Oligarcato
Il figlio di Soros è stato alla Casa Bianca almeno 14 volte

Alexander Soros, figlio del miliardario speculatore internazionale George Soros, ha effettuato almeno quattordici visite alla Casa Bianca da quando Joe Biden è entrato in carica, lo riporta il New York Post, che cita i registri dei visitatori che ha potuto visionare.
Il giovane Soros, 37 anni, è un noto fundraiser del Partito Democratico USA, ha incontrato i funzionari dell’amministrazione Biden almeno dodici volte l’anno scorso, secondo i registri aggiornati di recente. L’uomo avrebbe anche visitato la Casa Bianca due volte nel 2021.
Alexander Soros è il presidente delle Open Society Foundations, il cui compito, secondo quanto si dice, sarebbe quello di fornire sovvenzioni a cause che promuovono «la crescita di democrazie inclusive e vibranti».
Non tutti pensano che questa sia la realtà delle cose. «L’agenda di Soros è di morte e distruzione in nome dell’apertura dei confini e della fine della civiltà occidentale» ha detto al New York Post Mike Howell dell’Oversight Project presso l’Heritage Foundation.
George Soros ha fondato la fondazione, ha distribuito più di 32 miliardi di dollari a varie cause in tutto il mondo dal 1998, talvolta in aree dove erano in corso operazioni di regime change. In questo momento, le fondazioni di Soros stanno finanziando direttamente gli ucraini. Durante le rivolte BLM negli USA del 2020 il Soros però ammise di non essere lui il responsabile.
Altre cause finanziate da Soros sono l’immigrazione, la depenalizzazione delle droghe, recentemente anche il cambiamento climatico da combattere irrorando i cieli di artico di sostanze chimiche.
George Soros’ Son Granted Repeated White House Access — NYP
Alexander Soros, the son of the trillionaire Democratic Party donor George Soros, has made at least 14 visits to the WH since Biden took office, according to publicly available visitor logs seen by the New York Post. pic.twitter.com/wKDhcwmvwG
— Jacque Line (@MissJacque_line) April 10, 2023
Soros tuttavia avrebbe ora diversificato il suo approccio «filantropico» agli USA. Dopo aver per anni sostenuto con milioni e milioni di dollari il Partito Democratico e i suoi politici (più, forse, qualche repubblicano) è passato ora a cercare di influenzare le elezioni dei Procuratori degli Stati e delle città. Una mossa che, secondo alcuni, altera più incisivamente l’equilibrio sociale, perché i procuratori sono coloro che possono attivarsi e perseguire un crimine o meno (per esempio: i furti nei negozi, lo spaccio di droga, lo scasso durante le rivolte violente etc.)
Alla Casa Bianca Alexander Soros avrebbe avuto un incontro lo scorso 1 dicembre con Nina Srivastava, l’assistente dell’ex capo dello staff di Biden Ron Klain. Più tardi quella stessa sera, Soros jr era tra i 330 partecipanti a una cena di stato per onorare il presidente francese Emmanuel Macron, come mostrano i documenti.
Alexander Soros, the son of George Soros, made more than a dozen trips to the White House last year pic.twitter.com/hSy7Cdj6fY
— Vision4theBlind (@Vision4theBlind) April 9, 2023
Il giorno dopo Soros junior ha incontrato Mariana Adame, che consiglia il consigliere del presidente Joe Biden, nonché il vice consigliere per la sicurezza nazionale Johnathan Finer, secondo i registri. Il contenuto degli incontri rimane poco chiaro e la Casa Bianca non ha risposto alle domande del New York Post. Il quotidiano cita anche un critico di Soros, Matt Palumbo, che sostiene che il giovane sarebbe «il nuovo ambasciatore di suo padre».
George Soros è stato recentemente nuovamente preso di mira dai critici di destra dopo che è stato rivelato che ha donato un milione di dollari a un comitato di azione politica che in seguito ha sostenuto Alvin Bragg, il procuratore distrettuale di Manhattan che persegue una condanna penale di Donald Trump. Soros nega di aver finanziato direttamente Bragg o addirittura di sapere chi fosse.
Come riportato di recente da Renovatio 21, il Soros senior, in un discorso biascicato alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco di Baviera, ha fatto intendere i nuovi investimenti della sua politica internazionale (del resto, come disse qualcuno, egli è «l’unico uomo al mondo con una politica estera»): oltre alla Cina di Xi – acerrimo nemico dell’ultramiliardario magiaro, forse per questioni di faide mega-finanziarie USA – ha diretto la sua attenzione (indicatore di possibili «rivoluzioni colorate» in arrivo) all’India di Narendra Modi, per poi stupire con discorsi sulla necessità di geoingegnerizzare l’artico spruzzando nei suoi cieli sostanze che riflettano la luce del sole.
Nel 2020 Alexander Soros annunciò un milione di euro di aiuti alla città di Milano.
Nel 2017 è apparsa una foto di Soros junior a Roma con una nota conoscenza del padre, Emma Bonino. Soros senior arrivò a farsi la tessera di una delle tante reincarnazioni politiche dei radicali italiani, la Rosa nel Pugno.
