Connettiti con Renovato 21

Geopolitica

Il Cremlino contro l’escalation jihadista in Siria: caccia russi colpiscono i terroristi a Aleppo e Idlib

Pubblicato

il

Caccia russi di stanza in Siria hanno effettuato attacchi aerei contro i militanti jihadisti che hanno attaccato la città settentrionale di Aleppo, ha affermato il portavoce della forza di spedizione di Mosca. Lo riporta la stampa russa.

 

«Fornendo supporto all’esercito arabo siriano, le forze aerospaziali russe stanno eseguendo attacchi missilistici e dinamitardi contro l’equipaggiamento e la manodopera di gruppi armati illegali, posti di comando, magazzini e postazioni di artiglieria dei terroristi. Nelle ultime 24 ore, almeno 200 militanti sono stati eliminati», ha detto ai giornalisti il ​​colonnello Oleg Ignatiuk, vice capo del Centro di riconciliazione russo per la Siria, in un briefing di venerdì, aggiungendo che altri 400 militanti sono stati uccisi dalle forze russe e siriane il giorno prima.

 

I nuovi attacchi terroristici in Siria rappresentano un’invasione della sovranità del Paese mediorientale, ha affermato il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov, esprimendo la speranza che Damasco possa presto risolvere la crisi.

 

Giovedì, i media locali hanno riferito che il gruppo terroristico Hayat Tahrir-al-Sham (HTS), emerso da Jabhat al-Nusra e che include membri di diversi altri gruppi terroristici, ha lanciato un attacco su larga scala nelle province di Aleppo e Idlib. I militanti sarebbero riusciti a invadere diverse aree precedentemente sotto il controllo dell’esercito siriano.

 

Commentando la recente escalation di venerdì, il Peskov l’ha descritta come «un attacco alla sovranità della Siria nella regione», aggiungendo «vorremmo che le autorità siriane ripristinassero l’ordine il prima possibile».

 

Venerdì, la rete Al Mayadeen ha riferito che le forze siriane erano riuscite a fermare l’avanzata dei terroristi e a lanciare una controffensiva per riconquistare i territori perduti, effettuando nel contempo attacchi missilistici contro il quartier generale dei militanti.

 

Nel frattempo, l’agenzia di stampa statale Syrian Arab News Agency (SANA) ha riferito che quattro civili sono stati uccisi in seguito al bombardamento terroristico di un campus universitario ad Aleppo.

 


Iscriviti al canale Telegram

L’attacco è stato il primo del suo genere da anni, sebbene Damasco e Mosca abbiano spesso effettuato attacchi aerei contro vari militanti ancora attivi nella regione, tra cui HTS, riconosciuto come gruppo terroristico da Russia, Stati Uniti, Unione Europea, Regno Unito, Turchia e molti altri Paesi.

 

La Russia ha avviato la sua operazione militare in Siria nel 2015 su richiesta del presidente Bashar Assad, con l’obiettivo principale di neutralizzare diverse organizzazioni terroristiche nella turbolenta regione, tra cui l’ISIS e Jabhat al-Nusra.

 

Il supporto aereo russo ha contribuito a grandi sconfitte delle forze terroristiche nei mesi successivi. Lo Stato Islamico e diversi altri gruppi hanno dovuto anche fare i conti con gli attacchi di una coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti, che, tuttavia, ha fornito supporto ad alcune altre fazioni.

 


Mosca mantiene una presenza militare in Siria, in particolare nelle basi di Hmeimim e Tartus.

 

Le forze siriane e russe hanno ucciso più di 400 jihadisti in una serie di attacchi aerei nei pressi delle città di Aleppo e Idlib, ha annunciato l’esercito russo. I terroristi avevano lanciato una controffensiva a sorpresa contro le truppe governative mercoledì.

 

Il conteggio dei cadaveri è stato annunciato venerdì dal colonnello Oleg Ignatiuk, vice capo del Russian Reconciliation Center for Syria. L’annuncio di Ignatiuk è arrivato dopo che i media siriani hanno affermato che aerei da guerra russi e siriani avevano bombardato obiettivi terroristici in decine di località nelle province di Idlib e Aleppo.

 

L’esercito arabo siriano ha affermato che gli attacchi hanno inflitto perdite devastanti ai jihadisti.

Aiuta Renovatio 21

Il gruppo terroristico Hayat Tahrir-al-Sham (HTS), precedentemente noto come Jabhat al-Nusra, e un gruppo di milizie alleate hanno attaccato mercoledì il territorio controllato dal governo nel nord della Siria, rompendo una fragile tregua stabilita da Russia e Turchia nel 2020.

