalle banche centrali, ha lunga storia. Nel 2019, prima di pandemia, dedollarizzazionesuperinflazione e crash bancari che stiamo vedendo, l’allora governatore della Banca d’Inghilterra Mark Carney ne aveva parlato all’annuale incontro dei banchieri centrali di Jackson Hole, nel Wyoming nel 2019.   Come riportato da Renovatio 21, l’euro digitale sembra in piattaforma di lancio, e la presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde sembra aver ammesso che sarà usato per la sorveglianza dei cittadini.

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Immagine di World Bank Photo Collection via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic
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