Esattamente un anno fa, agosto 21017: «Soros appare a Roma in questi giorni. A darne notizia le reti sociali, ove il figlio si è immortalato col padre e con la signora Bonino. pic.twitter.com/LXyVnv9s0O
— Suppository of Science – La scienza in supposte ♏️ (@AnonymaticaSRL) August 15, 2018
Come noto, durante le elezioni politiche 2022 l‘ex ministro Carlo Calenda accusò il partito della Bonino di aver preso danari da Soros per non rompere l’alleanza col PD.
George Soros, come noto, fu il grande speculatore internazionale che distrusse la lira (oltre che la sterlina, il baht tailandese e il ringgit malese, etc.) a inizio anni Novanta.
Tutte le persone coinvolte nella fallita difesa dell’economia italiana, da Ciampi ad Amato a Prodi, proseguirono con splendide carriere ai vertici dell’Italia e pure dell’Europa.
Poco tempo dopo, gli sarebbe stata assegnata una laurea ad honorem a Bologna.
È bello vedere in video vecchi di un quarto di secolo che all’epoca, a differenza di ora, vi era qualcuno che sapeva cosa stava succedendo. Per esempio, Bettino Craxi.
Oligarcato
Biden ha insabbiato un rapporto sullo scandalo di corruzione in Ucraina della sua famiglia

Joe Biden, mentre era vicepresidente degli Stati Uniti nel 2015, avrebbe chiesto alla CIA di occultare un rapporto sulle presunte attività commerciali corrotte della sua famiglia in Ucraina. Lo rivelano documenti desecretati.
Martedì, il direttore della CIA John Ratcliffe ha reso pubblici i documenti, in gran parte censurati. Uno dei documenti, un’e-mail governativa datata 10 febbraio 2016 e inviata all’agenzia, recitava: «Buongiorno, ho appena parlato con il Vicepresidente/Consigliere per la Sicurezza Nazionale e lui preferirebbe fortemente che il rapporto non venisse diffuso. Grazie per la comprensione».
Il nome del mittente è stato oscurato, indicando solo il titolo «PDB Briefer». Il Presidential Daily Brief è un documento top secret destinato alla distribuzione giornaliera al presidente degli Stati Uniti e a un ristretto gruppo di alti funzionari autorizzati.
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Il rapporto in questione riferiva che i funzionari ucraini dell’amministrazione dell’allora presidente Petro Poroshenko «hanno espresso sconcerto e delusione» durante la visita di Biden nel dicembre 2015.
«Questi funzionari hanno ritenuto che i presunti legami della famiglia del vicepresidente degli Stati Uniti con la corruzione in Ucraina fossero la prova di un doppio standard all’interno del governo degli Stati Uniti in materia di corruzione e potere politico».
Hunter Biden, figlio di Joe Biden e condannato per reati gravi, occupava una posizione ben remunerata nel consiglio di amministrazione di Burisma Holdings, un conglomerato energetico ucraino, durante il mandato da vicepresidente del padre.
Joe Biden ha ammesso pubblicamente di aver esercitato pressioni su Kiev per licenziare un procuratore generale che indagava su Burisma nel 2016. Tuttavia, ha negato di aver mai accettato tangenti o di essere stato a conoscenza degli affari esteri del figlio.
Nel dicembre dello scorso anno, Biden ha firmato un ampio atto di grazia per suo figlio, contraddicendo le precedenti promesse di non farlo. L’atto di grazia protegge Hunter da procedimenti penali per crimini commessi tra il 2014 e il 2024.
La diffusa corruzione in Ucraina ha sollevato preoccupazioni tra i funzionari statunitensi riguardo al possibile uso improprio degli aiuti. Recenti sondaggi indicano che la maggior parte degli ucraini ritiene che il problema stia peggiorando.
Come riportato da Renovatio 21, la famiglia Biden era stata accusata al Congresso USA di aver preso mazzette dalla Russia. La Commissione di supervisione della Camera afferma di aver identificato 20 milioni di dollari in pagamenti da fonti estere alla società di Hunter Biden, che descrivono come una copertura per vendere l’accesso al «network Biden» mentre suo padre era vicepresidente di Barack Obama dal 2009 al 2017.
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In particolare danari sarebbero arrivati dall’oligarca russa Yelena Baturina, vedova del controverso sindaco di Mosca Yurij Luzhkov, a Rosemont Seneca Thornton, una società di comodo gestita da Hunter Biden e dal suo socio in affari Devon Archer. Dei 3,5 milioni di dollari trasferiti dalla Baturina, 1 milione di dollari è stato trasferito direttamente ad Archer, mentre il resto è stato utilizzato per avviare Rosemont Seneca Bohai, un nuovo account utilizzato per ricevere più finanziamenti dall’estero, ha affermato la Commissione camerale.