 

Indirettamente armato dagli USA e presumibilmente sostenuto dalla Turchia, Jabhat al-Nusra è stata una delle principali fazioni che si sono opposte al governo di Bashar Assad durante la guerra in Siria. La Russia è intervenuta nel conflitto nel 2015, aiutando Assad a riprendere gran parte del Paese da Jabhat al-Nusra, dallo Stato islamico (IS, precedentemente ISIS) e da decine di gruppi armati supportati dagli USA, considerati «ribelli moderati» da Washington.

 

I jihadisti affermano di aver conquistato circa 400 chilometri quadrati di territorio, raggiungendo giovedì la periferia della città di Aleppo, ha riferito venerdì l’agenzia di stampa turca Anadolu. Affermano inoltre di aver catturato armamenti pesanti e altro materiale militare dall’esercito siriano.

 

Quando si è diffusa la notizia degli attacchi aerei, il canale televisivo Al Mayadeen, con sede a Beirut, ha riferito che l’esercito siriano aveva costretto i jihadisti a ritirarsi in alcune zone.

 

Parlando ai giornalisti venerdì, il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov ha affermato che Mosca considera l’offensiva terroristica «un attacco alla sovranità della Siria nella regione» e vuole che «le autorità siriane ripristinino l’ordine il prima possibile».

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di kuhnmi via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic

Continua a leggere

Economia

La Nigeria è diventata Paese partner dei BRICS

Pubblicato

il

Da

La Nigeria è diventata ufficialmente un Paese partner dei BRICS dallo scorso 17 gennaio.   Il ministero degli Esteri del Brasile, che detiene la presidenza di turno dei BRICS quest’anno, ha fatto l’annuncio ieri, accogliendo con favore la decisione del governo nigeriano di unirsi al gruppo e sottolineando cosa l’adesione della Nigeria porta al tavolo dei BRICS: «con la sesta popolazione più grande al mondo, e la più grande in Africa, oltre a essere una delle principali economie del continente, la Nigeria condivide interessi convergenti con gli altri membri dei BRICS. Svolge un ruolo attivo nel rafforzamento della cooperazione Sud-Sud e nella riforma della governance globale, questioni che sono le massime priorità durante l’attuale presidenza del Brasile».   Con l’adesione dell’Indonesia come membro a pieno titolo il 6 gennaio, ci sono ora dieci membri a pieno titolo dei BRICS: Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, più Egitto, Etiopia, Indonesia, Iran ed Emirati Arabi Uniti. I membri a pieno titolo prendono tutte le decisioni per consenso.

Acquistate le Maglie Crociate

La nuova categoria di appartenenza delle nazioni partner è stata istituita all’ultimo vertice BRICS a Kazan, in Russia, nell’ottobre 2024, al fine di incorporare nazioni rappresentative delle diverse regioni del mondo desiderose di unirsi per partecipare alle sue deliberazioni, ma senza concedere loro potere di veto sulle decisioni finali.   Con l’adesione della Nigeria, ci sono ora nove paesi partner BRICS: Bielorussia, Bolivia, Cuba, Kazakistan, Malesia, Nigeria, Tailandia, Uganda e Uzbekistan. Altre tre nazioni invitate a unirsi come nazioni partner devono ancora accettare: Algeria, Turchia e Vietnam.   L’Arabia Saudita non ha né accettato né rifiutato l’invito dei BRICS del 2023 ad unirsi come membro a pieno titolo, ma i suoi rappresentanti continuano a partecipare alle sue riunioni. Tuttavia, una grande campagna di pressione fatta dalla politica e dell’alta finanza americana hanno cercato di scoraggiare Ryadh dall’adesione.   Come riportato da Renovatio 21, anche Serbia, Cuba, Bolivia e Turchia, tra gli altri, hanno manifestato interessa ad unirsi ai BRICS. Il Messico ha annunziato un anno fa, quando era presidente Lopez Obrador, che non avrebbe aderito ai BRICS. L’unico caso di Paese che opta per uscire, dopo esservisi avvicinato, è l’Argentina di Milei.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
 
Continua a leggere

Geopolitica

Groenlandia, eurodeputato danese manda Trump a fare in

Pubblicato

il

Da

In un discorso al Parlamento europeo, un politico danese si è lanciato in una filippica carica di maleparole contro il neopresidente statunitense Donald Trump, respingendo le richieste di acquisto della Groenlandia da parte di Washington.

 

Trump, che ha prestato giuramento lunedì, ha ripetutamente affermato che la proprietà dell’isola artica danese ricca di minerali sarebbe necessaria per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Ex colonia danese, la Groenlandia ha ottenuto l’autogoverno da Copenaghen nel 1979.