Accuse per il giro di corruzione dei Biden in Ucraina sono arrivate da Igor Shokin, il procuratore di Stato che a Kiev investigava, tra le altre cose, sul colosso gasiero Burisma, che aveva assunto nel board l’inesperto Hunter Biden. Il vicepresidente Joe Biden si è vantato in pubblico di averlo fatto licenziare durante un suo breve viaggio diplomatico, in cui praticò estorsione nei confronti di presidente e premier ucraini.
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Come riportato da Renovatio 21, la scorsa estate Viktor Medvedchuk, un politico ucraino e del partito Piattaforma di Opposizione – Per la Vita, ora in esilio in Russia dopo essere stato arrestato dal regime Zelens’kyj e scambiato con Mosca, ha accusato Kiev di essere la «mangiatoia» per la corruzione del clan Biden.
Renovatio 21 aveva segnalato una pista kazaka ancora a inizio 2022 quando il Kazakistan fu oggetto di disordini, e riaffiorò una foto dei Biden con oligarchi di Astana, ripubblicata da organizzazioni locali anti-corruzione che chiedono la restituzione dei miliardi dei corrotti, politica poi abbracciata dall’attuale presidente Tokaev.
Un’altra parte consistente della corruzione del clan Biden riguarderebbe la Cina, con affari che comprendono anche investimenti in centrali atomiche, con legami con personaggi legati all’Intelligence della Repubblica Popolare così come, si è ipotizzato, il network interno di Xi Jinpingo.
Sull’origine del capitale del fondo internazionale di Hunter Biden fece un’ammissione un professore pechinese ad una conferenza pubblica appena dopo le elezioni 2020.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Bill Gates critica la Svezia per l’aumento della spesa militare

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Oligarcato
Puff Daddy chiede pietà, ma il giudice lo condanna alla galera

Sean «Diddy» Combs ha espresso rammarico per le sue azioni passate e ha chiesto clemenza in una lettera indirizzata a un giudice di Nuova York, poco prima della sua condanna, che i pubblici ministeri ritengono debba superare i dieci anni di carcere.
Il magnate della musica, 55 anni, rischia fino a 20 anni di reclusione dopo essere stato riconosciuto colpevole di due capi d’imputazione per trasporto a fini di prostituzione. I procuratori hanno chiesto al giudice Arun Subramanian di infliggere almeno 11 anni e tre mesi, sottolineando che i reati «gravi» di Combs sono paragonabili a casi in cui sono state comminate condanne superiori a un decennio.
In una lettera pubblica di quattro pagine, Combs ha sostenuto che il periodo trascorso in custodia cautelare da settembre 2024 lo ha profondamente cambiato.
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«Oggi vi chiedo umilmente un’altra possibilità: un’altra possibilità di essere un padre migliore, un figlio migliore, un leader migliore nella mia comunità e di vivere una vita migliore», ha scritto.
Il rapperro ha riconosciuto di aver commesso «molti errori» e si è scusato con la sua ex fidanzata, Cassie, la cui testimonianza ha contribuito a una delle condanne.
«Le immagini di me che aggredisco Cassie mi perseguitano ogni giorno», ha dichiarato. «Ho perso la testa. Ho sbagliato gravemente a mettere le mani sulla donna che amavo. Mi dispiace profondamente e me ne pentirò per sempre».
Combs ha affermato di essere sobrio per la prima volta in 25 anni, descrivendo gli ultimi due anni come «i più difficili della mia vita».
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La richiesta di pietà non ha sortito effetto: il giudice di Nuova York ha condannato Sean «Diddy» Combs a 50 mesi, più di quattro anni di carcere, per «gravi reati di natura sessuale che hanno causato danni irreparabili a due donne». Il giudice Arun Subramanian ha dichiarato che una pena «significativa» è indispensabile «per inviare un messaggio chiaro sia agli autori di abusi sia alle vittime».
Combs è stato giudicato colpevole di «trasporto a fini di prostituzione», ovvero di aver accompagnato persone per attività sessuali illecite. L’accusa aveva richiesto una pena di undici anni, mentre la difesa aveva proposto un massimo di quattordici mesi.
L’ex icona dell’hip-hoppo, che ad agosto aveva chiesto la grazia presidenziale a Donald Trump, all’ultimo minuto ha ammesso le sue colpe in aula, definendo il proprio comportamento «disgustoso».
Come riportato da Renovatio 21, Puff Daddy era stato accusato di racket e traffico sessuale con un contorno di racconti imbarazzanti che parlano di forniture di centinaia di bottigliette di olio per bambini. Due mesi fa era emerso che l’uomo stava affrontando 120 nuove accuse di molestie sessuali, compresa quella di 10 mesi fa che parlava di una 13enne molestate assieme al celeberrimo produttore Jay-Z, marito dell’ancor più nota (e per taluni controversa) cantante nera Beyoncé Knowles, considerata vicina al Partito Democratico USA.
Secondo voci pubblicate sulla stampa americana, il Diddy sarebbe stato una sorta di Jeffrey Epstein in versione hip hop che avrebbe segreti, oltre che su tante stelle di Hollywood, anche su «politici» e «principi».
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Immagine di Reckless Dream Photography via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic; immagine tagliata.
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