 

Martedì, Anders Vistisen, membro del Partito Popolare Danese, ha preso la parola al Parlamento europeo a Strasburgo.

 

«Caro Presidente Trump, ascolta molto attentamente», ha detto in lingua inglese. «La Groenlandia fa parte del regno danese da 800 anni. È una parte integrante del nostro Paese. Non è in vendita».

 

«Mi lasci dire le cose in parole che può capire», ha continuato il Vistisen. «Signor Trump, vaffanculo».

 


Acquista la t-shirt DONALD KRAKEN

A quel punto la vicepresidente dell’Europarlamento, Nicolae Stefanuta ha redarguito il Vistisen dicendo che la sua scelta di parole era inaccettabile. «Non va bene in questa casa della democrazia. Indipendentemente da ciò che pensiamo del signor Trump, non è possibile usare un linguaggio del genere», ha detto la Stefanuta.

 

In un post su X di ieri, il Vistisen sembrava moderare il suo messaggio a Trump.

 

«Signor Presidente, nel Partito Popolare Danese noi combattiamo per la Danimarca proprio come lei combatte per il suo Paese, gli USA. La Groenlandia è danese, non è in vendita, e né minacce né preghiere possono cambiare le cose», ha scritto. «Tratta bene i tuoi alleati e noi ricambieremo la cortesia».

 

Il primo ministro danese Mette Frederiksen e il governo pro-indipendenza della Groenlandia hanno escluso la vendita dell’isola autonoma agli Stati Uniti. Trump aveva originariamente proposto l’acquisto della Groenlandia durante il suo primo mandato.

 

Nel 2019, aveva annullato il suo viaggio in Danimarca dopo che Frederiksen aveva respinto l’idea.

 

Come riportato da Renovatio 21, Trump ha dichiarato di non escludere l’uso della coercizione per conquistare il territorio artico danese.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di Elekes Andor via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0

Continua a leggere

Geopolitica

Il giornale israeliano Haaretz dice che ora Gaza è sotto il controllo di… Donald Trump

Pubblicato

il

Da

L’editorialista di Haaretz Amos Harel sostiene che in Israele non è il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ad avere il controllo, ma piuttosto Trump, nonostante gli accordi che il primo ministro ha stipulato per tenere unito il suo governo.   «Non è affatto chiaro se i leader di entrambe le parti siano interessati» alla fase 2, scrive Harel. «E tuttavia, potrebbe essere che domenica abbiamo salito il primo gradino della scala verso il completamento dell’accordo e la fine della guerra, grazie alle esortazioni di Donald Trump pochi giorni prima del suo giuramento per un secondo mandato come presidente degli Stati Uniti».   «Il discorso sulla ripresa della guerra, che dovrebbe avvenire alla fine della Fase 1 tra sei settimane, è già principalmente teorico», scrive l’editorialista israeliano, dopo aver sottolineato che il flusso di fino a 1 milione di palestinesi di ritorno a Gaza settentrionale potrebbe rendere difficile per l’IDF riprendere le operazioni lì.

Acquista la t-shirt DONALD KRAKEN

«La decisione ora spetta a Trump. Le numerose promesse che il premier Benjamin Netanyahu ha fatto al Ministro delle Finanze Bezalel Smotrich per garantire che il partito del Sionismo religioso rimanga al governo per tutta la durata della prima fase sono destinate a scontrarsi con le richieste di Trump» scrive il prestigioso quotidiano dello Stato Ebraico. «Se il Presidente americano insiste sul fatto che la guerra a Gaza deve finire, Netanyahu avrà difficoltà a sfidarlo».   Come riportato da Renovatio 21, Trump negli scorsi mesi aveva detto che Israele doveva porre fine alla Guerra a Gaza, non escludendo il taglio degli aiuti allo Stato degli ebrei e attaccando Netanyahu con rivelazioni su come gli israeliani lo avessero spinto ad uccidere il generale iraniano Qassem Soleimani.   Trump aveva altresì avvertito che a Gaza Israele stava perdendo il consenso globale e di conseguenza alimentando l’antisemitismo.   In varie occasioni è parso chiaro che The Donald opterebbe per la destituzione di Beniamino Netanyahu, il quale ha annullato il viaggio a Washington per la cerimonia di insediamento di Trump come 47° presidente degli Stati Uniti d’America.   Come riportato da Renovatio 21, è emerso una settimana fa che l’inviato di Trump (non ancora entrato in carica…) in Israele avrebbe avuto un incontro teso con Netanyahu. Poco dopo, è stata dichiarata la tregua.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine di Israel Ministry of Foreign Affairs via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC 2.0
Continua a leggere

Più popolari